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Luna lune
La mostra vuole analizzare, grazie ai fertili confronti fra le opere esposte, tra astrazione e figurazione, i mille volti, le innumerevoli facce che la Luna può ancora oggi significare per l’arte e l’umanità per ricostruire un fantastico puzzle di ricodi e di immagini, di magia e mistero.
Comunicato stampa
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In occasione dei 40 anni dallo sbarco dell’uomo sulla Luna, la Galleria SPAZIOSEI di Monopoli (Bari), con il patrocinio della Regione Puglia e della Città di Monopoli, promuove dal 12 dicembre2009 al 20 febbraio 2010, negli spazi espositivi di via Sant’Anna n. 6, la mostra collettiva d’arte contemporanea:
LUNA lune
che verrà inaugurata sabato 12 dicembre 2009 alle ore 18,30.
La Luna, fin dall’antichità fonte d’ispirazione per artisti e poeti, con le sue innumerevoli facce e i suoi mille volti è il soggetto di questa mostra che, grazie ai fertili confronti fra le opere esposte, tra astrazione e figurazione, cerca di descrivere il significato che ancora oggi essa riveste per l’arte e l’umanità.
I ventuno artisti selezionati da Mina TARANTINO, provenienti da ogni parte d’Italia, sia storici sia appartenenti alle giovani generazioni, attraverso diverse direzioni iconografiche ed estetiche, ricostruiranno un fantastico puzzle di ricordi e di immagini, di magia e mistero: una narrazione meravigliosa che si compone nelle opere di Natale Addamiano,Luca Alinari, Michele Carone, Claudio Cusatelli,Giulio De Mitri, Michele Depalma, Mario Di Candia, Gaetano Fanelli, Luigi Filograno, Benito Gallo Maresca, Enzo Guaricci, Salvatore Lovaglio, Franco Marrocco, Franco Menolascina, Roberto Montemurro, Tommaso Notarangelo, Maria Teresa Padula, Puccio Pucci, Rosanna Pucciarelli, Beppe Sylos Labini, Michele Zaza.
La presentazione critica è affidata allo scrittore Lino ANGIULI, che in catalogo scrive: «Da una parte l’emisfero dove regna e governa la scienza con le sue aspirazioni all’esattezza; dall’altro quello dove campa e s’arrangia l’arte con le sue ricorrenti immaginazioni. Se i due emisferi cerebrali non vivessero la condizione di “separati in casa” (condizione voluta dalla vigente divisione istituzionale dei saperi), certamente ne vedremmo delle belle: la scienza potrebbe emanciparsi da certe sue presunzioni a senso unico, così come l’arte potrebbe scansare le trappole dell’autoreferenzialità, tentando – insieme – un reciproco avvicinamento nella direzione di un auspicabile e fecondo incontro.
Per il momento, salvo rari esempi o particolari occasioni, dobbiamo purtroppo registrare un’enorme distanza tra i due poli mentali, una distanza che – accostando speditamente il tema di questa mostra – potremmo così rappresentare: in una metà campo del cervello abita una sola luna sola, unico satellite del pianeta terra, presenza minore, marginale e per di più femminile nell’ambito del grandioso nonché maschile sistema eliocentrico, conquistata dal piede umano nell’anno del Signore 1969; nell’altra metà le lune sono tante e tali, da poter riempire una cesta, occupare una galleria e modificare le mappe del creato fino a destabilizzare il dominio simbolico del sole.
In attesa di tempi migliori e sollecitati da questa iniziativa espositiva – però – possiamo almeno provare a mettere in relazione due qualità della medesima “metà-campo” deputata alla produzione di immaginario, rendendo coinquiline la silenziosa luna cui chiede udienza il gran dolore di Giacomo Leopardi e la tenera luna di Marc Chagall, sempre pronta a benedire gli amanti; possiamo pure provare ad accostare la surreale Falce di luna di René Magritte alla «nascente luna» di Gabriele D’Annunzio: così, giusto per vedere di nascosto l’effetto che fa la “poesiarte” quando si sforza di eliminare i separè espressivi e quando, nel caso di specie, sollecita la proliferazione fantastica di cento e più lune da appendere al cielo umano come segno del suo inestinguibile inesausto bisogno creativo e ri-creativo.
