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Luciana Ghisi – Sguardi urbani 2.0
L’artista fotografa quello che vede curiosando qua e là e il suo linguaggio, anche se dovuto ad un approccio artigianale, istintivo, molto vicino ad alcune esperienze visive degli anni Settanta, è assolutamente attuale, contemporaneo.
Comunicato stampa
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Sguardi urbani
I grandi fotografi del passato, Stieglits, Strand, parlavano di immagini fatte con l’occhio, la testa, il cuore. Non c’è dunque solo il mezzo tecnologico a documentare un episodio della vita, un evento straordinario, un particolare urbano o un frammento della natura, c’è sempre l’occhio dell’artista che pensa, si emoziona, inquadra secondo un moto dell’anima. Guardare oltre la superficie per rappresentare quella parte nascosta della vita ordinaria ha visto in primo piano, in Italia, prestigiosi fotografi, maestri nel raccontare una realtà che è stata per anni quella del neorealismo e che oggi si muove verso nuove sfide proponendo modalità visive poetiche e innovative che entrano nella storia più intima della cultura urbana. Queste sono alcune delle considerazioni che vengono alla mente davanti agli scatti che Luciana Ghisi ha realizzato, nelle sue passeggiate quotidiane sia nella città in cui vive sia nei numerosi paesi che, da grande viaggiatrice, ha visitato. Sono scatti improvvisi,veloci, dettati da una curiosità impellente e da una visione molto personale del paesaggio, in prevalenza urbano, che la circonda. E’ attirata da luoghi segreti, anfratti, vicoli oscuri e pone il suo sguardo sui muri, sulle pareti sbrecciate, sui resti strappati di manifesti pubblicitari, sulle tracce di quel naturale arredo urbano che è la caratteristica di molte grandi e piccole città dove la popolazione lascia un segno, una memoria del suo passaggio. Ha un occhio vorace e preciso, senza falsi sentimentalismi nel mettere a fuoco piccoli prticolari, resti, appunti, che evocano storie, ambienti, cultura, odori e modi della vita di un luogo. Luciana fotografa quello che vede curiosando qua e là e il suo linguaggio, anche se dovuto ad un approccio artigianale, istintivo, molto vicino ad alcune esperienze visive degli anni Settanta, è assolutamente attuale, contemporaneo. Certo nel guardare i suoi lavori fotografici ci vengono in mente immagini a noi note, pensiamo subito al grande Nino Migliori e alle sue incursioni sui luoghi, tra la gente, tra le pieghe dei manifesti strappati dai muri, con un linguaggio poetico che sottolinea la distanza tra i resti di un passato spesso glorioso e le nuove sciatte icone odierne. Temi comuni al lavoro di Luciana che però, con grande forza, sceglie la strada di affrontare direttamente il problema, non ha ripensamenti o sentimentalismi. Ci appaiono infatti immagini, particolari di insegne, manifesti strappati, frasi audaci o politiche, oggetti abbandonati per caso che parlano da sole, che ci riportano a culture, ad episodi quotidiani di paesi più che se avesse accostato questi stessi segni a visioni di piazze, di palazzi, di finestre, di volti. Il suo indagare nelle fessure dei luoghi, il suo guardare “oltre” fa emergere una verità che ci illumina su quel luogo, su quella storia.
Tutto questo è immediato nelle foto di Cuba o di Israele o della stessa Roma e sembra voler superare quello che abbiamo già visto e saputo di quei luoghi, di quella storia. Con uno sguardo che è molto vitale, che travolge spesso la malinconia della memoria realizzato soprattutto dalla predominanza dei colori accesi, dei contrasti tra le forme, da una energia che tutto travolge: linguaggio il suo attuale, contemporaneo, perché va dritto al punto, senza contorni, senza fantasie e riesce a trovare, istintivamente, in questo supportata magnificamente dal mezzo tecnologico utilizzato, il segno, l’icona più chiara a rappresentare. In questo avvicinandosi allo stesso rapporto che ha per esempio un protagonista dell’arte contemporanea come Maurizio Cattelan nella volontà di consegnare all’immagine quel valore che le è dato da un presente bombardato in continuazione dalla televisione, dai media, dalla pubblicità stradale. L’occhio di Luciana vuole prendere in prestito molte delle mitologie e ritualità collettive partendo dal reale che più ci tocca per trasformarlo in qualcosa di diverso, di inaspettato. In questa evocazione di una storia, di una atmosfera si conferma e lo testimonia la passione per le accensioni di colori, per il loro intersecarsi e giocare, da vera artista-fotografa, tra mille sfumature nel tentativo di voler redimere la piatta normalità suburbana. Maria Grazia Tolomeo
