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Luigi De Giovanni
Dopo la personale tenuta a Venezia, alla galleria d’Arte “III Millennio,
in novembre e la collettiva alla galleria “Mentana” di Firenze, ecco De Giovanni all’annuale appuntamento di Specchia, con un riepilogo della sua attività annuale, in una mostra che è un momento magico e che ci introduce con decisione nel
mondo del colore.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dopo la personale tenuta a Venezia, alla galleria d’Arte “III Millennio,
in
novembre e la collettiva inaugurata alla galleria “Mentana” di Firenze
il 6
dicembre, ecco De Giovanni all’annuale appuntamento di “Sutta Le Capanne
Du
Ripa” a Specchia, con un riepilogo della sua attività annuale, in una
mostra che è un momento magico e che ci introduce con decisione nel
mondo
del colore.
Gialli, rossi, verdi, azzurri violetti si amalgamano in un miscuglio,
pensato, di toni e sfumature, in atmosfere di suggestiva e inusitata
bellezza.
Paesaggi, fiori, simboli si animano di emozioni struggenti in dipinti
dove
vorticose pennellate, cariche di colore, inseguono i capricci della luce.
Nelle opere dell’artista tutto sembra muoversi come sotto l’effetto del
soffio di una brezza che cambia costantemente direzione.
Un turbinio di tocchi, macchie o campiture di colore racchiude tutta la
sensibilità dell’autore , il suo modo di vivere la pittura, di vedere il
mondo e di estrinsecare i propri sentimenti.
La natura lo attrae e lo coinvolge incuriosendolo in tutti i momenti del
suo
essere e lui, grato, da essa coglie a piene mani sognandola e
rappresentandola, sempre bella ed incontaminata, nei luoghi dove i danni
della società attuale non sono visibili.
La nascita di un fiore, dai colori ancora tenui e indefiniti, la sua
crescita con l’esplosione di vivaci cromie, il suo declino e la sua morte
con tinte brune e sbiadite, ma sempre ricche di comunicativa sono i suoi
soggetti preferiti.
La mediazione pittorica ci dona l’interiorità dell’artista fatta di
delicatezza, malinconia, sentimenti veri e gioia di vivere.
Le opere naturalistiche al primo impatto sembrano un sorriso ma
osservandole attentamente si scoprono dei fiori appassiti che hanno perso
petali e foglie
ma che ancora regalano,tristemente, dei bellissimi colori: ocra, rosa,
rossi, viola, azzurri, marron e grigi. In questi fiori secchi, benché
non ci
sia più la gioia vitale, si continua a suonare
l’ armonia di una musica sempre coinvolgente, ma, che via via si fa più
flebile ed espressiva . Nelle opere di questo artista l’equilibrio
cromatico
è intensificato da note di colore date con pennellate incisive e
graffianti
che esaltano il significato delle composizioni.
Per trovare la rabbia contestatrice di De Giovanni sessantottino e il suo
dissenso per l’arroganza e la forza del potere bisogna soffermarsi sui
jeans, emblema del duro lavoro e della contestazione.
In queste opere segni e colori sono un urlo contro le ingiustizie, lo
sfruttamento di esseri umani,
le violenze perpetrate ai danni dei più deboli, le guerre.
Un urlo nel vuoto desolante della consapevolezza che si possa essere
ancora
sordi, per non sentire il dolore di chi soffre, di chi è sfruttato e
deriso,
di chi è solo senza speranza.
In queste opere, i segni diventati simboli concorrono ad un corale grido
di
richiesta di aiuto, libertà , vita, si ritrovano le tragedie del nostro
tempo. I jeans vecchi e logori, dipinti con tecnica mista, continuano il
racconto dei loro ricordi, ancora oggi brucianti, per i sogni
sessantottini
disattesi.
ROSA. F.MURGIAi
in
novembre e la collettiva inaugurata alla galleria “Mentana” di Firenze
il 6
dicembre, ecco De Giovanni all’annuale appuntamento di “Sutta Le Capanne
Du
Ripa” a Specchia, con un riepilogo della sua attività annuale, in una
mostra che è un momento magico e che ci introduce con decisione nel
mondo
del colore.
Gialli, rossi, verdi, azzurri violetti si amalgamano in un miscuglio,
pensato, di toni e sfumature, in atmosfere di suggestiva e inusitata
bellezza.
Paesaggi, fiori, simboli si animano di emozioni struggenti in dipinti
dove
vorticose pennellate, cariche di colore, inseguono i capricci della luce.
Nelle opere dell’artista tutto sembra muoversi come sotto l’effetto del
soffio di una brezza che cambia costantemente direzione.
Un turbinio di tocchi, macchie o campiture di colore racchiude tutta la
sensibilità dell’autore , il suo modo di vivere la pittura, di vedere il
mondo e di estrinsecare i propri sentimenti.
La natura lo attrae e lo coinvolge incuriosendolo in tutti i momenti del
suo
essere e lui, grato, da essa coglie a piene mani sognandola e
rappresentandola, sempre bella ed incontaminata, nei luoghi dove i danni
della società attuale non sono visibili.
La nascita di un fiore, dai colori ancora tenui e indefiniti, la sua
crescita con l’esplosione di vivaci cromie, il suo declino e la sua morte
con tinte brune e sbiadite, ma sempre ricche di comunicativa sono i suoi
soggetti preferiti.
La mediazione pittorica ci dona l’interiorità dell’artista fatta di
delicatezza, malinconia, sentimenti veri e gioia di vivere.
Le opere naturalistiche al primo impatto sembrano un sorriso ma
osservandole attentamente si scoprono dei fiori appassiti che hanno perso
petali e foglie
ma che ancora regalano,tristemente, dei bellissimi colori: ocra, rosa,
rossi, viola, azzurri, marron e grigi. In questi fiori secchi, benché
non ci
sia più la gioia vitale, si continua a suonare
l’ armonia di una musica sempre coinvolgente, ma, che via via si fa più
flebile ed espressiva . Nelle opere di questo artista l’equilibrio
cromatico
è intensificato da note di colore date con pennellate incisive e
graffianti
che esaltano il significato delle composizioni.
Per trovare la rabbia contestatrice di De Giovanni sessantottino e il suo
dissenso per l’arroganza e la forza del potere bisogna soffermarsi sui
jeans, emblema del duro lavoro e della contestazione.
In queste opere segni e colori sono un urlo contro le ingiustizie, lo
sfruttamento di esseri umani,
le violenze perpetrate ai danni dei più deboli, le guerre.
Un urlo nel vuoto desolante della consapevolezza che si possa essere
ancora
sordi, per non sentire il dolore di chi soffre, di chi è sfruttato e
deriso,
di chi è solo senza speranza.
In queste opere, i segni diventati simboli concorrono ad un corale grido
di
richiesta di aiuto, libertà , vita, si ritrovano le tragedie del nostro
tempo. I jeans vecchi e logori, dipinti con tecnica mista, continuano il
racconto dei loro ricordi, ancora oggi brucianti, per i sogni
sessantottini
disattesi.
ROSA. F.MURGIAi
20
dicembre 2003
Luigi De Giovanni
Dal 20 dicembre 2003 al 02 gennaio 2004
arte contemporanea
Location
SUTTA LE CAPANNE DU RIPA
Specchia, Via Umberto I, (Lecce)
Specchia, Via Umberto I, (Lecce)
Orario di apertura
10-12 / 16.19
Vernissage
20 Dicembre 2003, ore 17
Sito web
www.degiovanniluigi.com
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