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Lux. Colori nutrizionali
La mostra, organizzata dal Comune di Macerata in collaborazione con l’Associazione Peschi, l’Istituzione Macerata Musei e l’Associazione Sferisterio, accoglie le opere di sette artisti appartenenti a generazioni diverse ispirati certamente dal suggestivo luogo che le ospita, ma soprattutto da una riflessione profonda e personale sulla luce in quanto elemento dominante nella sua capacità evocativa
Comunicato stampa
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Domenica 19 luglio, alle ore 18,30, nelle sale della Biblioteca Mozzi Borgetti, inaugurazione del percorso espositivo LUX – Colori Nutrizionali, a cura di David Miliozzi, Un vero e proprio itinerario luminoso che attraversa gli storici ambienti della biblioteca,
La mostra, organizzata dal Comune di Macerata in collaborazione con l’Associazione Peschi, l’Istituzione Macerata Musei e l’Associazione Sferisterio, accoglie le opere di sette artisti appartenenti a generazioni diverse ispirati certamente dal suggestivo luogo che le ospita, ma soprattutto da una riflessione profonda e personale sulla luce in quanto elemento dominante nella sua capacità evocativa.
Il percorso inizia con Goccia, opera di Giulio Perfetti, artista poliedrico che si confronta con un’ istallazione dal forte impatto visivo. Un lavoro in vetroresina, una grande Goccia colorata appesa a un gancio orfano di un lampadario settecentesco, che simboleggia il silenzioso e incessante scorrere del tempo e come il passato sia stato sostituito dal presente.
Ai lati della grande “Goccia” e nella stanza antistante sono presenti i lavori di Gianfranco Pasquali. Chiamare le sue opere sculture non basta, queste, infatti, sono metamorfosi che si modificano nell’istante in cui le guardiamo; basta voltarsi o alzare la testa al soffitto dipinto e in un attimo, ad ogni nuovo incontro con la luce, assumono una forma e un colore diversi.
Nella stanza successiva c’è Ermenegildo Pannocchia, artista che da sempre indaga il sottile confine tra arte e artigianato e riesce, grazie alla sua abilità tecnica e a una conoscenza unica dei materiali, a raccontare l’iconografia classica con i linguaggi della contemporaneità. Pannocchia presenta un lavoro raffinato e complesso che dialoga con l’ambiente circostante, una scomposizione di dodici cubi in plexiglass dalla facciata concava, che si rifà agli scaffali della libreria dove i testi antichi e le Enciclopedie della conoscenza sembrano esseri viventi che scalpitano per parlarci. Intanto led di luce illuminano l’opera animandola di colori e creando suggestioni surreali.
Subito dopo arriva Giuseppe Rinaldo Basili con due opere, due tavole poste sopra piedistalli cubici che riflettono il colore sui soffitti della galleria antica. Basili indaga chirurgicamente il colore suggerendoci, come tutti i puntini colorati creati dalla sua opera, in realtà siamo noi, miliardi di individui pieni di speranze e paure, ammassati dentro una superficie che sembra voler uscire dalla rappresentazione per farsi realtà.
Anche Sandro Piermarini, scultore michelangiolesco, ci interroga sul nostro rapporto col passato. Sulla scrivania in fondo alla galleria è adagiato un laptop sul cui schermo di marmo appaiono segni che ricordano pitture rupestri e di fianco una lampada oscura che riesce comunque a produrre una luce ideale sui testi ammonticchiati ai lati della scrivania, libri sgualciti, corrosi dal tempo, proprio come quelli adagiati dietro le grate della biblioteca, che possono essere aperti e sfogliati solo dall’immaginazione di chi li osserva. Sul fondo intanto, dietro il busto in marmo di Ciccolini, una mano (la mano di Dio?) stringe tra le dita un pezzo di alabastro che si accende di lux illuminando le nostre menti.
L’ultima stanza della Biblioteca è quella più buia, dove non ci sono finestre, e proprio lì è collocata l’opera di Stefano Calisti, il prestigiatore dei colori. Un torso di Apollo psichedelico rivestito di poliuretano espanso è appeso alla trave del soffitto. Un’opera forte ed espressiva, sintesi di un percorso artistico in cui il colore si fa carne e corpo. Dall’altro lato, poggiata su un inginocchiatoio c’è invece Testa opera con la quale Calisti entra prepotentemente nel nostro sguardo, spiazzando la mente. Infine spunta come un prolungamento naturale dell’ambiente Futura, un’istallazione in legno, polistirolo, polistirene e juta alta 1 metro per 1 metro che vuole offrirci un tuffo giocoso nella coscienza dell’uomo, il quale attraverso secoli di storia e di studio è qui, immerso nel sapere.
