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L’uomo e il suo destino
Premio Artivisive San Fedele 2008/2009
Comunicato stampa
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L’uomo e il suo destino
La mostra che conclude il percorso 2008/2009 del Premio San Fedele compiuto dai giovani artisti e dai giovani filmaker riflette bene le incertezze e le inquietudini, le speranze e i desideri del mondo giovanile di oggi. In questo senso, luci e ombre sembrano intrecciarsi nelle diverse opere presentate senza soluzione di continuità.
Quest’anno, per la prima volta, al premio per giovani artisti e giovani filmaker, oltre ai selezionati dai giovani curatori e dai critici cinematografici, si aggiunge il Premio Rigamonti, in ricordo del giovane artista Paolo Rigamonti, tragicamente scomparso alcuni anni fa. Per il Premio sarà donata una statua in bronzo appositamente realizzata da Hidetoshi Nagasawa.
Il tema è stato sviluppato nelle più diverse modalità.
Giovani artisti
Daniela Novello, vincitrice del concorso per la seconda volta consecutiva, presenta la scultura Told_Child’s first birthday, costituita da quattro scatole di tufo alle quali sono sovrapposte quattro scatole di piombo. Il lavoro trae spunto da un rito religioso che si svolge in Corea e chiamato “Tol”, vale a dire “il primo compleanno”. All’età di un anno, il bimbo, posto di fronte a quattro oggetti racchiusi nelle scatole di piombo (libro, ago e filo, riso, arco e freccia) ne sceglie istintivamente uno che deciderà il senso della sua vita (saggezza, longevità, abbondanza e coraggio). Se ciascuno di noi nasce dalla terra, luogo che accomuna ogni uomo, il destino prende strade singolari. Paolo Cavinato, secondo classificato, in Viandante propone la metafora del viaggio attraverso un’installazione che gioca sul contrasto tra esterno, costruito come una sorta di città/specchio, fatta di antri, porte, passaggi, una sorta di castello labirintico in cui l’occhio si perde nell’osservazione dei continui scarti visuali, e interno concepito come una lunga strada, una via interiore che siamo chiamati a riconoscere. Alla complessità dell’esterno corrisponde una via di luci e di ombre in cui siamo chiamati a vivere la definitività delle nostre scelte. Fabrizio Pozzoli, terzo classificato, concepisce un’opera, Everyone - no one, costituita da una figura in piedi sull’ultimo gradino di una scala in legno, circondata da un numero imprecisato di sedie, chiara allusione al fatto che ogni uomo è chiamato a uscire dalla propria solitudine per vivere in una comunità, “scendendo” dalla scala sulla quale si è collocato. La figura, in filo di ferro, è collegata con un filo di rame a una sfera, simbolo originario di un caos da cui ciascuno di noi nasce e verso il quale approda. Tamas Jovanovics, menzione speciale dei giovani curatori-tutors, in Nonostante, presenta invece un’installazione di diciotto quadri solo apparentemente uguali, attraversati da centinaia di righe colorate. Se la struttura esterna dell’opera è variabile, la posizione dei quadri non obbedisce a regole precise. La struttura interna resta infatti intatta, coerente. Come se il destino dell’uomo, malgrado le differenze di ciascuno, fosse accomunato da una solidarietà e da una unità che superano le differenze individuali. Alessandro Sanna, vincitore del Premio Paolo Rigamonti, presenta invece cinque disegni realizzati a inchiostro di china che, attraverso una rielaborazione digitale, diventano un libro dal titolo Hop, Hop, Hope. Il protagonista è un omino dai semplici tratti, colto nell’istante di saltare. Attraverso il salto che ciascun uomo compie verso il proprio destino, l’uomo può intraprendere due strade. Può accedere a una libertà che lo porta in cielo, vibrando nell’aria e trasformandosi in uccello leggero, o precipitare nell’abisso dei propri fallimenti, trasformandosi questa volta in serpente.
