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LUZZATI FACTORY Sperimentazioni anni ’40-’50
i primi 20 anni di sperimentazioni di Emanuele Luzzati nelle diverse tecniche sotto il segno di un’inedita chiave pop
Comunicato stampa
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Come si costruisce un artista? Quali sono le tappe e i percorsi che vanno ad alimentare la sua vena creativa fino a farlo diventare tale? la mostra LUZZATI FACTORY SPERIMENTAZIONI ANNI ’40 – ’50 al Museo Luzzati di Genova dal 19 novembre al 23 febbraio prossimi ripercorre i primi venti anni del cammino artistico di Emanuele Luzzati alla ricerca delle sue sperimentazioni giovanili su tecniche, temi, stili .
In mostra saranno bozzetti, figurini, progetti, disegni per opere teatrali, ad esempio quelli per il Peer Gynt del 1950 in cui recitò Vittorio Gassman, illustrazioni per libri come i disegni e le acqueforti per il suo primissimo lavoro in questo campo, il Candide di Voltaire; opere di grafica tra cui un divertente pannello di pubblicità per una birra: solo per avere un’idea della raccolta di pezzi che faranno scoprire aspetti a dir poco sorprendenti del maestro genovese.
Associare la parola Factory, il famoso studio di Andy Warhol, al nome di Luzzati può infatti stupire. Ma l’immaginario a cui ci si riferisce non è poi così distante: non si tratta tanto di una filosofia di vita, quanto di una concezione dell’arte in toto che ha accomunato i due artisti e li ha portati a sperimentare in ambiti artistici diversi e a mescolare le esperienze.
Quando lavoravo con la ceramica gli altri ceramisti mi consideravano uno scenografo, quando invece facevo le scene mi si considerava un ceramista. Poi illustravo i libri, poi ci sono stati i cartoni animati, e ogni volta mi mettevano nell'altro mestiere (E. Luzzati)
Una contaminazione nei diversi campi delle arti che è ben visibile negli anni ’40 e ’50: in teatro Luzzati porta la capacità acquisita nel plasmare creta e ceramica, e a loro volta le tecniche conseguite nel teatro vengono applicate ai disegni per le illustrazioni e per i film d’animazione. “Confondendo i generi arricchisce e modifica i segni. Ovunque imprime lo sguardo ironico di chi non è mai «dentro» del tutto (Silvia Carandini, Mara Fazio, Il Sipario Magico di Emanuele Luzzati, Roma, 1980).
Un inedito Luzzati Pop? Non proprio ma quasi, così come testimonia Luzzati stesso in riferimento allo spettacolo Il Rinoceronte, rappresentato a Napoli al Teatro Mercadante nel 1961 con la regia di Franco Enriquez: Il linguaggio di Ionesco non è che un collage di frasi comuni, parole banali, usuali. Quindi gli elementi scenici del Rinoceronte non potevano essere che impasti di oggetti usati, vecchi, familiari, di pezzi di carta, di manifesti strappati, di lettere, ferri arrugginiti, ma già vissuti (...) Si poteva parlare di Pop Art? Non credo. Però qualcosa di simile era già nell'aria.
Del resto persino Edoardo Sanguineti ha intravisto un filone pop in Luzzati in riferimento allo spettacolo “La donna serpente”: (...) una specie di pop-art Settecento dove il pop torna proprio a far popolare-popolare. E perfino nazional - popolare, con le maschere improvvisanti, i mondi alla rovescia, le carnevalizzazioni a catena, le metamorfosi e le contrometamorfosi e così avanti per un pezzo. Con pop e con Propp se vogliamo. (Pop Settecentesco, in L'Unità , 22 aprile, 1979)
E’ proprio a tal proposito che possiamo parlare di Factory in relazione ad Emanuele Luzzati: in modo magari anche inconsapevole, si è avvicinato ad una corrente d’avanguardia grazie alla naturale capacità di mettere, su tela o in scenografia, oggetti e immagini appartenenti all’uso quotidiano, elevandoli così a manifestazione artistica. Padronanza degli artigiani.
