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Luigi De Giovanni – Tracce di fede
L’artista presenta un nuovo ciclo di lavori ispirato al tema della Natività. Una Natività, insolita e provocatoria che abbandona l’interpretazione canonica e focalizza l’attenzione sul momento della Crocifissione
Comunicato stampa
Segnala l'evento
TRACCE DI FEDE
Personale di pittura di LUIGI DE GIOVANNI
6-30 DICEMBRE 2011 - SPECCHIA
Si aprirà martedì 6 dicembr e, con ver nissage alle ore 19:00, “Tracce di fede” la personale di pittura di Luigi De Giovanni allestita nell’atelier dell’artista, Sutta le capanne du Ripa, a Specchia in via Umber to I. Introduce
l’artista la prof.ssa Bianca Paris, presenta Antonietta Fulvio direttore responsabile Arte e Luoghi. Firma l’allestimento
l’architetto Stefania Branca. Organizzazione della mostra a cura de Il Raggio Verde eventi d’arte.
Dopo il recente successo della personale “Tracks-Tracce”, ideata in occasione della Giornata del Contemporaneo promossa da Amaci lo scorso ottobre, l’artista specchiese presenta un nuovo ciclo di lavori ispirato al tema della
Natività. Una Natività, insolita e provocatoria che abbandona l’interpretazione canonica e focalizza l’attenzione sul momento della Crocifissione. “Non si può non ricordare il Natale tralasciando il martirio, la morte, il motivo per cui Dio inviò suo Figlio sulla terra. – spiega lo stesso De Giovanni. - Il Natale mi porta ad una riflessione sul ruolo del
cristianesimo, sulla Crocifissione che è inscindibile dalla Natività e sul senso dell’esistenza in generale.”
Scheda della mostra
Tr acce di fede
LUIGI DE GIOVANNI
Introduzione: professoressa Bianca Paris
Presentazione: Antonietta Fulvio direttore responsabile Arte e Luoghi
Allestimento: Architetto Stefania Branca
Organizza: Il Raggio Verde eventi d’arte (Lecce) - cell. 339 4038939
Inaugurazione: Martedì 06 Dicembre ore 19.00
Dal 06 dicembre al 30 dicembre 2011
Orario di apertura: dalle ore 10,00 alle 13,00 - dalle ore 17,00 alle 20,00
Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Via Umberto I - Specchia - Lecce
Info: cell. 3292370646 - e.mail: lmfedeg@libero.it - sito web: www.degiovanniluigi.com.
Il Raggio Verde S.r.l.
editoria & comunicazione
Cell.339.4038939
www.ilraggioverdesrl.it
info@ilraggioverdesrl.it
Il Raggio Verde S.r.l.
Editoria & Comunicazione Lecce
Tel.3394038939
www.ilraggioverdesrl.it
info@ilraggioverdesrl.it
editoria & comunicazione
Pr esentazione
Anno domini. Fuga… dalla metafisica di Antonietta Fulvio
Anno zero. Anno Domini. Comunque lo si voglia chiamare, l’inizio della cronologia coincidente con la nascita di Gesù Cristo
segna un passaggio epocale. Spartiacque tra vecchio e nuovo, fu l’inizio del crollo della Roma imperiale che non riuscì gestire
il cambiamento sociale derivante dalla diffusione del Cristianesimo. Sulla scia di queste riflessioni sulla Storia, e su alcune tra le
pagine più importanti del Nuovo Testamento, nel suo atelier a Specchia, Luigi De Giovanni si sofferma a parlare mentre lentamente
la tela bianca sul suo cavalletto si riempe di segni... simboli, caratteri...colori.
Appena un mese fa ha concluso una personale inaugurata per la Giornata del Contemporaneo dal titolo Tracce. Era partito da
un’indagine sull’evoluzione di oggetti radicalmente modificati dal progresso tecnologico e usati, attraverso anche il recupero della
memoria contadina, come pretesto per riflettere sulla società. Il passato e il presente. Ma al centro sempre e solo l’uomo, comunque
artefice del proprio destino ma anche strettamente legato agli altri, perché l’uomo animale sociale non può vivere da solo. Ed è in
relazione agli altri che l’uomo scopre le proprie capacità come i propri limiti e nel suo personale cammino lascia sempre qualche
traccia dietro di sé. Tracce che vengono da un mondo interiore dove trova spazio il proprio credo spirituale e umano. Questo
l’assunto di partenza di un nuovo ciclo di lavori, dedicati al tema della Natività.
