Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Luigi Pellegrin Architetto
L’Ordine degli Architetti di Roma rende omaggio alla figura dell’Architetto
Luigi Pellegrin ( 1925 – 2001) esponendo per la prima volta in una mostra
pubblica progetti e disegni a partire dagli anni sessanta…
Comunicato stampa
Segnala l'evento
I disegni dei progetti presentati sono stati selezionati privilegiando un
percorso tematico che, in attesa di una mostra antologica che riesca ad
approfondire e a restituire la sistematica progettuale dell'opera
dell'architetto, ci avvicini ai temi base della sua metodologia: la fase
organica, la prefabbricazione, la grande scala, , il cambiamento tipologico
dell'edilizia scolastica, i grandi temi urbani legati alla mobilità ed
all'edilizia abitativa e la grande ricerca per Roma.
Progetti, disegni e fotografie sono stati raccolti in un video che viene
presentato su quattordici schermi che coinvolgono l'intero spazio centrale
dell'Acquario, insieme ad interviste e testimonianze (Achille Bonito Oliva,
Furio Colombo, Paolo degli Espinosa, Massimiliano Fucksas,
Luca Zevi)
Sono esposti numerosi progetti in originale e grandi disegni su carta
intelata che appartengono al momento pre-progettuale di cui si è nutrita
tutta la ricerca dell'Architetto .
La mostra verrà inaugurata dal Sindaco di Roma Walter Veltroni e da
Presidente dell'Ordine degli Architetti Amedeo Schaiattarella alle ore 18 di
giovedì 13 novembre 2003.
Saranno disponibili :
- il nuovo libro
- il libro pubblicato dall'Ordine degli Architetti, 2001
"Luigi Pellegrin, il mestiere del costruire"
- il catalogo "Luigi Pellegrin, Alle porte dell'Architettura"
1992 Studio Stefania Miscetti, Roma
Da Venti progetti per il futuro del Lingotto Etas libri, 1985
Luigi Pellegrin di Renato Pedio :
...Gli strumenti critici, sia di impianto compositivo e sintattico, sia di
orientamento sociologico e politico, possono talvolta trovarsi in imbarazzo
dinanzi all'impegno inestinguibile e pressoché religioso di questo
costruttore, la cui vocazione al mestiere dell'architetto, dagli aspetti più
lirici e fantastici dell'immagine a quelli più brutalmente fisici ed
economici della professione, appare così congeniale da cagionare
insofferenza negli altri e, in un certo senso, in lui stesso.La cosa si
sostanzia innanzitutto biograficamente.
Nasce in Francia (Courcelette 1925) ove la famiglia si trova per lavoro ma
torna ben presto in Italia. Il padre è uno di quegli straordinari operatori
friulani che dominano con pari passione e competenza la centinatura di un
ponte o l'intaglio di una statuetta. "La mia educazione edilizia cominciò
una domenica pomeriggio. Mio padre mi portò con se andando a controllare il
progresso delle fondazioni di qualcosa che, a quanto ne so, fu l'ultima
architettura barocca di questo secolo (cooperava con A.Brasini); Avevo
cinque anni. Qui passai i cinque anni successivi, mentre l'edificio veniva
su assai più in fretta di me. A quel tempo l'idea di architettura per me era
chiara e semplice. Oggi la posso mettere in parole. L'architetto non è una
figura professionale, è un'entità scelta dal gruppo sociale per visualizzare
e costruire il livello di qualità raggiunto da quel gruppo: l'organismo
realizzato funzionerà allora da incubatrice, organizzando in scambi positivi
i conflitti reali del momento"
......Dopo un'esperienza con la Sopraintendenza di Chieti ('46-'48) si
iscrive alla Facoltà di Roma.....un anno di lavoro a New Orleans, poi
Chicago.Tre fattori vi scopre, che si porterà dietro ("come un ladro") per
sempre: l'antiformalismo e la tecnologia seria dei primi grattacieli della
celebre "Scuola"; la spazialità creativa e l'umano senso missionario di
Wright, pur senza la sua estroversione verbale e soprattutto -ma l'evidenza
se ne avrà solo più tardi- la concezione biologica di Sullivan.
