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Luigi Stradella
L’esposizione, curata da Paolo Biscottini, presenta una piccola selezione di lavori dell’artista monzese (1929), tra cui Paesaggio con farfalla e grattacielo, un olio su tela del 2001, donato dallo stesso Stradella alla collezione del Museo Diocesano.
Comunicato stampa
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Dal 9 marzo all’11 aprile 2010, al Museo Diocesano di Milano si tiene il nuovo appuntamento di MuDi Contemporanea, con la personale di Luigi Stradella.
L’esposizione, curata da Paolo Biscottini, presenta una piccola selezione di lavori dell’artista monzese (1929), tra cui Paesaggio con farfalla e grattacielo, un olio su tela del 2001, donato dallo stesso Stradella alla collezione del Museo Diocesano.
Stradella studia all’Accademia di Brera, diplomandosi nel 1952. Allievo di Aldo Carpi, condivide atmosfera ed esperienza con Guerreschi, Vaglieri, Banchieri, Romagnoni, compagni dei corsi in Accademia in quegli anni. Gli esordi sono improntati al realismo in ottica sociale con interesse per la figura umana e la condizione esistenziale. Da questa prima forma di introspezione deriva il successivo percorso di Stradella, volto sempre più all’interiorità. Benché abbandoni il linguaggio figurativo e la traduzione veristica della realtà, la pittura di Stradella non può considerarsi nei canoni dell’informale puro, né tantomeno gestuale ma diviene espressione suggestiva di evocazione, memoria e sentimento. Si sviluppa, e negli anni si consolida, una poetica assolutamente personale, tesa a percepire e interpretare palpiti emotivi e istanti dell’animo.
Come ebbe modo di affermare Stefano Crespi, “Lungo una vocazione artistica, oltre gli anni di Brera, possono essere sintomatici alcuni artisti che entrano nell'esperienza di Stradella, per una frequentazione, o magari anche per un incontro o un semplice richiamo: Italo Valenti assistente alla cattedra di Carpi (morì in Svizzera dopo averne acquisito la cittadinanza), Guerreschi, Romagnoni, una visita di Franco Francese (con De Micheli), la fugace conoscenza di Filippo de Pisis nel periodo del ricovero a Villa Fiorita di Brugherio, la figura umana di Francesco De Rocchi incontrata tante volte nei dintorni di Brera. In un rapporto più stretto e diretto con la pittura, si coglie in tanti punti della riflessione di Stradella una coscienza della propria poetica: il visionario, una sottile allucinazione, il colore come segno interiore e non empirico. È una pittura quindi che rifugge da categorie storicistiche (le situazioni per esempio neofigurative o astratte); ma si pone anche con lucida consapevolezza rispetto all'informale. La pittura di Stradella è segnata dalla ricerca, da un sentire, anche dallo sconforto, dal movimento. La sua immagine può risultare anche difficoltosa nella lettura. C'è una continua metafora di soglia, di ritmo febbrile, di «voce», di «improbabilità» poetica rispetto alle probabilità linguistiche, di flusso della memoria, di confini tra il qui e l'altrove, tra il transeunte e una punta amorosa di simbolismo.Sente Luigi Stradella la propria pittura in un «esistenzialismo accorato e labirintico, in una schizofrenia segnica e colorata, in un cercar volti in perenne metamorfosi»”.
La sensibilità intensa di Luigi Stradella non sfugge alla critica, che ben presto gli dedica una cospicua letteratura con saggi di Marziano Bernardi, Carlo Munari, Raffaele De Grada, Leonardo Borgese, Luigi Carluccio, Roberto Sanesi, Marcello Venturoli, Fortunato Bellonzi, Mario De Micheli, Mario Luzi, Enrico Crispolti, Carlo Bo, Paolo Volponi, Alberico Sala, Rossana Bossaglia e molti altri autori.
Luigi Stradella ha insegnato Pittura presso la Scuola d’Arte del Castello Sforzesco di Milano. Negli anni recenti gli sono state dedicate mostre personali dal Comune di Monza, Civici Musei; dalla Città di Urbino, Palazzo Ducale; dal Comune di Trezzo d’Adda, Castello Visconteo; dal Comune di Gazoldo degli Ippoliti, Museo D’Arte Moderna e Contemporanea; dalla Provincia di Milano, Spazio Guicciardini..
Nel 2001 ha pubblicato un testo autobiografico, quasi autoritratto letterario, dal titolo Nel filo del ricordo.
