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Luigi Crespi ritrattista nell’età di Papa Lambertini
L’esposizione intende tributare un dovuto omaggio a questa poliedrica figura fra le più interessanti del panorama artistico e letterario del Settecento bolognese, in relazione al clima di rinnovamento culturale favorito dall’illuminata opera pastorale del cardinale Prospero Lambertini (1731-1754)
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 15 settembre al 3 dicembre 2017 i Musei Civici d’Arte Antica dell'I-
stituzione Bologna Musei, in collaborazione con il Dipartimento delle Arti – Alma Mater Studio-
rum Università di Bologna, promuovono la mostra Luigi Crespi ritrattista nell'età di Papa
Lambertini, la prima dedicata all'artista, letterato e mercante d'arte (1708-1779), figlio del ce-
lebre pittore Giuseppe Maria detto lo Spagnolo (1665-1747).
L'esposizione, a cura di Mark Gregory D'Apuzzo e Irene Graziani, intende tributare un dovuto
omaggio a questa poliedrica figura fra le più interessanti del panorama artistico e letterario del
Settecento bolognese, in relazione al clima di rinnovamento culturale favorito dall'illuminata
opera pastorale del cardinale Prospero Lambertini (1731-1754). In stretti rapporti con Giusep-
pe Maria Crespi, l'ecclesiastico fu un fervido sostenitore del figlio secondogenito Luigi, del qua-
le sostenne la carriera clericale nominandolo segretario generale della visita della città e della
diocesi, canonico della collegiata di Santa Maria Maggiore ed infine, dopo l'elezione al soglio
pontificio con il nome di Benedetto XIV (1740-1758), suo cappellano segreto.
Allestita nelle splendide sale ambientate del Museo Davia Bargellini, dove sono esposte la pre-
gevole quadreria senatoria di dipinti bolognesi dal XIV al XVIII secolo appartenuta alla famiglia
Bargellini e una peculiare raccolta di oggetti di arte applicata, la mostra presenta il nucleo più
significativo di dipinti di Luigi Crespi qui conservati, in dialogo con altre sue opere provenienti
dalle Collezioni Comunali d'Arte e prestiti di altre importanti istituzioni museali cittadine e col-
lezionisti privati, in un percorso antologico articolato in sette sezioni tematiche che, per la pri-
ma volta, consente di ricostruire le fasi più rilevanti della sua vicenda artistica.
Pur essendo soprattutto noto come autore del terzo tomo della “Felsina Pittrice” edito nel
1769, in prosecuzione dei due volumi pubblicati da Carlo Cesare Malvasia nel 1678, Luigi Crespi
infatti ha percorso con successo anche la carriera artistica, avviata nella bottega paterna fra la
fine degli anni venti e gli inizi degli anni trenta del Settecento. Un’attività che egli stesso, mol-
ti anni più tardi, nella biografia del padre (1769), sosterrà di aver svolto «per divertimento»,
per significare il privilegio accordato al prestigioso ruolo, assunto a partire dagli anni cinquan-
ta, di scrittore e critico d’arte, che gli frutterà importanti riconoscimenti come l’aggregazione
alle Accademie di Firenze (1770), di Parma (1774) e di Venezia (1776).
La sua produzione figurativa, in particolar modo quella rappresentata dal più congeniale genere
del ritratto, rivela un autore sensibile al dialogo con la scienza moderna e con la libera circo-
lazione delle idee dell’Europa cosmopolita. Nonostante l’impegno applicato anche all’ambito
dell’arte sacra, cui Luigi si dedica almeno fino agli inizi degli anni settanta, è soprattutto nella
ritrattistica che egli raggiunge esiti di grande finezza ed efficacia, molto apprezzati dalla com-
mittenza. «Ebbe un particolare dono di ritrarre le fisionomie degli Uomini, e ne fece una serie
1
di Ritratti di Cavaglieri e Damme», scrive infatti l'erudito del tempo Marcello Oretti, celebran-
done l’abilità nell’adattare la formula del codice ritrattistico alle esigenze della clientela.
Come dimostrano il Ritratto di giovane dama con cagnolino, o i tre ritratti dei Principi Argonauti
in origine nel collegio gesuitico di San Francesco Saverio, la pittura di Crespi junior, già adde-
strato dal genitore Giuseppe Maria ad un fare schietto, attento al naturale e al «vero», evolve
verso un nitore della visione che risalta i dettagli, in un’analitica investigazione della realtà,
memore di certi esempi virtuosistici (Balthasar Denner e Martin van Meytens) osservati nel 1752
durante un viaggio fra Austria e Germania, dove visita le Gallerie delle corti di Dresda e Vienna.