Da Wright comunque esplicitamente parte. Alcuni lavori in Louisiana,
edificio d'abitazione a Roma '55, complesso di appartamenti minimi a Caracas
'56, nel '57 abitazioni a Roma e (con C.Cicconcelli) scuola a Urbino e
quartiere Ina Casa a Ascoli,casa a Roma '58, scuole a Bassano del Grappa e a
Sassari e quartiere Ina Casa a Galatina '58 , dello stesso anno (con
A.Cecchini) i piccoli ma assai intensi uffici postali di Saronno e Suzzara.
"Non ha paura di definirsi wrightiano" registrerà Zevi (Cronache n.273)
notando l'eliminazione sistematica della "scatola chiusa", la scomposizione
delle masse " in corpi vitrei o in blocchi di cemento e mattoni tagliati da
lastre verticali e orizzontali aggettanti che denunciano l'organismo
interno"
"Non esistono più un fuori e un dentro" ma "una continuità che atrofizza le
pareti riducendole a diaframmi di un'immagine unitaria" Con mezzi analoghi
ma per programmi ancor più ristretti, nei quartieri popolari Pellegrin
"dimostra che l'afasia cui la maggior parte dei progettisti dell'Ina Casa si
autocondanna è anacronistica" noterà Tafuri ventiquattro anni dopo. Nelle
mani di Pellegrin la matrice spaziale infatti non è fine a se stessa: è per
questo che nel tema ricco come in quello povero ed a tutte le scale
manifesta una resistenza al consumo linguistico che la sottrae, come lo
stesso Tafuri conferma, ai rischi di formalismo wrightiano. I suoi spazi
interni, anche nei temi e nei bilanci minimi, sono in un certo senso
sontusi. L'ancestrale familiarità con la materia gli consente di dedicarsi
senza distrazioni alla verifica spazio temporale in funzione di stimolo
vitalizzante. L'immagine non è più una sezione statica sul tempo è un
pulsante tessuto fatto di quanti permutabili di azione.
Non è un caso che tale metodologia trovi un terreno elettivo nelle scuole
ove questo arhitetto alieno dai" dibattiti ideologici" intende manifestare
l'identità progettazione-responsabilità sociale. Il suo è uno sforzo per
liberare i contenuti ricchi ed ambigui dell'età evolutiva e per dimostrare
una serie di fattibilità psicologiche ma anche economiche e tecnologiche:
sono quasi tutti appalti concorso. Una prima serie con sistemi tradizionali
( con Ciro Cicconcelli) giunge fino al '64 a Fabriano Scerne (Teramo)
Collemarino (Ancona) Montichiari (Brescia), Forlì; si registra un altro Ina
Casa a Gaeta ( gruppo Ciconcelli '62) e nello stesso anno abitazioni a
Giulianova (Teramo) nei cui dettagli vibra un'ormai matura maestria.
A posteriori svolta decisiva appare il '64-'65. Con la casa bifamiliare
sull'Aurelia a Roma, la concrezione poetica dell'oggetto isolato raggiunge
un acme e bruscamente cessa. Apparente espressionista nei grumi furibondi di
un involucro che è in realtà un'interfaccia sensibile tra ambiente ed
esistenza acida di feroci stridori, materici e plastici,ispida e tagliente
quanto espansa , non è però una centrifuga wrghtiana è un aggregato tra
cinque elementi volumetrici autonomi
( cerchio, tre prismi triangolari in pianta e sezione, un asse referente e
contestante) . Ora è questo il medesimo principio aggregativo che persegue
con fatica durissima nelle scuole prefabbricate ( la prima a Pistoia con
G.Carini '65) per innestare componenti(spaziali, volumetriche,
impiantistiche) e che ne valorizza le necessarie rinunce. La rinuncia vera e
deliberata peraltro concerne unicamente il divismo, l'idoletto
architettonico-artistico( forse perché lo si possiede a usura) . Gli esempi
sono innumeri e quanto mai variati per contenuti e soluzioni tra il '68 e
oggi: Cutro (Catanzaro), Vicenza, Segrate, Maddaloni (Caserta) Rovigo, varie
scuole materne, scuola per orafi a Montevarchi (Arezzo) centro scolastico
Buon Pastore a Roma, scuole a Riad '76, scuola alberghiera a Rifredi,
Firenze '78-'81, scuola ad Ascoli a pannellature solari '79 ( i principali
collaboratori per questi lavori sono C.Cesana, M.Daretti, G.Carini).