“Non si può non ricordare il Natale tralasciando il martirio, la morte, il motivo per cui Dio inviò suo Figlio sulla terra. La sua nascita
è legata alla rinascita, alla vittoria sulla morte grazie alla Resurrezione, icona di libertà dal peccato. La figura di Pilato è emblematica
come la frase che pronunciò presentando il Cristo flagellato - Ecce homo disse - pensando che aver ridotto il Nazareno ad una
maschera grondante di sangue fosse bastato ai farisei. Pilato avrebbe avuto il potere di cambiare il corso degli eventi ma non lo fece.
Non riuscì a gestire il potere e, purtroppo anche se con formule diverse, la storia si ripete continuamente. Il Natale mi porta ad una
riflessione sul ruolo del cristianesimo, sulla Crocifissione che è inscindibile dalla Natività e sul senso dell’esistenza in generale.”
La natività è da sempre un tema molto frequentato nell’arte che vanta capolavori assoluti: dalla rappresentazione affrescata da
Giotto nella Cappella Scrovegni di Padova, alla tela di Lorenzo Lotto, ad esempio, che dipinse la devozione della Sacra famiglia
inserendo in un angolo buio della grotta proprio il crocifisso. Alla Natività, purtroppo persa, del Caravaggio che dipinse una Vergine,
donna e madre ancora prostrata dalla fatica del parto mentre guarda il suo Divino Bambino: in quella posa che non ha nulla di santo è
racchiusa tutta la santità dell’evento ma anche l’inevitabile senso del dolore, di quel presagio di morte che è scritto anche nel destino
del figlio di Dio.
Sovrapposta alla precedente festività pagana del Sol Invictus, o a quella Ebraica detta Hanukkah, entrambe celebrate il 25 dicembre,
la nascita di Gesù Bambino è la festa che celebra il miracolo della vita, l’unico che vede protagonisti anche noi poveri mortali; ma
Cristo nasce per un miracolo ancora più grande, la Resurrezione che implica il sacrificio, il dolore, la morte.
“La vita è un insieme di emozioni e sensazioni contrastanti. É amore e disperazione, gioia e dolore, ma anche lotta e tensione verso
la felicità. E’ quel che io chiamo il problema delle 24 ore.” E dal destino di dolore che Cristo trae la sua forza, ecco perché l’artista
non sceglie di rappresentare il momento della nascita ma il simbolo del sacrificio, passaggio obbligato e scritto dall’Onnipotente
perchè quella frattura tra Dio e l’Uomo potesse essere colmata.
Come per la personale Tracce, l’artista sceglie di realizzare accanto ad alcune tele una composizione risultante dall’ assemblaggio di
dodici moduli - 12 i mesi dell’anno, 12 gli apostoli - un enorme quadrato dove la tradizionale rappresentazione della Natività lascia
il posto ad una composizione nuova, provocatoria. Al centro della tela una grande croce, rossa. E poi la frase Ecce Homo, le sigle
SPQR, INRI che campeggiano in lungo e largo sulla tela, sovrapponendosi in alcuni punti, richiamando inevitabilmente l’attenzione
sui loro significati reconditi. Il colore rosso sembra zampillare come stille di sangue, l’idea del sacrificio è intrinseca nella forma
stessa della croce, affiancata da due scale: la scala di Nicodemo diventa per l’artista simbolo dello status sociale: “l’evento religioso
della Crocifissione si insinua nella Storia, ne diventa parte integrante la persecuzione del Cristianesimo per la Roma imperiale fu un
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Cell.339.4038939
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grande errore politico, l’inizio della fine... i Romani avevano già sconfitto altri popoli in precedenza inglobando la loro cultura; si
pensi ad esempio a Cartagine, ma con Israele le cose andarono diversamente”.
D’altra parte un sistema schiavista quale era l’impero avrebbe mai potuto accettare la religione che riteneva tutti gli uomini uguali?
che gli ultimi sarebbero stati i primi? che bisognava amare il prossimo come se stessi?
“L’uomo per natura è egoista e, nonostante siano passati tre millenni, senza contare i precedenti, pensa solo al proprio benessere,
fa niente se per raggiungerlo deve schiacciare gli altri. Non è un caso che il pesce, simbolo di Cristo nell’iconografia cristiana, sia
raffigurato in una forma ben lontana dalla stilizzazione classica perché nella sua grossezza ho voluto rappresentare la falsa ambizione
di essere detentori della conoscenza. Da questo punto di vista siamo ancora nelle caverne, il nostro sguardo è dentro la grotta, non
fuori. Le paure ancestrali che ci portiamo dentro sono sempre in agguato, la paura del buio come della solitudine, della sofferenza,
della morte opprimono il nostro esistere e rendono sempre più problematiche le nostre 24 ore”.
