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Luigi Ghirri – Project Prints
La Galleria Massimo Minini in collaborazione con il Fondo di Luigi Ghirri presenta la mostra Luigi Ghirri – Project Prints, a cura di Elena Re. Nella project room vengono presentate una selezione di fotografie di Mario Dondero e Franco Piavoli.
Comunicato stampa
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La Galleria Massimo Minini in collaborazione con il Fondo di Luigi Ghirri presenta la mostra LUIGI GHIRRI – Project Prints, a cura di Elena Re.
Attraverso un’ampia e approfondita selezione di project prints fatta presso il Fondo di Luigi Ghirri, la mostra offre uno sguardo sulle principali serie, ovvero sui principali progetti di ricerca fotografica sviluppati dall’artista lungo gli anni ’80 fino al 1992, anno della sua prematura scomparsa.
Per parlare dei project prints di Luigi Ghirri bisogna innanzitutto dire che, fin dai primi anni ’70, Ghirri aveva maturato alcune fondamentali riflessioni intorno al ruolo della fotografia nell’ambito dell’arte contemporanea. In generale, l’interesse si stava spostando dall’abilità necessaria all’artista per creare manualmente l’opera verso la coincidenza tra l’opera e la realtà registrata dalla macchina fotografica, in un processo che recuperava il ready-made di Marcel Duchamp e la scrittura automatica dei Surrealisti. Cosicché, forte di un simile confronto, Ghirri stesso era arrivato a concentrarsi essenzialmente sui contenuti del proprio lavoro, sviluppandone la parte progettuale e ponendo al centro della sua ricerca “il guardare”, ossia la capacità sia razionale che emotiva di decifrare i dati raccolti attraverso la percezione, trasformandoli in pensiero visivo. Proprio in questo periodo, Ghirri inizia quindi a lavorare in modo sistematico su più progetti e a strutturare le sue prime serie, realizzando spesso delle maquettes che permettevano di visualizzare l’opera e ragionare su di essa.
Approfondendo la sua ricerca espressiva sul tema del paesaggio, a partire dai primi anni ’80 Ghirri inizia man mano ad abbandonare la macchina fotografica di piccolo formato e a produrre così negativi di formato più grande, non certo per amore della tecnica ma quasi per “entrare” con maggiore intensità nel soggetto analizzato. La centralità del pensiero e il senso del progetto continuano dunque ad essere anche in questi anni i presupposti irrinunciabili del suo lavoro. A tal punto che questi stessi negativi si rivelano in realtà come un ulteriore strumento progettuale a sua disposizione. Da tali matrici si possono infatti realizzare delle ottime stampe a contatto come pure dei provini in banda, ossia delle piccole fotografie che Ghirri può a questo punto ritagliare, archiviare, mettere in fila, per vedere ogni immagine, per progettare le serie, per organizzare il proprio sguardo, lasciandole anche sciolte per poterle di nuovo aggregare in infinite combinazioni.
Queste piccole fotografie con cui Luigi Ghirri dai primi anni ’80 al 1992 organizza il proprio sguardo sono dunque i project prints, un nucleo assai corposo di stampe in miniatura che nasce come strumento di progetto.
Il progetto è un dato che permette di strutturare il lavoro d’un individuo. E’ necessario avere un progetto sia per la costruzione di una casa quanto e soprattutto per la realizzazione di un’opera d’arte […] Soltanto all’interno di questo è consentito il rischio e la libertà del gesto. (Luigi Ghirri)
Dopo il grande successo riscontrato da una prima anticipazione ad Art Basel, con questa mostra nella sua galleria Massimo Minini propone dunque uno sguardo completo e assolutamente inedito su questa particolare tipologia di lavori fotografici di Luigi Ghirri. Tanto che è in corso di realizzazione uno studio finalizzato alla pubblicazione di un libro sui project prints e sulla visione progettuale di Luigi Ghirri, a cura di Elena Re.
Luigi Ghirri (Scandiano, Reggio Emilia, 1943 – Roncocesi, Reggio Emilia, 1992) ha prodotto per più di vent’anni, dal 1970 al 1992. Autore fra i più importanti e influenti nello scenario della fotografia contemporanea, inizia il suo lavoro nell’ambito dell’arte concettuale e le sue ricerche presto lo conducono a essere noto internazionalmente. Nel 1975 è tra le “Discoveries” del Photography Year di Time-Life e partecipa alla mostra Art as Photography – Photography as Art di Kassel. Nel 1982 è segnalato alla Photokina di Colonia come uno degli artisti più significativi della storia della fotografia del XX secolo. Le sue opere sono conservate presso varie istituzioni nel mondo, tra cui: Stedelijk Museum (Amsterdam), Musée-Château (Annecy), Musée de la Photographie Réattu (Arles), Polaroid Collection (Cambridge, Massachusetts), Musée Nicéphore Niépce (Chalon-sur-Saône), Museum of Fine Arts (Houston), Museo di Fotografia Contemporanea (Cinisello Balsamo, Milano), Archivio dello Spazio – Amministrazione Provinciale (Milano), Galleria Civica (Modena), Canadian Centre for Architecture – Centre Canadien d’Architecture (Montréal), Museum of Modern Art (New York), Cabinets des estampes – Bibliothèque Nationale de France (Paris), Fond National d’Art Contemporain (Paris), Centro Studi e Archivio della Comunicazione (Parma), Biblioteca Panizzi – Fototeca (Reggio Emilia), Palazzo Braschi – Archivio Fotografico Comunale (Roma), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), Galleria d’Arte Moderna (Torino), Fotomuseum (Winterthur).
