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Luigi Mor – L’ultima cena
Dopo importanti esperienze estere, l’artista torna nella propria città nei giorni successivi alla Pentecoste e anticipando il Corpus Domini, con un’opera unica, composta da tredici tavole più una, ideate fin dagli anni Settanta e che solo negli ultimi tempi ha portato a compimento. La mostra evoca le profezie di Gesù e l’effetto che queste produssero sugli Apostoli
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dopo importanti esperienze estere, l'artista torna nella propria città nei giorni successivi alla Pentecoste e anticipando il Corpus Domini, con un’opera unica, composta da tredici tavole più una, ideate fin dagli anni Settanta e che solo negli ultimi tempi ha portato a compimento. La mostra evoca le profezie di Gesù e l'effetto che queste produssero sugli Apostoli.
I contenuti sacri, indagati con gli occhi curiosi di chi avrebbe voluto essere presente all’avvenimento come testimone, sono occasioni per la riflessione e trovano ad un’analisi più approfondita un significato ulteriore.
Le opere di Mor, dipinte in rosso su fondo bianco, affiorano dal buio, all’interno di uno spazio nero che separa e unisce il nostro tempo e quello dell’azione rappresentata. Nulla è lasciato al caso. Vi è uno studio accurato dei particolari, delle proporzioni anatomiche, della disposizione delle opere nello spazio secondo l’abile regia dell’artista che chiama così il visitatore a compiere un percorso in due fasi.
Il primo momento è quello dello smarrimento provocato dalle parole del Cristo. Si è immersi in una Sacra Conversazione in cui gli Apostoli, disposti in un grande cerchio, mostrano sui loro volti la difficoltà a comprendere. Sono personaggi volutamente anonimi, non hanno capelli, né abiti, né tempo. Dipinti attraverso la luce dello spirito e non la carne, la loro fisionomia è l’anima stessa. L’unica figura consapevole nella scena è quella di Gesù, verso il quale convergono le direttrici dell’installazione. Ad attribuire un peso e un equilibrio alla composizione concorrono i segni grafici, geometrici, distintivi della pittura di Mor, assimilabili a micro particelle di bene e male che servono alla lettura dell’opera.
Il secondo momento del percorso espositivo è quello della rivelazione, quando tutto è compiuto. Alle spalle degli Apostoli e del Cristo del L’ultima cena compare la Resurrezione. In quest’opera le ferite sanguinanti dell’uomo Gesù non sono celate dalla Sostanza Divina che si eleva dalla Terra, attraversa i corpi celesti e ascende alla Luce. Una metafora dei tormenti della condizione umana dilaniata fra corpo e spirito, alla ricerca di un equilibrio che dia pace.
I temi trattati, apparentemente lontani, parlano dunque in realtà del nostro tempo e di questa società impaurita e immobile, preoccupata e attonita, in cerca di un nuovo catalizzatore in grado di smascherare i falsi profeti e di rinnovare l’umanità.
I contenuti sacri, indagati con gli occhi curiosi di chi avrebbe voluto essere presente all’avvenimento come testimone, sono occasioni per la riflessione e trovano ad un’analisi più approfondita un significato ulteriore.
Le opere di Mor, dipinte in rosso su fondo bianco, affiorano dal buio, all’interno di uno spazio nero che separa e unisce il nostro tempo e quello dell’azione rappresentata. Nulla è lasciato al caso. Vi è uno studio accurato dei particolari, delle proporzioni anatomiche, della disposizione delle opere nello spazio secondo l’abile regia dell’artista che chiama così il visitatore a compiere un percorso in due fasi.
Il primo momento è quello dello smarrimento provocato dalle parole del Cristo. Si è immersi in una Sacra Conversazione in cui gli Apostoli, disposti in un grande cerchio, mostrano sui loro volti la difficoltà a comprendere. Sono personaggi volutamente anonimi, non hanno capelli, né abiti, né tempo. Dipinti attraverso la luce dello spirito e non la carne, la loro fisionomia è l’anima stessa. L’unica figura consapevole nella scena è quella di Gesù, verso il quale convergono le direttrici dell’installazione. Ad attribuire un peso e un equilibrio alla composizione concorrono i segni grafici, geometrici, distintivi della pittura di Mor, assimilabili a micro particelle di bene e male che servono alla lettura dell’opera.
Il secondo momento del percorso espositivo è quello della rivelazione, quando tutto è compiuto. Alle spalle degli Apostoli e del Cristo del L’ultima cena compare la Resurrezione. In quest’opera le ferite sanguinanti dell’uomo Gesù non sono celate dalla Sostanza Divina che si eleva dalla Terra, attraversa i corpi celesti e ascende alla Luce. Una metafora dei tormenti della condizione umana dilaniata fra corpo e spirito, alla ricerca di un equilibrio che dia pace.
I temi trattati, apparentemente lontani, parlano dunque in realtà del nostro tempo e di questa società impaurita e immobile, preoccupata e attonita, in cerca di un nuovo catalizzatore in grado di smascherare i falsi profeti e di rinnovare l’umanità.
14
giugno 2006
Luigi Mor – L’ultima cena
Dal 14 al 25 giugno 2006
arte contemporanea
Location
CHIESA DEI SANTI FAUSTINO E GIOVITA
Brescia, Via San Faustino, 74, (Brescia)
Brescia, Via San Faustino, 74, (Brescia)
Orario di apertura
tutti i giorni 16.00 – 19.00; domenica 9.00 –12.00 / 16.00 – 19.00
Vernissage
14 Giugno 2006, ore 19
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