Dal confronto con il «grande mondo» – per utilizzare un’espressione di Prospero Lambertini –
Luigi deriva la conferma della validità del genere del ritratto ufficiale, che gli consente di rap-
presentare i personaggi, qualificandone i gusti sofisticati, le abitudini raffinate, i comporta-
menti eleganti e disinvolti da assumere nella vita di società, dove si praticano i rituali di quella
“civiltà della conversazione” che nella moderna Europa riunisce aristocratici e intellettuali in
un dialogo paritario, dettato dalla condivisione di regole e valori comuni.
La prossimità con la cultura lambertiniana lo conduce inoltre a sperimentare, dapprima ancora
con il sostegno del padre, poi autonomamente (Ritratto di fanciulla), nuove invenzioni compo-
sitive in cui lo sguardo incrocia i volti di individui del ceto borghese: talvolta sono gli oggetti a
raccontare con la loro perspicuità di definizione la dignità del lavoro (Ritratto di Antonio Carto-
lari), altre volte sono invece i gesti caratteristici, l’inquadratura priva di infingimenti (Ritratto
di fanciulla), la resa confidenziale del modello, quasi al limite della caricatura (Ritratto di Pa-
dre Corsini), a fare emergere il valore umano di quella parte della società, cui papa Lambertini
riconosceva un ruolo fondamentale nella riforma dei rapporti con le istituzioni ecclesiastiche.
La mostra è accompagnata da un volume, il primo monografico nella bibliografia sull'artista,
edito da Silvana Editoriale, corredato da un apparato iconografico che documenta la produzio-
ne ritrattistica, una presentazione di Massimo Medica e saggi di Gabriella Zarri, Giovanna Perini
Folesani, Irene Graziani e Mark Gregory D'Apuzzo.
Durante il periodo di apertura dell'esposizione, i Musei Civici d'Arte Antica organizzano un ciclo
di conferenze per approfondire la conoscenza dell'opera di Luigi Crespi nella cultura artistica
del Settecento. Gli incontri, gratuiti e aperti al pubblico fino a esaurimento posti disponibili, si
tengono alle ore 17 nel Salone di Nomisma - Società di studi economici, al primo piano di Palaz-
zo Davia Bargellini in Strada Maggiore 44.
Sono inoltre previste visite guidate e laboratori didattici realizzati da RTI Senza titolo s.r.l. e
ASTER s.r.l. Il programma completo è disponibile su: www.museibologna.it/arteantica
Per la realizzazione della mostra si ringraziano: ASP Città di Bologna | Collezioni d’Arte e di
Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna | BolognaFiere | Museo internazionale e
biblioteca della musica di Bologna | Biblioteca comunale dell'Archiginnasio | Pinacoteca Nazio-
nale di Bologna | Gabriele Bordoni | Casey Kane Monahan | Laura Montanari | Sandra Pisot |
Elena Rossoni | Tiziana Sassoli (Galleria Fondantico) | Ursula Trielof | Paolo Vitali.
2
Calendario delle conferenze
11 ottobre 2017
Angelo Mazza, storico dell'arte
“La ritrattistica di Angelo Crescimbeni tra aristocratici, intellettuali, borghesi, artisti”
25 ottobre 2017
Sandra Costa, Università degli Studi di Bologna
“I 'mondi dell’arte' in Francia nel XVIII secolo. Il ruolo del pubblico e dei conoscitori nel giudizio
sulla pittura”
8 novembre 2017
Giovanna Perini Folesani, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
“Luigi Crespi storiografo, mercante e artista, ovvero la resistibile ascesa di un avventuriero
poco onorato”
15 novembre 2017
Elisabetta Pasquini, Università degli Studi di Bologna
”Padre Giambattista Martini e il Settecento musicale bolognese”
29 novembre 2017
Andrea Bacchi, direttore Fondazione Federico Zeri
“Sculture e scultori tra Roma e Bologna negli anni di Benedetto XIV Lambertini”
Biografia di Luigi Crespi
Figlio del grande pittore Giuseppe Maria Crespi (1665-1747), Luigi (1708-1779) intraprende la
carriera artistica sotto la guida del padre agli inizi degli anni trenta del Settecento. Viene infat-
ti ricordato come «spiritoso giovane» «dal quale molto si può sperare» da Giampietro Zanotti –
autore della Storia dell’Accademia Clementina (1739), di cui è anche segretario – nell’edizione
delle Pitture di Bologna del 1732 a proposito di tre dipinti d’altare, che verranno in seguito (Pit-
ture di Bologna del 1776) ritenuti di collaborazione con il genitore. Sono gli inizi dell’attività
del pittore, svolti spesso in opere realizzate a quattro mani, in cui Crespi senior cede l’onore
della firma al figlio per facilitarne l’avvio professionale.
