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Luigi Nifosì – In volo sulla Sicilia
In venti straordinarie immagini di grande formato colte dal cielo, l’autore ci restituisce inedite prospettive della Sicilia, isola continente nel cuore del Mediterraneo
Comunicato stampa
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La Galleria Fotografica Luigi Ghirri,
impegnata nella diffusione della cultura fotografica in Sicilia, con il patrocinio del Comune di Caltagirone presenta, negli spazi espositivi al primo piano della Corte Capitaniale, la mostra In volo sulla Sicilia.
L'autore, il fotografo Luigi NIFOSI', ci restituisce, dal punto di vista particolarmente privilegiato quale può esserlo il cielo, l'immagine singolare di una Sicilia "isola continente" che probabilmente, sbagliando, pensavamo di conoscere in tutte le sue prospettive ma che, come dimostrano le immagini presenti in Galleria, ancora una volta ci sorprende per l'eccezionalità di quanto natura, storia e artificio hanno saputo condensare nel cuore del Mediterraneo.
Sebastiano FAVITTA, Attilio GERBINO
Marina BENEDETTO:
"Nel 1903 si alzava in volo il primo aeroplano: questo prodigio di modernità, sfida a ogni prospettiva mai osata, catalizzò nel 1929 l'entusiasmo di Balla, Depero che, insieme ad altri artisti futuristi, firmarono una singolare dichiarazione di intenti, evoluzione della precedente marinettiana: il "Manifesto dell'Aeropittura", volto ad esaltare le potenzialità tecniche e al contempo metafisiche dell'aeroplano.
Noi futuristi dichiariamo che: Le prospettive mutevoli del volo costituiscono una realtà assolutamente nuova e che nulla ha di comune con la realtà tradizionalmente costituita dalle prospettive terrestri...Il quadro o complesso plastico di aeropittura deve essere policentrico; si giungerà presto a una nuova spiritualità plastica extraterrestre.
Sulla rotta di questi illustri antenati artisti, anche se spesso a bordo di un elicottero invece che di un aereo, si colloca a mio avviso Luigi Nifosì, talentuoso fotografo siciliano che nella Mostra "In volo sulla Sicilia", dal 4 ottobre alla Galleria Ghirri di Caltagirone, ci dona una serie di spettacolari vedute aeree della sua splendida Isola. Sicilianità che già aleggia nel sito internet dell'artista, ove convivono l'orgoglio del proprio passato remoto e un rigore quasi entomologico nella catalogazione delle immagini, archeologia e sagre paesane, voli aerei e gastronomia locale, in un moto perpetuo alla ricerca delle proprie radici.
Città, paesi, vedute insulari scorrono sotto i nostri occhi abbacinati da tanto blu, e negli scatti di Nifosì, maestro nel catturare geometrie insospettate ed imprevedibili, si percepisce l'eco della sicilitudine, il mito sciasciano di quest'Isola contraddittoria ed estrema, di cui egli esplora angoli, prospettive, suggestioni.
Una notte di Giugno
caddi come una lucciola
sotto un pino solitario
in una campagna
d'olivi saraceni
affacciata agli orli
d'un altipiano
d'argille azzurre
sul mare africano.
Luigi PIRANDELLO, Malgiocondo, 1867
Dal cielo, che gli offre uno spettro di osservazione ampio e privilegiato, Nifosì è la lucciola instancabile che traccia le coordinate plastiche di questo miracolo geografico che è la Sicilia.
...Quando i cacciatori giunsero in cima al monte, di fra i tamerici e i sugheri radi riapparve l'aspetto della vera Sicilia, quello nei cui riguardi città barocche ed aranceti non sono che fronzoli trascurabili: l'aspetto di una aridità ondulante all'infinito in groppe sopra groppe, sconfortate e irrazionali, delle quali la mente non poteva afferrare le linee principali, concepite in un momento delirante della creazione: un mare che si fosse ad un tratto pietrificato nell'attimo in cui un cambiamento di vento avesse reso dementi le onde.
