Sguanci ha tutte le caratteristiche dell’artista emergente, che lotta per la ricerca di un proprio linguaggio in armonia con le espressioni contemporanee e al contempo riconoscibilissimo come sua cifra stilistica stante anche l’enorme valore che la cultura occidentale moderna ripone sul concetto di originalità.
Indubbiamente i suoi ritratti hanno una capacità espressiva notevole. Egli ha focalizzato l’attenzione su dei particolari e come lacerti anatomici, come frammenti di fotogrammi del quotidiano li ha posti in uno spazio senza tempo, dato dai fondi monocromi dai toni decisi che certo sembrano ripetere le soluzioni di taluni sfondi un tempo impiegati per le immagini della Vergine col Bambino.
L’operazione è quanto mai efficace ed il risultato si svela raffinato. Al dettaglio anatomico, alla forza straordinariamente espressiva dei particolari dei volti, si contrappongono sguardi spesso persi nel nulla che si rafforzano grazie alla sapiente collocazione al di fuori dello spazio e del tempo.
I ritratti di Luca Sguanci raffigurano un’umanità che si direbbe aver perso i legami con il proprio tempo e il proprio contesto spaziale. Un’umanità sdradicata dalla natura e proiettata in ambiti dove lo stordimento dell’anima è l’inevitabile risultato per chi ha smarrito le connessioni con la cultura universale.
La mostra dedicata a Luca Sguanci si inserisce nell’ambito delle esposizioni che a Cagli hanno in questi mesi il loro fulcro nella pregevole mostra “Fine Novecento” che a Palazzo Tiranni-Castracane è incentrata sulla pittura degli ultimi due decenni del secolo scorso.