Oltre che a Bologna, negli anni giovanili Luigi muove i primi passi lavorando nella Toscana gran-
ducale, e specie nella zona appenninica pistoiese, comprendente la zona di Pescia: un bacino di
committenze in qualche misura sfuggito sin qui ai radar delle ricognizioni bolognesi, su cui Gio-
vanna Perini fa luce in occasione della mostra, nei saggi del catalogo.
Nonostante l’impegno nell’ambito dell’arte sacra, protrattosi almeno fino agli inizi degli anni
settanta, a Luigi riesce tuttavia più congeniale il genere del ritratto, che gli consente di rag-
giungere esiti molto apprezzati dalla committenza. Abile nell’adattare la formula del codice ri-
trattistico alle esigenze della clientela, Crespi junior rivela una propria autonomia espressiva
dopo la scomparsa del padre e ha l’occasione di aggiornare il proprio linguaggio pittorico sia
frequentando la Galleria medicea di Firenze, ancora giovanissimo, e l’estense di Modena
(1751), già in corso di smantellamento, sia confrontandosi con le opere conservate nelle colle-
zioni delle corti di Vienna e Dresda durante il soggiorno connesso ad un viaggio di sette mesi,
svoltosi dall’estate al dicembre del 1752.
Agli stretti rapporti fra Giuseppe Maria e il cardinale Prospero Lambertini si deve probabilmente
la carriera ecclesiastica di Luigi: nominato «segretario generale della visita della città e della
diocesi» da Lambertini, vescovo di Bologna, Crespi junior diviene canonico di Santa Maria Mag-
giore nel 1748 sempre su indicazione dello stesso Lambertini, che una volta salito al soglio pon-
tificio con il titolo di Benedetto XIV (1751) gli conferisce inoltre la carica di proprio cappellano
segreto.
Alla carriera religiosa e artistica, Luigi affianca a partire dagli anni cinquanta una produttiva at-
tività di storiografo, in cui ha modo di riversare le proprie conoscenze di esperto d’arte, mani-
festando talvolta un sentimento polemico nei confronti dell’Accademia Clementina, probabile
motivo per il quale il suo terzo tomo della Felsina pittrice (1769) viene pubblicato a Roma e non
a Bologna. La celebre opera deriva il nome dall’illustre volume edito da Carlo Cesare Malvasia
nel 1678, col quale si era avviata la storiografia artistica bolognese. L’intenzione di intrapren-
derne la stesura viene espressa dallo stesso Luigi in una lettera del 1756 a Monsignor Giovanni
Gaetano Bottari, che dopo aver letto la biografia dedicata da Crespi junior al padre Giuseppe
Maria, caldeggia il progetto, che si porrà quale prosecuzione non solo delle biografie malvasia-
ne, ma anche di quelle scritte da Giampietro Zanotti, autore della Storia dell’Accademia Cle-
mentina nel 1739.
Da alcune lettere della ricchissima letteratura epistolare, intrattenuta con eruditi e studiosi del
tempo, emergono le competenze in materia di tecniche del restauro e di conoscitore d’arte del
“canonico Crespi”, che ha modo di esercitare anche in veste di mercante di opere, cui si dedica
dimostrando talvolta un temperamento da avventuriero senza scrupoli.
Il successo riscosso dal pittore presso il pubblico è tuttavia documentato dai ritratti, fra cui
sono numerosi quelli di dame e cavalieri, che gli affidano il compito di fissare la propria imma-
gine, e dai riconoscimenti ottenuti dai colleghi, che lo gratificano con l’aggregazione alle Acca-
demie di Firenze (1770), di Parma (1774) e di Venezia (1776).
7
Il palazzo Bargellini
Nel 1924 sotto la guida di Francesco Malaguzzi Valeri venne aperto nel seicentesco palazzo dei
Bargellini, uno degli edifici senatori più rilevanti di Bologna, l’omonimo museo. Il palazzo com-
missionato nel 1638 da Camillo Bargellini all'architetto Bartolomeo Provaglia, fu portato a ter-
mine nell'arco di vent'anni. Il portale della facciata è arricchito (impreziosito) da due grandi
sculture di telamoni in arenaria eseguite da Gabriele Brunelli nel 1658, artista lungamente atti-
vo all'interno del panorama artistico cittadino.