Possiamo qui dar cenno solo di una, l'istituto geometri e liceo scientifico
di Pisa ('71-'76) non per render conto della tecnologia quanto per
sottolinearne un vettore che sembra sfuggire ai critici, l'espandersi del
suolo urbano in copertura. Questo agire nella e non sulla crosta del
pianeta aveva un precedente fin dal '65 nel progetto vincitore del concorso
per il Teatro Paganini a Parma, che intralci di proprietà non fecero
costruire ('65) e che invano fu seguito da altri fuori terra: il teatro
sprofondava nella piazza affiorandone con una copertura in parte
trasparente, sdoppiandosi all'esterno in un suo primario spettacolo e
metaforicamente operando nello spessore fisico tra corteccia ed inconscio,
underground fiabesco ma per nulla sentimentale.
A tali realizzazioni Bruno Zevi ( Cronache 891, '71) dava un'unica chiave
"la sezione genera spazi". Contrapponendo la sezione al corbouseriano "plan
generateur" Pellegrin prescriveva però la priorità dello spazio-tempo non
come scelta linguistica, ma come materiale specifico dell'architettura.
Nocivo sarà piuttosto ogni dogma esteriore che ne prescinda: "tre no: la
composizione statica, l'epidermide frivola che nasconde un interno immutato;
il dettaglio colto, la rifinitura di supposto buon gusto che implica sprechi
a detrimento delle attrezzature; l'ambientamento, le inclinazioni mimetiche
che passivizzano l'edificio anziché proiettarne il messaggio sul mondo"
(Zevi). Tali dichiarazioni riguardano in specie la tipologia scolastica, ma
hanno evidentemente portata generale. Nelle scuole Pellegrin ha impiegato
sistemi prefabbricati non di rado su brevetti propri. Ma il fine è sempre
elaborare componenti spaziali a virtualità assai ampiamente combinatoria: la
tecnologia economicamente verificata è strumentale. Vince ( '73) il concorso
INArch-Sir per un'iniziativa di industrializzazione edilizia (collaboratori
citati e G.Basso). Ancora per la Sir immagina ('74 ) un geniale monoggetto
cilindrico realizzato a tessitura continua filante come le tubazioni di
condotta , in loco ( sezione da 4,5 a 6 metri), con riduzione da capogiro
nei tempi e nei costi e ovviamente componibile. Al SAIE '74 e '75 sistema
per aule mobili e cellula abitativa. ........ Gli impianti integrano ormai
aggregati modificabili di cellule ai vettori di traffico territoriale
operanti nel dentro-fuori della crosta e funzione delle urgenze autonome ed
in fieri del territorio stesso. Il vettore attrezzato territoriale e il
principio aggregativo sono radici profonde del movimento moderno. Nuovi sono
l'implacabile intento di usarle insieme e la verifica sempre più sistematica
del sistema a tutti i livelli, in funzione dell'autonomia e della crescita
qualitativa dei gruppi umani fruitori, investiti del massimo potere
decisionale. Base elementare è la polifunzionalità fin dal '69, centro a
Piacenza. Decisivo ('69) il progetto per l'università di Barcellona. In
queste megastrutture la priorità è al vettore. Le verifiche sono plurime
cfr. per esempio il progetto per il quariere Zen a Palermo ('70), l'habitat
a funzioni integrate ('78) e la stessa proposta per la consultazione del
Lingotto. Fin dall'inizio Pellegrin ha concepito la forma in funzione delle
spazio-tempo ma in seguito le ha dato crescita e alterazione progressiva,
identificando la qualità col processo di mutamento. Ora tale processo si
legittima perché ricrea un autonomo comporsi biologico tra comunità umana
sul pianeta e i suoi strumenti di vita, una simbiosi disalienante che
Pellegrin trovò in Sullivan, negli straordinari disegni dell'Art Institute
di Chicago.
da Luigi Pellegrin, Alle porte dell'Architettura, catalogo 1992, mostra
giugno-settembre '92 , galleria Stefania Miscetti
Achille Bonito Oliva
percorso tematico che, in attesa di una mostra antologica che riesca ad
approfondire e a restituire la sistematica progettuale dell'opera
dell'architetto, ci avvicini ai temi base della sua metodologia: la fase
organica, la prefabbricazione, la grande scala, , il cambiamento tipologico
dell'edilizia scolastica, i grandi temi urbani legati alla mobilità ed
all'edilizia abitativa e la grande ricerca per Roma.
