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L’Ultima Creatura. L’Idea Divina del Femminile
Alcune donne stanno nella storia biblica. La mostra ripercorre l’Antico Testamento e attingendo a trenta musei evoca una produzione immensa di bellezza su tela per raccontare con ricchezza di colpi di scena la storia sacra al femminile.
Comunicato stampa
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L’Ultima Creatura.
L’idea divina del femminile.
Illegio, 17 maggio – 4 ottobre 2015
Il cuore della nuova mostra di Illegio - «L’Ultima Creatura. L’idea divina del femminile», presso la Casa delle Esposizioni, dal 17 maggio al 4 ottobre 2015 - è il massimo capolavoro di Caravaggio, del 1599, "Giuditta e Oloferne" – evento eccezionale, la sua presenza in Friuli Venezia Giulia per l’intera durata della mostra –: c’è tutto, in quel quadro, nel fascino del viso perfetto e contratto della paladina di Israele, nei solchi sul volto della vecchia sua serva, nel volteggio misterioso del tendaggio di sfondo, nel sangue che zampilla dal collo del nemico sconfitto. La tela di Caravaggio è una sintesi potente di tante sorprendenti donne protagoniste delle pagine bibliche, che l’associazione culturale da anni attiva nel piccolo borgo carnico, il Comitato di San Floriano, propone a tutti di meditare e riscoprire.
Alcune donne emergono dalla storia biblica: Eva, Sara, Rebecca, Rachele, Tamar, Miriam, Debora, Giaele, Dalila, Betsabea, Rut, Ester, Giuditta. Confondono gli uomini, avvincono Dio, sono piene di una grazia che in esse diventa forza di combattimento, virtù indomabile. Nel percorso da Eva a Maria, le donne non vacillano mai. Le Scritture e le arti rendono omaggio alla loro bellezza, che esse portano senza vanto, concentrate su una missione da perseguire, a tracciare una via per la quale Dio stesso dovrà incamminarsi se vorrà arrivare a noi.
La mostra «L’ultima creatura. L’idea divina del femminile» ripercorre l’Antico Testamento e attinge a trenta musei – dagli Uffizi ai Vaticani, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia alla quadreria del Quirinale –, per raccontare con colpi di scena tra pitture vibranti e sculture in bronzo, dal XV al XX secolo, questa storia sacra al femminile. Accanto al capolavoro di Caravaggio, quaranta opere, a firma di Pinturicchio e Palma il Giovane, Gentileschi e Rubens, Ricci e Piazzetta, fino ad Hayez e ai novecenteschi Messina e Spadini, rendono presente, evocandone moltissimi altri esempi, la produzione immensa di bellezza su tela della storia dell’arte cristiana, che si concentra sul fascino spirituale e sull’avvenenza corporea delle donne di Dio. E ripropone il femminile come un simbolo che accende il pensiero e strugge i sensi: non a caso, nell’arte il corpo della donna, velato o svelato, è l’occasione – la mostra lo fa comprendere – per riflettere nei secoli su cos’è la bellezza e sul potere di elevazione o di rovina che essa ha nei confronti dello spirito umano.
Ma il profilo teologico, spirituale, del percorso che Illegio propone quest’anno è decisamente il più interessante da gustare, visitando la mostra e riscoprendo molti racconti biblici, talvolta dimenticati, eppure avvincenti. Sono storie di donne che vollero con tutte le loro forze la benedizione di quel Dio che aveva parlato ad Abramo e ai suoi discendenti, e che tanto fecero finché un frutto del loro grembo ereditò la promessa celeste. Storie di donne che hanno irretito con scaltrezza i più temibili nemici di Israele, vincendoli, ma prima ancora sfidando il loro stesso popolo a non lasciarsi atterrire nel momento della prova. Storie di donne che non hanno avuto il beneficio di visioni soprannaturali o di voci celesti, ma che avevano uno sguardo così spirituale sulla realtà e una virtù così consolidata dall’allenamento a reggere con dignità il proprio destino, da prefigurare per un motivo o per l’altro la donna attesa e preparata dallo Spirito di Dio per l’avvento del Salvatore, Maria.
Il credente attento, riascoltando quelle storie e risalendo il sentiero fino alla prima di tutte le donne, Eva, non può evitare infine un’intrigante domanda: Dio, giocando la partita della rivelazione mossa dopo mossa, sceglie di passare nei momenti decisivi attraverso la storia di alcune donne e sceglie di plasmare la donna stessa come ultimo atto della creazione: perché? Perché proprio lei è l’ultima creatura?
Con l’apparizione del femminile ci viene manifestato l’intento sublime del Creatore, che volle la donna davanti a sé e davanti al maschile per indicarci chi siamo noi e dove Lui intenda arrivare.
