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Ludwig Wilding – Zum Beispiel
Testimone dell’epocale transizione dalla so-cietà industriale alla società dell’informazione, Ludwig Wilding ha iniziato a realizzare le sue Programmierte Strukturbilder agli inizi degli anni Sessanta, sviluppando un’arte logico-sensoria basata sulla cinesi virtuale.
Comunicato stampa
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Testimone dell’epocale transizione dalla società industriale alla società dell’informazione, Ludwig Wilding [Grünstadt, 1927 – Buchholz in der Nordheide, 2010] ha iniziato a realizzare le sue Programmierte Strukturbilder agli inizi degli anni Sessanta, sviluppando un’arte logico-sensoria basata sulla cinesi virtuale.
L’ambiguità, l’indeterminatezza e l’instabilità costituivano i caratteri distintivi delle ricerche svolte in quello scorcio di secolo; artisti come Ludwig Wilding approfondirono in particolar modo il discorso sui falsi movimenti e sulla visione stereoscopica (che è resa possibile dal nostro sistema binoculare, il quale registra due differenti immagini e le combina assieme producendo l’esperienza della terza dimensione). In questo senso, le opere di Wilding andrebbero considerate come la congrua evoluzione del tradizionale rapporto tra primo piano e sfondo. La visione binoculare permette infatti di ottenere il senso della profondità grazie alla fusione delle diverse immagini che si formano nell’occhio destro e sinistro.
Nel decennio dei Sessanta Wilding ebbe modo di sviluppare l’interferenza sottoforma di linee sovrapposte nelle spazio. Le linee venivano disposte su due livelli, distinti ma complementari: la parte anteriore dell’opera e quella posteriore, che nella retina finiscono per combinarsi assieme. In pratica la sintesi percettiva del livello frontale e di quello retrostante poteva generare un movimento apparente.
Benché sia assodato che “vedere è conoscere”, talvolta i sensi ci possono trarre in inganno, stimolando delle illusioni e persino delle allucinazioni. Le elaborazioni tissurali di Wilding agiscono proprio sull’illusione ottica, a riprova del fatto che l’arte è un meraviglioso inganno.
L’oscillazione percettiva di queste opere scaturisce da linee interspaziate, trame ortogonali, superfici concave/convesse, trasparenze e ripiegamenti che analizzano l’interdipendenza tra l’artista/ricercatore e lo spettatore/ricettore, come pure tra il soggetto percipiente e l’oggetto percepito. In virtù di questa relazione l’opera non esiste finché non è vista, viceversa cessa di esistere quando non è più percepita direttamente. È inoltre necessario fare esperienza diretta di queste opere, perché l’unico modo per apprezzarle veramente è dal vero. Diversamente è impossibile comprendere il trapasso immediato da una “forma fissa” a una “forma mobile”, ossia quando l’opera assume una vita propria, attivata dal riguardante e indotta dal variare della sua visuale.
Posto che le investigazioni cinevisuali possono suddividersi in due distinte categorie, quelle cioè che si interessano alla deduzione e quelle che ricorrono all’induzione, i gradienti strutturali di Ludwig Wilding appartengono senza dubbio alla seconda casistica: sono provocazioni intellettuali che agiscono sui fotorecettori della retina.
L’ambiguità, l’indeterminatezza e l’instabilità costituivano i caratteri distintivi delle ricerche svolte in quello scorcio di secolo; artisti come Ludwig Wilding approfondirono in particolar modo il discorso sui falsi movimenti e sulla visione stereoscopica (che è resa possibile dal nostro sistema binoculare, il quale registra due differenti immagini e le combina assieme producendo l’esperienza della terza dimensione). In questo senso, le opere di Wilding andrebbero considerate come la congrua evoluzione del tradizionale rapporto tra primo piano e sfondo. La visione binoculare permette infatti di ottenere il senso della profondità grazie alla fusione delle diverse immagini che si formano nell’occhio destro e sinistro.
Nel decennio dei Sessanta Wilding ebbe modo di sviluppare l’interferenza sottoforma di linee sovrapposte nelle spazio. Le linee venivano disposte su due livelli, distinti ma complementari: la parte anteriore dell’opera e quella posteriore, che nella retina finiscono per combinarsi assieme. In pratica la sintesi percettiva del livello frontale e di quello retrostante poteva generare un movimento apparente.
Benché sia assodato che “vedere è conoscere”, talvolta i sensi ci possono trarre in inganno, stimolando delle illusioni e persino delle allucinazioni. Le elaborazioni tissurali di Wilding agiscono proprio sull’illusione ottica, a riprova del fatto che l’arte è un meraviglioso inganno.
L’oscillazione percettiva di queste opere scaturisce da linee interspaziate, trame ortogonali, superfici concave/convesse, trasparenze e ripiegamenti che analizzano l’interdipendenza tra l’artista/ricercatore e lo spettatore/ricettore, come pure tra il soggetto percipiente e l’oggetto percepito. In virtù di questa relazione l’opera non esiste finché non è vista, viceversa cessa di esistere quando non è più percepita direttamente. È inoltre necessario fare esperienza diretta di queste opere, perché l’unico modo per apprezzarle veramente è dal vero. Diversamente è impossibile comprendere il trapasso immediato da una “forma fissa” a una “forma mobile”, ossia quando l’opera assume una vita propria, attivata dal riguardante e indotta dal variare della sua visuale.
Posto che le investigazioni cinevisuali possono suddividersi in due distinte categorie, quelle cioè che si interessano alla deduzione e quelle che ricorrono all’induzione, i gradienti strutturali di Ludwig Wilding appartengono senza dubbio alla seconda casistica: sono provocazioni intellettuali che agiscono sui fotorecettori della retina.
13
settembre 2014
Ludwig Wilding – Zum Beispiel
Dal 13 settembre al 05 ottobre 2014
arte contemporanea
Location
MAC – MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA DI LISSONE
Lissone, Viale Elisa Ancona, 6, (Monza E Brianza)
Lissone, Viale Elisa Ancona, 6, (Monza E Brianza)
Orario di apertura
Mercoledì e Venerdì h10-13
Giovedì h16-23
Sabato e Domenica h10-12 / 15-19
Vernissage
13 Settembre 2014, ore 18.00
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