Degno di nota è anche il maestoso scalone a tre rampanti, decorato con stucchi di Giuseppe Ba-
relli, che porta al piano nobile, la cui esecuzione risale ad un secondo momento, intorno al
1730, con il probabile coinvolgimento degli architetti Carlo Francesco Dotti e Alfonso Torregia-
ni.
Il Museo Davia Bargellini
Ancora oggi le sette sale espositive risentono in gran parte dell’allestimento primitivo che l’i-
deatore aveva impresso ai due distinti nuclei patrimoniali che lo componevano - la quadreria
Davia Bargellini e la raccolta d'arti applicate - nell’intento di dare vita ad un appartamento ar-
redato del Settecento bolognese nel quale, accanto a mobili e suppellettili di pregio si dispon-
gono anche oggetti rari, come lo scenografico teatrino per marionette del Settecento, quest'ul-
time da riferirsi ad ambito veneziano e l’incantevole riproduzione in miniatura dell’interno di
una abitazione privata emiliana del XVIII secolo, una “sorta di divertissement d'ebanisteria for-
se esemplato sulle più celebri case di bambola”presenti del nord Europa, ma assai rare in Italia.
La galleria dei dipinti con opere come la tavola della Madonna dei Denti di Vitale da Bologna, la
Pietà di Simone dei Crocefissi e la Madonna con il Bambino di Cristoforo da Bologna introduce al
panorama artistico bolognese che, dagli inizi del Trecento e lungo tutto il secolo, giocò un ruolo
di assoluta grandezza. La cultura tardogotica bolognese è rappresentata da opere come il San
Giovanni Battista di Jacopo di Paolo e l’Evangelista di Michele di Matteo. Altri interessanti di-
pinti recano testimonianza delle vivaci vicende artistiche cittadine dal XV fino al XVIII secolo:
significative sono le opere che illustrano i rapporti fra padri e figli all’interno delle botteghe a
gestione familiare (Prospero e Lavinia Fontana, Giuseppe Maria e Luigi Crespi).
Alla committenza della nobile famiglia senatoria residente nel palazzo, i Bargellini, si devono
alcuni significativi ritratti di autorevoli componenti del casato, realizzati da Bartolomeo Passe-
rotti negli anni sessanta del Cinquecento, forse su suggerimento di Vincenzo Maria, eletto Sena-
tore nel 1566. A questa prima serie, un secolo dopo, ne fece seguito un'altra con i ritratti della
casata, a cui infine agli inizi del Settecento se ne aggiunse una terza, commissionata dal Sena-
tore Vincenzo, composta da 14 ovali, dove sono raffigurati coloro che sedettero nel soglio sena-
torio. Le tele, su indicazione precisa del committente furono disposte al secondo piano del pa-
lazzo, andando a formare una vera e propria Galleria degli Antenati.
Nello stesso giro d'anni i Bargellini richiesero numerose tele di tema sacro e profano richieste al
“casto” Marcantonio Franceschini tra il 1710 e il 1711, come i due ovali con Adone e Venere e
le quattro tele con La Liberalità e la la carità, il Bacco bambino e l'Amorino disteso.
La scultura bolognese è documentata da un’ampia rassegna di opere dal XVI al XIX secolo, ap-
partenenti alla prolifica tradizione della scultura in terracotta: ne sono espressione il potente
busto di Virgilio Bargellini di Vincenzo Onofri, la grande scultura in terracotta policroma con il
8
Re David, opera Angelo Gabriello Piò e le eleganti statuette e rilievi di Giuseppe Maria Mazza e
di Angelo Gabriello Piò, ed il folto gruppo di figure da presepe bolognese dei secoli XVIII e XIX.
Nucleo di assoluta preminenza del museo è la raccolta di oggetti di arte applicata, “curiosità
della vecchia Bologna” di varia provenienza che ha finito per dare vita ad una singolare colle-
zione, in cui accanto a numerosi ferri battuti, bronzi ornamentali, chiavi, finimenti, maniglie e
appliques per mobili trovano posto significative raccolte di arti decorative che annoverano vetri
(sec. XVI-XVIII), porcellane delle più importanti manifatture europee (Meissen, Ludwigsburg,
Frankenthal, Hochst), cere, tra cui il noto Ritratto di prelato di Luigi Dardani, ceramiche, cuoi,
ricami.