Progetti, disegni e fotografie sono stati raccolti in un video che viene
presentato su quattordici schermi che coinvolgono l'intero spazio centrale
dell'Acquario, insieme ad interviste e testimonianze (Achille Bonito Oliva,
Furio Colombo, Paolo degli Espinosa, Massimiliano Fucksas,
Luca Zevi)
Sono esposti numerosi progetti in originale e grandi disegni su carta
intelata che appartengono al momento pre-progettuale di cui si è nutrita
tutta la ricerca dell'Architetto .
La mostra verrà inaugurata dal Sindaco di Roma Walter Veltroni e da
Presidente dell'Ordine degli Architetti Amedeo Schaiattarella alle ore 18 di
giovedì 13 novembre 2003.
Saranno disponibili :
- il nuovo libro
- il libro pubblicato dall'Ordine degli Architetti, 2001
"Luigi Pellegrin, il mestiere del costruire"
- il catalogo "Luigi Pellegrin, Alle porte dell'Architettura"
1992 Studio Stefania Miscetti, Roma
Da Venti progetti per il futuro del Lingotto Etas libri, 1985
Luigi Pellegrin di Renato Pedio :
...Gli strumenti critici, sia di impianto compositivo e sintattico, sia di
orientamento sociologico e politico, possono talvolta trovarsi in imbarazzo
dinanzi all'impegno inestinguibile e pressoché religioso di questo
costruttore, la cui vocazione al mestiere dell'architetto, dagli aspetti più
lirici e fantastici dell'immagine a quelli più brutalmente fisici ed
economici della professione, appare così congeniale da cagionare
insofferenza negli altri e, in un certo senso, in lui stesso.La cosa si
sostanzia innanzitutto biograficamente.
Nasce in Francia (Courcelette 1925) ove la famiglia si trova per lavoro ma
torna ben presto in Italia. Il padre è uno di quegli straordinari operatori
friulani che dominano con pari passione e competenza la centinatura di un
ponte o l'intaglio di una statuetta. "La mia educazione edilizia cominciò
una domenica pomeriggio. Mio padre mi portò con se andando a controllare il
progresso delle fondazioni di qualcosa che, a quanto ne so, fu l'ultima
architettura barocca di questo secolo (cooperava con A.Brasini); Avevo
cinque anni. Qui passai i cinque anni successivi, mentre l'edificio veniva
su assai più in fretta di me. A quel tempo l'idea di architettura per me era
chiara e semplice. Oggi la posso mettere in parole. L'architetto non è una
figura professionale, è un'entità scelta dal gruppo sociale per visualizzare
e costruire il livello di qualità raggiunto da quel gruppo: l'organismo
realizzato funzionerà allora da incubatrice, organizzando in scambi positivi
i conflitti reali del momento"
......Dopo un'esperienza con la Sopraintendenza di Chieti ('46-'48) si
iscrive alla Facoltà di Roma.....un anno di lavoro a New Orleans, poi
Chicago.Tre fattori vi scopre, che si porterà dietro ("come un ladro") per
sempre: l'antiformalismo e la tecnologia seria dei primi grattacieli della
celebre "Scuola"; la spazialità creativa e l'umano senso missionario di
Wright, pur senza la sua estroversione verbale e soprattutto -ma l'evidenza
se ne avrà solo più tardi- la concezione biologica di Sullivan.
Da Wright comunque esplicitamente parte. Alcuni lavori in Louisiana,
edificio d'abitazione a Roma '55, complesso di appartamenti minimi a Caracas
'56, nel '57 abitazioni a Roma e (con C.Cicconcelli) scuola a Urbino e
quartiere Ina Casa a Ascoli,casa a Roma '58, scuole a Bassano del Grappa e a
Sassari e quartiere Ina Casa a Galatina '58 , dello stesso anno (con
A.Cecchini) i piccoli ma assai intensi uffici postali di Saronno e Suzzara.