Attraverso un’ampia e approfondita selezione di project prints fatta presso il Fondo di Luigi Ghirri, la mostra offre uno sguardo sulle principali serie, ovvero sui principali progetti di ricerca fotografica sviluppati dall’artista lungo gli anni ’80 fino al 1992, anno della sua prematura scomparsa.
Per parlare dei project prints di Luigi Ghirri bisogna innanzitutto dire che, fin dai primi anni ’70, Ghirri aveva maturato alcune fondamentali riflessioni intorno al ruolo della fotografia nell’ambito dell’arte contemporanea. In generale, l’interesse si stava spostando dall’abilità necessaria all’artista per creare manualmente l’opera verso la coincidenza tra l’opera e la realtà registrata dalla macchina fotografica, in un processo che recuperava il ready-made di Marcel Duchamp e la scrittura automatica dei Surrealisti. Cosicché, forte di un simile confronto, Ghirri stesso era arrivato a concentrarsi essenzialmente sui contenuti del proprio lavoro, sviluppandone la parte progettuale e ponendo al centro della sua ricerca “il guardare”, ossia la capacità sia razionale che emotiva di decifrare i dati raccolti attraverso la percezione, trasformandoli in pensiero visivo. Proprio in questo periodo, Ghirri inizia quindi a lavorare in modo sistematico su più progetti e a strutturare le sue prime serie, realizzando spesso delle maquettes che permettevano di visualizzare l’opera e ragionare su di essa.
Approfondendo la sua ricerca espressiva sul tema del paesaggio, a partire dai primi anni ’80 Ghirri inizia man mano ad abbandonare la macchina fotografica di piccolo formato e a produrre così negativi di formato più grande, non certo per amore della tecnica ma quasi per “entrare” con maggiore intensità nel soggetto analizzato. La centralità del pensiero e il senso del progetto continuano dunque ad essere anche in questi anni i presupposti irrinunciabili del suo lavoro. A tal punto che questi stessi negativi si rivelano in realtà come un ulteriore strumento progettuale a sua disposizione. Da tali matrici si possono infatti realizzare delle ottime stampe a contatto come pure dei provini in banda, ossia delle piccole fotografie che Ghirri può a questo punto ritagliare, archiviare, mettere in fila, per vedere ogni immagine, per progettare le serie, per organizzare il proprio sguardo, lasciandole anche sciolte per poterle di nuovo aggregare in infinite combinazioni.
Queste piccole fotografie con cui Luigi Ghirri dai primi anni ’80 al 1992 organizza il proprio sguardo sono dunque i project prints, un nucleo assai corposo di stampe in miniatura che nasce come strumento di progetto.
Il progetto è un dato che permette di strutturare il lavoro d’un individuo. E’ necessario avere un progetto sia per la costruzione di una casa quanto e soprattutto per la realizzazione di un’opera d’arte […] Soltanto all’interno di questo è consentito il rischio e la libertà del gesto. (Luigi Ghirri)
Dopo il grande successo riscontrato da una prima anticipazione ad Art Basel, con questa mostra nella sua galleria Massimo Minini propone dunque uno sguardo completo e assolutamente inedito su questa particolare tipologia di lavori fotografici di Luigi Ghirri. Tanto che è in corso di realizzazione uno studio finalizzato alla pubblicazione di un libro sui project prints e sulla visione progettuale di Luigi Ghirri, a cura di Elena Re.
Luigi Ghirri (Scandiano, Reggio Emilia, 1943 – Roncocesi, Reggio Emilia, 1992) ha prodotto per più di vent’anni, dal 1970 al 1992. Autore fra i più importanti e influenti nello scenario della fotografia contemporanea, inizia il suo lavoro nell’ambito dell’arte concettuale e le sue ricerche presto lo conducono a essere noto internazionalmente. Nel 1975 è tra le “Discoveries” del Photography Year di Time-Life e partecipa alla mostra Art as Photography – Photography as Art di Kassel. Nel 1982 è segnalato alla Photokina di Colonia come uno degli artisti più significativi della storia della fotografia del XX secolo. Le sue opere sono conservate presso varie istituzioni nel mondo, tra cui: Stedelijk Museum (Amsterdam), Musée-Château (Annecy), Musée de la Photographie Réattu (Arles), Polaroid Collection (Cambridge, Massachusetts), Musée Nicéphore Niépce (Chalon-sur-Saône), Museum of Fine Arts (Houston), Museo di Fotografia Contemporanea (Cinisello Balsamo, Milano), Archivio dello Spazio – Amministrazione Provinciale (Milano), Galleria Civica (Modena), Canadian Centre for Architecture – Centre Canadien d’Architecture (Montréal), Museum of Modern Art (New York), Cabinets des estampes – Bibliothèque Nationale de France (Paris), Fond National d’Art Contemporain (Paris), Centro Studi e Archivio della Comunicazione (Parma), Biblioteca Panizzi – Fototeca (Reggio Emilia), Palazzo Braschi – Archivio Fotografico Comunale (Roma), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), Galleria d’Arte Moderna (Torino), Fotomuseum (Winterthur).
09
ottobre 2010
Luigi Ghirri – Project Prints
Dal 09 ottobre al 20 novembre 2010
fotografia
Location
GALLERIA MASSIMO MININI
Brescia, Via Luigi Apollonio, 68, (Brescia)
Brescia, Via Luigi Apollonio, 68, (Brescia)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 10.30-19.30, sabato 15.30-19.30
Vernissage
9 Ottobre 2010, ore 18
Autore
Curatore