Al centro della Sala VI, si può infine ammirare un'elegante berlina da gara da gala da quattro
posti tardo settecentesca, straordinariamente dipinta e dorata.
stituzione Bologna Musei, in collaborazione con il Dipartimento delle Arti – Alma Mater Studio-
rum Università di Bologna, promuovono la mostra Luigi Crespi ritrattista nell'età di Papa
Lambertini, la prima dedicata all'artista, letterato e mercante d'arte (1708-1779), figlio del ce-
lebre pittore Giuseppe Maria detto lo Spagnolo (1665-1747).
L'esposizione, a cura di Mark Gregory D'Apuzzo e Irene Graziani, intende tributare un dovuto
omaggio a questa poliedrica figura fra le più interessanti del panorama artistico e letterario del
Settecento bolognese, in relazione al clima di rinnovamento culturale favorito dall'illuminata
opera pastorale del cardinale Prospero Lambertini (1731-1754). In stretti rapporti con Giusep-
pe Maria Crespi, l'ecclesiastico fu un fervido sostenitore del figlio secondogenito Luigi, del qua-
le sostenne la carriera clericale nominandolo segretario generale della visita della città e della
diocesi, canonico della collegiata di Santa Maria Maggiore ed infine, dopo l'elezione al soglio
pontificio con il nome di Benedetto XIV (1740-1758), suo cappellano segreto.
Allestita nelle splendide sale ambientate del Museo Davia Bargellini, dove sono esposte la pre-
gevole quadreria senatoria di dipinti bolognesi dal XIV al XVIII secolo appartenuta alla famiglia
Bargellini e una peculiare raccolta di oggetti di arte applicata, la mostra presenta il nucleo più
significativo di dipinti di Luigi Crespi qui conservati, in dialogo con altre sue opere provenienti
dalle Collezioni Comunali d'Arte e prestiti di altre importanti istituzioni museali cittadine e col-
lezionisti privati, in un percorso antologico articolato in sette sezioni tematiche che, per la pri-
ma volta, consente di ricostruire le fasi più rilevanti della sua vicenda artistica.
Pur essendo soprattutto noto come autore del terzo tomo della “Felsina Pittrice” edito nel
1769, in prosecuzione dei due volumi pubblicati da Carlo Cesare Malvasia nel 1678, Luigi Crespi
infatti ha percorso con successo anche la carriera artistica, avviata nella bottega paterna fra la
fine degli anni venti e gli inizi degli anni trenta del Settecento. Un’attività che egli stesso, mol-
ti anni più tardi, nella biografia del padre (1769), sosterrà di aver svolto «per divertimento»,
per significare il privilegio accordato al prestigioso ruolo, assunto a partire dagli anni cinquan-
ta, di scrittore e critico d’arte, che gli frutterà importanti riconoscimenti come l’aggregazione
alle Accademie di Firenze (1770), di Parma (1774) e di Venezia (1776).
La sua produzione figurativa, in particolar modo quella rappresentata dal più congeniale genere
del ritratto, rivela un autore sensibile al dialogo con la scienza moderna e con la libera circo-
lazione delle idee dell’Europa cosmopolita. Nonostante l’impegno applicato anche all’ambito
dell’arte sacra, cui Luigi si dedica almeno fino agli inizi degli anni settanta, è soprattutto nella
ritrattistica che egli raggiunge esiti di grande finezza ed efficacia, molto apprezzati dalla com-
mittenza. «Ebbe un particolare dono di ritrarre le fisionomie degli Uomini, e ne fece una serie
1
di Ritratti di Cavaglieri e Damme», scrive infatti l'erudito del tempo Marcello Oretti, celebran-
done l’abilità nell’adattare la formula del codice ritrattistico alle esigenze della clientela.
Come dimostrano il Ritratto di giovane dama con cagnolino, o i tre ritratti dei Principi Argonauti
in origine nel collegio gesuitico di San Francesco Saverio, la pittura di Crespi junior, già adde-
strato dal genitore Giuseppe Maria ad un fare schietto, attento al naturale e al «vero», evolve
verso un nitore della visione che risalta i dettagli, in un’analitica investigazione della realtà,
memore di certi esempi virtuosistici (Balthasar Denner e Martin van Meytens) osservati nel 1752
durante un viaggio fra Austria e Germania, dove visita le Gallerie delle corti di Dresda e Vienna.
Dal confronto con il «grande mondo» – per utilizzare un’espressione di Prospero Lambertini –
Luigi deriva la conferma della validità del genere del ritratto ufficiale, che gli consente di rap-
presentare i personaggi, qualificandone i gusti sofisticati, le abitudini raffinate, i comporta-
menti eleganti e disinvolti da assumere nella vita di società, dove si praticano i rituali di quella
“civiltà della conversazione” che nella moderna Europa riunisce aristocratici e intellettuali in
un dialogo paritario, dettato dalla condivisione di regole e valori comuni.
