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Luciano Bonetti – Al di là del muro, verso l’infinito
La nuova stagione di Luciano Bonetti riparte dalla purezza dell’uomo e della natura, quasi a voler imporre questa nuova legge universale, una rivincita sull’Essere e sul destino dell’umanità.
Comunicato stampa
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Nato a Varese, dove anche attualmente vive e lavora, Luciano Bonetti è artista di grande esperienza con alla spalle un intenso e variegato curriculum critico-espositivo.
Interessante e degna di attenzione anche la sua formazione perchè non accademica, non legata a nessun maestro più o meno noto, ma costruita giorno dopo giorno attraverso l'applicazione costante, la ricerca, la visita attenta e metodica a musei e pinacoteche: pittura, dunque, intesa non soltanto come momento di ispirazione e contemplazione, ma anche come conoscenza e mestiere, esperienza e lavoro. Attraverso la pittura Luciano Bonetti esprime le sue emozioni, i suoi sentimenti, le sue ansie e i problemi dei nostri giorni, quelli umani, sociali ed esistenziali. La pittura, dunque, come elemento fondamentale di vita, strumento indispensabile per comunicare e trasmettere idee, pensieri e messaggi. Dopo un primo periodo caratterizzato da un’espressione di tipo “Esistenziale” e dunque tutto concentrato sulle tematiche della solitudine e del disagio sociale, è giunto all'attuale espressione dove le forme e i colori assumono significati di carattere spaziale ma si rivestono altresì di una forte simbologia legata alla vita e all'esistenza. Pittura in chiara e netta sintonia con le ricerche di Lucio Fontana, Piero Manzoni e Mark Rothko, ma con soluzioni e invenzioni fortemente autonome e personali. Le sue forme geometriche, di solito monocromatiche, si alternano l'una all'altra sui piani della tela o del supporto rigido, di solito alluminio, creando variazioni plastiche e percettive che sono allo stesso tempo rigorose e libere. Quello di Luciano Bonetti, insomma, è un rigore che non ha rigidità, un fare artistico che non presenta durezze e una precisione che non è mai calcolo freddo e sitematico. Le sue campiture, che spesso presentano i bordi sfumati, diventano leggere ed evanescenti modulazioni dello spazio-tempo, zone attive in continuo divenire e racchiudono un'energia sotterranea capace di muovere la superficie in virtualità e risultati inattesi. Allora i suoi dipinti non sono solo e soltanto viaggio nello spazio cosmico, nei suoi silenzi e nelle sue profondità, ma anche, e soprattutto, viaggio interiore, nelle esperienze di vita, nelle problematiche umane ed esistenziali dei nostri travagliati giorni. Lo dimostrano chiaramente le sue leggere ed evanescenti sfumature, i suoi graduali e ben calibrati passaggi tonali e poi quelle flessuose e morbide campiture che spesso si modificano e si dilatano creando straordinari effetti cromatici: desiderio e speranza di un mondo migliore, di un ritorno alla normalità e all'armonia, di ritrovare finalmente la gioia del vivere e del pensare dopo la grande pandemia, l'isolamento del look down, la paura incombente della guerra. La nuova stagione di Luciano Bonetti riparte quindi dalla purezza dell’uomo e della natura, quasi a voler imporre questa nuova legge universale, una rivincita sull’Essere e sul destino dell’umanità. Con questi dipinti così sintetici sia nella ricerca cromatica che nella soluzione gestuale, Bonetti ritrova allora la forza per indicare a tutti coloro che osservano le sue opere la nuova strada per riprendere il cammino e guardare al futuro con nuova fiducia e senso positivo. Non ci sono figure umane in questi dipinti, ma l’uomo scompare solo in apparenza perché si avverte il suo respiro, si ascolta il suo silenzio, si sente in ogni momento la sua presenza.
La geometrica ed essenziale composizione spaziale e poi le sue campiture libere e tonali esprimono chiaramente il desiderio dell’artista di condurre il nostro sguardo oltre quella linea, oltre quel confine o quel muro che separa il vissuto dall’ignoto, il presente dal futuro per poter raggiungere altre mete ed altri territori, per immergerci in altre e diverse dimensioni fino a scoprire la magia dell’infinito. A volte il pigmento di certe sue opere diventa solo un leggero pulviscolo, cenere sospesa nello spazio, immagine reale e concreta di un momento che fugge, di un attimo importante della nostra fragile esistenza che ci ha solo sfiorato senza lasciare traccia e memoria.
Allora i percorsi visivi che si rincorrono all'interno dei dipinti, passando e oltrepassando le forme colorate facendo emergere anche memorie di realtà, diventano un gioco dell'occhio e della mente e danno luogo ad una interessante ed imprevedibile metamorfosi segnica che si trasforma in pura riflessione cromatica dove tutto è luce e colore, vibrazione e profondità.
La rassegna, che sarà introdotta ed illustrata dal gallerista e critico d’arte Luciano Carini, chiuderà il 30 maggio.