Giuseppe TOMASI di LAMPEDUSA, Il Gattopardo, 1958
Nessun siciliano è immune dalle atmosfere che esalano dall'arida pietra isolana, da quel Mediterraneo già africano, e, come acutamente chiosa Dominique Fernandez, chi è nato nell'Isola si confronta ogni giorno col miracolo della creazione divina: le saline ritratte in volo da Nifosì si trasfigurano nella tavolozza di Colui che ha plasmato e donato colori a questa magnifica Terra.
Riconosciamo dunque a Nifosì l'arte di saper fare ammalare di sicilitudine anche chi siciliano non è".
Dominique FERNANDEZ:
"Nessuno aveva mai visto così la Sicilia: dal cielo. Era stata attraversata in lungo e in largo. Qualcuno l'aveva avvicinata dalla parte del mare. Altri avevano scalato le sue montagne o si erano immersi nei suoi crateri. Tuttavia nessuno aveva catturato dal cielo la grandezza dei suoi tesori. Il lavoro di Luigi Nifosì rappresenta perciò un evento eccezionale. Il fotografo, che si è alzato in volo come Icaro, senza incontrare, per fortuna, la tragica fine dell'eroe greco, cambia la nostra conoscenza dell'isola. Ci permette di approfondire le ragioni per le quali l'amiamo. Come Icaro, si è avvicinato al Sole, ma non sollevato dal vano orgoglio che è stato fatale al figlio di Dedalo. Il suo scopo era soltanto quello di ottenere una visione verticale, una vista complessiva dei paesaggi, delle città, dei monumenti che, noi poveri pedoni come siamo, accostiamo solo lateralmente, con un colpo d'occhio orizzontale che ci concede di vedere solo parzialmente le ricchezze e le bellezze.
Ecco dunque, per la prima volta, una Sicilia completa, totale, se tale risultato in verità fosse realmente possibile. Poichè l'isola è così varia, così mutevole, fatta di un confuso disordine, tessuta di tali contraddizioni, che nessuno può vantarsi di essere capace di afferrarne l'intera complessità. La sua geologia innanzitutto non è inerte, come altrove, ma variabile a causa del lavorio del mare, del capriccio dei fiumi, delle forze che covano sotto terra ed esplodono di tanto in tanto sotto forma di eruzioni vulcaniche o di terremoti. La sua geologia dunque ne fa una sorta di imbarcazione sballottata dalle forze della natura e in procinto tanto di prendere fuoco, come di affondare negli abissi. Una scialuppa instabile. Un battello sempre in pericolo. Un guscio di noce fragile. "Una caldaia in ebollizione" diceva Leonardo Sciascia.
Ma è soprattutto a causa della sua storia che la Sicilia è difficile da comprendere interamente. Formata da strati sovrapposti depositati dalle diverse civiltà, la Sicilia non appartiene a una unica civiltà ma a tutte le civiltà contemporaneamente. Non è tutta d'un pezzo ma di innumerevoli pezzi connessi tra loro. Di volta in volta sicula, sicana, greca, romana, bizantina, araba, normanna, spagnola, piemontese; via via classica, orientaleggiante, barocca, Art Nouveau; coperta di templi, di chiese, di moschee. La Sicilia conosce se stessa?
Prendiamo, per esempio, un cittadino di Agrigento. Questa città si chiamava Akragas durante la colonizzazione greca, Agrigentum quando è stata conquistata dai Romani, Kerkent durante l'occupazione musulmana, Girgenti in seguito, finchè Mussolini la ribattezzò latinamente Agrigento. Di quali origini, a quale razza appartiene questo cittadino? Esiste un solo modo per vederci un pò chiaro in questo caos di influenze, una sola maniera per considerare con distacco, con maggiore obiettività un insieme così complesso: salire su un elicottero, prendere quota, raggiungere una certa altezza, che non sarà soltanto altezza concreta, misurabile in metri, ma altezza intellettuale, altitudine morale che permetta di spiegare la complessa realtà siciliana, di svolgerla sotto gli occhi.
