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Made in Spain
Nonostante la difformità stilistiche e di media artistico, il leit-motiv comune a tutte le opere sembra essere la presenza di uno stile trasognato, interpretato da ciascun artista in maniera molto differente
Comunicato stampa
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Made in Spain è la nuova mostra che Undergallery, propone nella prestigiosa sede di Villa Silbernagl a Daverio: quattordici importanti artisti spagnoli espongono le loro opere dallo stile eterogeneo ma di sicura efficacia. Dalla pittura figurativa all’astratto informale, dalla Street art alla scultura alla fotografia, la mostra offre una panoramica che non vuole essere completa ma si propone di presentare uno spaccato dell'operare artistico nella Spagna contemporanea.
Nonostante la difformità stilistiche e di media artistico, il leit-motiv comune a tutte le opere sembra essere la presenza di uno stile trasognato, interpretato da ciascun artista in maniera molto differente. La Spagna infatti è il luogo assolato dei vaneggiamenti di Don Quisciotte, è il luogo dove la “Vida es sueno”, è il paese dove” il sonno della ragione genera i mostri” di Francisco Goya, il luogo dell’incubo atroce della Guernica di Picasso. Per non parlare di Salvador Dalì, che sulla dimensione onirica costruì la sua vita ancora prima che la sua arte e di Antoni Gaudi, i cui sogni seppero impossessarsi della realtà.
Da Miguel de Cervantes a Calderòn della Barca, da Goia a Picasso, da Salvador Dalì ad Antoni Gaudi, la Spagna sembra essere per eccellenza luogo di sogni ed incubi, non già legati alla fiabesca dimensione nordica, quanto piuttosto alla mediterranea “ora panica”: caldo ed accecante “post meridium” in cui le divinità fanno la loro apparizione.
La dimensione onirica avvolge di seta purpurea le opere di Kraser, le cui ascendenze fiamminghe si mescolano ad elementi di Street Art per creare un bestiario fatato in cui ogni elemento sembra contattare simbologie ancestrali. Questo è il motivo per cui una volpe, la cui sfrontata furbizia appare uscita delle favole di Fedro ed Esopo, sembra avere la mente popolata di sogni legati al mondo classico, ruderi, ma al tempo stesso pietre vive, contemporanee con cui confrontarsi nei sogni e nella realtà. Sogni appaiono anche le figure dal potente segno grafico di Alvaro Pena in cui tratto e colore delineano forme talvolta distese, talvolta contorte.
Luis Marino, raffinato fotografo, contatta un altro elemento importante della cultura spagnola: il mare. La conchiglia, rappresentazione della sezione aurea e della femminilità legata alla dea Venere, viene radiografata quasi a volerci svelare il suo mistero che viene in realtà ribadito dal fascino delle immagini così create.
Al mare si ispirano anche le opere di Antonio Gomez Ribelles, che cita elementi apparentemente coerenti con l’ambiente, abbandonati come relitti della memoria su una spiaggia deserta. Al mondo antartico marino si ispirano invece le forme plastiche di Fernando Plàcido Sàez de Elorrieta, con una resa estetica che contatta simbologie tribali.
Anche Cristobal Perez, ci mostra il mare nel suo accento più reale, e tuttavia proprio l’iperrealismo del meriggiare ci trasporta in una dimensione onirica, non differentemente dalla notte nella grande città in cui un ipotetico io sembra aggirarsi spaesato ed assorto.
L’astrattismo informale di Javier Lorente, sembra contattare una visione trasognata in cui la materia pare liquefarsi nel colore, mentre le forme astratte di Vidal Maiquez ci manifestano sobrie geometrie che rassomigliano a schemi ancestrali di ordine mentale.
Le sculture di carta e pietra di Belèn Orta ci mostrano libri da cui prendono vita pensieri come farfalle in un gioco di ritmi e di materiali sapientemente gestiti.
La pittura figurativa, di Salvador Torres ci presenta con ironico distacco figure solo apparentemente realistiche. Il taglio fotografico delle immagini fa da velo ad una sorta di profonda incoerenza che mette in risalto la dimensione artistica in cui le opere sono state prodotte.
Analogo realismo solo apparente caratterizza anche le opere di Rosana Sitcha le cui scelte cromatiche, profondamente personali, si rivelano solo ad un secondo sguardo poco connesse con la realtà.
Nei fiori iperrealisti di Piedad Martinez Torres, la dimensione onirica si manifesta nel farli emergere da uno sfondo oscuro, quasi uno spazio di non esistenza, sul quale campeggiano giganti nei loro petali sontuosi e colorati.
Allo sguardo del sogno sembra appartenere anche le opere di Marcos Amoros, il cui colorire morbido sembra trarre la sua impronta da una dimensione lontana dal presente, intrappolata dal sogno o forse dalla memoria.
E per finire le immagini di Perez Casanova, sembrano proprio appartenere all’ assolata “ora panica” in cui l’intensità del sole ci costringe a socchiudere gli occhi spaesando immagini note, al di fuori del tempo e dello spazio.
Laddove dunque non sembra esservi alcuna coerenza, laddove la diversità e la personalità creativa di ognuno si manifesta con prepotenza esiste tuttavia una sorta di “genius loci” di cui talvolta i creatori sono inconsapevoli ma che è interessante contattare con la dovuta discrezione e la necessaria curiosità.