Su questa strada, non ci meraviglieremo affatto di incontrare, tra gli altri, Sir William Shakespeare mentre – in un distico appena – prevede che «…trenta volte dodici lune hanno rischiarato il mondo con la loro luce riflessa». Se poi questa prodigiosa moltiplicazione non dovesse stupirci abbastanza, potremmo convocare una lunga serie di altre lune e lune altre, da quella “incantevole” di Saffo alla Luna dei Borboni inventata dal nostro pater patriae Vittorio Bodini, giusto per dimostrare che ogni essere umano ha il diritto-dovere di farsi la propria luna, come specchio proiettivo a disposizione della propria condizione.
Gli artisti qui ospitati – del resto – mostrano e dimostrano come, interpellando la nostra irripetibile sensibilità e inalienabile unicità, possiamo evitare di imprigionare il mondo sensibile in una serie di formule convenzionali per cercare invece di ri-farlo e ri-dirlo a nostra immagine e somiglianza.
Guardando le loro opere – infatti – non ci vengono incontro una ma tante tante lune, più o meno lunari lunatiche luneggianti lunescenti: giocattolo celeste a costo zero, corpo antropomorfo con nuca gobba pancia, ciondolo di luce a corrente alternata, voce doubleface sconfinante nel silenzio, compagna di pellegrinaggio sulle rotte del sogno, sorellastra incestuosa di un sole guercio, punto interrogativo al neon, serbatorio di erotiche lunazioni,… e così via, facendo altalena tra l’una e l’altra luna.
Tutto questo per dire che, grazie alla “poesiarte”, è sempre possibile restituire all’ambigua bellezza di Selene le sue molteplici, polisemiche, magiche meraviglie. Potremo farne l’interlocutrice privilegiata dei nostri lamenti e dei nostri residui stupori; potremo – ancora meglio! – chiedere il suo aiuto per transitare dal singolare al plurale scansando la fobia dei capogiri e dei buchineri; potremo – sempre più difficile!– affidarci alla sua guida per fronteggiare i rigurgiti antropocentrici e apprendere l’arte dell’ascolto da riservare alle altre creature, apprendere – cioè – ad essere un poco meno “uomini” per diventare un poco più “umani”: un paradosso – questo – che forse potrebbe salvarci».
LUNA lune
che verrà inaugurata sabato 12 dicembre 2009 alle ore 18,30.
La Luna, fin dall’antichità fonte d’ispirazione per artisti e poeti, con le sue innumerevoli facce e i suoi mille volti è il soggetto di questa mostra che, grazie ai fertili confronti fra le opere esposte, tra astrazione e figurazione, cerca di descrivere il significato che ancora oggi essa riveste per l’arte e l’umanità.
I ventuno artisti selezionati da Mina TARANTINO, provenienti da ogni parte d’Italia, sia storici sia appartenenti alle giovani generazioni, attraverso diverse direzioni iconografiche ed estetiche, ricostruiranno un fantastico puzzle di ricordi e di immagini, di magia e mistero: una narrazione meravigliosa che si compone nelle opere di Natale Addamiano,Luca Alinari, Michele Carone, Claudio Cusatelli,Giulio De Mitri, Michele Depalma, Mario Di Candia, Gaetano Fanelli, Luigi Filograno, Benito Gallo Maresca, Enzo Guaricci, Salvatore Lovaglio, Franco Marrocco, Franco Menolascina, Roberto Montemurro, Tommaso Notarangelo, Maria Teresa Padula, Puccio Pucci, Rosanna Pucciarelli, Beppe Sylos Labini, Michele Zaza.
La presentazione critica è affidata allo scrittore Lino ANGIULI, che in catalogo scrive: «Da una parte l’emisfero dove regna e governa la scienza con le sue aspirazioni all’esattezza; dall’altro quello dove campa e s’arrangia l’arte con le sue ricorrenti immaginazioni. Se i due emisferi cerebrali non vivessero la condizione di “separati in casa” (condizione voluta dalla vigente divisione istituzionale dei saperi), certamente ne vedremmo delle belle: la scienza potrebbe emanciparsi da certe sue presunzioni a senso unico, così come l’arte potrebbe scansare le trappole dell’autoreferenzialità, tentando – insieme – un reciproco avvicinamento nella direzione di un auspicabile e fecondo incontro.
