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Luigi Biagini – Il Paesaggio Italiano nella Divina Commedia
Sessanta immagini si squadernano quali pagine di un libro, che attrae per bellezza ed interessa per contenuto, suscitando curiosità di visitazione turistico-culturale
Comunicato stampa
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Mostra: “Il Paesaggio Italiano nella Divina Commedia”
in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia
e dell’LXXX Congresso Internazionale della Società Dante Alighieri
Palazzo Chiablese
L’Italia celebra il 150° anno della sua unità. La legge del 17 marzo 1861, di un solo articolo, proclama Vittorio Emanuele II re d’Italia. L’integrazione dello Stato italiano si compirà con la terza Guerra di Indipendenza (1866), la Breccia di Porta Pia (1870) e la prima Guerra Mondiale (1915-18).
L’unificazione è stata comunque possibile perché il popolo italiano ha potuto finalmente ritrovare in se stesso la sua anima di nazione, che si è fatta così fondamento e ragion d’essere del lungamente auspicato Stato Italiano.
Della nazione italiana Dante è primariamente interprete e protagonista.
E’ vero, tredici secoli prima di Dante, Augusto, come ricorda il celebre suo Testamento, dopo il plebiscito del 32 a.C. potè con orgoglio affermare: “Giurò nelle mie mani tutta l’Italia”, intendendo per Italia quel popolo che vedeva riconosciuti nello stesso momento l’unità del suo territorio e la varietà delle regioni che lo componevano, mentre, qualche decennio dopo, Plinio il Vecchio, nella sua “Naturalis Historia” esaltava la terra “generosa e benevola in tutto ciò che ci è di giovamento”.
Ma dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente troppi eventi, addirittura tragici, sconvolsero l’Italia fino ad offuscarne la stessa identità. E nessuno come Dante, ancor nel Medioevo, ha avuto chiara e distinta, profonda e concreta la consapevolezza dell’entità culturale e reale della Nazione italiana.
Per Dante l’Italia è una realtà duplice: una regione naturale ed una regione linguistica, giacché la sostanza stessa della nazione è costituita dalla natura della sua gente e della sua terra, nonché dalla lingua con cui quella gente su quella terra naturalmente si esprime; appunto: il “bel paese là ove ‘l si suona” (If XXXII).
Il divino Poeta conosce così bene la realtà naturale d’Italia che - sia pure nella visione geografica del tempo, come sarà illustrata dalla Carta portolanica (1321) forse di Pietro Vesconte - giunge a definirne i confini: al di qua dell’”Alpe che serra Lamagna” (Pg.III), dal Carnaro “che Italia chiude e suoi termini bagna” (If IX) ad oriente e da Trebia a occidente e la struttura attraversata dagli Appennini, il ”dosso d’Italia” (Pg. XXX), tra Adriatico e Tirreno, e quel “corno d’Ausonia che si imborga / di Bari e di Gaeta e di Catona/ da ove Tronto e Verde in mare sgorga” (Pd VIII), fino alla Sicilia (Pd VIII) ed alla Sardegna (If XXVI).
Questo Paese è bello per la sua natura, visualizzata nel suo paesaggio, come per la sua lingua, ossia il Volgare. E ciò per un rapporto osmotico che intercorre tra il linguaggio e la lingua, come tra la lingua e la natura e tra la natura e la sua rappresentazione, ovvero, il paesaggio.
Epperciò il paesaggio e la lingua sono espressioni della stessa identità nazionale.
La Mostra del Paesaggio italiano nella Divina Commedia che si affianca alla Mostra della Storia linguistica dell’Italia unita si articola nelle seguenti sezioni: 1) Introduzione, con Carta portolanica d’Italia; 2) Paesaggi d’Italia nei confini e nella struttura; 3) Paesaggi delle Regioni d’Italia; 4) Paesaggi dell’Anima, nell’ispirazione del Sommo Poeta.
Sessanta immagini si squadernano quali pagine di un libro, che attrae per bellezza ed interessa per contenuto, suscitando curiosità di visitazione turistico-culturale.
A pié di pagina sono riportati in gotico i versi della Divina Commedia di riferimento.
Nelle sedi in cui sarà esposta, in Italia e all’estero, la mostra potrà essere accompagnata da letture, conferenze e concerti di musica trecentesca (Ars Nova), sì da costituire un autentico evento culturale.