L’esposizione, curata da Paolo Biscottini, presenta una piccola selezione di lavori dell’artista monzese (1929), tra cui Paesaggio con farfalla e grattacielo, un olio su tela del 2001, donato dallo stesso Stradella alla collezione del Museo Diocesano.
Stradella studia all’Accademia di Brera, diplomandosi nel 1952. Allievo di Aldo Carpi, condivide atmosfera ed esperienza con Guerreschi, Vaglieri, Banchieri, Romagnoni, compagni dei corsi in Accademia in quegli anni. Gli esordi sono improntati al realismo in ottica sociale con interesse per la figura umana e la condizione esistenziale. Da questa prima forma di introspezione deriva il successivo percorso di Stradella, volto sempre più all’interiorità. Benché abbandoni il linguaggio figurativo e la traduzione veristica della realtà, la pittura di Stradella non può considerarsi nei canoni dell’informale puro, né tantomeno gestuale ma diviene espressione suggestiva di evocazione, memoria e sentimento. Si sviluppa, e negli anni si consolida, una poetica assolutamente personale, tesa a percepire e interpretare palpiti emotivi e istanti dell’animo.
Come ebbe modo di affermare Stefano Crespi, “Lungo una vocazione artistica, oltre gli anni di Brera, possono essere sintomatici alcuni artisti che entrano nell'esperienza di Stradella, per una frequentazione, o magari anche per un incontro o un semplice richiamo: Italo Valenti assistente alla cattedra di Carpi (morì in Svizzera dopo averne acquisito la cittadinanza), Guerreschi, Romagnoni, una visita di Franco Francese (con De Micheli), la fugace conoscenza di Filippo de Pisis nel periodo del ricovero a Villa Fiorita di Brugherio, la figura umana di Francesco De Rocchi incontrata tante volte nei dintorni di Brera. In un rapporto più stretto e diretto con la pittura, si coglie in tanti punti della riflessione di Stradella una coscienza della propria poetica: il visionario, una sottile allucinazione, il colore come segno interiore e non empirico. È una pittura quindi che rifugge da categorie storicistiche (le situazioni per esempio neofigurative o astratte); ma si pone anche con lucida consapevolezza rispetto all'informale. La pittura di Stradella è segnata dalla ricerca, da un sentire, anche dallo sconforto, dal movimento. La sua immagine può risultare anche difficoltosa nella lettura. C'è una continua metafora di soglia, di ritmo febbrile, di «voce», di «improbabilità» poetica rispetto alle probabilità linguistiche, di flusso della memoria, di confini tra il qui e l'altrove, tra il transeunte e una punta amorosa di simbolismo.Sente Luigi Stradella la propria pittura in un «esistenzialismo accorato e labirintico, in una schizofrenia segnica e colorata, in un cercar volti in perenne metamorfosi»”.
La sensibilità intensa di Luigi Stradella non sfugge alla critica, che ben presto gli dedica una cospicua letteratura con saggi di Marziano Bernardi, Carlo Munari, Raffaele De Grada, Leonardo Borgese, Luigi Carluccio, Roberto Sanesi, Marcello Venturoli, Fortunato Bellonzi, Mario De Micheli, Mario Luzi, Enrico Crispolti, Carlo Bo, Paolo Volponi, Alberico Sala, Rossana Bossaglia e molti altri autori.
Luigi Stradella ha insegnato Pittura presso la Scuola d’Arte del Castello Sforzesco di Milano. Negli anni recenti gli sono state dedicate mostre personali dal Comune di Monza, Civici Musei; dalla Città di Urbino, Palazzo Ducale; dal Comune di Trezzo d’Adda, Castello Visconteo; dal Comune di Gazoldo degli Ippoliti, Museo D’Arte Moderna e Contemporanea; dalla Provincia di Milano, Spazio Guicciardini..
Nel 2001 ha pubblicato un testo autobiografico, quasi autoritratto letterario, dal titolo Nel filo del ricordo.
08
marzo 2010
Luigi Stradella
Dall'otto marzo all'undici aprile 2010
arte contemporanea
Location
MUSEO DIOCESANO
Milano, Corso Di Porta Ticinese, 95, (Milano)
Milano, Corso Di Porta Ticinese, 95, (Milano)
Biglietti
intero: 8 Euro; ridotto 5 Euro; solo il martedì: 4 Euro
Orario di apertura
dal martedì alla domenica, 10-18, lunedì chiuso
Vernissage
8 Marzo 2010, ore 18
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore