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Luigi Fatichi / Aldo Lurci – Rilevare la percezione
mostra doppia personale
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Lo Spazio d’arte Alberto Moretti / Schema polis, ha iniziato la sua attività nel 2008 come sede prevista di mostra permanente delle opere di
Alberto Moretti e della Collezione della Galleria Schema oltre che come luogo d’incontro per la divulgazione e l’approfondimento della prassi
e della teoria artistica contemporanea. In questo senso già diverse importanti opportunità si sono susseguite nel trascorrere di questi pochi
anni. Un benvenuto oggi a Luigi Fatichi e Aldo Lurci che, con le loro opere, dimostrano di essere autori sensibili alle esperienze culturali
contemporanee e ci riconfermano la centralità della Toscana e Carmignano nel panorama dell’arte internazionale.
Doriano Cirri
Sindaco di Carmignano
Nel tempo, il legame intellettuale che univa i due pittori era divenuto molto forte. Ma non era stato sempre così.
Quando si erano incontrati nel 1966, e qui bisogna immaginare le sale ottocentesche dell’accademia di Firenze che erano già state la scuola
di Fattori, la personalità rigida del maestro, Giulietti, aveva anteposto qualche diffi denza, proprio intorno alle questioni di principio verso, Luigi
Fatichi, un nuovo allievo, studente di fi losofi a, che giungeva con l’animo irruente pieno di fermenti, di interrogativi.
Ma era inevitabile che quell’impegno morale ed esclusivo che li spingeva, quasi un fuoco esistenziale, venisse a plasmare un’amicizia che poi
è durata tutta la vita; anzi che ha avuto la possibilità di dispensare oltre i suoi frutti. Queste poche righe sono la testimonianza da parte di chi
si chiede prolunghi l’ombra di quel colloquio.
Soprattutto credo che fosse il rigore in senso lato, quello che Giulietti defi niva la “coerenza di stile”, l’elemento che sosteneva entrambi; lo
rivedo a distanza; esistenze pressate dalla consapevolezza di essere artisti, dalla resistenza dolorosa nell’affermarlo ogni giorno, anche tramite
la silenziosa, per certi versi umile, spesso apparentemente inutile ma caparbia frequentazione dei rispettivi studi. Che poi, non è banale,
offrono un analogo scenario: i telai e i grandi quadri appoggiati contro la parete; quasi tutti sono conservati lì, fra gelosia e pudore, e affermano
potentemente la chiamata, di entrambi, da parte della Pittura, signora e padrona.
Un po’ diverso è il tipo di perfezione, che comunque si respira: una acribia disordinata, quella di Giulietti, mentre defi nirei un disordine
ordinato quello di Fatichi, la cui natura intellettuale è più astratta dalla corporeità e non chiede di specchiarsi e calmarsi nei ritmi della visione
circostante. Lo studio di Luigi ti accoglie con l’atmosfera di un luogo lasciato da qualche tempo.
In comune di entrambi gli studi mi resta anche la sensazione del sapore del colore; lo stesso che avverti entrando nel laboratorio di Moretti,
il maestro dei maestri, quello che Giulietti ha amato di più e rispettato e onorato. E’ per questo che ho pensato, qualche tempo fa di usare
l’amicizia comune di Gustavo come tramite fra Moretti e Fatichi che non si conoscevano, nonostante che Luigi avesse accolto qualche anno
prima, su Erba d’Arno, un saggio importante col quale Gustavo aveva voluto celebrare la chiusura della Galleria Schema. Ma allora le affi nità
erano rimaste sulla carta della rivista.
Li ho fatti incontrare a casa mia, dove la raccolta dei quadri di Gustavo consentiva di accenderne la presenza e avrebbe giocato il suo ruolo di
collegamento che doveva, è stato solo il pretesto per un sodalizio che idealmente già esisteva. E poi Alberto e Raul avrebbero potuto vedere
un’opera, un solo ma importante quadro di Luigi, oggi di mia proprietà, che attraverso il linguaggio del colore riesce ad astrarre il cosmo nei
termini di una adolescenziale gioia di vivere, vale a dire il tratto che unisce Fatichi a Moretti: uomini, artisti angelicati.
Loretta Dolcini Giulietti
Il titolo rilevare la percezione mi è stato suggerito dalle piacevoli esperienze avute
nel conoscere l’operare di questi due artisti che oggi presento. A Luigi Fatichi ci univa
già una piccola catena di grandi cari personaggi come racconta Loretta. Ad Aldo Lurci
e al suo ricco studio mi ha portato un altro importante artista di Prato, ma di origini
carmignanesi, il pittore Raffaello Gori cui questo Spazio conta di fare onore in una
prossima opportunità.