La mostra di Illegio conduce ad ammirare le madri della madre del Messia, i loro nomi e i loro amori necessari a comprendere questo messaggio divino, che contiene il senso segreto del mondo e della vita umana. In questa stagione culturale, così incerta nel cogliere le ragioni autentiche della differenza tra maschile e femminile, la proposta di meditare su un tale punto è tanto audace – suona come una sfida al pensiero indifferenziato dilagante – quanto invitante, per la scelta del linguaggio artistico e dello stile narrativo. Così, grazie alla rivelazione biblica, sorpassando i limiti e le storture della stessa cultura di Israele in cui le pagine della Scrittura furono redatte, riconosciamo nella donna la versione dell’umano in cui si fa particolarmente evidente il progetto divino. La donna è infatti il segno concreto che l’essere umano è fatto per prendersi cura dell’altro e per aprirsi all’Altro. Tanto per la sua struttura biologica e fisiologica quanto per la sua propensione a ciò che è nobile e raffinato, la donna manifesta che la vocazione dell’umano non è l’affermazione di sé e la preoccupazione per i propri appetiti, ma la dedizione di sé nell’amore e la partecipazione a un “ordine superiore” che esige cura per l’interiorità e per ogni possibile finezza, sino a quella della relazione con Dio. Altroché il gender e le teorie bislacche che pretendono di ignorare perfino l’evidenza! La differenza irriducibile tra maschio e femmina è un’indicazione sul destino dell’umano, il cui senso appare magnifico all’occhio della fede: perciò l’ultima creatura che Genesi fa entrare in scena è una donna, e perciò l’ultima voce che risuona nella Sacra Scrittura, nell’Apocalisse, è di donna, è la voce della Chiesa, sposa di Dio, che invoca il suo divino Consorte. Dio vuole sposarci. Perciò volle che l’uomo portasse in sé, nella sua struttura, la polarità del maschile e del femminile, missione scritta nella carne che punta alla vita dello Spirito.
La mostra di Illegio, quindi, aiuterà a riscoprire tutto ciò, guidati come sempre da capolavori d’eccezione e dai giovani che saranno accanto ad ogni visitatore per leggere insieme il linguaggio della bellezza e riprendere familiarità con le narrazioni di Israele. Un modo per rendere testimonianza al bene che la fede fa alla cultura, al bene che la cultura fa alla fede e al bene, anche socialmente parlando, che il coraggio fa al territorio in cui si è chiamati a vivere.
Don Alessio Geretti
Curatore della mostra
L’idea divina del femminile.
Illegio, 17 maggio – 4 ottobre 2015
Il cuore della nuova mostra di Illegio - «L’Ultima Creatura. L’idea divina del femminile», presso la Casa delle Esposizioni, dal 17 maggio al 4 ottobre 2015 - è il massimo capolavoro di Caravaggio, del 1599, "Giuditta e Oloferne" – evento eccezionale, la sua presenza in Friuli Venezia Giulia per l’intera durata della mostra –: c’è tutto, in quel quadro, nel fascino del viso perfetto e contratto della paladina di Israele, nei solchi sul volto della vecchia sua serva, nel volteggio misterioso del tendaggio di sfondo, nel sangue che zampilla dal collo del nemico sconfitto. La tela di Caravaggio è una sintesi potente di tante sorprendenti donne protagoniste delle pagine bibliche, che l’associazione culturale da anni attiva nel piccolo borgo carnico, il Comitato di San Floriano, propone a tutti di meditare e riscoprire.
Alcune donne emergono dalla storia biblica: Eva, Sara, Rebecca, Rachele, Tamar, Miriam, Debora, Giaele, Dalila, Betsabea, Rut, Ester, Giuditta. Confondono gli uomini, avvincono Dio, sono piene di una grazia che in esse diventa forza di combattimento, virtù indomabile. Nel percorso da Eva a Maria, le donne non vacillano mai. Le Scritture e le arti rendono omaggio alla loro bellezza, che esse portano senza vanto, concentrate su una missione da perseguire, a tracciare una via per la quale Dio stesso dovrà incamminarsi se vorrà arrivare a noi.
La mostra «L’ultima creatura. L’idea divina del femminile» ripercorre l’Antico Testamento e attinge a trenta musei – dagli Uffizi ai Vaticani, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia alla quadreria del Quirinale –, per raccontare con colpi di scena tra pitture vibranti e sculture in bronzo, dal XV al XX secolo, questa storia sacra al femminile. Accanto al capolavoro di Caravaggio, quaranta opere, a firma di Pinturicchio e Palma il Giovane, Gentileschi e Rubens, Ricci e Piazzetta, fino ad Hayez e ai novecenteschi Messina e Spadini, rendono presente, evocandone moltissimi altri esempi, la produzione immensa di bellezza su tela della storia dell’arte cristiana, che si concentra sul fascino spirituale e sull’avvenenza corporea delle donne di Dio. E ripropone il femminile come un simbolo che accende il pensiero e strugge i sensi: non a caso, nell’arte il corpo della donna, velato o svelato, è l’occasione – la mostra lo fa comprendere – per riflettere nei secoli su cos’è la bellezza e sul potere di elevazione o di rovina che essa ha nei confronti dello spirito umano.
