Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Maja Bajevic – Karaoke
Presentato per la prima volta in Italia, presso il Velan Center di Torino, in occasione di Artissima 18, Karaoke nel 2011 è stato mostrato in una personale presso la Kunsthal di Moen, in Danimarca, a cura di Rene Block ed è già entrato a far parte della Vehbi Koc Foundation di Istanbul.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Karaoke è un’installazione video a 4 schermi, basata sull’uso di testo e performance, presenti nel popolare karaoke. Il primo video mostra una scena girata nei quartieri poveri di Palermo, una famiglia riunita, che canta il karaoke. Il video vicino mostra lo schermo del karaoke che si vede nel primo video. Le parole appaiono sullo schermo appena le cantano, come accade di solito nel karaoke.
Il terzo video mostra una scena girata a Gerusalemme, accanto al Muro Occidentale, un’esercitazione della parte femminile dell’esercito israeliano. Ad un certo punto cominciamo a sentire la preghiera dalla moschea di Al-Aqsa. Questa preghiera è mostrata come karaoke sul quarto schermo.
Ho filmato la prima parte a Palermo - spiega l’artista che vive e lavora tra Berlino, Parigi e Sarajevo. Era una situazione di grande bellezza interiore. Noi eravamo di passaggio e, dopo aver chiesto se potevamo scattare una foto, siamo stati invitati ad unirci alla festa ed accolti calorosamente. Il filmato è stato girato in una zona povera di Palermo. La famiglia numerosa, con tutti i membri della famiglia, grandi e piccoli, stava facendo una festa e cantando al Karaoke moltissime canzoni. Io ho scelto Margherita perché qualche amico italiano e albanese la cantava in diverse occasioni. Io l’ho chiamato video ready made, perchè non c’è stato praticamente nessun intervento da parte mia, a parte guardare e filmare. La seconda parte, quella a Gerusalemme, l’ho filmata in un secondo momento, sempre come video ready made. Era una situazione in cui mi sono imbattuta, vicino al Muro Occidentale. Non ho chiesto il permesso di filmare perché ero in uno spazio pubblico e nessuno ha detto niente.
L’immagine con le soldatesse, in Karaoke, ritrae un gruppo dell'esercito israeliano impegnato in alcune manovre sullo sfondo del Muro del pianto, mentre si sente in sottofondo il suono di una moschea che chiama alla preghiera. Il lavoro mostra diverse sfaccettature del mondo in cui viviamo, combinando cose che non necessariamente stanno insieme. Le donne attenuano l'immagine che abbiamo dei soldati, come di un gruppo particolarmente disciplinato. Sembrano diverse e molto rilassate. Questo sembra allontanare l’idea comune dell’esercito israeliano, come qualcosa di pericoloso. Eppure anche questo esercito rappresenta una minaccia per l’esistenza della moschea. C'è qualcosa di assurdo nel modo in cui i due mondi si sovrappongono. L’artista continua – Trovo che le voci, in particolare il canto, siano indicatori e custodi di memorie. Una canzone funziona come un odore, ci porta indietro, come una macchina del tempo, al momento della memoria. In Karaoke, ho usato una canzone molto seducente e melodica, in un contesto familiare, accanto ad una situazione politica. Penso che l’intimità della prima situazione renda la seconda più forte, sebbene entrambe siano strati del mondo in cui viviamo.
Maja Bajevic nella sua esperienza d’artista ha spesso fatto ricorso alla performance, coinvolgendo a volte piccoli gruppi di persone (spesso donne, ma non solo) con le quali condividere, quasi alla pari, il percorso di riflessione che il contesto (sociale e geografico) aveva attivato. I lavori di Maja Bajevic mettono spesso a confronto dinamiche private e collettive e chiamano in causa le fragili e illusorie ideologie che le società contemporanee, a volte inconsapevolmente, continuano a produrre. La Bajevic, tuttavia, in nessun caso fornisce una chiave di lettura o una interpretazione personale delle questioni che mette in campo. Piuttosto, il suo lavoro, tende a sottolineare degli aspetti paradossali, a creare dei cortocircuiti di senso e quindi costringe chi guarda alla riflessione. Le conclusioni poi ciascuno le trarrà a suo modo. Quello che interessa alla Bajevic è riattivare l’attenzione su aspetti che ormai, da consumatori/telespettatori assopiti quali siamo, non vediamo neanche più come ‘critici’. Nel lavoro presentato da Velan l’accostamento, attraverso un meccanismo ludico e popolare come il Karaoke, tra Gerusalemme e Palermo è forte di per sé. Lo è ancor più per via dei caratteri, in arabo e in italiano, che compaiono specularmente sulle pareti contigue dello spazio. Gli spazi fisici, a ben guardare, psicologicamente risultano invertiti.. Anche se le soldatesse si muovono in una piazza aperta e assolata, sembrano chiuse in un confine molto prossimo e visibile, come il Muro del pianto. L’ambiente in cui è ritratta la famiglia palermitana, al contrario, pur essendo un luogo chiuso, è aperto fisicamente sulla strada e, nella sua semplicità domestica, risulta, al contrario, aperto e libero. Oppure, in entrambi i casi, l’ambiente intorno funziona come una gabbia invisibile, come altre gabbie metaforiche costruite dalla Bajevic a proposito di temi e contesti diversi? Anche questo è un meccanismo implicito nei complessi lavori orchestrati dalla Bajevic. Lo spettatore è al tempo stesso anche attore e i performer non sono più dei collaboratori inconsapevoli, bensì diventano potenziali autori dell’opera e, a loro volta ci pongono delle domande. La perdita dell’orientamento, o almeno di quello tradizionalmente inteso, è una precisa volontà dell’artista. Karaoke, con pochissimi ingredienti, immagini video ready made, musica popolare (un testo collettivo in arabo ed uno privato in italiano) crea una vertigine, intesa come l’inizio di un nuovo e più consapevole modo di guardare al contesto in cui siamo immersi, sia quello privato che quello pubblico.