In comune la pittura. Vederla in una grande tela di Fatichi è affascinante dal primo
momento. Ascoltare le mille motivazioni e il supporto fi losofi co inseriti in essa è come
rivederla risollevando degli estratti con la mente e ripassando gli altri soggetti suoi visti
appena prima defi nendo cosi “le categorie interpretative in cui Lui opera, all’interno
della prospettiva aperta dalla pratica conoscitiva”(Luigi Bernardi). Per Lurci, invece, la
mediazione è diversa, l’artefi ce è li. I nostri occhi abituati fanno una normale attenzione
all’immagine e alle forme geometriche che presenta, ed è necessario un breve momento
per accorgersi che nel contenuto qualche avvertimento emerge.
Le opere di Lurci evidenziano, hanno la caratteristica basilare delle forme architettoniche,
ma a sua volta allontanano il riferimento che ci conduca a organizzarle nel reale. Le sue
creazioni implicano la rigorosa, non direi programmazione, ma invece rigoroso sviluppo
che ci porta fi no al momento di grazia, raggiungendo il suo commentato equilibrio fi no
al traguardo dell’estasi, utilizzando in esse alta e scientifi ca professionalità e all’unisono
grande dose istintiva. Costruisce le regole del proprio linguaggio negli elementi interni
alle forme e il ritmo dei rapporti in atto nella visione.
Il suo modello riproposto, il quadrato, è la forma che deve disciplinare sicuramente tutte
le altre relazioni da creare. Come tanti altri grandi artisti del passato e del contemporaneo,
le proporzioni sono guidate dall’intuizione innata in Loro o dalle supreme regole: Sezione
aurea e Serie di Fibonacci. Queste opere dimostrano la rappresentazione nella centralità
del modello, questo quadrato instabile, in movimento, e lo spazio in cui esso si muove,
insieme agli elementi della grammatica fi gurale frequentemente presenti: griglia strisce,
moduli, rettangoli, ecc. che mostrano un gruppo, a volte, variegato e raffi natissimo di
colori mutevoli, iridescenti. Osservando le opere è impossibile, nel momento in cui
l’emozione della loro lettura c’i invada, non fare associazioni alla spazialità della musica,
e defi nire come un’agogica questo complesso di leggere modifi cazioni dell’andamento
apportate ad un insieme durante la sua rappresentazione, con ragioni squisitamente
interpretative.
Per concludere, in loro due ho trovato notevole differenza nel campo della ricerca
nonostante la pittura ,comune a tutti due, introspettiva, profonda l’una, stimolante,
vitale l’altra, ma in loro c’è bisogno come dice il titolo, di andare oltre l’apparente delle
cose, di rilevare il primo impatto emotivo, quando c’è.
Raul Dominguez
Alberto Moretti e della Collezione della Galleria Schema oltre che come luogo d’incontro per la divulgazione e l’approfondimento della prassi
e della teoria artistica contemporanea. In questo senso già diverse importanti opportunità si sono susseguite nel trascorrere di questi pochi
anni. Un benvenuto oggi a Luigi Fatichi e Aldo Lurci che, con le loro opere, dimostrano di essere autori sensibili alle esperienze culturali
contemporanee e ci riconfermano la centralità della Toscana e Carmignano nel panorama dell’arte internazionale.
Doriano Cirri
Sindaco di Carmignano
Nel tempo, il legame intellettuale che univa i due pittori era divenuto molto forte. Ma non era stato sempre così.
Quando si erano incontrati nel 1966, e qui bisogna immaginare le sale ottocentesche dell’accademia di Firenze che erano già state la scuola
di Fattori, la personalità rigida del maestro, Giulietti, aveva anteposto qualche diffi denza, proprio intorno alle questioni di principio verso, Luigi
Fatichi, un nuovo allievo, studente di fi losofi a, che giungeva con l’animo irruente pieno di fermenti, di interrogativi.
Ma era inevitabile che quell’impegno morale ed esclusivo che li spingeva, quasi un fuoco esistenziale, venisse a plasmare un’amicizia che poi
è durata tutta la vita; anzi che ha avuto la possibilità di dispensare oltre i suoi frutti. Queste poche righe sono la testimonianza da parte di chi
si chiede prolunghi l’ombra di quel colloquio.
Soprattutto credo che fosse il rigore in senso lato, quello che Giulietti defi niva la “coerenza di stile”, l’elemento che sosteneva entrambi; lo
rivedo a distanza; esistenze pressate dalla consapevolezza di essere artisti, dalla resistenza dolorosa nell’affermarlo ogni giorno, anche tramite
la silenziosa, per certi versi umile, spesso apparentemente inutile ma caparbia frequentazione dei rispettivi studi. Che poi, non è banale,
offrono un analogo scenario: i telai e i grandi quadri appoggiati contro la parete; quasi tutti sono conservati lì, fra gelosia e pudore, e affermano
potentemente la chiamata, di entrambi, da parte della Pittura, signora e padrona.
Un po’ diverso è il tipo di perfezione, che comunque si respira: una acribia disordinata, quella di Giulietti, mentre defi nirei un disordine
ordinato quello di Fatichi, la cui natura intellettuale è più astratta dalla corporeità e non chiede di specchiarsi e calmarsi nei ritmi della visione
circostante. Lo studio di Luigi ti accoglie con l’atmosfera di un luogo lasciato da qualche tempo.