Ma il profilo teologico, spirituale, del percorso che Illegio propone quest’anno è decisamente il più interessante da gustare, visitando la mostra e riscoprendo molti racconti biblici, talvolta dimenticati, eppure avvincenti. Sono storie di donne che vollero con tutte le loro forze la benedizione di quel Dio che aveva parlato ad Abramo e ai suoi discendenti, e che tanto fecero finché un frutto del loro grembo ereditò la promessa celeste. Storie di donne che hanno irretito con scaltrezza i più temibili nemici di Israele, vincendoli, ma prima ancora sfidando il loro stesso popolo a non lasciarsi atterrire nel momento della prova. Storie di donne che non hanno avuto il beneficio di visioni soprannaturali o di voci celesti, ma che avevano uno sguardo così spirituale sulla realtà e una virtù così consolidata dall’allenamento a reggere con dignità il proprio destino, da prefigurare per un motivo o per l’altro la donna attesa e preparata dallo Spirito di Dio per l’avvento del Salvatore, Maria.
Il credente attento, riascoltando quelle storie e risalendo il sentiero fino alla prima di tutte le donne, Eva, non può evitare infine un’intrigante domanda: Dio, giocando la partita della rivelazione mossa dopo mossa, sceglie di passare nei momenti decisivi attraverso la storia di alcune donne e sceglie di plasmare la donna stessa come ultimo atto della creazione: perché? Perché proprio lei è l’ultima creatura?
Con l’apparizione del femminile ci viene manifestato l’intento sublime del Creatore, che volle la donna davanti a sé e davanti al maschile per indicarci chi siamo noi e dove Lui intenda arrivare.
La mostra di Illegio conduce ad ammirare le madri della madre del Messia, i loro nomi e i loro amori necessari a comprendere questo messaggio divino, che contiene il senso segreto del mondo e della vita umana. In questa stagione culturale, così incerta nel cogliere le ragioni autentiche della differenza tra maschile e femminile, la proposta di meditare su un tale punto è tanto audace – suona come una sfida al pensiero indifferenziato dilagante – quanto invitante, per la scelta del linguaggio artistico e dello stile narrativo. Così, grazie alla rivelazione biblica, sorpassando i limiti e le storture della stessa cultura di Israele in cui le pagine della Scrittura furono redatte, riconosciamo nella donna la versione dell’umano in cui si fa particolarmente evidente il progetto divino. La donna è infatti il segno concreto che l’essere umano è fatto per prendersi cura dell’altro e per aprirsi all’Altro. Tanto per la sua struttura biologica e fisiologica quanto per la sua propensione a ciò che è nobile e raffinato, la donna manifesta che la vocazione dell’umano non è l’affermazione di sé e la preoccupazione per i propri appetiti, ma la dedizione di sé nell’amore e la partecipazione a un “ordine superiore” che esige cura per l’interiorità e per ogni possibile finezza, sino a quella della relazione con Dio. Altroché il gender e le teorie bislacche che pretendono di ignorare perfino l’evidenza! La differenza irriducibile tra maschio e femmina è un’indicazione sul destino dell’umano, il cui senso appare magnifico all’occhio della fede: perciò l’ultima creatura che Genesi fa entrare in scena è una donna, e perciò l’ultima voce che risuona nella Sacra Scrittura, nell’Apocalisse, è di donna, è la voce della Chiesa, sposa di Dio, che invoca il suo divino Consorte. Dio vuole sposarci. Perciò volle che l’uomo portasse in sé, nella sua struttura, la polarità del maschile e del femminile, missione scritta nella carne che punta alla vita dello Spirito.
La mostra di Illegio, quindi, aiuterà a riscoprire tutto ciò, guidati come sempre da capolavori d’eccezione e dai giovani che saranno accanto ad ogni visitatore per leggere insieme il linguaggio della bellezza e riprendere familiarità con le narrazioni di Israele. Un modo per rendere testimonianza al bene che la fede fa alla cultura, al bene che la cultura fa alla fede e al bene, anche socialmente parlando, che il coraggio fa al territorio in cui si è chiamati a vivere.
Don Alessio Geretti
Curatore della mostra
17
maggio 2015
L’Ultima Creatura. L’Idea Divina del Femminile
Dal 17 maggio al 04 ottobre 2015
arte antica
arte moderna
arte moderna
Location
CASA DELLE ESPOSIZIONI
Illegio, Via Carso, 1, (UD)
Illegio, Via Carso, 1, (UD)
Biglietti
Intero 10 €. Offerta famiglia: intero ogni genitore, gratis i figli minorenni.
Ridotto: 7€: studenti 19 – 25 anni; oltre 65 anni di età: gruppi di almeno 20 persone o più; religiosi; visitatori del Museo Carnico Gortani; soci Touring Club; disabili
Scolaresche e ragazzi fino a 5 anni: 5 €
Gratis: sotto i 6 anni; giornalisti, accompagnatori dei disabili.
Orario di apertura
Da martedì a sabato 10-19, domenica 9.30-19.30. Lunedì aperto per gruppi previa prenotazione.
Vernissage
17 Maggio 2015, ore 15.30
Autore
Curatore