Nonostante la difformità stilistiche e di media artistico, il leit-motiv comune a tutte le opere sembra essere la presenza di uno stile trasognato, interpretato da ciascun artista in maniera molto differente. La Spagna infatti è il luogo assolato dei vaneggiamenti di Don Quisciotte, è il luogo dove la “Vida es sueno”, è il paese dove” il sonno della ragione genera i mostri” di Francisco Goya, il luogo dell’incubo atroce della Guernica di Picasso. Per non parlare di Salvador Dalì, che sulla dimensione onirica costruì la sua vita ancora prima che la sua arte e di Antoni Gaudi, i cui sogni seppero impossessarsi della realtà.
Da Miguel de Cervantes a Calderòn della Barca, da Goia a Picasso, da Salvador Dalì ad Antoni Gaudi, la Spagna sembra essere per eccellenza luogo di sogni ed incubi, non già legati alla fiabesca dimensione nordica, quanto piuttosto alla mediterranea “ora panica”: caldo ed accecante “post meridium” in cui le divinità fanno la loro apparizione.
La dimensione onirica avvolge di seta purpurea le opere di Kraser, le cui ascendenze fiamminghe si mescolano ad elementi di Street Art per creare un bestiario fatato in cui ogni elemento sembra contattare simbologie ancestrali. Questo è il motivo per cui una volpe, la cui sfrontata furbizia appare uscita delle favole di Fedro ed Esopo, sembra avere la mente popolata di sogni legati al mondo classico, ruderi, ma al tempo stesso pietre vive, contemporanee con cui confrontarsi nei sogni e nella realtà. Sogni appaiono anche le figure dal potente segno grafico di Alvaro Pena in cui tratto e colore delineano forme talvolta distese, talvolta contorte.
Luis Marino, raffinato fotografo, contatta un altro elemento importante della cultura spagnola: il mare. La conchiglia, rappresentazione della sezione aurea e della femminilità legata alla dea Venere, viene radiografata quasi a volerci svelare il suo mistero che viene in realtà ribadito dal fascino delle immagini così create.
Al mare si ispirano anche le opere di Antonio Gomez Ribelles, che cita elementi apparentemente coerenti con l’ambiente, abbandonati come relitti della memoria su una spiaggia deserta. Al mondo antartico marino si ispirano invece le forme plastiche di Fernando Plàcido Sàez de Elorrieta, con una resa estetica che contatta simbologie tribali.
Anche Cristobal Perez, ci mostra il mare nel suo accento più reale, e tuttavia proprio l’iperrealismo del meriggiare ci trasporta in una dimensione onirica, non differentemente dalla notte nella grande città in cui un ipotetico io sembra aggirarsi spaesato ed assorto.
L’astrattismo informale di Javier Lorente, sembra contattare una visione trasognata in cui la materia pare liquefarsi nel colore, mentre le forme astratte di Vidal Maiquez ci manifestano sobrie geometrie che rassomigliano a schemi ancestrali di ordine mentale.
Le sculture di carta e pietra di Belèn Orta ci mostrano libri da cui prendono vita pensieri come farfalle in un gioco di ritmi e di materiali sapientemente gestiti.
La pittura figurativa, di Salvador Torres ci presenta con ironico distacco figure solo apparentemente realistiche. Il taglio fotografico delle immagini fa da velo ad una sorta di profonda incoerenza che mette in risalto la dimensione artistica in cui le opere sono state prodotte.
Analogo realismo solo apparente caratterizza anche le opere di Rosana Sitcha le cui scelte cromatiche, profondamente personali, si rivelano solo ad un secondo sguardo poco connesse con la realtà.
Nei fiori iperrealisti di Piedad Martinez Torres, la dimensione onirica si manifesta nel farli emergere da uno sfondo oscuro, quasi uno spazio di non esistenza, sul quale campeggiano giganti nei loro petali sontuosi e colorati.
Allo sguardo del sogno sembra appartenere anche le opere di Marcos Amoros, il cui colorire morbido sembra trarre la sua impronta da una dimensione lontana dal presente, intrappolata dal sogno o forse dalla memoria.
E per finire le immagini di Perez Casanova, sembrano proprio appartenere all’ assolata “ora panica” in cui l’intensità del sole ci costringe a socchiudere gli occhi spaesando immagini note, al di fuori del tempo e dello spazio.
Laddove dunque non sembra esservi alcuna coerenza, laddove la diversità e la personalità creativa di ognuno si manifesta con prepotenza esiste tuttavia una sorta di “genius loci” di cui talvolta i creatori sono inconsapevoli ma che è interessante contattare con la dovuta discrezione e la necessaria curiosità.
24
settembre 2016
Made in Spain
Dal 24 settembre al 24 ottobre 2016
arte moderna e contemporanea
arte contemporanea
serata - evento
giovane arte
arte contemporanea
serata - evento
giovane arte
Location
UNDERGALLERY
Daverio, Piazza Monte Grappa, 6, (Varese)
Daverio, Piazza Monte Grappa, 6, (Varese)
Orario di apertura
martedì-domenica 15-19
Vernissage
24 Settembre 2016, h 18
Autore
Curatore