Il percorso idealmente si conclude dove è cominciato, nella Sala degli specchi. Appeso alla parete vicino alla finestra c’è un grande piatto in ceramica di Silvio Craia, artista romantico. Qui il colore si fa pura espressività con chiazze rosse, bianche, nere, tanto intense da far male agli occhi, segni di un raptus di folle felicità
La mostra, organizzata dal Comune di Macerata in collaborazione con l’Associazione Peschi, l’Istituzione Macerata Musei e l’Associazione Sferisterio, accoglie le opere di sette artisti appartenenti a generazioni diverse ispirati certamente dal suggestivo luogo che le ospita, ma soprattutto da una riflessione profonda e personale sulla luce in quanto elemento dominante nella sua capacità evocativa.
Il percorso inizia con Goccia, opera di Giulio Perfetti, artista poliedrico che si confronta con un’ istallazione dal forte impatto visivo. Un lavoro in vetroresina, una grande Goccia colorata appesa a un gancio orfano di un lampadario settecentesco, che simboleggia il silenzioso e incessante scorrere del tempo e come il passato sia stato sostituito dal presente.
Ai lati della grande “Goccia” e nella stanza antistante sono presenti i lavori di Gianfranco Pasquali. Chiamare le sue opere sculture non basta, queste, infatti, sono metamorfosi che si modificano nell’istante in cui le guardiamo; basta voltarsi o alzare la testa al soffitto dipinto e in un attimo, ad ogni nuovo incontro con la luce, assumono una forma e un colore diversi.
Nella stanza successiva c’è Ermenegildo Pannocchia, artista che da sempre indaga il sottile confine tra arte e artigianato e riesce, grazie alla sua abilità tecnica e a una conoscenza unica dei materiali, a raccontare l’iconografia classica con i linguaggi della contemporaneità. Pannocchia presenta un lavoro raffinato e complesso che dialoga con l’ambiente circostante, una scomposizione di dodici cubi in plexiglass dalla facciata concava, che si rifà agli scaffali della libreria dove i testi antichi e le Enciclopedie della conoscenza sembrano esseri viventi che scalpitano per parlarci. Intanto led di luce illuminano l’opera animandola di colori e creando suggestioni surreali.
Subito dopo arriva Giuseppe Rinaldo Basili con due opere, due tavole poste sopra piedistalli cubici che riflettono il colore sui soffitti della galleria antica. Basili indaga chirurgicamente il colore suggerendoci, come tutti i puntini colorati creati dalla sua opera, in realtà siamo noi, miliardi di individui pieni di speranze e paure, ammassati dentro una superficie che sembra voler uscire dalla rappresentazione per farsi realtà.
Anche Sandro Piermarini, scultore michelangiolesco, ci interroga sul nostro rapporto col passato. Sulla scrivania in fondo alla galleria è adagiato un laptop sul cui schermo di marmo appaiono segni che ricordano pitture rupestri e di fianco una lampada oscura che riesce comunque a produrre una luce ideale sui testi ammonticchiati ai lati della scrivania, libri sgualciti, corrosi dal tempo, proprio come quelli adagiati dietro le grate della biblioteca, che possono essere aperti e sfogliati solo dall’immaginazione di chi li osserva. Sul fondo intanto, dietro il busto in marmo di Ciccolini, una mano (la mano di Dio?) stringe tra le dita un pezzo di alabastro che si accende di lux illuminando le nostre menti.
L’ultima stanza della Biblioteca è quella più buia, dove non ci sono finestre, e proprio lì è collocata l’opera di Stefano Calisti, il prestigiatore dei colori. Un torso di Apollo psichedelico rivestito di poliuretano espanso è appeso alla trave del soffitto. Un’opera forte ed espressiva, sintesi di un percorso artistico in cui il colore si fa carne e corpo. Dall’altro lato, poggiata su un inginocchiatoio c’è invece Testa opera con la quale Calisti entra prepotentemente nel nostro sguardo, spiazzando la mente. Infine spunta come un prolungamento naturale dell’ambiente Futura, un’istallazione in legno, polistirolo, polistirene e juta alta 1 metro per 1 metro che vuole offrirci un tuffo giocoso nella coscienza dell’uomo, il quale attraverso secoli di storia e di studio è qui, immerso nel sapere.
Il percorso idealmente si conclude dove è cominciato, nella Sala degli specchi. Appeso alla parete vicino alla finestra c’è un grande piatto in ceramica di Silvio Craia, artista romantico. Qui il colore si fa pura espressività con chiazze rosse, bianche, nere, tanto intense da far male agli occhi, segni di un raptus di folle felicità
19
luglio 2015
Lux. Colori nutrizionali
Dal 19 luglio al 16 agosto 2015
arte contemporanea
Location
BIBLIOTECA MOZZI BORGETTI
Macerata, Piazza Vittorio Veneto, 2, (Macerata)
Macerata, Piazza Vittorio Veneto, 2, (Macerata)
Orario di apertura
Lunedì, Martedì, Giovedì, Venerdì 9-13 / 14.30-18.30 Mercoledì 9 – 18.30 Sabato 9-13
Vernissage
19 Luglio 2015, ore 18.30
Autore
Curatore