Io stesso ho abitato a lungo la Sicilia, in una casa collocata all'estremità sud orientale dell'isola, a Capo Passero, davanti al quale passò Enea quando la sua nave lo trasportava da Troia a Cuma. Il capo era roccioso, di un'aridità superba; il Tirreno e lo Ionio si congiungevano sotto le mie finestre; di fronte, un minuscolo isolotto conservava ancora intatte le alte mura di un fortino spagnolo. Ah! come avrei voluto alzarmi in volo per orientarmi in questa varietà geografica, storica e culturale: Enea, la guerra di Troia, Virgilio, la libertà romana, la tirannia spagnola, lo scontro potente delle civiltà, l'incontro dei mari. Il luogo era semplice, spoglio, di una povertà e semplicità africane, eppure di quanti avvenimenti era stato il testimone! Ultimo, in ordine di tempo, lo sbarco degli Alleati, il 10 luglio 1943, proprio ai piedi della scogliera che delimitava il mio territorio.
Banchi di tonni nuotavano al largo delle coste. Così c'era più di una tonnara nei dintorni. Magnifici complessi di edifici costruiti con muri a secco erano sovrastati dalla ciminiera della fabbrica dove si confezionava il tonno nelle scatole. I tonni non arrivano più o per lo meno il sistema di pesca si è modernizzato. Non vengono più catturati in nasse collocate a un chilometro dalla riva, fra le barche in cui i marinai aspettavano che entrassero nella camera della morte per colpirli con le loro fiocine e ucciderli tra fiotti di sangue, come si vede nel bel film di Rossellini, Stromboli. Adesso, battelli super equipaggiati, soprattutto giapponesi, catturano i mostri marini e li issano direttamente a bordo. Nonostante le barche siano state tirate in secca, le reti arrotolate e lasciate marcire, i marinai costretti alla disoccupazione, la fabbrica chiusa, le tonnare abbandonate. Sono cadute in rovina. I tetti sono stati i primi a crollare, poi i muri, ma, per quale miracolo, l'alta ciminiera di mattoni, l'elemento anche più fragile, è rimasta quasi interamente intatta? Si erge nello spazio delle rovine come una bandiera che proclama l'eternità della Sicilia. L'isola galleggia incerta, ma non affonda. Come Parigi, di cui queste tre parole sono il motto: fluctuat nec mergitur"
impegnata nella diffusione della cultura fotografica in Sicilia, con il patrocinio del Comune di Caltagirone presenta, negli spazi espositivi al primo piano della Corte Capitaniale, la mostra In volo sulla Sicilia.
L'autore, il fotografo Luigi NIFOSI', ci restituisce, dal punto di vista particolarmente privilegiato quale può esserlo il cielo, l'immagine singolare di una Sicilia "isola continente" che probabilmente, sbagliando, pensavamo di conoscere in tutte le sue prospettive ma che, come dimostrano le immagini presenti in Galleria, ancora una volta ci sorprende per l'eccezionalità di quanto natura, storia e artificio hanno saputo condensare nel cuore del Mediterraneo.
Sebastiano FAVITTA, Attilio GERBINO
Marina BENEDETTO:
"Nel 1903 si alzava in volo il primo aeroplano: questo prodigio di modernità, sfida a ogni prospettiva mai osata, catalizzò nel 1929 l'entusiasmo di Balla, Depero che, insieme ad altri artisti futuristi, firmarono una singolare dichiarazione di intenti, evoluzione della precedente marinettiana: il "Manifesto dell'Aeropittura", volto ad esaltare le potenzialità tecniche e al contempo metafisiche dell'aeroplano.
Noi futuristi dichiariamo che: Le prospettive mutevoli del volo costituiscono una realtà assolutamente nuova e che nulla ha di comune con la realtà tradizionalmente costituita dalle prospettive terrestri...Il quadro o complesso plastico di aeropittura deve essere policentrico; si giungerà presto a una nuova spiritualità plastica extraterrestre.
Sulla rotta di questi illustri antenati artisti, anche se spesso a bordo di un elicottero invece che di un aereo, si colloca a mio avviso Luigi Nifosì, talentuoso fotografo siciliano che nella Mostra "In volo sulla Sicilia", dal 4 ottobre alla Galleria Ghirri di Caltagirone, ci dona una serie di spettacolari vedute aeree della sua splendida Isola. Sicilianità che già aleggia nel sito internet dell'artista, ove convivono l'orgoglio del proprio passato remoto e un rigore quasi entomologico nella catalogazione delle immagini, archeologia e sagre paesane, voli aerei e gastronomia locale, in un moto perpetuo alla ricerca delle proprie radici.