In mostra saranno bozzetti, figurini, progetti, disegni per opere teatrali, ad esempio quelli per il Peer Gynt del 1950 in cui recitò Vittorio Gassman, illustrazioni per libri come i disegni e le acqueforti per il suo primissimo lavoro in questo campo, il Candide di Voltaire; opere di grafica tra cui un divertente pannello di pubblicità per una birra: solo per avere un’idea della raccolta di pezzi che faranno scoprire aspetti a dir poco sorprendenti del maestro genovese.
Associare la parola Factory, il famoso studio di Andy Warhol, al nome di Luzzati può infatti stupire. Ma l’immaginario a cui ci si riferisce non è poi così distante: non si tratta tanto di una filosofia di vita, quanto di una concezione dell’arte in toto che ha accomunato i due artisti e li ha portati a sperimentare in ambiti artistici diversi e a mescolare le esperienze.
Quando lavoravo con la ceramica gli altri ceramisti mi consideravano uno scenografo, quando invece facevo le scene mi si considerava un ceramista. Poi illustravo i libri, poi ci sono stati i cartoni animati, e ogni volta mi mettevano nell'altro mestiere (E. Luzzati)
Una contaminazione nei diversi campi delle arti che è ben visibile negli anni ’40 e ’50: in teatro Luzzati porta la capacità acquisita nel plasmare creta e ceramica, e a loro volta le tecniche conseguite nel teatro vengono applicate ai disegni per le illustrazioni e per i film d’animazione. “Confondendo i generi arricchisce e modifica i segni. Ovunque imprime lo sguardo ironico di chi non è mai «dentro» del tutto (Silvia Carandini, Mara Fazio, Il Sipario Magico di Emanuele Luzzati, Roma, 1980).
Un inedito Luzzati Pop? Non proprio ma quasi, così come testimonia Luzzati stesso in riferimento allo spettacolo Il Rinoceronte, rappresentato a Napoli al Teatro Mercadante nel 1961 con la regia di Franco Enriquez: Il linguaggio di Ionesco non è che un collage di frasi comuni, parole banali, usuali. Quindi gli elementi scenici del Rinoceronte non potevano essere che impasti di oggetti usati, vecchi, familiari, di pezzi di carta, di manifesti strappati, di lettere, ferri arrugginiti, ma già vissuti (...) Si poteva parlare di Pop Art? Non credo. Però qualcosa di simile era già nell'aria.
Del resto persino Edoardo Sanguineti ha intravisto un filone pop in Luzzati in riferimento allo spettacolo “La donna serpente”: (...) una specie di pop-art Settecento dove il pop torna proprio a far popolare-popolare. E perfino nazional - popolare, con le maschere improvvisanti, i mondi alla rovescia, le carnevalizzazioni a catena, le metamorfosi e le contrometamorfosi e così avanti per un pezzo. Con pop e con Propp se vogliamo. (Pop Settecentesco, in L'Unità , 22 aprile, 1979)
E’ proprio a tal proposito che possiamo parlare di Factory in relazione ad Emanuele Luzzati: in modo magari anche inconsapevole, si è avvicinato ad una corrente d’avanguardia grazie alla naturale capacità di mettere, su tela o in scenografia, oggetti e immagini appartenenti all’uso quotidiano, elevandoli così a manifestazione artistica. Padronanza degli artigiani.
19
novembre 2013
LUZZATI FACTORY Sperimentazioni anni ’40-’50
Dal 19 novembre 2013 al 23 febbraio 2014
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
MUSEO LUZZATI A PORTA SIBERIA
Genova, Via Porta Siberia, (Genova)
Genova, Via Porta Siberia, (Genova)
Biglietti
€5, bambini gratis fino a 6 anni
Orario di apertura
dal martedì al venerdì 10 - 13 e 14 - 18 sabato e domenica 10-18 lunedì chiuso
Autore