La prossimità con la cultura lambertiniana lo conduce inoltre a sperimentare, dapprima ancora
con il sostegno del padre, poi autonomamente (Ritratto di fanciulla), nuove invenzioni compo-
sitive in cui lo sguardo incrocia i volti di individui del ceto borghese: talvolta sono gli oggetti a
raccontare con la loro perspicuità di definizione la dignità del lavoro (Ritratto di Antonio Carto-
lari), altre volte sono invece i gesti caratteristici, l’inquadratura priva di infingimenti (Ritratto
di fanciulla), la resa confidenziale del modello, quasi al limite della caricatura (Ritratto di Pa-
dre Corsini), a fare emergere il valore umano di quella parte della società, cui papa Lambertini
riconosceva un ruolo fondamentale nella riforma dei rapporti con le istituzioni ecclesiastiche.
La mostra è accompagnata da un volume, il primo monografico nella bibliografia sull'artista,
edito da Silvana Editoriale, corredato da un apparato iconografico che documenta la produzio-
ne ritrattistica, una presentazione di Massimo Medica e saggi di Gabriella Zarri, Giovanna Perini
Folesani, Irene Graziani e Mark Gregory D'Apuzzo.
Durante il periodo di apertura dell'esposizione, i Musei Civici d'Arte Antica organizzano un ciclo
di conferenze per approfondire la conoscenza dell'opera di Luigi Crespi nella cultura artistica
del Settecento. Gli incontri, gratuiti e aperti al pubblico fino a esaurimento posti disponibili, si
tengono alle ore 17 nel Salone di Nomisma - Società di studi economici, al primo piano di Palaz-
zo Davia Bargellini in Strada Maggiore 44.
Sono inoltre previste visite guidate e laboratori didattici realizzati da RTI Senza titolo s.r.l. e
ASTER s.r.l. Il programma completo è disponibile su: www.museibologna.it/arteantica
Per la realizzazione della mostra si ringraziano: ASP Città di Bologna | Collezioni d’Arte e di
Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna | BolognaFiere | Museo internazionale e
biblioteca della musica di Bologna | Biblioteca comunale dell'Archiginnasio | Pinacoteca Nazio-
nale di Bologna | Gabriele Bordoni | Casey Kane Monahan | Laura Montanari | Sandra Pisot |
Elena Rossoni | Tiziana Sassoli (Galleria Fondantico) | Ursula Trielof | Paolo Vitali.
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Calendario delle conferenze
11 ottobre 2017
Angelo Mazza, storico dell'arte
“La ritrattistica di Angelo Crescimbeni tra aristocratici, intellettuali, borghesi, artisti”
25 ottobre 2017
Sandra Costa, Università degli Studi di Bologna
“I 'mondi dell’arte' in Francia nel XVIII secolo. Il ruolo del pubblico e dei conoscitori nel giudizio
sulla pittura”
8 novembre 2017
Giovanna Perini Folesani, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
“Luigi Crespi storiografo, mercante e artista, ovvero la resistibile ascesa di un avventuriero
poco onorato”
15 novembre 2017
Elisabetta Pasquini, Università degli Studi di Bologna
”Padre Giambattista Martini e il Settecento musicale bolognese”
29 novembre 2017
Andrea Bacchi, direttore Fondazione Federico Zeri
“Sculture e scultori tra Roma e Bologna negli anni di Benedetto XIV Lambertini”
Biografia di Luigi Crespi
Figlio del grande pittore Giuseppe Maria Crespi (1665-1747), Luigi (1708-1779) intraprende la
carriera artistica sotto la guida del padre agli inizi degli anni trenta del Settecento. Viene infat-
ti ricordato come «spiritoso giovane» «dal quale molto si può sperare» da Giampietro Zanotti –
autore della Storia dell’Accademia Clementina (1739), di cui è anche segretario – nell’edizione
delle Pitture di Bologna del 1732 a proposito di tre dipinti d’altare, che verranno in seguito (Pit-
ture di Bologna del 1776) ritenuti di collaborazione con il genitore. Sono gli inizi dell’attività
del pittore, svolti spesso in opere realizzate a quattro mani, in cui Crespi senior cede l’onore
della firma al figlio per facilitarne l’avvio professionale.
Oltre che a Bologna, negli anni giovanili Luigi muove i primi passi lavorando nella Toscana gran-
ducale, e specie nella zona appenninica pistoiese, comprendente la zona di Pescia: un bacino di
committenze in qualche misura sfuggito sin qui ai radar delle ricognizioni bolognesi, su cui Gio-
vanna Perini fa luce in occasione della mostra, nei saggi del catalogo.