In un’intervista con Angela Vettese la Bajevic ha dichiarato – La società politica e quella privata hanno una grande importanza per me, ecco perché le sottopongo ad un esame così approfondito. […] ciò che mi ha sempre interessato sono le parti della società che normalmente non vogliamo vedere.
Maja Bajevic, artista franco/bosniaca, è una delle figure più significative che provengono dall’Europa dell’Est. E’ nata nel 1967 a Sarajevo, nell’ex Jugoslavia ed ha conseguito il Master presso l’Ecole National des Beaux-Arts a Parigi. Al momento vive e lavora a Berlino. Ha realizzato mostre personali in diversi musei europei tra cui: To be Continued (2011) presso il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, Import / Export, Kunsthaus Glarus, Glarus (2009), Fondazione Bevilacqua la Masa a cura di Angela Vettese a Venezia (2008), National Gallery di Sarajevo (2006), Moderna Museet in Stockholm (2005), MoMA PS1 in New York (2004), plug. in Basel (2002) ed ha partecipato ad importanti biennali internazionali tra cui Documenta 12 a Kassel (2007), 50th Biennale di Venezia (2003), Istanbul Biennial (2001), Manifesta 3 a Lubiana (2000).
Maja Bajevic ha insegnato nei corsi post laurea dell’Ecole des Beaux-Arts di Lyon (2000/2001), allo IUAV di Venezia (2004/2005; 2005/2006; 2006/2007; 2007/2008) e alla Bauhaus University di Weimar (2009/2010).
Si ringraziano le gallerie Peter Kilchmann, Zurich e Michel Rein, Paris.
Il terzo video mostra una scena girata a Gerusalemme, accanto al Muro Occidentale, un’esercitazione della parte femminile dell’esercito israeliano. Ad un certo punto cominciamo a sentire la preghiera dalla moschea di Al-Aqsa. Questa preghiera è mostrata come karaoke sul quarto schermo.
Ho filmato la prima parte a Palermo - spiega l’artista che vive e lavora tra Berlino, Parigi e Sarajevo. Era una situazione di grande bellezza interiore. Noi eravamo di passaggio e, dopo aver chiesto se potevamo scattare una foto, siamo stati invitati ad unirci alla festa ed accolti calorosamente. Il filmato è stato girato in una zona povera di Palermo. La famiglia numerosa, con tutti i membri della famiglia, grandi e piccoli, stava facendo una festa e cantando al Karaoke moltissime canzoni. Io ho scelto Margherita perché qualche amico italiano e albanese la cantava in diverse occasioni. Io l’ho chiamato video ready made, perchè non c’è stato praticamente nessun intervento da parte mia, a parte guardare e filmare. La seconda parte, quella a Gerusalemme, l’ho filmata in un secondo momento, sempre come video ready made. Era una situazione in cui mi sono imbattuta, vicino al Muro Occidentale. Non ho chiesto il permesso di filmare perché ero in uno spazio pubblico e nessuno ha detto niente.
L’immagine con le soldatesse, in Karaoke, ritrae un gruppo dell'esercito israeliano impegnato in alcune manovre sullo sfondo del Muro del pianto, mentre si sente in sottofondo il suono di una moschea che chiama alla preghiera. Il lavoro mostra diverse sfaccettature del mondo in cui viviamo, combinando cose che non necessariamente stanno insieme. Le donne attenuano l'immagine che abbiamo dei soldati, come di un gruppo particolarmente disciplinato. Sembrano diverse e molto rilassate. Questo sembra allontanare l’idea comune dell’esercito israeliano, come qualcosa di pericoloso. Eppure anche questo esercito rappresenta una minaccia per l’esistenza della moschea. C'è qualcosa di assurdo nel modo in cui i due mondi si sovrappongono. L’artista continua – Trovo che le voci, in particolare il canto, siano indicatori e custodi di memorie. Una canzone funziona come un odore, ci porta indietro, come una macchina del tempo, al momento della memoria. In Karaoke, ho usato una canzone molto seducente e melodica, in un contesto familiare, accanto ad una situazione politica. Penso che l’intimità della prima situazione renda la seconda più forte, sebbene entrambe siano strati del mondo in cui viviamo.