Il blu, colore spirituale per eccellenza, predomina nelle tele dove elementi simbolici come le scale rappresentano una società che
continua a vivere in precario equilibrio tra croci che non sono grondanti di sangue ma, bianche o azzurre, rappresentano l’uomo con
gli insoluti interrogativi di sempre, quelli che fecero nascere nell’antica Grecia la filosofia.... interrogativi come croci sparse nello
spazio pittorico che diventa metafora del mondo, del tempo che viviamo. Il segno sempre più incisivo e materico definisce volumi
che si sovrappongono sul piano in un rincorrersi di linee curve e spezzate quasi ad evocare il percorso difficile e tortuoso che è la vita
per ogni singolo individuo e, per esteso, della comunità intera. I colori intensi, quasi violenti, diventano espressione dei sentimenti,
delle passioni, delle sensazioni che affollano la mente e il cuore dell’uomo di tutti i tempi.
Lo sguardo che l’artista prima rivolgeva ai luoghi dello spazio sono sempre più introiettati al proprio sentire, all’io che cerca di
farsi strada tra il groviglio di pensieri che la vita stessa scatena. Ogni tanto qualche giallo/lampo di luce suggerisce il legittimo
interrogativo ma una via di fuga esiste?
“É la metafisica, il sogno. - La risposta decisa dell’artista- É nella spiritualità che l’uomo ritrova il coraggio e la determinazione per
affrontare i propri démoni, di vivere la propria esistenza riscoprendo la consapevolezza che la forza della rinascita è la libertà del
pensiero. Come insegna il messaggio evangelico la libertà nasce dalla sofferenza, dal dolore.”
L’allestimento curato dall’architetto Stefania Branca affianca alla modulazione pittorica un’installazione così come accaduto nelle
recenti personali tenutesi nell’atelier che, da luogo di ideazione e realizzazione dell’opera, si fa anche spazio interattivo con il
pubblico. In virtù di un percorso che continua, tracce di gesso renderanno bianca la pavimentazione dove tra santini e rosari, icone
di fede, ognuno potrà almeno per un momento riflettere sul significato più autentico del Natale. Un Natale lontano dalla festa
consumistica, e non solo per il clima di recessione, ma perché traccia di una spiritualità ritrovata.
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Cell.339.4038939
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6-30 DICEMBRE 2011 - SPECCHIA
Si aprirà martedì 6 dicembr e, con ver nissage alle ore 19:00, “Tracce di fede” la personale di pittura di Luigi De Giovanni allestita nell’atelier dell’artista, Sutta le capanne du Ripa, a Specchia in via Umber to I. Introduce
l’artista la prof.ssa Bianca Paris, presenta Antonietta Fulvio direttore responsabile Arte e Luoghi. Firma l’allestimento
l’architetto Stefania Branca. Organizzazione della mostra a cura de Il Raggio Verde eventi d’arte.
Dopo il recente successo della personale “Tracks-Tracce”, ideata in occasione della Giornata del Contemporaneo promossa da Amaci lo scorso ottobre, l’artista specchiese presenta un nuovo ciclo di lavori ispirato al tema della
Natività. Una Natività, insolita e provocatoria che abbandona l’interpretazione canonica e focalizza l’attenzione sul momento della Crocifissione. “Non si può non ricordare il Natale tralasciando il martirio, la morte, il motivo per cui Dio inviò suo Figlio sulla terra. – spiega lo stesso De Giovanni. - Il Natale mi porta ad una riflessione sul ruolo del
cristianesimo, sulla Crocifissione che è inscindibile dalla Natività e sul senso dell’esistenza in generale.”
Scheda della mostra
Tr acce di fede
LUIGI DE GIOVANNI
Introduzione: professoressa Bianca Paris
Presentazione: Antonietta Fulvio direttore responsabile Arte e Luoghi
Allestimento: Architetto Stefania Branca
Organizza: Il Raggio Verde eventi d’arte (Lecce) - cell. 339 4038939
Inaugurazione: Martedì 06 Dicembre ore 19.00
Dal 06 dicembre al 30 dicembre 2011
Orario di apertura: dalle ore 10,00 alle 13,00 - dalle ore 17,00 alle 20,00
Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Via Umberto I - Specchia - Lecce
Info: cell. 3292370646 - e.mail: lmfedeg@libero.it - sito web: www.degiovanniluigi.com.