Città, paesi, vedute insulari scorrono sotto i nostri occhi abbacinati da tanto blu, e negli scatti di Nifosì, maestro nel catturare geometrie insospettate ed imprevedibili, si percepisce l'eco della sicilitudine, il mito sciasciano di quest'Isola contraddittoria ed estrema, di cui egli esplora angoli, prospettive, suggestioni.
Una notte di Giugno
caddi come una lucciola
sotto un pino solitario
in una campagna
d'olivi saraceni
affacciata agli orli
d'un altipiano
d'argille azzurre
sul mare africano.
Luigi PIRANDELLO, Malgiocondo, 1867
Dal cielo, che gli offre uno spettro di osservazione ampio e privilegiato, Nifosì è la lucciola instancabile che traccia le coordinate plastiche di questo miracolo geografico che è la Sicilia.
...Quando i cacciatori giunsero in cima al monte, di fra i tamerici e i sugheri radi riapparve l'aspetto della vera Sicilia, quello nei cui riguardi città barocche ed aranceti non sono che fronzoli trascurabili: l'aspetto di una aridità ondulante all'infinito in groppe sopra groppe, sconfortate e irrazionali, delle quali la mente non poteva afferrare le linee principali, concepite in un momento delirante della creazione: un mare che si fosse ad un tratto pietrificato nell'attimo in cui un cambiamento di vento avesse reso dementi le onde.
Giuseppe TOMASI di LAMPEDUSA, Il Gattopardo, 1958
Nessun siciliano è immune dalle atmosfere che esalano dall'arida pietra isolana, da quel Mediterraneo già africano, e, come acutamente chiosa Dominique Fernandez, chi è nato nell'Isola si confronta ogni giorno col miracolo della creazione divina: le saline ritratte in volo da Nifosì si trasfigurano nella tavolozza di Colui che ha plasmato e donato colori a questa magnifica Terra.
Riconosciamo dunque a Nifosì l'arte di saper fare ammalare di sicilitudine anche chi siciliano non è".
Dominique FERNANDEZ:
"Nessuno aveva mai visto così la Sicilia: dal cielo. Era stata attraversata in lungo e in largo. Qualcuno l'aveva avvicinata dalla parte del mare. Altri avevano scalato le sue montagne o si erano immersi nei suoi crateri. Tuttavia nessuno aveva catturato dal cielo la grandezza dei suoi tesori. Il lavoro di Luigi Nifosì rappresenta perciò un evento eccezionale. Il fotografo, che si è alzato in volo come Icaro, senza incontrare, per fortuna, la tragica fine dell'eroe greco, cambia la nostra conoscenza dell'isola. Ci permette di approfondire le ragioni per le quali l'amiamo. Come Icaro, si è avvicinato al Sole, ma non sollevato dal vano orgoglio che è stato fatale al figlio di Dedalo. Il suo scopo era soltanto quello di ottenere una visione verticale, una vista complessiva dei paesaggi, delle città, dei monumenti che, noi poveri pedoni come siamo, accostiamo solo lateralmente, con un colpo d'occhio orizzontale che ci concede di vedere solo parzialmente le ricchezze e le bellezze.
Ecco dunque, per la prima volta, una Sicilia completa, totale, se tale risultato in verità fosse realmente possibile. Poichè l'isola è così varia, così mutevole, fatta di un confuso disordine, tessuta di tali contraddizioni, che nessuno può vantarsi di essere capace di afferrarne l'intera complessità. La sua geologia innanzitutto non è inerte, come altrove, ma variabile a causa del lavorio del mare, del capriccio dei fiumi, delle forze che covano sotto terra ed esplodono di tanto in tanto sotto forma di eruzioni vulcaniche o di terremoti. La sua geologia dunque ne fa una sorta di imbarcazione sballottata dalle forze della natura e in procinto tanto di prendere fuoco, come di affondare negli abissi. Una scialuppa instabile. Un battello sempre in pericolo. Un guscio di noce fragile. "Una caldaia in ebollizione" diceva Leonardo Sciascia.