I grandi fotografi del passato, Stieglits, Strand, parlavano di immagini fatte con l’occhio, la testa, il cuore. Non c’è dunque solo il mezzo tecnologico a documentare un episodio della vita, un evento straordinario, un particolare urbano o un frammento della natura, c’è sempre l’occhio dell’artista che pensa, si emoziona, inquadra secondo un moto dell’anima. Guardare oltre la superficie per rappresentare quella parte nascosta della vita ordinaria ha visto in primo piano, in Italia, prestigiosi fotografi, maestri nel raccontare una realtà che è stata per anni quella del neorealismo e che oggi si muove verso nuove sfide proponendo modalità visive poetiche e innovative che entrano nella storia più intima della cultura urbana. Queste sono alcune delle considerazioni che vengono alla mente davanti agli scatti che Luciana Ghisi ha realizzato, nelle sue passeggiate quotidiane sia nella città in cui vive sia nei numerosi paesi che, da grande viaggiatrice, ha visitato. Sono scatti improvvisi,veloci, dettati da una curiosità impellente e da una visione molto personale del paesaggio, in prevalenza urbano, che la circonda. E’ attirata da luoghi segreti, anfratti, vicoli oscuri e pone il suo sguardo sui muri, sulle pareti sbrecciate, sui resti strappati di manifesti pubblicitari, sulle tracce di quel naturale arredo urbano che è la caratteristica di molte grandi e piccole città dove la popolazione lascia un segno, una memoria del suo passaggio. Ha un occhio vorace e preciso, senza falsi sentimentalismi nel mettere a fuoco piccoli prticolari, resti, appunti, che evocano storie, ambienti, cultura, odori e modi della vita di un luogo. Luciana fotografa quello che vede curiosando qua e là e il suo linguaggio, anche se dovuto ad un approccio artigianale, istintivo, molto vicino ad alcune esperienze visive degli anni Settanta, è assolutamente attuale, contemporaneo. Certo nel guardare i suoi lavori fotografici ci vengono in mente immagini a noi note, pensiamo subito al grande Nino Migliori e alle sue incursioni sui luoghi, tra la gente, tra le pieghe dei manifesti strappati dai muri, con un linguaggio poetico che sottolinea la distanza tra i resti di un passato spesso glorioso e le nuove sciatte icone odierne. Temi comuni al lavoro di Luciana che però, con grande forza, sceglie la strada di affrontare direttamente il problema, non ha ripensamenti o sentimentalismi. Ci appaiono infatti immagini, particolari di insegne, manifesti strappati, frasi audaci o politiche, oggetti abbandonati per caso che parlano da sole, che ci riportano a culture, ad episodi quotidiani di paesi più che se avesse accostato questi stessi segni a visioni di piazze, di palazzi, di finestre, di volti. Il suo indagare nelle fessure dei luoghi, il suo guardare “oltre” fa emergere una verità che ci illumina su quel luogo, su quella storia.
Tutto questo è immediato nelle foto di Cuba o di Israele o della stessa Roma e sembra voler superare quello che abbiamo già visto e saputo di quei luoghi, di quella storia. Con uno sguardo che è molto vitale, che travolge spesso la malinconia della memoria realizzato soprattutto dalla predominanza dei colori accesi, dei contrasti tra le forme, da una energia che tutto travolge: linguaggio il suo attuale, contemporaneo, perché va dritto al punto, senza contorni, senza fantasie e riesce a trovare, istintivamente, in questo supportata magnificamente dal mezzo tecnologico utilizzato, il segno, l’icona più chiara a rappresentare. In questo avvicinandosi allo stesso rapporto che ha per esempio un protagonista dell’arte contemporanea come Maurizio Cattelan nella volontà di consegnare all’immagine quel valore che le è dato da un presente bombardato in continuazione dalla televisione, dai media, dalla pubblicità stradale. L’occhio di Luciana vuole prendere in prestito molte delle mitologie e ritualità collettive partendo dal reale che più ci tocca per trasformarlo in qualcosa di diverso, di inaspettato. In questa evocazione di una storia, di una atmosfera si conferma e lo testimonia la passione per le accensioni di colori, per il loro intersecarsi e giocare, da vera artista-fotografa, tra mille sfumature nel tentativo di voler redimere la piatta normalità suburbana. Maria Grazia Tolomeo
08
novembre 2012
Luciana Ghisi – Sguardi urbani 2.0
Dall'otto al 17 novembre 2012
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GALLERIA LE OPERE
Roma, Via Di Monte Giordano, 27, (Roma)
Roma, Via Di Monte Giordano, 27, (Roma)
Orario di apertura
dal mercoledì al sabato 16.00 - 20.00
Vernissage
8 Novembre 2012, ore 18.30
Autore
Curatore