Per il momento, salvo rari esempi o particolari occasioni, dobbiamo purtroppo registrare un’enorme distanza tra i due poli mentali, una distanza che – accostando speditamente il tema di questa mostra – potremmo così rappresentare: in una metà campo del cervello abita una sola luna sola, unico satellite del pianeta terra, presenza minore, marginale e per di più femminile nell’ambito del grandioso nonché maschile sistema eliocentrico, conquistata dal piede umano nell’anno del Signore 1969; nell’altra metà le lune sono tante e tali, da poter riempire una cesta, occupare una galleria e modificare le mappe del creato fino a destabilizzare il dominio simbolico del sole.
In attesa di tempi migliori e sollecitati da questa iniziativa espositiva – però – possiamo almeno provare a mettere in relazione due qualità della medesima “metà-campo” deputata alla produzione di immaginario, rendendo coinquiline la silenziosa luna cui chiede udienza il gran dolore di Giacomo Leopardi e la tenera luna di Marc Chagall, sempre pronta a benedire gli amanti; possiamo pure provare ad accostare la surreale Falce di luna di René Magritte alla «nascente luna» di Gabriele D’Annunzio: così, giusto per vedere di nascosto l’effetto che fa la “poesiarte” quando si sforza di eliminare i separè espressivi e quando, nel caso di specie, sollecita la proliferazione fantastica di cento e più lune da appendere al cielo umano come segno del suo inestinguibile inesausto bisogno creativo e ri-creativo.
Su questa strada, non ci meraviglieremo affatto di incontrare, tra gli altri, Sir William Shakespeare mentre – in un distico appena – prevede che «…trenta volte dodici lune hanno rischiarato il mondo con la loro luce riflessa». Se poi questa prodigiosa moltiplicazione non dovesse stupirci abbastanza, potremmo convocare una lunga serie di altre lune e lune altre, da quella “incantevole” di Saffo alla Luna dei Borboni inventata dal nostro pater patriae Vittorio Bodini, giusto per dimostrare che ogni essere umano ha il diritto-dovere di farsi la propria luna, come specchio proiettivo a disposizione della propria condizione.
Gli artisti qui ospitati – del resto – mostrano e dimostrano come, interpellando la nostra irripetibile sensibilità e inalienabile unicità, possiamo evitare di imprigionare il mondo sensibile in una serie di formule convenzionali per cercare invece di ri-farlo e ri-dirlo a nostra immagine e somiglianza.
Guardando le loro opere – infatti – non ci vengono incontro una ma tante tante lune, più o meno lunari lunatiche luneggianti lunescenti: giocattolo celeste a costo zero, corpo antropomorfo con nuca gobba pancia, ciondolo di luce a corrente alternata, voce doubleface sconfinante nel silenzio, compagna di pellegrinaggio sulle rotte del sogno, sorellastra incestuosa di un sole guercio, punto interrogativo al neon, serbatorio di erotiche lunazioni,… e così via, facendo altalena tra l’una e l’altra luna.
Tutto questo per dire che, grazie alla “poesiarte”, è sempre possibile restituire all’ambigua bellezza di Selene le sue molteplici, polisemiche, magiche meraviglie. Potremo farne l’interlocutrice privilegiata dei nostri lamenti e dei nostri residui stupori; potremo – ancora meglio! – chiedere il suo aiuto per transitare dal singolare al plurale scansando la fobia dei capogiri e dei buchineri; potremo – sempre più difficile!– affidarci alla sua guida per fronteggiare i rigurgiti antropocentrici e apprendere l’arte dell’ascolto da riservare alle altre creature, apprendere – cioè – ad essere un poco meno “uomini” per diventare un poco più “umani”: un paradosso – questo – che forse potrebbe salvarci».
12
dicembre 2009
Luna lune
Dal 12 dicembre 2009 al 20 febbraio 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA SPAZIOSEI
Monopoli, Via Sant'anna, 6, (Bari)
Monopoli, Via Sant'anna, 6, (Bari)
Orario di apertura
da martedì a sabato dalle ore 17.30- 20.30
Vernissage
12 Dicembre 2009, ore 18.30
Autore
Curatore