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Lucia Lamberti / Deborah Napolitano – Nelle intime stanze della memoria
Nelle intime stanze della memoria propone due modus operandi che azzannano le maglie del reale per reificarlo e riportarlo nell’ambito dell’artistico, lasciando viva però la traccia della presa, del morso, dello sguardo attento a cogliere tutti quegli stimoli di una realtà scivolosa.
Comunicato stampa
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La Galleria Centometriquadri Arte Contemporanea è lieta di annunciare Nelle intime stanze della memoria, una doppia personale di Lucia Lamberti e Deborah Napolitano che si terrà venerdì 18 ottobre 2019 alle ore 19.00 e che apre il progetto Tutti i nomi, a cura di Antonello Tolve.
Parte di un ciclo di mostre il cui comune denominatore è un titolo generale preso a prestito dall’omonimo romanzo di Jose Saramago (Todos os nomes, 1997) e i cui singoli sottotitoli sono estrapolati dal testo, Nelle intime stanze della memoria propone due modus operandi che azzannano le maglie del reale per reificarlo e riportarlo nell’ambito dell’artistico, lasciando viva però la traccia della presa, del morso, dello sguardo attento a cogliere tutti quegli stimoli di una realtà scivolosa, di una quotidianità in corsa, contingente, fuggitiva.
Nel suo aspetto più ampio, la mostra è riflessione sul dato memoriale, sulla lingua di un tempo di passaggio che non sempre registra appieno e che a volte tralascia, attende che le cose si riaffaccino come sbiadita cronaca di qualcosa, ricuce labili brandelli di un è stato che torna, che evolve, che si manifesta con un volto nuovo, inedito, «giacché la memoria, che è suscettibile e a cui non piace essere colta in fallo, tende a riempire le dimenticanze con creazioni di realtà proprie, ovviamente spurie, ma più o meno contigue ai fatti accaduti di cui le era rimasto solo un ricordo vago, come ciò che resta del passaggio di un’ombra» (Saramago).
Operando su una serie di vicende personali o su tematiche comunitarie reperite dalla banca dati interattiva, Lucia Lamberti ricalcola si dal 2006 le smagliature del tessuto visivo contemporaneo, percorrendo criticamente alcune trame patologiche dell’immaginario collettivo per proporre un atteggiamento interpretativo atto a generare riferimenti gnoseologici o a ritrovare un’arteria profanatrice dove l’elemento sacrilego è il presupposto valutativo dell’uomo moderno di fronte al marasma d’immagini e di rumori che si dislocano tra le parabole dell’attualità.
Quasi come una autobiografia, un riflusso metafisico che sfugge al tempo per farsi corpus sovrastorico e sovratemporale, il lavoro di Deborah Napolitano si concentra su una serie di formule linguistiche che recuperano la tradizione ceramica vietrese, nutrita di flessioni nordiche, per soppiantarle nell’ambito di una progettualità altamente aperta all’ironia e alla defunzionalizzazione di oggetti consueti quali sedie (spinate), piantine (micce), elmi di antichi guerrieri, guanti comaticamente pop e uova misteriose che richiamano alla memoria la purezza di Piero della Francesca, i torrioni del Castello di Figueres voluti da Dalì o quelle forme, ferme e immutabili, elaborate da de Chirico e Savinio.
Parte di un ciclo di mostre il cui comune denominatore è un titolo generale preso a prestito dall’omonimo romanzo di Jose Saramago (Todos os nomes, 1997) e i cui singoli sottotitoli sono estrapolati dal testo, Nelle intime stanze della memoria propone due modus operandi che azzannano le maglie del reale per reificarlo e riportarlo nell’ambito dell’artistico, lasciando viva però la traccia della presa, del morso, dello sguardo attento a cogliere tutti quegli stimoli di una realtà scivolosa, di una quotidianità in corsa, contingente, fuggitiva.
Nel suo aspetto più ampio, la mostra è riflessione sul dato memoriale, sulla lingua di un tempo di passaggio che non sempre registra appieno e che a volte tralascia, attende che le cose si riaffaccino come sbiadita cronaca di qualcosa, ricuce labili brandelli di un è stato che torna, che evolve, che si manifesta con un volto nuovo, inedito, «giacché la memoria, che è suscettibile e a cui non piace essere colta in fallo, tende a riempire le dimenticanze con creazioni di realtà proprie, ovviamente spurie, ma più o meno contigue ai fatti accaduti di cui le era rimasto solo un ricordo vago, come ciò che resta del passaggio di un’ombra» (Saramago).
Operando su una serie di vicende personali o su tematiche comunitarie reperite dalla banca dati interattiva, Lucia Lamberti ricalcola si dal 2006 le smagliature del tessuto visivo contemporaneo, percorrendo criticamente alcune trame patologiche dell’immaginario collettivo per proporre un atteggiamento interpretativo atto a generare riferimenti gnoseologici o a ritrovare un’arteria profanatrice dove l’elemento sacrilego è il presupposto valutativo dell’uomo moderno di fronte al marasma d’immagini e di rumori che si dislocano tra le parabole dell’attualità.
Quasi come una autobiografia, un riflusso metafisico che sfugge al tempo per farsi corpus sovrastorico e sovratemporale, il lavoro di Deborah Napolitano si concentra su una serie di formule linguistiche che recuperano la tradizione ceramica vietrese, nutrita di flessioni nordiche, per soppiantarle nell’ambito di una progettualità altamente aperta all’ironia e alla defunzionalizzazione di oggetti consueti quali sedie (spinate), piantine (micce), elmi di antichi guerrieri, guanti comaticamente pop e uova misteriose che richiamano alla memoria la purezza di Piero della Francesca, i torrioni del Castello di Figueres voluti da Dalì o quelle forme, ferme e immutabili, elaborate da de Chirico e Savinio.
18
ottobre 2019
Lucia Lamberti / Deborah Napolitano – Nelle intime stanze della memoria
Dal 18 ottobre al 29 novembre 2019
arte contemporanea
Location
GALLERIA CENTOMETRIQUADRI ARTE CONTEMPORANEA
Santa Maria Capua Vetere, Via Carlo Sant'agata, 14, (Caserta)
Santa Maria Capua Vetere, Via Carlo Sant'agata, 14, (Caserta)
Orario di apertura
martedì e giovedì dalle ore 10 alle ore 12,30 e dalle ore 16,30 alle ore 19, sabato dalle ore 10 alle ore 12,30.
Vernissage
18 Ottobre 2019, ore 19
Sito web
Ufficio stampa
Maria Beatrice Crisci
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico