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Lutz & Guggisberg
I dipinti, realizzati a quattro mani, sono spesso complesse stratificazioni di immagini che crescono per mesi nell’atelier, oppure nascono spontaneamente da una macchia o da un’invenzione fulminea – talvolta con riferimenti a temi di altre opere.
Comunicato stampa
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La Galleria Monica De Cardenas è felice di annunciare la seconda mostra personale a Milano degli artisti svizzeri Lutz & Guggisberg.
Dopo aver mostrato un esercito di uccelli semi-carbonizzati negli Emirati Arabi (Biennale di Sharjah 2007), palafitte di rametti che gettano ombre gigantesche alla Kunsthalle di Zurigo (2004), una zattera coperta di gesso liquido e mobili da salotto al Kunsthaus Aarau (2008), un paesaggio – ghiacciaio che straborda nel piano di sotto al Centre Suisse di Parigi (2009) e una serie di sculture tondeggianti come “lecca-lecca” al Museo Folkwang di Essen (2008), la mostra che Lutz & Guggisberg stanno preparando per Milano può sembrare più tradizionale: sono semplicemente dipinti e sculture. Uno sguardo attento rivela che anche questi sono elementi fondamentali dell’universo espressivo dei due vulcanici artisti svizzeri.
I dipinti, realizzati a quattro mani, sono spesso complesse stratificazioni di immagini che crescono per mesi nell’atelier, oppure nascono spontaneamente da una macchia o da un’invenzione fulminea - talvolta con riferimenti a temi di altre opere. Nei dipinti appaiono per esempio un naviglio carico di oggetti, che si specchia in cielo sotto forma di nuvola che naviga nella direzione opposta; una pila di legname coronata da una testa di volpe; un terrorista tra le alpi; e ancora tamburi, pentole, seghe e castori, macchinari, elmi, teschi e caschi in vorticose e improbabili combinazioni che di volta in volta assumono caratteri diversi, facendo emergere, attraverso improbabili giustapposizioni e accumulazioni, aspetti nuovi, significati e possibilità espressive, prima nascosti, degli oggetti più o meno comuni che affollano la nostra vita.
Le sculture in mostra saranno di due tipi: fusioni in ferro e “Schlecksteine”, che tradotto alla lettera significa “pietre da leccare”. Tra le fusioni in ferro spiccano un elmo medioevale munito di un manico da teiera e un casco da motociclista un po’ deforme che sembra provenire da uno scavo archeologico. Le così dette “pietre da leccare” sono piuttosto sculture astratte, con forme apparentemente molto levigate dal tempo, arrotondate e vagamente organiche.
Lutz & Guggisberg hanno sviluppato un lavoro che trae i suoi riferimenti in campi diversi come la storia, l’etnologia, la geologia, la fauna, le scienze, la science-fiction o ancora la letteratura. Il loro linguaggio artistico proteiforme e combinatorio è spesso il frutto della casualità. La costruzione delle loro opere si basa sull’immaginario, l’humour, la derisione, il delirio e la loro ricerca estetica molto libera si avvicina a volte al laboratorio di sperimentazione o al gabinetto di curiosità.
Tutti i loro lavori non possono essere definiti con una sola interpretazione ma ne hanno molteplici. Questa ambiguità genera una profonda incertezza e pone il loro lavoro in una posizione tra il comico e il minaccioso. Le loro installazioni sono a metà strada tra il completamento e la distruzione, tra la fine della vita comunitaria e le tracce di un dinamico gruppo di superstiti.
Per quanto il loro lavoro appaia eterogeneo, le singole opere sono connesse mediante una rete di rimandi che convergono in un’unica visione. Nonostante l’utilizzo di diversi media la loro sensibilità è unica e riconoscibile. I materiali non vengono solamente trasformati in idee, ma le idee stesse sono ispirate e formate da elementi incontrati nella loro continua ricerca.
Dopo aver mostrato un esercito di uccelli semi-carbonizzati negli Emirati Arabi (Biennale di Sharjah 2007), palafitte di rametti che gettano ombre gigantesche alla Kunsthalle di Zurigo (2004), una zattera coperta di gesso liquido e mobili da salotto al Kunsthaus Aarau (2008), un paesaggio – ghiacciaio che straborda nel piano di sotto al Centre Suisse di Parigi (2009) e una serie di sculture tondeggianti come “lecca-lecca” al Museo Folkwang di Essen (2008), la mostra che Lutz & Guggisberg stanno preparando per Milano può sembrare più tradizionale: sono semplicemente dipinti e sculture. Uno sguardo attento rivela che anche questi sono elementi fondamentali dell’universo espressivo dei due vulcanici artisti svizzeri.
I dipinti, realizzati a quattro mani, sono spesso complesse stratificazioni di immagini che crescono per mesi nell’atelier, oppure nascono spontaneamente da una macchia o da un’invenzione fulminea - talvolta con riferimenti a temi di altre opere. Nei dipinti appaiono per esempio un naviglio carico di oggetti, che si specchia in cielo sotto forma di nuvola che naviga nella direzione opposta; una pila di legname coronata da una testa di volpe; un terrorista tra le alpi; e ancora tamburi, pentole, seghe e castori, macchinari, elmi, teschi e caschi in vorticose e improbabili combinazioni che di volta in volta assumono caratteri diversi, facendo emergere, attraverso improbabili giustapposizioni e accumulazioni, aspetti nuovi, significati e possibilità espressive, prima nascosti, degli oggetti più o meno comuni che affollano la nostra vita.
Le sculture in mostra saranno di due tipi: fusioni in ferro e “Schlecksteine”, che tradotto alla lettera significa “pietre da leccare”. Tra le fusioni in ferro spiccano un elmo medioevale munito di un manico da teiera e un casco da motociclista un po’ deforme che sembra provenire da uno scavo archeologico. Le così dette “pietre da leccare” sono piuttosto sculture astratte, con forme apparentemente molto levigate dal tempo, arrotondate e vagamente organiche.
Lutz & Guggisberg hanno sviluppato un lavoro che trae i suoi riferimenti in campi diversi come la storia, l’etnologia, la geologia, la fauna, le scienze, la science-fiction o ancora la letteratura. Il loro linguaggio artistico proteiforme e combinatorio è spesso il frutto della casualità. La costruzione delle loro opere si basa sull’immaginario, l’humour, la derisione, il delirio e la loro ricerca estetica molto libera si avvicina a volte al laboratorio di sperimentazione o al gabinetto di curiosità.
Tutti i loro lavori non possono essere definiti con una sola interpretazione ma ne hanno molteplici. Questa ambiguità genera una profonda incertezza e pone il loro lavoro in una posizione tra il comico e il minaccioso. Le loro installazioni sono a metà strada tra il completamento e la distruzione, tra la fine della vita comunitaria e le tracce di un dinamico gruppo di superstiti.
Per quanto il loro lavoro appaia eterogeneo, le singole opere sono connesse mediante una rete di rimandi che convergono in un’unica visione. Nonostante l’utilizzo di diversi media la loro sensibilità è unica e riconoscibile. I materiali non vengono solamente trasformati in idee, ma le idee stesse sono ispirate e formate da elementi incontrati nella loro continua ricerca.
26
marzo 2009
Lutz & Guggisberg
Dal 26 marzo al 09 maggio 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA MONICA DE CARDENAS
Milano, Via Francesco Viganò, 4, (Milano)
Milano, Via Francesco Viganò, 4, (Milano)
Orario di apertura
Martedì a Sabato, ore 15 - 19
Vernissage
26 Marzo 2009, ore 18:00
Autore