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Macchina semplice. Dall’architettura al design 100 anni di maniglie Olivari
La mostra, che si apre a Venezia negli stessi giorni di inaugurazione della 12. Mostra Internazionale di Architettura rappresenta un evento importante anche per come esamina la qualità delle relazioni tra disegno dell’oggetto e progetto del costruito: una qualità che storicamente ha determinato la supremazia della cultura italiana del design sullo scenario internazionale.
Comunicato stampa
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Olivari festeggia a Venezia, in occasione della 12. Mostra Internazionale di Architettura, i 99 anni di attività nel mondo dell’architettura e del design con la mostra e il libro dal titolo MACCHINA SEMPLICE. Dall’architettura al design 100 anni di maniglie Olivari, a cura di Stefano Casciani, allo Spazio Paradiso dei Giardini della Biennale dal 26 agosto al 19 settembre.
La produzione Olivari, concentrata nella fabbrica di Borgomanero (Novara) a partire dal 1911, dopo una lunga storia di collaborazione con i migliori architetti e designer, principalmente italiani, è stata caratterizzata negli ultimi vent’anni da una visione progettuale più ampia elaborata dalla terza generazione imprenditoriale della famiglia.
Nuovi importanti esponenti dell’architettura internazionale sono entrati con i loro progetti nel catalogo Olivari, migliorando ancora la già alta qualità del prodotto, parallelamente allo sviluppo della ricerca tecnologica ecocompatibile sulle lavorazioni, ben rappresentata dal nuovo processo di finitura denominato “bio-cromo”: un procedimento che migliora resistenza e qualità estetica della maniglia, ma soprattutto introduce il cromo trivalente, alternativa veramente sostenibile al cromo esavalente.
“(…) La maniglia è davvero un piccolo concentrato di grandi problemi – scrive Stefano Casciani nel testo introduttivo del libro - uno strumento ergonomico, che può ostacolare o facilitare l’uso quotidiano degli ambienti; un elemento indispensabile dell’arredo, per cui si possono passare giornate a scegliere il modello più adatto allo stile dell’abitazione o dell’ufficio; ma anche l’unico punto formalmente caratterizzato in spazi spesso anonimi, forse l’ultimo dei legami antichi tra edificio e persona. Quando apriamo o chiudiamo una porta compiamo ancora un gesto simbolico, immutato da secoli: prendere per mano l’architettura. Raccontare la storia di questo rito, attraverso l’analisi di quella linea di coerenza e di continua ricerca progettuale che ha distinto il metodo di lavoro Olivari, significa cercare le ragioni e i modi di un incontro non facile tra il disegno e la tecnologia, tra il fare impresa e delineare un paesaggio domestico: ma soprattutto vuol dire tentare di comprendere le interazioni complesse tra l’idea di ambiente nelle visioni – più o meno utopiche – di architetti e altri progettisti che hanno attraversato la storia dell’architettura contemporanea”.
Il progetto che viene presentato a Venezia comprende in primo luogo il libro da cui prende fondamento la mostra e nasce dalla volontà di proseguire e approfondire la riflessione sui rapporti tra progettazione e produzione, intrapresa da Stefano Casciani nella pubblicazione L’architettura presa per mano. La maniglia moderna e la produzione Olivari del 1992.
Il libro oggi pubblicato da Skira approfondisce la centenaria storia industriale della famiglia Olivari suddivisa in cinque capitoli: dall’artigianato all’industria, l’architettura moderna e i precursori del disegno industriale, la ricostruzione e rinascita dell’industria, gli anni del boom, dal moderno al postmoderno.
La situazione attuale attraverso i temi “minimo, globale e sostenibile” per la definizione dell’equilibrio con l’ambiente, è analizzata da una conversazione con Antonio Olivari, direttore tecnico dell’azienda e Alberto Alessi, amico e leader dell’omonima “Fabbrica del design”. Completano il volume la cronologia, la bibliografia ed un ampio apparato iconografico di disegni e fotografie.
La mostra, allestita da Fabio Calvi e Paolo Brambilla, con la grafica di Federica Roncaldier e Alexander Wohlrab, è suddivisa in due aree tematiche. Nella prima parte la storia della Olivari è divisa in cinque momenti – che riprendono i cinque capitoli in cui è suddiviso il libro di Casciani – che narrano ognuno una diversa fase nell’evoluzione della produzione Olivari, in parallelo a quella della cultura architettonica, rappresentata dai progettisti di grande prestigio che da sempre lavorano con l’Azienda.