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Anno domini. Fuga… dalla metafisica di Antonietta Fulvio
Anno zero. Anno Domini. Comunque lo si voglia chiamare, l’inizio della cronologia coincidente con la nascita di Gesù Cristo
segna un passaggio epocale. Spartiacque tra vecchio e nuovo, fu l’inizio del crollo della Roma imperiale che non riuscì gestire
il cambiamento sociale derivante dalla diffusione del Cristianesimo. Sulla scia di queste riflessioni sulla Storia, e su alcune tra le
pagine più importanti del Nuovo Testamento, nel suo atelier a Specchia, Luigi De Giovanni si sofferma a parlare mentre lentamente
la tela bianca sul suo cavalletto si riempe di segni... simboli, caratteri...colori.
Appena un mese fa ha concluso una personale inaugurata per la Giornata del Contemporaneo dal titolo Tracce. Era partito da
un’indagine sull’evoluzione di oggetti radicalmente modificati dal progresso tecnologico e usati, attraverso anche il recupero della
memoria contadina, come pretesto per riflettere sulla società. Il passato e il presente. Ma al centro sempre e solo l’uomo, comunque
artefice del proprio destino ma anche strettamente legato agli altri, perché l’uomo animale sociale non può vivere da solo. Ed è in
relazione agli altri che l’uomo scopre le proprie capacità come i propri limiti e nel suo personale cammino lascia sempre qualche
traccia dietro di sé. Tracce che vengono da un mondo interiore dove trova spazio il proprio credo spirituale e umano. Questo
l’assunto di partenza di un nuovo ciclo di lavori, dedicati al tema della Natività.
“Non si può non ricordare il Natale tralasciando il martirio, la morte, il motivo per cui Dio inviò suo Figlio sulla terra. La sua nascita
è legata alla rinascita, alla vittoria sulla morte grazie alla Resurrezione, icona di libertà dal peccato. La figura di Pilato è emblematica
come la frase che pronunciò presentando il Cristo flagellato - Ecce homo disse - pensando che aver ridotto il Nazareno ad una
maschera grondante di sangue fosse bastato ai farisei. Pilato avrebbe avuto il potere di cambiare il corso degli eventi ma non lo fece.
Non riuscì a gestire il potere e, purtroppo anche se con formule diverse, la storia si ripete continuamente. Il Natale mi porta ad una
riflessione sul ruolo del cristianesimo, sulla Crocifissione che è inscindibile dalla Natività e sul senso dell’esistenza in generale.”
La natività è da sempre un tema molto frequentato nell’arte che vanta capolavori assoluti: dalla rappresentazione affrescata da
Giotto nella Cappella Scrovegni di Padova, alla tela di Lorenzo Lotto, ad esempio, che dipinse la devozione della Sacra famiglia
inserendo in un angolo buio della grotta proprio il crocifisso. Alla Natività, purtroppo persa, del Caravaggio che dipinse una Vergine,
donna e madre ancora prostrata dalla fatica del parto mentre guarda il suo Divino Bambino: in quella posa che non ha nulla di santo è
racchiusa tutta la santità dell’evento ma anche l’inevitabile senso del dolore, di quel presagio di morte che è scritto anche nel destino
del figlio di Dio.
Sovrapposta alla precedente festività pagana del Sol Invictus, o a quella Ebraica detta Hanukkah, entrambe celebrate il 25 dicembre,
la nascita di Gesù Bambino è la festa che celebra il miracolo della vita, l’unico che vede protagonisti anche noi poveri mortali; ma
Cristo nasce per un miracolo ancora più grande, la Resurrezione che implica il sacrificio, il dolore, la morte.
“La vita è un insieme di emozioni e sensazioni contrastanti. É amore e disperazione, gioia e dolore, ma anche lotta e tensione verso
la felicità. E’ quel che io chiamo il problema delle 24 ore.” E dal destino di dolore che Cristo trae la sua forza, ecco perché l’artista
non sceglie di rappresentare il momento della nascita ma il simbolo del sacrificio, passaggio obbligato e scritto dall’Onnipotente
perchè quella frattura tra Dio e l’Uomo potesse essere colmata.