Nonostante l’impegno nell’ambito dell’arte sacra, protrattosi almeno fino agli inizi degli anni
settanta, a Luigi riesce tuttavia più congeniale il genere del ritratto, che gli consente di rag-
giungere esiti molto apprezzati dalla committenza. Abile nell’adattare la formula del codice ri-
trattistico alle esigenze della clientela, Crespi junior rivela una propria autonomia espressiva
dopo la scomparsa del padre e ha l’occasione di aggiornare il proprio linguaggio pittorico sia
frequentando la Galleria medicea di Firenze, ancora giovanissimo, e l’estense di Modena
(1751), già in corso di smantellamento, sia confrontandosi con le opere conservate nelle colle-
zioni delle corti di Vienna e Dresda durante il soggiorno connesso ad un viaggio di sette mesi,
svoltosi dall’estate al dicembre del 1752.
Agli stretti rapporti fra Giuseppe Maria e il cardinale Prospero Lambertini si deve probabilmente
la carriera ecclesiastica di Luigi: nominato «segretario generale della visita della città e della
diocesi» da Lambertini, vescovo di Bologna, Crespi junior diviene canonico di Santa Maria Mag-
giore nel 1748 sempre su indicazione dello stesso Lambertini, che una volta salito al soglio pon-
tificio con il titolo di Benedetto XIV (1751) gli conferisce inoltre la carica di proprio cappellano
segreto.
Alla carriera religiosa e artistica, Luigi affianca a partire dagli anni cinquanta una produttiva at-
tività di storiografo, in cui ha modo di riversare le proprie conoscenze di esperto d’arte, mani-
festando talvolta un sentimento polemico nei confronti dell’Accademia Clementina, probabile
motivo per il quale il suo terzo tomo della Felsina pittrice (1769) viene pubblicato a Roma e non
a Bologna. La celebre opera deriva il nome dall’illustre volume edito da Carlo Cesare Malvasia
nel 1678, col quale si era avviata la storiografia artistica bolognese. L’intenzione di intrapren-
derne la stesura viene espressa dallo stesso Luigi in una lettera del 1756 a Monsignor Giovanni
Gaetano Bottari, che dopo aver letto la biografia dedicata da Crespi junior al padre Giuseppe
Maria, caldeggia il progetto, che si porrà quale prosecuzione non solo delle biografie malvasia-
ne, ma anche di quelle scritte da Giampietro Zanotti, autore della Storia dell’Accademia Cle-
mentina nel 1739.
Da alcune lettere della ricchissima letteratura epistolare, intrattenuta con eruditi e studiosi del
tempo, emergono le competenze in materia di tecniche del restauro e di conoscitore d’arte del
“canonico Crespi”, che ha modo di esercitare anche in veste di mercante di opere, cui si dedica
dimostrando talvolta un temperamento da avventuriero senza scrupoli.
Il successo riscosso dal pittore presso il pubblico è tuttavia documentato dai ritratti, fra cui
sono numerosi quelli di dame e cavalieri, che gli affidano il compito di fissare la propria imma-
gine, e dai riconoscimenti ottenuti dai colleghi, che lo gratificano con l’aggregazione alle Acca-
demie di Firenze (1770), di Parma (1774) e di Venezia (1776).
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Il palazzo Bargellini
Nel 1924 sotto la guida di Francesco Malaguzzi Valeri venne aperto nel seicentesco palazzo dei
Bargellini, uno degli edifici senatori più rilevanti di Bologna, l’omonimo museo. Il palazzo com-
missionato nel 1638 da Camillo Bargellini all'architetto Bartolomeo Provaglia, fu portato a ter-
mine nell'arco di vent'anni. Il portale della facciata è arricchito (impreziosito) da due grandi
sculture di telamoni in arenaria eseguite da Gabriele Brunelli nel 1658, artista lungamente atti-
vo all'interno del panorama artistico cittadino.
Degno di nota è anche il maestoso scalone a tre rampanti, decorato con stucchi di Giuseppe Ba-
relli, che porta al piano nobile, la cui esecuzione risale ad un secondo momento, intorno al
1730, con il probabile coinvolgimento degli architetti Carlo Francesco Dotti e Alfonso Torregia-
ni.