In comune di entrambi gli studi mi resta anche la sensazione del sapore del colore; lo stesso che avverti entrando nel laboratorio di Moretti,
il maestro dei maestri, quello che Giulietti ha amato di più e rispettato e onorato. E’ per questo che ho pensato, qualche tempo fa di usare
l’amicizia comune di Gustavo come tramite fra Moretti e Fatichi che non si conoscevano, nonostante che Luigi avesse accolto qualche anno
prima, su Erba d’Arno, un saggio importante col quale Gustavo aveva voluto celebrare la chiusura della Galleria Schema. Ma allora le affi nità
erano rimaste sulla carta della rivista.
Li ho fatti incontrare a casa mia, dove la raccolta dei quadri di Gustavo consentiva di accenderne la presenza e avrebbe giocato il suo ruolo di
collegamento che doveva, è stato solo il pretesto per un sodalizio che idealmente già esisteva. E poi Alberto e Raul avrebbero potuto vedere
un’opera, un solo ma importante quadro di Luigi, oggi di mia proprietà, che attraverso il linguaggio del colore riesce ad astrarre il cosmo nei
termini di una adolescenziale gioia di vivere, vale a dire il tratto che unisce Fatichi a Moretti: uomini, artisti angelicati.
Loretta Dolcini Giulietti
Il titolo rilevare la percezione mi è stato suggerito dalle piacevoli esperienze avute
nel conoscere l’operare di questi due artisti che oggi presento. A Luigi Fatichi ci univa
già una piccola catena di grandi cari personaggi come racconta Loretta. Ad Aldo Lurci
e al suo ricco studio mi ha portato un altro importante artista di Prato, ma di origini
carmignanesi, il pittore Raffaello Gori cui questo Spazio conta di fare onore in una
prossima opportunità.
In comune la pittura. Vederla in una grande tela di Fatichi è affascinante dal primo
momento. Ascoltare le mille motivazioni e il supporto fi losofi co inseriti in essa è come
rivederla risollevando degli estratti con la mente e ripassando gli altri soggetti suoi visti
appena prima defi nendo cosi “le categorie interpretative in cui Lui opera, all’interno
della prospettiva aperta dalla pratica conoscitiva”(Luigi Bernardi). Per Lurci, invece, la
mediazione è diversa, l’artefi ce è li. I nostri occhi abituati fanno una normale attenzione
all’immagine e alle forme geometriche che presenta, ed è necessario un breve momento
per accorgersi che nel contenuto qualche avvertimento emerge.
Le opere di Lurci evidenziano, hanno la caratteristica basilare delle forme architettoniche,
ma a sua volta allontanano il riferimento che ci conduca a organizzarle nel reale. Le sue
creazioni implicano la rigorosa, non direi programmazione, ma invece rigoroso sviluppo
che ci porta fi no al momento di grazia, raggiungendo il suo commentato equilibrio fi no
al traguardo dell’estasi, utilizzando in esse alta e scientifi ca professionalità e all’unisono
grande dose istintiva. Costruisce le regole del proprio linguaggio negli elementi interni
alle forme e il ritmo dei rapporti in atto nella visione.
Il suo modello riproposto, il quadrato, è la forma che deve disciplinare sicuramente tutte
le altre relazioni da creare. Come tanti altri grandi artisti del passato e del contemporaneo,
le proporzioni sono guidate dall’intuizione innata in Loro o dalle supreme regole: Sezione
aurea e Serie di Fibonacci. Queste opere dimostrano la rappresentazione nella centralità
del modello, questo quadrato instabile, in movimento, e lo spazio in cui esso si muove,
insieme agli elementi della grammatica fi gurale frequentemente presenti: griglia strisce,
moduli, rettangoli, ecc. che mostrano un gruppo, a volte, variegato e raffi natissimo di
colori mutevoli, iridescenti. Osservando le opere è impossibile, nel momento in cui
l’emozione della loro lettura c’i invada, non fare associazioni alla spazialità della musica,
e defi nire come un’agogica questo complesso di leggere modifi cazioni dell’andamento
apportate ad un insieme durante la sua rappresentazione, con ragioni squisitamente
interpretative.
Per concludere, in loro due ho trovato notevole differenza nel campo della ricerca
nonostante la pittura ,comune a tutti due, introspettiva, profonda l’una, stimolante,
vitale l’altra, ma in loro c’è bisogno come dice il titolo, di andare oltre l’apparente delle
cose, di rilevare il primo impatto emotivo, quando c’è.
Raul Dominguez
09
settembre 2010
Luigi Fatichi / Aldo Lurci – Rilevare la percezione
Dal 09 settembre al 09 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
SAAM – SPAZIO D’ARTE ALBERTO MORETTI – SCHEMA POLIS
Carmignano, Via Borgo, 4, (Prato)
Carmignano, Via Borgo, 4, (Prato)
Orario di apertura
giovedì venerdì sabato 16–19
domenica 10-12 e 16-19
Vernissage
9 Settembre 2010, ore 18
Autore
Curatore