Giovani filmakers
Il Premio Giovani Filmakers, giunto alla sua seconda edizione, ha selezionato quest’anno tre lavori. La maggior parte degli artisti partecipanti ha messo in rilievo l’importanza del rapporto uomo-natura nella ricerca sul tema: L’uomo e il suo destino.
Végétation Colonisatrice, del gruppo Hotel Nuclear (Mathilde Marie Neri Poirier e Giancarlo Bianchini), vincitore del Premio, accostando un sofisticato montaggio audio a suggestive immagini dal sapore post-apocalittico, ha ricercato il destino dell’uomo in un ponte sospeso tra tecnologia e natura, residuati post-bellici e vegetazione, oblio e risveglio. Francesco Azzini, secondo classificato e menzione speciale dei critici-tutors, con il documentario Noi ci siamo già, ha anch’egli toccato da vicino il tema di un rapporto rispettoso dell’uomo con la natura, necessario al compimento del destino umano. All’interno degli eloquenti silenzi dell’Appennino tosco-emiliano ha inserito le interviste a una coppia che quasi trent’anni fa aveva già intuito la necessità di un’inversione di tendenza nello sviluppo dell’umanità, adottando uno stile di vita sostenibile in armonia con la natura. Stile di vita che però oggi rischia paradossalmente di essere spazzato via proprio dall’istallazione in quella zona di una centrale eolica. Hand Code, di Tommaso Melideo, giunto terzo classificato, ricerca il destino dell’uomo nel suo modo di usare quell’interfaccia col mondo che è il corpo, soprattutto gli occhi, il naso, la bocca e le mani, passando per la possibilità di un uso distruttivo delle cose e arrivando alla conclusione che il destino dell’uomo è nel palmo delle sue mani. Si tratta di un cortometraggio che unisce videografia, animazione e stop motion.
La mostra che conclude il percorso 2008/2009 del Premio San Fedele compiuto dai giovani artisti e dai giovani filmaker riflette bene le incertezze e le inquietudini, le speranze e i desideri del mondo giovanile di oggi. In questo senso, luci e ombre sembrano intrecciarsi nelle diverse opere presentate senza soluzione di continuità.
Quest’anno, per la prima volta, al premio per giovani artisti e giovani filmaker, oltre ai selezionati dai giovani curatori e dai critici cinematografici, si aggiunge il Premio Rigamonti, in ricordo del giovane artista Paolo Rigamonti, tragicamente scomparso alcuni anni fa. Per il Premio sarà donata una statua in bronzo appositamente realizzata da Hidetoshi Nagasawa.
Il tema è stato sviluppato nelle più diverse modalità.
Giovani artisti
Daniela Novello, vincitrice del concorso per la seconda volta consecutiva, presenta la scultura Told_Child’s first birthday, costituita da quattro scatole di tufo alle quali sono sovrapposte quattro scatole di piombo. Il lavoro trae spunto da un rito religioso che si svolge in Corea e chiamato “Tol”, vale a dire “il primo compleanno”. All’età di un anno, il bimbo, posto di fronte a quattro oggetti racchiusi nelle scatole di piombo (libro, ago e filo, riso, arco e freccia) ne sceglie istintivamente uno che deciderà il senso della sua vita (saggezza, longevità, abbondanza e coraggio). Se ciascuno di noi nasce dalla terra, luogo che accomuna ogni uomo, il destino prende strade singolari. Paolo Cavinato, secondo classificato, in Viandante propone la metafora del viaggio attraverso un’installazione che gioca sul contrasto tra esterno, costruito come una sorta di città/specchio, fatta di antri, porte, passaggi, una sorta di castello labirintico in cui l’occhio si perde nell’osservazione dei continui scarti visuali, e interno concepito come una lunga strada, una via interiore che siamo chiamati a riconoscere. Alla complessità dell’esterno corrisponde una via di luci e di ombre in cui siamo chiamati a vivere la definitività delle nostre scelte. Fabrizio