La poetica pittorica di Luciano Paone



Chi segue il percorso pittorico di Luciano Paone avrà rilevato l’evoluzione che nel corso degli anni l’ha condotto dalla rappresentazione un po’ più realistica delle cose, a composizioni più libere, ricche di più sensibilità , quella sensibilità riscontrabile soltanto nei pittori con maggiore esperienza, dove sensibilità è uguale a poesia, dove gli elementi descrittivi, ricchi di verità e sentimento trasmettono all’attento osservatore sensazioni vissute e dimenticate, dove traspare una certa malinconia latente, nostalgia velata di ciò che non ritorna.

La sua pittura è orientata al genere figurativo in un realismo lirico, ed egli si cimenta con uguale impegno ed uguale successo alla rappresentazione del paesaggio, della natura morta, della figura esprimendo, in una manifestazione di arte e di vita, soprattutto l’omaggio alla sicilianità.

Il passare inesorabile del tempo è uno dei motivi della pittura di ogni epoca e nel colore, o nel contrasto tra forma e colore, emerge quell’invisibile “pathos” che ha permeato di se le cose e gli ambienti. Egli ne fa uso sapiente nel gruppo di tele che rappresentano in modo quasi “naif” la città. Ha cercato di fare emergere, rifacendosi a “Calvino”, le città invisibili stratificate, esistite o che esistono ancora, cercando di mettere in evidenza che la realtà a volte trasfigura nella più pura irrealtà.

Lo stile? Si rifà al “naif” ma non lo è, forse all’impressionismo o al post impressionismo ma in modo indefinito, forse in certi casi al metafisico ma non sempre. Si potrebbe dire che è uno stile tutto suo che lo distingue rendendolo sempre più originale.