Così il passaggio dalla dimensione artigianale a quella industriale è segnato dalle prime commesse provenienti da importanti architetti: Marcello Piacentini per il Palazzo di Giustizia di Milano e Gio Ponti per l’EUR a Roma. Il periodo della ricostruzione del secondo dopoguerra è ricordato dai progetti di Ignazio Gardella e ancora di Gio Ponti. Gli anni del miracolo economico comprendono l’attività del gruppo BBPR, di Franco Albini e di Magnaghi Terzaghi (che hanno progettato la prima maniglia in alluminio e lo stabilimento Olivari negli anni Sessanta) e dello studio milanese GPA Monti (autori della prima maniglia in resina immessa sul mercato). Le variazioni sul tema dell’utilizzo della plastica sono segnate dallo studio Monti, da Caccia Dominioni e da Joe Colombo. Gli anni Ottanta, sospesi tra moderno e postmoderno, sono rappresentati da due designer celebri nell’automobilismo: Giugiaro e Porsche e da celebri architetti come Vico Magistretti, Alessandro Mendini e Paolo Portoghesi. La contemporaneità è invece sintetizzata nelle parole chiave “minimo, globale, sostenibile” e tra i numerosi progettisti che lavorano per Olivari vi sono i più celebri product e interior designer come Branzi, Dordoni, Irvine, Iosa Ghini, Lissoni, Mari, Marino, Urquiola e architetti quali Ban, Holl, Ito, Libeskind, Perrault.
Nella seconda parte della mostra sono esposte alcune delle immagini fotografiche, realizzate da Santi Caleca per l’occasione, di nove modelli in produzione. Ai lati sette composizioni di maniglie che rappresentano anche diversi modi di intendere il progetto da parte di altrettanti architetti: Gio Ponti, Patricia Urquiola, Rodolfo Dordoni, Piero Lissoni, Daniel Libeskind, Alessandro Mendini, Dominique Perrault. Infine nel mezzanino è esposta una campionatura delle finiture (dal tradizionale ottone lucido fino all’innovativo “biocromo”) e saranno illustrate le principali fasi di lavorazione di una maniglia, vera compenetrazione di sapienza artigianale e alte tecnologie.
La mostra, che si apre a Venezia negli stessi giorni di inaugurazione della 12. Mostra Internazionale di Architettura rappresenta un evento importante anche per come esamina la qualità delle relazioni tra disegno dell’oggetto e progetto del costruito: una qualità che storicamente ha determinato la supremazia della cultura italiana del design sullo scenario internazionale.
La produzione Olivari, concentrata nella fabbrica di Borgomanero (Novara) a partire dal 1911, dopo una lunga storia di collaborazione con i migliori architetti e designer, principalmente italiani, è stata caratterizzata negli ultimi vent’anni da una visione progettuale più ampia elaborata dalla terza generazione imprenditoriale della famiglia.
Nuovi importanti esponenti dell’architettura internazionale sono entrati con i loro progetti nel catalogo Olivari, migliorando ancora la già alta qualità del prodotto, parallelamente allo sviluppo della ricerca tecnologica ecocompatibile sulle lavorazioni, ben rappresentata dal nuovo processo di finitura denominato “bio-cromo”: un procedimento che migliora resistenza e qualità estetica della maniglia, ma soprattutto introduce il cromo trivalente, alternativa veramente sostenibile al cromo esavalente.
“(…) La maniglia è davvero un piccolo concentrato di grandi problemi – scrive Stefano Casciani nel testo introduttivo del libro - uno strumento ergonomico, che può ostacolare o facilitare l’uso quotidiano degli ambienti; un elemento indispensabile dell’arredo, per cui si possono passare giornate a scegliere il modello più adatto allo stile dell’abitazione o dell’ufficio; ma anche l’unico punto formalmente caratterizzato in spazi spesso anonimi, forse l’ultimo dei legami antichi tra edificio e persona. Quando apriamo o chiudiamo una porta compiamo ancora un gesto simbolico, immutato da secoli: prendere per mano l’architettura. Raccontare la storia di questo rito, attraverso l’analisi di quella linea di coerenza e di continua ricerca progettuale che ha distinto il metodo di lavoro Olivari, significa cercare le ragioni e i modi di un incontro non facile tra il disegno e la tecnologia, tra il fare impresa e delineare un paesaggio domestico: ma soprattutto vuol dire tentare di comprendere le interazioni complesse tra l’idea di ambiente nelle visioni – più o meno utopiche – di architetti e altri progettisti che hanno attraversato la storia dell’architettura contemporanea”.