Il Museo Davia Bargellini
Ancora oggi le sette sale espositive risentono in gran parte dell’allestimento primitivo che l’i-
deatore aveva impresso ai due distinti nuclei patrimoniali che lo componevano - la quadreria
Davia Bargellini e la raccolta d'arti applicate - nell’intento di dare vita ad un appartamento ar-
redato del Settecento bolognese nel quale, accanto a mobili e suppellettili di pregio si dispon-
gono anche oggetti rari, come lo scenografico teatrino per marionette del Settecento, quest'ul-
time da riferirsi ad ambito veneziano e l’incantevole riproduzione in miniatura dell’interno di
una abitazione privata emiliana del XVIII secolo, una “sorta di divertissement d'ebanisteria for-
se esemplato sulle più celebri case di bambola”presenti del nord Europa, ma assai rare in Italia.
La galleria dei dipinti con opere come la tavola della Madonna dei Denti di Vitale da Bologna, la
Pietà di Simone dei Crocefissi e la Madonna con il Bambino di Cristoforo da Bologna introduce al
panorama artistico bolognese che, dagli inizi del Trecento e lungo tutto il secolo, giocò un ruolo
di assoluta grandezza. La cultura tardogotica bolognese è rappresentata da opere come il San
Giovanni Battista di Jacopo di Paolo e l’Evangelista di Michele di Matteo. Altri interessanti di-
pinti recano testimonianza delle vivaci vicende artistiche cittadine dal XV fino al XVIII secolo:
significative sono le opere che illustrano i rapporti fra padri e figli all’interno delle botteghe a
gestione familiare (Prospero e Lavinia Fontana, Giuseppe Maria e Luigi Crespi).
Alla committenza della nobile famiglia senatoria residente nel palazzo, i Bargellini, si devono
alcuni significativi ritratti di autorevoli componenti del casato, realizzati da Bartolomeo Passe-
rotti negli anni sessanta del Cinquecento, forse su suggerimento di Vincenzo Maria, eletto Sena-
tore nel 1566. A questa prima serie, un secolo dopo, ne fece seguito un'altra con i ritratti della
casata, a cui infine agli inizi del Settecento se ne aggiunse una terza, commissionata dal Sena-
tore Vincenzo, composta da 14 ovali, dove sono raffigurati coloro che sedettero nel soglio sena-
torio. Le tele, su indicazione precisa del committente furono disposte al secondo piano del pa-
lazzo, andando a formare una vera e propria Galleria degli Antenati.
Nello stesso giro d'anni i Bargellini richiesero numerose tele di tema sacro e profano richieste al
“casto” Marcantonio Franceschini tra il 1710 e il 1711, come i due ovali con Adone e Venere e
le quattro tele con La Liberalità e la la carità, il Bacco bambino e l'Amorino disteso.
La scultura bolognese è documentata da un’ampia rassegna di opere dal XVI al XIX secolo, ap-
partenenti alla prolifica tradizione della scultura in terracotta: ne sono espressione il potente
busto di Virgilio Bargellini di Vincenzo Onofri, la grande scultura in terracotta policroma con il
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Re David, opera Angelo Gabriello Piò e le eleganti statuette e rilievi di Giuseppe Maria Mazza e
di Angelo Gabriello Piò, ed il folto gruppo di figure da presepe bolognese dei secoli XVIII e XIX.
Nucleo di assoluta preminenza del museo è la raccolta di oggetti di arte applicata, “curiosità
della vecchia Bologna” di varia provenienza che ha finito per dare vita ad una singolare colle-
zione, in cui accanto a numerosi ferri battuti, bronzi ornamentali, chiavi, finimenti, maniglie e
appliques per mobili trovano posto significative raccolte di arti decorative che annoverano vetri
(sec. XVI-XVIII), porcellane delle più importanti manifatture europee (Meissen, Ludwigsburg,
Frankenthal, Hochst), cere, tra cui il noto Ritratto di prelato di Luigi Dardani, ceramiche, cuoi,
ricami.
Al centro della Sala VI, si può infine ammirare un'elegante berlina da gara da gala da quattro
posti tardo settecentesca, straordinariamente dipinta e dorata.
14
settembre 2017
Luigi Crespi ritrattista nell’età di Papa Lambertini
Dal 14 settembre al 03 dicembre 2017
arte antica
Location
MUSEO CIVICO D’ARTE INDUSTRIALE E GALLERIA DAVIA BARGELLINI
Bologna, Strada Maggiore, 44, (Bologna)
Bologna, Strada Maggiore, 44, (Bologna)
Orario di apertura
dal martedì al sabato h 9.00 – 14.00
domenica e festivi h 9.00 – 13.00
chiuso lunedì feriali
Vernissage
14 Settembre 2017, ore 18
Editore
SKIRA
Autore
Curatore