Come per la personale Tracce, l’artista sceglie di realizzare accanto ad alcune tele una composizione risultante dall’ assemblaggio di
dodici moduli - 12 i mesi dell’anno, 12 gli apostoli - un enorme quadrato dove la tradizionale rappresentazione della Natività lascia
il posto ad una composizione nuova, provocatoria. Al centro della tela una grande croce, rossa. E poi la frase Ecce Homo, le sigle
SPQR, INRI che campeggiano in lungo e largo sulla tela, sovrapponendosi in alcuni punti, richiamando inevitabilmente l’attenzione
sui loro significati reconditi. Il colore rosso sembra zampillare come stille di sangue, l’idea del sacrificio è intrinseca nella forma
stessa della croce, affiancata da due scale: la scala di Nicodemo diventa per l’artista simbolo dello status sociale: “l’evento religioso
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pensi ad esempio a Cartagine, ma con Israele le cose andarono diversamente”.
D’altra parte un sistema schiavista quale era l’impero avrebbe mai potuto accettare la religione che riteneva tutti gli uomini uguali?
che gli ultimi sarebbero stati i primi? che bisognava amare il prossimo come se stessi?
“L’uomo per natura è egoista e, nonostante siano passati tre millenni, senza contare i precedenti, pensa solo al proprio benessere,
fa niente se per raggiungerlo deve schiacciare gli altri. Non è un caso che il pesce, simbolo di Cristo nell’iconografia cristiana, sia
raffigurato in una forma ben lontana dalla stilizzazione classica perché nella sua grossezza ho voluto rappresentare la falsa ambizione
di essere detentori della conoscenza. Da questo punto di vista siamo ancora nelle caverne, il nostro sguardo è dentro la grotta, non
fuori. Le paure ancestrali che ci portiamo dentro sono sempre in agguato, la paura del buio come della solitudine, della sofferenza,
della morte opprimono il nostro esistere e rendono sempre più problematiche le nostre 24 ore”.
Il blu, colore spirituale per eccellenza, predomina nelle tele dove elementi simbolici come le scale rappresentano una società che
continua a vivere in precario equilibrio tra croci che non sono grondanti di sangue ma, bianche o azzurre, rappresentano l’uomo con
gli insoluti interrogativi di sempre, quelli che fecero nascere nell’antica Grecia la filosofia.... interrogativi come croci sparse nello
spazio pittorico che diventa metafora del mondo, del tempo che viviamo. Il segno sempre più incisivo e materico definisce volumi
che si sovrappongono sul piano in un rincorrersi di linee curve e spezzate quasi ad evocare il percorso difficile e tortuoso che è la vita
per ogni singolo individuo e, per esteso, della comunità intera. I colori intensi, quasi violenti, diventano espressione dei sentimenti,
delle passioni, delle sensazioni che affollano la mente e il cuore dell’uomo di tutti i tempi.
Lo sguardo che l’artista prima rivolgeva ai luoghi dello spazio sono sempre più introiettati al proprio sentire, all’io che cerca di
farsi strada tra il groviglio di pensieri che la vita stessa scatena. Ogni tanto qualche giallo/lampo di luce suggerisce il legittimo
interrogativo ma una via di fuga esiste?
“É la metafisica, il sogno. - La risposta decisa dell’artista- É nella spiritualità che l’uomo ritrova il coraggio e la determinazione per
affrontare i propri démoni, di vivere la propria esistenza riscoprendo la consapevolezza che la forza della rinascita è la libertà del
pensiero. Come insegna il messaggio evangelico la libertà nasce dalla sofferenza, dal dolore.”
L’allestimento curato dall’architetto Stefania Branca affianca alla modulazione pittorica un’installazione così come accaduto nelle
recenti personali tenutesi nell’atelier che, da luogo di ideazione e realizzazione dell’opera, si fa anche spazio interattivo con il
pubblico. In virtù di un percorso che continua, tracce di gesso renderanno bianca la pavimentazione dove tra santini e rosari, icone
di fede, ognuno potrà almeno per un momento riflettere sul significato più autentico del Natale. Un Natale lontano dalla festa
consumistica, e non solo per il clima di recessione, ma perché traccia di una spiritualità ritrovata.
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06
dicembre 2011
Luigi De Giovanni – Tracce di fede
Dal 06 al 30 dicembre 2011
arte contemporanea
Location
SUTTA LE CAPANNE DU RIPA
Specchia, Via Umberto I, (Lecce)
Specchia, Via Umberto I, (Lecce)
Orario di apertura
dalle 10 alle 13 e dalle ore 17,00 alle 20
Vernissage
6 Dicembre 2011, ore 19
Sito web
www.ilraggioverdesrl.it
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