Ma è soprattutto a causa della sua storia che la Sicilia è difficile da comprendere interamente. Formata da strati sovrapposti depositati dalle diverse civiltà, la Sicilia non appartiene a una unica civiltà ma a tutte le civiltà contemporaneamente. Non è tutta d'un pezzo ma di innumerevoli pezzi connessi tra loro. Di volta in volta sicula, sicana, greca, romana, bizantina, araba, normanna, spagnola, piemontese; via via classica, orientaleggiante, barocca, Art Nouveau; coperta di templi, di chiese, di moschee. La Sicilia conosce se stessa?
Prendiamo, per esempio, un cittadino di Agrigento. Questa città si chiamava Akragas durante la colonizzazione greca, Agrigentum quando è stata conquistata dai Romani, Kerkent durante l'occupazione musulmana, Girgenti in seguito, finchè Mussolini la ribattezzò latinamente Agrigento. Di quali origini, a quale razza appartiene questo cittadino? Esiste un solo modo per vederci un pò chiaro in questo caos di influenze, una sola maniera per considerare con distacco, con maggiore obiettività un insieme così complesso: salire su un elicottero, prendere quota, raggiungere una certa altezza, che non sarà soltanto altezza concreta, misurabile in metri, ma altezza intellettuale, altitudine morale che permetta di spiegare la complessa realtà siciliana, di svolgerla sotto gli occhi.
Io stesso ho abitato a lungo la Sicilia, in una casa collocata all'estremità sud orientale dell'isola, a Capo Passero, davanti al quale passò Enea quando la sua nave lo trasportava da Troia a Cuma. Il capo era roccioso, di un'aridità superba; il Tirreno e lo Ionio si congiungevano sotto le mie finestre; di fronte, un minuscolo isolotto conservava ancora intatte le alte mura di un fortino spagnolo. Ah! come avrei voluto alzarmi in volo per orientarmi in questa varietà geografica, storica e culturale: Enea, la guerra di Troia, Virgilio, la libertà romana, la tirannia spagnola, lo scontro potente delle civiltà, l'incontro dei mari. Il luogo era semplice, spoglio, di una povertà e semplicità africane, eppure di quanti avvenimenti era stato il testimone! Ultimo, in ordine di tempo, lo sbarco degli Alleati, il 10 luglio 1943, proprio ai piedi della scogliera che delimitava il mio territorio.
Banchi di tonni nuotavano al largo delle coste. Così c'era più di una tonnara nei dintorni. Magnifici complessi di edifici costruiti con muri a secco erano sovrastati dalla ciminiera della fabbrica dove si confezionava il tonno nelle scatole. I tonni non arrivano più o per lo meno il sistema di pesca si è modernizzato. Non vengono più catturati in nasse collocate a un chilometro dalla riva, fra le barche in cui i marinai aspettavano che entrassero nella camera della morte per colpirli con le loro fiocine e ucciderli tra fiotti di sangue, come si vede nel bel film di Rossellini, Stromboli. Adesso, battelli super equipaggiati, soprattutto giapponesi, catturano i mostri marini e li issano direttamente a bordo. Nonostante le barche siano state tirate in secca, le reti arrotolate e lasciate marcire, i marinai costretti alla disoccupazione, la fabbrica chiusa, le tonnare abbandonate. Sono cadute in rovina. I tetti sono stati i primi a crollare, poi i muri, ma, per quale miracolo, l'alta ciminiera di mattoni, l'elemento anche più fragile, è rimasta quasi interamente intatta? Si erge nello spazio delle rovine come una bandiera che proclama l'eternità della Sicilia. L'isola galleggia incerta, ma non affonda. Come Parigi, di cui queste tre parole sono il motto: fluctuat nec mergitur"
04
ottobre 2008
Luigi Nifosì – In volo sulla Sicilia
Dal 04 al 19 ottobre 2008
fotografia
Location
GALLERIA FOTOGRAFICA LUIGI GHIRRI
Caltagirone, Via Duomo, 11, (Catania)
Caltagirone, Via Duomo, 11, (Catania)
Orario di apertura
mar./dom. 9-13 e 16-19
Vernissage
4 Ottobre 2008, ore 18.30
Autore
Curatore