La mostra è a cura del professor Francesco Sisinni
Fotografie di Luigi Biagini
in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia
e dell’LXXX Congresso Internazionale della Società Dante Alighieri
Palazzo Chiablese
L’Italia celebra il 150° anno della sua unità. La legge del 17 marzo 1861, di un solo articolo, proclama Vittorio Emanuele II re d’Italia. L’integrazione dello Stato italiano si compirà con la terza Guerra di Indipendenza (1866), la Breccia di Porta Pia (1870) e la prima Guerra Mondiale (1915-18).
L’unificazione è stata comunque possibile perché il popolo italiano ha potuto finalmente ritrovare in se stesso la sua anima di nazione, che si è fatta così fondamento e ragion d’essere del lungamente auspicato Stato Italiano.
Della nazione italiana Dante è primariamente interprete e protagonista.
E’ vero, tredici secoli prima di Dante, Augusto, come ricorda il celebre suo Testamento, dopo il plebiscito del 32 a.C. potè con orgoglio affermare: “Giurò nelle mie mani tutta l’Italia”, intendendo per Italia quel popolo che vedeva riconosciuti nello stesso momento l’unità del suo territorio e la varietà delle regioni che lo componevano, mentre, qualche decennio dopo, Plinio il Vecchio, nella sua “Naturalis Historia” esaltava la terra “generosa e benevola in tutto ciò che ci è di giovamento”.
Ma dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente troppi eventi, addirittura tragici, sconvolsero l’Italia fino ad offuscarne la stessa identità. E nessuno come Dante, ancor nel Medioevo, ha avuto chiara e distinta, profonda e concreta la consapevolezza dell’entità culturale e reale della Nazione italiana.
Per Dante l’Italia è una realtà duplice: una regione naturale ed una regione linguistica, giacché la sostanza stessa della nazione è costituita dalla natura della sua gente e della sua terra, nonché dalla lingua con cui quella gente su quella terra naturalmente si esprime; appunto: il “bel paese là ove ‘l si suona” (If XXXII).
Il divino Poeta conosce così bene la realtà naturale d’Italia che - sia pure nella visione geografica del tempo, come sarà illustrata dalla Carta portolanica (1321) forse di Pietro Vesconte - giunge a definirne i confini: al di qua dell’”Alpe che serra Lamagna” (Pg.III), dal Carnaro “che Italia chiude e suoi termini bagna” (If IX) ad oriente e da Trebia a occidente e la struttura attraversata dagli Appennini, il ”dosso d’Italia” (Pg. XXX), tra Adriatico e Tirreno, e quel “corno d’Ausonia che si imborga / di Bari e di Gaeta e di Catona/ da ove Tronto e Verde in mare sgorga” (Pd VIII), fino alla Sicilia (Pd VIII) ed alla Sardegna (If XXVI).
Questo Paese è bello per la sua natura, visualizzata nel suo paesaggio, come per la sua lingua, ossia il Volgare. E ciò per un rapporto osmotico che intercorre tra il linguaggio e la lingua, come tra la lingua e la natura e tra la natura e la sua rappresentazione, ovvero, il paesaggio.
Epperciò il paesaggio e la lingua sono espressioni della stessa identità nazionale.
La Mostra del Paesaggio italiano nella Divina Commedia che si affianca alla Mostra della Storia linguistica dell’Italia unita si articola nelle seguenti sezioni: 1) Introduzione, con Carta portolanica d’Italia; 2) Paesaggi d’Italia nei confini e nella struttura; 3) Paesaggi delle Regioni d’Italia; 4) Paesaggi dell’Anima, nell’ispirazione del Sommo Poeta.
Sessanta immagini si squadernano quali pagine di un libro, che attrae per bellezza ed interessa per contenuto, suscitando curiosità di visitazione turistico-culturale.
A pié di pagina sono riportati in gotico i versi della Divina Commedia di riferimento.
Nelle sedi in cui sarà esposta, in Italia e all’estero, la mostra potrà essere accompagnata da letture, conferenze e concerti di musica trecentesca (Ars Nova), sì da costituire un autentico evento culturale.
La mostra è a cura del professor Francesco Sisinni
Fotografie di Luigi Biagini
30
settembre 2011
Luigi Biagini – Il Paesaggio Italiano nella Divina Commedia
Dal 30 settembre al 28 ottobre 2011
fotografia
Location
PALAZZO CHIABLESE
Torino, Piazza San Giovanni, (Torino)
Torino, Piazza San Giovanni, (Torino)
Orario di apertura
feriali 10-18
Autore
Curatore