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Luca Zarattini – Latenze Visive
Un percorso attraverso la traccia come resto o emergenza di una latenza. Due serie di disegni, volti misteriosi, silenti e mani che sembrano inscenare una sorta di alfabeto privato dei gesti le cui eco convergono nel video Drawing 2.13.
Comunicato stampa
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La MuGa Multimedia Gallery è lieta di presentare "Latenze Visive", la prima personale romana di Luca Zarattini. Giovane artista emiliano che ha fatto del continuo trapasso dalla figurazione alla de-figurazione la sua cifra pittorica, per gli spazi di MuGa presenta la sua ultima ardita ricerca: un percorso attraverso la traccia come resto o emergenza di una latenza.
Due serie di disegni, volti misteriosi, silenti e mani che sembrano inscenare una sorta di alfabeto privato dei gesti - le cui eco convergono nel video Drawing 2.13 – dialogano con un trittico, dove l'implosione della forma e la matericità délabré della superficie pittorica dichiarano il percorso creativo dell’autore che si muove tra l'eleganza del segno e la violenza del gesto. Un monito rigoroso sembra lanciare Zarattini in questo nuovo percorso espressivo, teso a ricordare che ciò che sottende sempre il quadro, la figura, anche nella sua definitiva scomparsa, è il disegno, la traccia, come prima declinazione visibile dell'invisto.
Ritratti ignoti e non d'ignoti, identità ideali - e non maschere mortifere tese a restituire "vita eterna" a qualcuno che è o è stato - originate da un accumulo di memoria e di reminiscenze, e da impressioni prossime ma sfuggenti. Zarattini capovolge così il concetto stesso di ritratto, omettendo la corrispondenza, la contiguità tra soggetto rappresentato e oggetto della rappresentazione, muovendosi, in questa nuova declinazione del suo fare arte, tra il canone (nella forma) e la sua sovversione (nel contenuto), tra il sapere e il vedere.
Ad essere invece referenziali sono le mani, dettagli di corpi esistenti che riportano alla memoria l’accademica tradizione degli studi anatomici, carichi di un’emergenza emotiva vibrante che fa di queste parti un tutto, un'opera compiuta. Se queste mani rimandano ad un “fare” che può essere inteso come quello disegnativo, i volti parlano di un accecamento, di un substrato di visioni latenti, di quell'oscurità da cui proviene l’opera.
Ma cosa si cela dietro il disegno? La forma è il suo ultimo stadio: prima, all'origine, una riserva di latenze visive che affiorano come ombre, orme, tracce, sedimenti di memoria; un universo frammentario, a-temporale, effimero, che va a suggestionare lo sguardo dall’interno e che muove la mano. Questo è ciò che emerge dal video Drawing 2.13, dove attraverso un’anti-narrazione si restituire ciò che del disegno finito rimane sempre nascosto: il processo immaginativo, “l'enigma della visione”.
Due serie di disegni, volti misteriosi, silenti e mani che sembrano inscenare una sorta di alfabeto privato dei gesti - le cui eco convergono nel video Drawing 2.13 – dialogano con un trittico, dove l'implosione della forma e la matericità délabré della superficie pittorica dichiarano il percorso creativo dell’autore che si muove tra l'eleganza del segno e la violenza del gesto. Un monito rigoroso sembra lanciare Zarattini in questo nuovo percorso espressivo, teso a ricordare che ciò che sottende sempre il quadro, la figura, anche nella sua definitiva scomparsa, è il disegno, la traccia, come prima declinazione visibile dell'invisto.
Ritratti ignoti e non d'ignoti, identità ideali - e non maschere mortifere tese a restituire "vita eterna" a qualcuno che è o è stato - originate da un accumulo di memoria e di reminiscenze, e da impressioni prossime ma sfuggenti. Zarattini capovolge così il concetto stesso di ritratto, omettendo la corrispondenza, la contiguità tra soggetto rappresentato e oggetto della rappresentazione, muovendosi, in questa nuova declinazione del suo fare arte, tra il canone (nella forma) e la sua sovversione (nel contenuto), tra il sapere e il vedere.
Ad essere invece referenziali sono le mani, dettagli di corpi esistenti che riportano alla memoria l’accademica tradizione degli studi anatomici, carichi di un’emergenza emotiva vibrante che fa di queste parti un tutto, un'opera compiuta. Se queste mani rimandano ad un “fare” che può essere inteso come quello disegnativo, i volti parlano di un accecamento, di un substrato di visioni latenti, di quell'oscurità da cui proviene l’opera.
Ma cosa si cela dietro il disegno? La forma è il suo ultimo stadio: prima, all'origine, una riserva di latenze visive che affiorano come ombre, orme, tracce, sedimenti di memoria; un universo frammentario, a-temporale, effimero, che va a suggestionare lo sguardo dall’interno e che muove la mano. Questo è ciò che emerge dal video Drawing 2.13, dove attraverso un’anti-narrazione si restituire ciò che del disegno finito rimane sempre nascosto: il processo immaginativo, “l'enigma della visione”.
21
marzo 2013
Luca Zarattini – Latenze Visive
Dal 21 marzo al 09 maggio 2013
arte contemporanea
Location
MU.GA. + MERZBAU
Roma, Via Giulia, 108, (Roma)
Roma, Via Giulia, 108, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 11-13 e 15-18
Vernissage
21 Marzo 2013, ore 19.00
Autore
Curatore