Interessante e degna di attenzione anche la sua formazione perchè non accademica, non legata a nessun maestro più o meno noto, ma costruita giorno dopo giorno attraverso l'applicazione costante, la ricerca, la visita attenta e metodica a musei e pinacoteche: pittura, dunque, intesa non soltanto come momento di ispirazione e contemplazione, ma anche come conoscenza e mestiere, esperienza e lavoro. Attraverso la pittura Luciano Bonetti esprime le sue emozioni, i suoi sentimenti, le sue ansie e i problemi dei nostri giorni, quelli umani, sociali ed esistenziali. La pittura, dunque, come elemento fondamentale di vita, strumento indispensabile per comunicare e trasmettere idee, pensieri e messaggi. Dopo un primo periodo caratterizzato da un’espressione di tipo “Esistenziale” e dunque tutto concentrato sulle tematiche della solitudine e del disagio sociale, è giunto all'attuale espressione dove le forme e i colori assumono significati di carattere spaziale ma si rivestono altresì di una forte simbologia legata alla vita e all'esistenza. Pittura in chiara e netta sintonia con le ricerche di Lucio Fontana, Piero Manzoni e Mark Rothko, ma con soluzioni e invenzioni fortemente autonome e personali. Le sue forme geometriche, di solito monocromatiche, si alternano l'una all'altra sui piani della tela o del supporto rigido, di solito alluminio, creando variazioni plastiche e percettive che sono allo stesso tempo rigorose e libere. Quello di Luciano Bonetti, insomma, è un rigore che non ha rigidità, un fare artistico che non presenta durezze e una precisione che non è mai calcolo freddo e sitematico. Le sue campiture, che spesso presentano i bordi sfumati, diventano leggere ed evanescenti modulazioni dello spazio-tempo, zone attive in continuo divenire e racchiudono un'energia sotterranea capace di muovere la superficie in virtualità e risultati inattesi. Allora i suoi dipinti non sono solo e soltanto viaggio nello spazio cosmico, nei suoi silenzi e nelle sue profondità, ma anche, e soprattutto, viaggio interiore, nelle esperienze di vita, nelle problematiche umane ed esistenziali dei nostri travagliati giorni. Lo dimostrano chiaramente le sue leggere ed evanescenti sfumature, i suoi graduali e ben calibrati passaggi tonali e poi quelle flessuose e morbide campiture che spesso si modificano e si dilatano creando straordinari effetti cromatici: desiderio e speranza di un mondo migliore, di un ritorno alla normalità e all'armonia, di ritrovare finalmente la gioia del vivere e del pensare dopo la grande pandemia, l'isolamento del look down, la paura incombente della guerra. La nuova stagione di Luciano Bonetti riparte quindi dalla purezza dell’uomo e della natura, quasi a voler imporre questa nuova legge universale, una rivincita sull’Essere e sul destino dell’umanità. Con questi dipinti così sintetici sia nella ricerca cromatica che nella soluzione gestuale, Bonetti ritrova allora la forza per indicare a tutti coloro che osservano le sue opere la nuova strada per riprendere il cammino e guardare al futuro con nuova fiducia e senso positivo. Non ci sono figure umane in questi dipinti, ma l’uomo scompare solo in apparenza perché si avverte il suo respiro, si ascolta il suo silenzio, si sente in ogni momento la sua presenza.
La geometrica ed essenziale composizione spaziale e poi le sue campiture libere e tonali esprimono chiaramente il desiderio dell’artista di condurre il nostro sguardo oltre quella linea, oltre quel confine o quel muro che separa il vissuto dall’ignoto, il presente dal futuro per poter raggiungere altre mete ed altri territori, per immergerci in altre e diverse dimensioni fino a scoprire la magia dell’infinito. A volte il pigmento di certe sue opere diventa solo un leggero pulviscolo, cenere sospesa nello spazio, immagine reale e concreta di un momento che fugge, di un attimo importante della nostra fragile esistenza che ci ha solo sfiorato senza lasciare traccia e memoria.
Allora i percorsi visivi che si rincorrono all'interno dei dipinti, passando e oltrepassando le forme colorate facendo emergere anche memorie di realtà, diventano un gioco dell'occhio e della mente e danno luogo ad una interessante ed imprevedibile metamorfosi segnica che si trasforma in pura riflessione cromatica dove tutto è luce e colore, vibrazione e profondità.
La rassegna, che sarà introdotta ed illustrata dal gallerista e critico d’arte Luciano Carini, chiuderà il 30 maggio.
18
maggio 2024
Luciano Bonetti – Al di là del muro, verso l’infinito
Dal 18 al 30 maggio 2024
arte contemporanea
Location
GALLERIA STUDIO C
Piacenza, Via Giovanni Campesio, 39, (Piacenza)
Piacenza, Via Giovanni Campesio, 39, (Piacenza)
Orario di apertura
Feriali e festivi dalle 16,30 alle 19,30. Lunedì chiuso
Vernissage
18 Maggio 2024, ore18:00
Autore
Curatore