"Non ha paura di definirsi wrightiano" registrerà Zevi (Cronache n.273)
notando l'eliminazione sistematica della "scatola chiusa", la scomposizione
delle masse " in corpi vitrei o in blocchi di cemento e mattoni tagliati da
lastre verticali e orizzontali aggettanti che denunciano l'organismo
interno"
"Non esistono più un fuori e un dentro" ma "una continuità che atrofizza le
pareti riducendole a diaframmi di un'immagine unitaria" Con mezzi analoghi
ma per programmi ancor più ristretti, nei quartieri popolari Pellegrin
"dimostra che l'afasia cui la maggior parte dei progettisti dell'Ina Casa si
autocondanna è anacronistica" noterà Tafuri ventiquattro anni dopo. Nelle
mani di Pellegrin la matrice spaziale infatti non è fine a se stessa: è per
questo che nel tema ricco come in quello povero ed a tutte le scale
manifesta una resistenza al consumo linguistico che la sottrae, come lo
stesso Tafuri conferma, ai rischi di formalismo wrightiano. I suoi spazi
interni, anche nei temi e nei bilanci minimi, sono in un certo senso
sontusi. L'ancestrale familiarità con la materia gli consente di dedicarsi
senza distrazioni alla verifica spazio temporale in funzione di stimolo
vitalizzante. L'immagine non è più una sezione statica sul tempo è un
pulsante tessuto fatto di quanti permutabili di azione.
Non è un caso che tale metodologia trovi un terreno elettivo nelle scuole
ove questo arhitetto alieno dai" dibattiti ideologici" intende manifestare
l'identità progettazione-responsabilità sociale. Il suo è uno sforzo per
liberare i contenuti ricchi ed ambigui dell'età evolutiva e per dimostrare
una serie di fattibilità psicologiche ma anche economiche e tecnologiche:
sono quasi tutti appalti concorso. Una prima serie con sistemi tradizionali
( con Ciro Cicconcelli) giunge fino al '64 a Fabriano Scerne (Teramo)
Collemarino (Ancona) Montichiari (Brescia), Forlì; si registra un altro Ina
Casa a Gaeta ( gruppo Ciconcelli '62) e nello stesso anno abitazioni a
Giulianova (Teramo) nei cui dettagli vibra un'ormai matura maestria.
A posteriori svolta decisiva appare il '64-'65. Con la casa bifamiliare
sull'Aurelia a Roma, la concrezione poetica dell'oggetto isolato raggiunge
un acme e bruscamente cessa. Apparente espressionista nei grumi furibondi di
un involucro che è in realtà un'interfaccia sensibile tra ambiente ed
esistenza acida di feroci stridori, materici e plastici,ispida e tagliente
quanto espansa , non è però una centrifuga wrghtiana è un aggregato tra
cinque elementi volumetrici autonomi
( cerchio, tre prismi triangolari in pianta e sezione, un asse referente e
contestante) . Ora è questo il medesimo principio aggregativo che persegue
con fatica durissima nelle scuole prefabbricate ( la prima a Pistoia con
G.Carini '65) per innestare componenti(spaziali, volumetriche,
impiantistiche) e che ne valorizza le necessarie rinunce. La rinuncia vera e
deliberata peraltro concerne unicamente il divismo, l'idoletto
architettonico-artistico( forse perché lo si possiede a usura) . Gli esempi
sono innumeri e quanto mai variati per contenuti e soluzioni tra il '68 e
oggi: Cutro (Catanzaro), Vicenza, Segrate, Maddaloni (Caserta) Rovigo, varie
scuole materne, scuola per orafi a Montevarchi (Arezzo) centro scolastico
Buon Pastore a Roma, scuole a Riad '76, scuola alberghiera a Rifredi,
Firenze '78-'81, scuola ad Ascoli a pannellature solari '79 ( i principali
collaboratori per questi lavori sono C.Cesana, M.Daretti, G.Carini).