Pozzoli, terzo classificato, concepisce un’opera, Everyone - no one, costituita da una figura in piedi sull’ultimo gradino di una scala in legno, circondata da un numero imprecisato di sedie, chiara allusione al fatto che ogni uomo è chiamato a uscire dalla propria solitudine per vivere in una comunità, “scendendo” dalla scala sulla quale si è collocato. La figura, in filo di ferro, è collegata con un filo di rame a una sfera, simbolo originario di un caos da cui ciascuno di noi nasce e verso il quale approda. Tamas Jovanovics, menzione speciale dei giovani curatori-tutors, in Nonostante, presenta invece un’installazione di diciotto quadri solo apparentemente uguali, attraversati da centinaia di righe colorate. Se la struttura esterna dell’opera è variabile, la posizione dei quadri non obbedisce a regole precise. La struttura interna resta infatti intatta, coerente. Come se il destino dell’uomo, malgrado le differenze di ciascuno, fosse accomunato da una solidarietà e da una unità che superano le differenze individuali. Alessandro Sanna, vincitore del Premio Paolo Rigamonti, presenta invece cinque disegni realizzati a inchiostro di china che, attraverso una rielaborazione digitale, diventano un libro dal titolo Hop, Hop, Hope. Il protagonista è un omino dai semplici tratti, colto nell’istante di saltare. Attraverso il salto che ciascun uomo compie verso il proprio destino, l’uomo può intraprendere due strade. Può accedere a una libertà che lo porta in cielo, vibrando nell’aria e trasformandosi in uccello leggero, o precipitare nell’abisso dei propri fallimenti, trasformandosi questa volta in serpente.
Giovani filmakers
Il Premio Giovani Filmakers, giunto alla sua seconda edizione, ha selezionato quest’anno tre lavori. La maggior parte degli artisti partecipanti ha messo in rilievo l’importanza del rapporto uomo-natura nella ricerca sul tema: L’uomo e il suo destino.
Végétation Colonisatrice, del gruppo Hotel Nuclear (Mathilde Marie Neri Poirier e Giancarlo Bianchini), vincitore del Premio, accostando un sofisticato montaggio audio a suggestive immagini dal sapore post-apocalittico, ha ricercato il destino dell’uomo in un ponte sospeso tra tecnologia e natura, residuati post-bellici e vegetazione, oblio e risveglio. Francesco Azzini, secondo classificato e menzione speciale dei critici-tutors, con il documentario Noi ci siamo già, ha anch’egli toccato da vicino il tema di un rapporto rispettoso dell’uomo con la natura, necessario al compimento del destino umano. All’interno degli eloquenti silenzi dell’Appennino tosco-emiliano ha inserito le interviste a una coppia che quasi trent’anni fa aveva già intuito la necessità di un’inversione di tendenza nello sviluppo dell’umanità, adottando uno stile di vita sostenibile in armonia con la natura. Stile di vita che però oggi rischia paradossalmente di essere spazzato via proprio dall’istallazione in quella zona di una centrale eolica. Hand Code, di Tommaso Melideo, giunto terzo classificato, ricerca il destino dell’uomo nel suo modo di usare quell’interfaccia col mondo che è il corpo, soprattutto gli occhi, il naso, la bocca e le mani, passando per la possibilità di un uso distruttivo delle cose e arrivando alla conclusione che il destino dell’uomo è nel palmo delle sue mani. Si tratta di un cortometraggio che unisce videografia, animazione e stop motion.
27
maggio 2009
L’uomo e il suo destino
Dal 27 maggio al 10 luglio 2009
fotografia
arte contemporanea
giovane arte
disegno e grafica
arte contemporanea
giovane arte
disegno e grafica
Location
GALLERIA SAN FEDELE
Milano, Via Ulrico Hoepli, 3A-B, (Milano)
Milano, Via Ulrico Hoepli, 3A-B, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 16-19
al mattino su richiesta
Vernissage
27 Maggio 2009, ore 18.00
Autore
Curatore