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Maia Sambonet – Unlimited
Prima personale dell’artista milanese con un disegno grande quanto una parete, senza limiti come un cadavre exquise contemporaneo
Comunicato stampa
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L’ultimo ardimentoso site specific di aka è illimitato. Il progetto
avvolge l’intero muro destro di un manto di carta inglese di cotone fatta
a mano. Ancora una volta viene ribadita la natura eclettica dell’officina
sulla via del Pellegrino dove Maia Sambonet impiega tre giorni nel tessere
le trame di un racconto inchiostrato in divenire.
La favola nasce per il progetto in situ e scorge al centro una imperatrice
prigioniera della sua torre di parole e voci prima di spiccare il volo. Il
corpus di 74 disegni si comporta letteralmente come un cadavre exquise*,
si eleva e lascia una parte di muro scoperta, anche per schivare due
chiodi inestirpabili fin dal 2004.
La natura surrealista del gioco qui si evolve in varianti compositive: il
disegno si svolge a ruota libera e gioca con assonanze, ossimori
meravigliosi e altre figure retoriche senza soluzione di continuità.
L’idea di partenza è raccontare storie per farsi seguire dalle persone.
Parole e disegni disciplinati e indisciplinati.
L’imprevisto è il filo rosso, la magia condiziona tutto; strani fenomeni
accadono quando meno te lo aspetti, tutto sembra perdere equilibrio e poi
in un sospiro ritrova il luogo deputato a bilanciare di nuovo l’istinto.
Infinite suggestioni si affastellano in una narrazione slanciata, libera
senza regole freni o taboo rispetto al disegno canonico, alla sua cornice,
all’idea del tratto imprigionato dentro una casa per occupare molto più di
uno spazio abitato.
L’artista sperimenta senza limiti di spazio e tempo, le coordinate
geografico-storiche sono rifondate ad ogni luna nuova. Se il pensiero
sale, anche la pagina sale, se un’idea sembra librarsi allora si libra
sulla carta, e la carta respira; mappe per perdersi e mappe per ritrovarsi
alternano il ritmo scandito da sequenze travalicanti la pagina bianca.
Maia Sambonet giunge a Roma per la sua prima personale e decide di
lanciare una parola sul foglio. Gettata sulla carta la parola ingenera
pensieri ininterrotti, unlimited. Legata alla scrittura di storie che
nascono indomite ha studiato scenografia, vorrebbe scrivere di teatro e
condurre corsi di iniziazione alla parola scritta, per guardarla
modificarsi. Autrice dei diari segreti di Faust per una
promenade-performance in un edificio abbandonato a Londra, trova spesso
ispirazione dentro classici come Pinocchio e Moby Dick.
Geografie e atlanti si succedono nei suoi percorsi mentali, la cartografia
prende sviluppi inattesi, sulla parete si manifesta dopo tre giorni di
pennino e inchiostro la pagina di un grande libro medioevale che pare un
viaggio. Sfida i fantasmi della ricerca e scova un percorso affascinante,
si smarrisce e ritrova il senso sul foglio, ripercorre la parola in cerca
dell’oro da elargire al suo spettatore.
Inteso come strumento di profonda trasformazione la narrazione
simboleggia con grande poesia l'incontro tra culture opposte. Negli anni
l’artista ha viaggiato in Asia, Europa e nelle Americhe, e i luoghi
visitati hanno amplificato l’estro per le affabulazioni mitiche di essenza
mistica e folgorazioni scandite dall’essere nomade per scelta.
Il desiderio di identificarsi con luoghi, personaggi, natura rigogliosa e
intrisa di silenzio e ritmi diversi dalla condizione umana, porta a
isolare una tendenza ad un ritmo differente, unico nel suo genere,
incapace di mescolarsi al fragore del quotidiano.
Nel dna la stessa elevata e indomita passione del padre designer
indimenticato l’artista è cresciuta a pane Munari e mitologia greca e
sogna di dedicare scrittura e disegno ai bambini che verranno.
*La versione originale del gioco prevedeva un gruppo di giocatori
alternati alla scrittura, con il vincolo di poter vedere solo la parola
finale del contributo precedente. Nella prima partita in assoluto, la
frase ottenuta fu "le cadavre exquis boira du nouveau vin" ("Il cadavere
eccellente berrà il vino novello").
In 3 giorni di dedizione al disegno e Maia deposita avventure favolose
sulla carta speciale 300 grammi perfetta per assorbire e domare
l’inchiostro fino a diventare strumento attivo di una performance non
premeditata, senza schemi né struttura ma ricco di senso: da una parte
pensiero che fluisce dall’altra fogli che devono combaciare. “Il pensiero
è vittima del proprio superamento- spiega Maia - Ogni pensiero è la genesi
del successivo, il suo volo è inarrestabile e fermarlo sembra un’
operazione impossibile. Il mio presente contiene già un nuovo presente.
Lasciandomi attraversare da parole che attraversano la carta traccio mappe
che offrono libertà di percorsi al di là della bidimensionalità del
foglio”.