Possiamo qui dar cenno solo di una, l'istituto geometri e liceo scientifico
di Pisa ('71-'76) non per render conto della tecnologia quanto per
sottolinearne un vettore che sembra sfuggire ai critici, l'espandersi del
suolo urbano in copertura. Questo agire nella e non sulla crosta del
pianeta aveva un precedente fin dal '65 nel progetto vincitore del concorso
per il Teatro Paganini a Parma, che intralci di proprietà non fecero
costruire ('65) e che invano fu seguito da altri fuori terra: il teatro
sprofondava nella piazza affiorandone con una copertura in parte
trasparente, sdoppiandosi all'esterno in un suo primario spettacolo e
metaforicamente operando nello spessore fisico tra corteccia ed inconscio,
underground fiabesco ma per nulla sentimentale.
A tali realizzazioni Bruno Zevi ( Cronache 891, '71) dava un'unica chiave
"la sezione genera spazi". Contrapponendo la sezione al corbouseriano "plan
generateur" Pellegrin prescriveva però la priorità dello spazio-tempo non
come scelta linguistica, ma come materiale specifico dell'architettura.
Nocivo sarà piuttosto ogni dogma esteriore che ne prescinda: "tre no: la
composizione statica, l'epidermide frivola che nasconde un interno immutato;
il dettaglio colto, la rifinitura di supposto buon gusto che implica sprechi
a detrimento delle attrezzature; l'ambientamento, le inclinazioni mimetiche
che passivizzano l'edificio anziché proiettarne il messaggio sul mondo"
(Zevi). Tali dichiarazioni riguardano in specie la tipologia scolastica, ma
hanno evidentemente portata generale. Nelle scuole Pellegrin ha impiegato
sistemi prefabbricati non di rado su brevetti propri. Ma il fine è sempre
elaborare componenti spaziali a virtualità assai ampiamente combinatoria: la
tecnologia economicamente verificata è strumentale. Vince ( '73) il concorso
INArch-Sir per un'iniziativa di industrializzazione edilizia (collaboratori
citati e G.Basso). Ancora per la Sir immagina ('74 ) un geniale monoggetto
cilindrico realizzato a tessitura continua filante come le tubazioni di
condotta , in loco ( sezione da 4,5 a 6 metri), con riduzione da capogiro
nei tempi e nei costi e ovviamente componibile. Al SAIE '74 e '75 sistema
per aule mobili e cellula abitativa. ........ Gli impianti integrano ormai
aggregati modificabili di cellule ai vettori di traffico territoriale
operanti nel dentro-fuori della crosta e funzione delle urgenze autonome ed
in fieri del territorio stesso. Il vettore attrezzato territoriale e il
principio aggregativo sono radici profonde del movimento moderno. Nuovi sono
l'implacabile intento di usarle insieme e la verifica sempre più sistematica
del sistema a tutti i livelli, in funzione dell'autonomia e della crescita
qualitativa dei gruppi umani fruitori, investiti del massimo potere
decisionale. Base elementare è la polifunzionalità fin dal '69, centro a
Piacenza. Decisivo ('69) il progetto per l'università di Barcellona. In
queste megastrutture la priorità è al vettore. Le verifiche sono plurime
cfr. per esempio il progetto per il quariere Zen a Palermo ('70), l'habitat
a funzioni integrate ('78) e la stessa proposta per la consultazione del
Lingotto. Fin dall'inizio Pellegrin ha concepito la forma in funzione delle
spazio-tempo ma in seguito le ha dato crescita e alterazione progressiva,
identificando la qualità col processo di mutamento. Ora tale processo si
legittima perché ricrea un autonomo comporsi biologico tra comunità umana
sul pianeta e i suoi strumenti di vita, una simbiosi disalienante che
Pellegrin trovò in Sullivan, negli straordinari disegni dell'Art Institute
di Chicago.
da Luigi Pellegrin, Alle porte dell'Architettura, catalogo 1992, mostra
giugno-settembre '92 , galleria Stefania Miscetti
Achille Bonito Oliva
13
novembre 2003
Luigi Pellegrin Architetto
Dal 13 al 28 novembre 2003
architettura
Location
CASA DELL’ARCHITETTURA – ACQUARIO ROMANO
Roma, Piazza Manfredo Fanti, 47, (Roma)
Roma, Piazza Manfredo Fanti, 47, (Roma)
Vernissage
13 Novembre 2003, ore 18