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Luce Delhove – Palme selvagge o non
Sotto il segno della palma e di tutti i suoi aspetti fisici ed organici, Luce Delhove ha prodotto sculture, pitture, disegni e gioielli declinando temi simbolici e formali che qui si incrociano e si fondono gli uni con gli altri.
Comunicato stampa
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Palme selvagge o non è il titolo della mostra d’arte di Luce Delhove, promossa dall’art promoter Bruno Mansi e curata dal critico d’arte Gérard Georges Lemaire, che verrà inaugurata sabato 18 aprile, alle ore 19.30, a Palazzo Sasso a Ravello.
Sotto il segno della palma e di tutti i suoi aspetti fisici ed organici, Luce Delhove ha prodotto sculture, pitture, disegni e gioielli declinando temi simbolici e formali che qui si incrociano e si fondono gli uni con gli altri. Foglie, cortecce, muschio, semi vengono infiammati dall’artista sempre con il rigore di un’inchiesta appassionata della forma nel rapporto tra i neri, i bianchi e i grigi e qualche volta con la gioiosa anarchia del colore. “Ho sotto gli occhi un albero - dice il curatore Gérard Georges Lemaire – è un albero disegnato, il mio occhio lo inventa a partire da linee curve, sinuose, in espansione, fissate sulla carta. Ma non per questo esiste in quanto tale. Tuttavia, l’artista ha veramente colto e trasposto la realtà materiale dell’albero o delle sue parti nelle sue composizioni libere da qualsiasi elemento figurativo. Dipinti e disegni non sono de facto né dipinti né disegni in senso stretto. Provengono da un solo e unico procedimento di fabbricazione che ricorda da lontano il frottage di Max Ernst. Impronte di foglie, di frammenti di corteccia, di sezioni di steli di palme delle specie più varie, raccolte da Luce Delhove con una sorta di passione da botanico ma anche da collezionista, desideroso di alimentare il proprio gabinetto delle meraviglie. Ha passeggiato a lungo nei giardini… li ha utilizzati sia rifacendosi alle tecniche moderne che al modus operandi degli antichi maestri incisori. Rimane, peraltro, l’incisione la sua modalità espressiva privilegiata, anche se non trascura nessun ’altra forma e tende, forse, a moltiplicarle col passare degli anni. Le impronte degli elementi vegetali secchi sono state prese con la fusaggine o con la grafite. Niente pressa né tecniche sofisticate su lastre di rame o su pietra, ma un semplice rilevamento manuale. Benché apparentemente poco elaborata, questa tecnica permette molteplici soluzioni plastiche e sfumature. Secondo la profondità e la densità delle impronte, il risultato del disegno può completamente variare. Meglio ancora: l’artista modula emozioni, pensieri, visioni e scrittura ad libitum, tale un pittore nel mescolare i colori sulla tavolozza, creare impasti o disporre una velatura sulla tela o sul legno. In tal modo il suo metodo non è altro che il mezzo più consono alla sua esperienza, al suo temperamento e alla sua sensibilità. Favorisce, tra l’altro, il suo gusto pronunciato per il contrasto di bianco e nero, con l’impiego di gradazioni di grigio. Così facendo, si conferma l’analogia con le arti orientali tradizionali. Le calligrafie puramente immaginarie, pur tradendo l’origine organica con il loro torbido aspetto, offrono all’immaginario altre allusioni iconografiche. Infine, la singolare proprietà di tutte queste opere sta forse nell’operare una metamorfosi delle tracce delle palme in un universo pullulante di linee, dritte o a ventaglio, morbide o rigide, o costituenti un intreccio di curve più o meno fitte e fluide, che rivelano un mondo fantastico. Paesaggi mentali nascono dalle loro numerose mutazioni. Più li osserviamo, più generano enigmi”. Luce Delhove nasce a Uccle in Belgio, vive e lavora a Roma e a Milano dove è titolare della cattedra di Grafica presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.
Sotto il segno della palma e di tutti i suoi aspetti fisici ed organici, Luce Delhove ha prodotto sculture, pitture, disegni e gioielli declinando temi simbolici e formali che qui si incrociano e si fondono gli uni con gli altri. Foglie, cortecce, muschio, semi vengono infiammati dall’artista sempre con il rigore di un’inchiesta appassionata della forma nel rapporto tra i neri, i bianchi e i grigi e qualche volta con la gioiosa anarchia del colore. “Ho sotto gli occhi un albero - dice il curatore Gérard Georges Lemaire – è un albero disegnato, il mio occhio lo inventa a partire da linee curve, sinuose, in espansione, fissate sulla carta. Ma non per questo esiste in quanto tale. Tuttavia, l’artista ha veramente colto e trasposto la realtà materiale dell’albero o delle sue parti nelle sue composizioni libere da qualsiasi elemento figurativo. Dipinti e disegni non sono de facto né dipinti né disegni in senso stretto. Provengono da un solo e unico procedimento di fabbricazione che ricorda da lontano il frottage di Max Ernst. Impronte di foglie, di frammenti di corteccia, di sezioni di steli di palme delle specie più varie, raccolte da Luce Delhove con una sorta di passione da botanico ma anche da collezionista, desideroso di alimentare il proprio gabinetto delle meraviglie. Ha passeggiato a lungo nei giardini… li ha utilizzati sia rifacendosi alle tecniche moderne che al modus operandi degli antichi maestri incisori. Rimane, peraltro, l’incisione la sua modalità espressiva privilegiata, anche se non trascura nessun ’altra forma e tende, forse, a moltiplicarle col passare degli anni. Le impronte degli elementi vegetali secchi sono state prese con la fusaggine o con la grafite. Niente pressa né tecniche sofisticate su lastre di rame o su pietra, ma un semplice rilevamento manuale. Benché apparentemente poco elaborata, questa tecnica permette molteplici soluzioni plastiche e sfumature. Secondo la profondità e la densità delle impronte, il risultato del disegno può completamente variare. Meglio ancora: l’artista modula emozioni, pensieri, visioni e scrittura ad libitum, tale un pittore nel mescolare i colori sulla tavolozza, creare impasti o disporre una velatura sulla tela o sul legno. In tal modo il suo metodo non è altro che il mezzo più consono alla sua esperienza, al suo temperamento e alla sua sensibilità. Favorisce, tra l’altro, il suo gusto pronunciato per il contrasto di bianco e nero, con l’impiego di gradazioni di grigio. Così facendo, si conferma l’analogia con le arti orientali tradizionali. Le calligrafie puramente immaginarie, pur tradendo l’origine organica con il loro torbido aspetto, offrono all’immaginario altre allusioni iconografiche. Infine, la singolare proprietà di tutte queste opere sta forse nell’operare una metamorfosi delle tracce delle palme in un universo pullulante di linee, dritte o a ventaglio, morbide o rigide, o costituenti un intreccio di curve più o meno fitte e fluide, che rivelano un mondo fantastico. Paesaggi mentali nascono dalle loro numerose mutazioni. Più li osserviamo, più generano enigmi”. Luce Delhove nasce a Uccle in Belgio, vive e lavora a Roma e a Milano dove è titolare della cattedra di Grafica presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.
18
aprile 2009
Luce Delhove – Palme selvagge o non
Dal 18 aprile al 14 maggio 2009
design
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
PALAZZO SASSO
Ravello, Via San Giovanni Del Toro, (Salerno)
Ravello, Via San Giovanni Del Toro, (Salerno)
Orario di apertura
tutti i giorni: dalle 11.00 alle 13.00 – dalle 16.00 alle 19.00
Vernissage
18 Aprile 2009, ore 19.30
Autore
Curatore