Il progetto che viene presentato a Venezia comprende in primo luogo il libro da cui prende fondamento la mostra e nasce dalla volontà di proseguire e approfondire la riflessione sui rapporti tra progettazione e produzione, intrapresa da Stefano Casciani nella pubblicazione L’architettura presa per mano. La maniglia moderna e la produzione Olivari del 1992.
Il libro oggi pubblicato da Skira approfondisce la centenaria storia industriale della famiglia Olivari suddivisa in cinque capitoli: dall’artigianato all’industria, l’architettura moderna e i precursori del disegno industriale, la ricostruzione e rinascita dell’industria, gli anni del boom, dal moderno al postmoderno.
La situazione attuale attraverso i temi “minimo, globale e sostenibile” per la definizione dell’equilibrio con l’ambiente, è analizzata da una conversazione con Antonio Olivari, direttore tecnico dell’azienda e Alberto Alessi, amico e leader dell’omonima “Fabbrica del design”. Completano il volume la cronologia, la bibliografia ed un ampio apparato iconografico di disegni e fotografie.
La mostra, allestita da Fabio Calvi e Paolo Brambilla, con la grafica di Federica Roncaldier e Alexander Wohlrab, è suddivisa in due aree tematiche. Nella prima parte la storia della Olivari è divisa in cinque momenti – che riprendono i cinque capitoli in cui è suddiviso il libro di Casciani – che narrano ognuno una diversa fase nell’evoluzione della produzione Olivari, in parallelo a quella della cultura architettonica, rappresentata dai progettisti di grande prestigio che da sempre lavorano con l’Azienda.
Così il passaggio dalla dimensione artigianale a quella industriale è segnato dalle prime commesse provenienti da importanti architetti: Marcello Piacentini per il Palazzo di Giustizia di Milano e Gio Ponti per l’EUR a Roma. Il periodo della ricostruzione del secondo dopoguerra è ricordato dai progetti di Ignazio Gardella e ancora di Gio Ponti. Gli anni del miracolo economico comprendono l’attività del gruppo BBPR, di Franco Albini e di Magnaghi Terzaghi (che hanno progettato la prima maniglia in alluminio e lo stabilimento Olivari negli anni Sessanta) e dello studio milanese GPA Monti (autori della prima maniglia in resina immessa sul mercato). Le variazioni sul tema dell’utilizzo della plastica sono segnate dallo studio Monti, da Caccia Dominioni e da Joe Colombo. Gli anni Ottanta, sospesi tra moderno e postmoderno, sono rappresentati da due designer celebri nell’automobilismo: Giugiaro e Porsche e da celebri architetti come Vico Magistretti, Alessandro Mendini e Paolo Portoghesi. La contemporaneità è invece sintetizzata nelle parole chiave “minimo, globale, sostenibile” e tra i numerosi progettisti che lavorano per Olivari vi sono i più celebri product e interior designer come Branzi, Dordoni, Irvine, Iosa Ghini, Lissoni, Mari, Marino, Urquiola e architetti quali Ban, Holl, Ito, Libeskind, Perrault.
Nella seconda parte della mostra sono esposte alcune delle immagini fotografiche, realizzate da Santi Caleca per l’occasione, di nove modelli in produzione. Ai lati sette composizioni di maniglie che rappresentano anche diversi modi di intendere il progetto da parte di altrettanti architetti: Gio Ponti, Patricia Urquiola, Rodolfo Dordoni, Piero Lissoni, Daniel Libeskind, Alessandro Mendini, Dominique Perrault. Infine nel mezzanino è esposta una campionatura delle finiture (dal tradizionale ottone lucido fino all’innovativo “biocromo”) e saranno illustrate le principali fasi di lavorazione di una maniglia, vera compenetrazione di sapienza artigianale e alte tecnologie.
La mostra, che si apre a Venezia negli stessi giorni di inaugurazione della 12. Mostra Internazionale di Architettura rappresenta un evento importante anche per come esamina la qualità delle relazioni tra disegno dell’oggetto e progetto del costruito: una qualità che storicamente ha determinato la supremazia della cultura italiana del design sullo scenario internazionale.
26
agosto 2010
Macchina semplice. Dall’architettura al design 100 anni di maniglie Olivari
Dal 26 agosto al 19 settembre 2010
design
presentazione
disegno e grafica
presentazione
disegno e grafica
Location
INPARADISO ART GALLERY
Venezia, Castello, 1260, (Venezia)
Venezia, Castello, 1260, (Venezia)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica, ore 10 – 18
Vernissage
26 Agosto 2010, ore 17-19 su invito
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
ALESSANDRA SANTERINI
Ufficio stampa
ILARIA GIANOLI
Autore
Curatore