Fogli sparsi per immaginare una struttura narrativa come una scaletta
teatrale senza freni dentro una leggenda ad occhi aperti che sembra
accadere ora e disciplina il segno prima che altri pensieri e storie
abbiano di nuovo il sopravvento.
Un itinerario di scoperta percorso con lentezza e narrato giorno dopo
giorno nell’iperuranio dei suoi pensieri mai arroccati ma anzi nomadi,
pieni di orgoglio e stravolgente bellezza, i sospiri dell’imperatrice la
portano a svuotarsi come un sacco vuoto, finchè nutrito dai sospiri il
folle arriva e la rapisce. Gli incontri appaiono indimenticabile e unici
nel loro diramarsi, a volte sorprendono per la carica di ingenuità
sprigionata. L'improvvisato corteo delle F maiuscole termina a gambe
levate e precede l’iniziativa di uno sfondo immaginario. La carta per
quanto la china si posi e tracci il succedersi del racconto non concede
dettagli, potremmo essere sopra un altipiano o lungo una pianura, scalare
montagne arroccate o percorrere paesaggi esotici sul pacifico. Fughe
continue per transitare da una storia all’altra saltano passaggi
didascalici e perdono la loro attinenza con il reale. I protagonisti sul
loro cammino incontrano anche la balena, estremo influente simbolo marino
che ripercorre memorie infantili. Sul fondo il bianco cetaceo si manifesta
in tutta la sua imponenza, la continua costante ricerca di un contatto ci
trasmette più di quanto è descritto nella scrittura. Il destino è seguire
centinaia di altri pensieri che sorgono inaspettati dentro chi osserva
l’esito finale dell’installazione, calamitante lo spettatore per riuscire
a leggere le note a margine popolate di disegni al centro. Non c’è meta e
non c’è pianificazione, la storia dell’imperatrice è dominante ma il
viaggio è lungo e prevede molte tappe, alcune irruente altre più lievi,
con una prospettiva disposta a cambiare anch’essa e compiere balzi fuori
scala, inattesi, illimitati.
Il confronto tra culture diverse aleggia in sottofondo, ardito come una
musica di sitar banjo armonica percussioni pianoforte e didgeridoo: dai
mùm a Coco Rosie la colonna sonora, passando per Chopin coldplay e one
ring zero.
Follie visionarie, romanticismo e antiromanticismo, attuale come un film
di Gondry: tutti noi leggendo siamo disposti a cambiare vita, disfarsi al
sole e reagire al vento.
Raffaella Guidobono
avvolge l’intero muro destro di un manto di carta inglese di cotone fatta
a mano. Ancora una volta viene ribadita la natura eclettica dell’officina
sulla via del Pellegrino dove Maia Sambonet impiega tre giorni nel tessere
le trame di un racconto inchiostrato in divenire.
La favola nasce per il progetto in situ e scorge al centro una imperatrice
prigioniera della sua torre di parole e voci prima di spiccare il volo. Il
corpus di 74 disegni si comporta letteralmente come un cadavre exquise*,
si eleva e lascia una parte di muro scoperta, anche per schivare due
chiodi inestirpabili fin dal 2004.
La natura surrealista del gioco qui si evolve in varianti compositive: il
disegno si svolge a ruota libera e gioca con assonanze, ossimori
meravigliosi e altre figure retoriche senza soluzione di continuità.
L’idea di partenza è raccontare storie per farsi seguire dalle persone.
Parole e disegni disciplinati e indisciplinati.
L’imprevisto è il filo rosso, la magia condiziona tutto; strani fenomeni
accadono quando meno te lo aspetti, tutto sembra perdere equilibrio e poi
in un sospiro ritrova il luogo deputato a bilanciare di nuovo l’istinto.
Infinite suggestioni si affastellano in una narrazione slanciata, libera
senza regole freni o taboo rispetto al disegno canonico, alla sua cornice,
all’idea del tratto imprigionato dentro una casa per occupare molto più di
uno spazio abitato.
L’artista sperimenta senza limiti di spazio e tempo, le coordinate
geografico-storiche sono rifondate ad ogni luna nuova. Se il pensiero
sale, anche la pagina sale, se un’idea sembra librarsi allora si libra
sulla carta, e la carta respira; mappe per perdersi e mappe per ritrovarsi
alternano il ritmo scandito da sequenze travalicanti la pagina bianca.
Maia Sambonet giunge a Roma per la sua prima personale e decide di
lanciare una parola sul foglio. Gettata sulla carta la parola ingenera
pensieri ininterrotti, unlimited. Legata alla scrittura di storie che
nascono indomite ha studiato scenografia, vorrebbe scrivere di teatro e
condurre corsi di iniziazione alla parola scritta, per guardarla
modificarsi. Autrice dei diari segreti di Faust per una
promenade-performance in un edificio abbandonato a Londra, trova spesso
ispirazione dentro classici come Pinocchio e Moby Dick.