Maja Bajevic nella sua esperienza d’artista ha spesso fatto ricorso alla performance, coinvolgendo a volte piccoli gruppi di persone (spesso donne, ma non solo) con le quali condividere, quasi alla pari, il percorso di riflessione che il contesto (sociale e geografico) aveva attivato. I lavori di Maja Bajevic mettono spesso a confronto dinamiche private e collettive e chiamano in causa le fragili e illusorie ideologie che le società contemporanee, a volte inconsapevolmente, continuano a produrre. La Bajevic, tuttavia, in nessun caso fornisce una chiave di lettura o una interpretazione personale delle questioni che mette in campo. Piuttosto, il suo lavoro, tende a sottolineare degli aspetti paradossali, a creare dei cortocircuiti di senso e quindi costringe chi guarda alla riflessione. Le conclusioni poi ciascuno le trarrà a suo modo. Quello che interessa alla Bajevic è riattivare l’attenzione su aspetti che ormai, da consumatori/telespettatori assopiti quali siamo, non vediamo neanche più come ‘critici’. Nel lavoro presentato da Velan l’accostamento, attraverso un meccanismo ludico e popolare come il Karaoke, tra Gerusalemme e Palermo è forte di per sé. Lo è ancor più per via dei caratteri, in arabo e in italiano, che compaiono specularmente sulle pareti contigue dello spazio. Gli spazi fisici, a ben guardare, psicologicamente risultano invertiti.. Anche se le soldatesse si muovono in una piazza aperta e assolata, sembrano chiuse in un confine molto prossimo e visibile, come il Muro del pianto. L’ambiente in cui è ritratta la famiglia palermitana, al contrario, pur essendo un luogo chiuso, è aperto fisicamente sulla strada e, nella sua semplicità domestica, risulta, al contrario, aperto e libero. Oppure, in entrambi i casi, l’ambiente intorno funziona come una gabbia invisibile, come altre gabbie metaforiche costruite dalla Bajevic a proposito di temi e contesti diversi? Anche questo è un meccanismo implicito nei complessi lavori orchestrati dalla Bajevic. Lo spettatore è al tempo stesso anche attore e i performer non sono più dei collaboratori inconsapevoli, bensì diventano potenziali autori dell’opera e, a loro volta ci pongono delle domande. La perdita dell’orientamento, o almeno di quello tradizionalmente inteso, è una precisa volontà dell’artista. Karaoke, con pochissimi ingredienti, immagini video ready made, musica popolare (un testo collettivo in arabo ed uno privato in italiano) crea una vertigine, intesa come l’inizio di un nuovo e più consapevole modo di guardare al contesto in cui siamo immersi, sia quello privato che quello pubblico.
In un’intervista con Angela Vettese la Bajevic ha dichiarato – La società politica e quella privata hanno una grande importanza per me, ecco perché le sottopongo ad un esame così approfondito. […] ciò che mi ha sempre interessato sono le parti della società che normalmente non vogliamo vedere.
Maja Bajevic, artista franco/bosniaca, è una delle figure più significative che provengono dall’Europa dell’Est. E’ nata nel 1967 a Sarajevo, nell’ex Jugoslavia ed ha conseguito il Master presso l’Ecole National des Beaux-Arts a Parigi. Al momento vive e lavora a Berlino. Ha realizzato mostre personali in diversi musei europei tra cui: To be Continued (2011) presso il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, Import / Export, Kunsthaus Glarus, Glarus (2009), Fondazione Bevilacqua la Masa a cura di Angela Vettese a Venezia (2008), National Gallery di Sarajevo (2006), Moderna Museet in Stockholm (2005), MoMA PS1 in New York (2004), plug. in Basel (2002) ed ha partecipato ad importanti biennali internazionali tra cui Documenta 12 a Kassel (2007), 50th Biennale di Venezia (2003), Istanbul Biennial (2001), Manifesta 3 a Lubiana (2000).
Maja Bajevic ha insegnato nei corsi post laurea dell’Ecole des Beaux-Arts di Lyon (2000/2001), allo IUAV di Venezia (2004/2005; 2005/2006; 2006/2007; 2007/2008) e alla Bauhaus University di Weimar (2009/2010).
Si ringraziano le gallerie Peter Kilchmann, Zurich e Michel Rein, Paris.
02
novembre 2011
Maja Bajevic – Karaoke
Dal 02 novembre al 16 dicembre 2011
arte contemporanea
Location
VELAN
Torino, Via Saluzzo, 64, (Torino)
Torino, Via Saluzzo, 64, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 16-19
Vernissage
2 Novembre 2011, ore 18,30
Autore
Curatore