Geografie e atlanti si succedono nei suoi percorsi mentali, la cartografia
prende sviluppi inattesi, sulla parete si manifesta dopo tre giorni di
pennino e inchiostro la pagina di un grande libro medioevale che pare un
viaggio. Sfida i fantasmi della ricerca e scova un percorso affascinante,
si smarrisce e ritrova il senso sul foglio, ripercorre la parola in cerca
dell’oro da elargire al suo spettatore.
Inteso come strumento di profonda trasformazione la narrazione
simboleggia con grande poesia l'incontro tra culture opposte. Negli anni
l’artista ha viaggiato in Asia, Europa e nelle Americhe, e i luoghi
visitati hanno amplificato l’estro per le affabulazioni mitiche di essenza
mistica e folgorazioni scandite dall’essere nomade per scelta.
Il desiderio di identificarsi con luoghi, personaggi, natura rigogliosa e
intrisa di silenzio e ritmi diversi dalla condizione umana, porta a
isolare una tendenza ad un ritmo differente, unico nel suo genere,
incapace di mescolarsi al fragore del quotidiano.
Nel dna la stessa elevata e indomita passione del padre designer
indimenticato l’artista è cresciuta a pane Munari e mitologia greca e
sogna di dedicare scrittura e disegno ai bambini che verranno.
*La versione originale del gioco prevedeva un gruppo di giocatori
alternati alla scrittura, con il vincolo di poter vedere solo la parola
finale del contributo precedente. Nella prima partita in assoluto, la
frase ottenuta fu "le cadavre exquis boira du nouveau vin" ("Il cadavere
eccellente berrà il vino novello").
In 3 giorni di dedizione al disegno e Maia deposita avventure favolose
sulla carta speciale 300 grammi perfetta per assorbire e domare
l’inchiostro fino a diventare strumento attivo di una performance non
premeditata, senza schemi né struttura ma ricco di senso: da una parte
pensiero che fluisce dall’altra fogli che devono combaciare. “Il pensiero
è vittima del proprio superamento- spiega Maia - Ogni pensiero è la genesi
del successivo, il suo volo è inarrestabile e fermarlo sembra un’
operazione impossibile. Il mio presente contiene già un nuovo presente.
Lasciandomi attraversare da parole che attraversano la carta traccio mappe
che offrono libertà di percorsi al di là della bidimensionalità del
foglio”.
Fogli sparsi per immaginare una struttura narrativa come una scaletta
teatrale senza freni dentro una leggenda ad occhi aperti che sembra
accadere ora e disciplina il segno prima che altri pensieri e storie
abbiano di nuovo il sopravvento.
Un itinerario di scoperta percorso con lentezza e narrato giorno dopo
giorno nell’iperuranio dei suoi pensieri mai arroccati ma anzi nomadi,
pieni di orgoglio e stravolgente bellezza, i sospiri dell’imperatrice la
portano a svuotarsi come un sacco vuoto, finchè nutrito dai sospiri il
folle arriva e la rapisce. Gli incontri appaiono indimenticabile e unici
nel loro diramarsi, a volte sorprendono per la carica di ingenuità
sprigionata. L'improvvisato corteo delle F maiuscole termina a gambe
levate e precede l’iniziativa di uno sfondo immaginario. La carta per
quanto la china si posi e tracci il succedersi del racconto non concede
dettagli, potremmo essere sopra un altipiano o lungo una pianura, scalare
montagne arroccate o percorrere paesaggi esotici sul pacifico. Fughe
continue per transitare da una storia all’altra saltano passaggi
didascalici e perdono la loro attinenza con il reale. I protagonisti sul
loro cammino incontrano anche la balena, estremo influente simbolo marino
che ripercorre memorie infantili. Sul fondo il bianco cetaceo si manifesta
in tutta la sua imponenza, la continua costante ricerca di un contatto ci
trasmette più di quanto è descritto nella scrittura. Il destino è seguire
centinaia di altri pensieri che sorgono inaspettati dentro chi osserva
l’esito finale dell’installazione, calamitante lo spettatore per riuscire
a leggere le note a margine popolate di disegni al centro. Non c’è meta e
non c’è pianificazione, la storia dell’imperatrice è dominante ma il
viaggio è lungo e prevede molte tappe, alcune irruente altre più lievi,
con una prospettiva disposta a cambiare anch’essa e compiere balzi fuori
scala, inattesi, illimitati.
Il confronto tra culture diverse aleggia in sottofondo, ardito come una
musica di sitar banjo armonica percussioni pianoforte e didgeridoo: dai
mùm a Coco Rosie la colonna sonora, passando per Chopin coldplay e one
ring zero.
Follie visionarie, romanticismo e antiromanticismo, attuale come un film
di Gondry: tutti noi leggendo siamo disposti a cambiare vita, disfarsi al
sole e reagire al vento.
Raffaella Guidobono
07
maggio 2007
Maia Sambonet – Unlimited
Dal 07 al 25 maggio 2007
arte contemporanea
Location
AKA
Roma, Via Dei Cartari, 11, (Roma)
Roma, Via Dei Cartari, 11, (Roma)
Orario di apertura
11:00 - 13:00, 16:00 - 20. Lunedi chiuso
Vernissage
7 Maggio 2007, ore 18
Autore
Curatore