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Malinconia degli universi
La presenza di artiste affermate e di altre più giovani nel panorama delle scelte che l’ARTESTUDIO 26 propone lascia intendere la capacità di leggere la storicità, di scoprire il nuovo, di rompere con un passato troppo vischioso e riscrivere anche una sorta di taccuino del futuro.
Comunicato stampa
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La mostra dal titolo “Malinconia degli universi” è promossa dall' ARTESTUDIO 26, punto di riferimento significativo nella planimetria artistica di una città fortemente europea come Milano. Lo spazio oltre a vivacizzare ricognizioni ad ampio raggio di tendenze che caratterizzano l’arte contemporanea, offre lezioni tecniche e teoriche e conferenze di illustri artisti e intellettuali italiani del secondo novecento. L’esposizione curata dal Prof. Carlo Franza, illustre Storico dell’Arte Contemporanea, che firma anche il testo, dal titolo “Malinconia degli universi” riunisce opere e installazioni di quattro artiste italiane, che misurano la cronaca dell’esistere attraverso un registro stilistico vario eppur carico di simbologie, di storie, di letture, di emozioni e fantasie, e ogni cosa che possa muovere e smuovere lo scenario del presente. La presenza di artiste affermate e di altre più giovani nel panorama delle scelte che l'ARTESTUDIO 26 propone lascia intendere la capacità di leggere la storicità, di scoprire il nuovo, di rompere con un passato troppo vischioso e riscrivere anche una sorta di taccuino del futuro.
Scrive Carlo Franza : “Un modo di essere e di vestire l’intelligenza è la scrittura del poeta, e non è da meno l'operato dell'artista in genere, pittore, scenografo, ritrattista, generatore di mondi e di universi avvolti di malinconia, o ancora registratore di immagini che si avvolgono di storia giornaliera, di suggestivi allarmi, di bruciature e vibrazioni. A ben guardare queste opere in mostra, tutte svelano la sottesa poesia che in esse vi gravita, in una sospensione di tempi proustiani. Non c’è nulla di effimero in queste opere, ma la grande riflessione sul tempo e sulla vita che incalza giornalmente, e ancora le riflessioni su quell’intermittenza del cuore capace di catturare luci ed ombre del mondo naturale e industriale. Tutte le artiste hanno registrato una sorta di quadreria del mondo in cui esiste un respiro, un’emozione, uno stupore, un incanto. Tutto pare come sorpreso e visto per la prima volta, tutto pare offrire una lettura quasi filosofica dell’immagine che è stata scelta e portata sulla scena.
Anzitutto le opere di Chiara Del Vecchio, una materia del mondo che gioca per naturale disposizione a raccontarsi visivamente nella storia dell'automobile, essendo questo un versante che già affascinò i futuristi e che qui trova oggi, con la giovane artista milanese, retaggio in un clima neopop riconfezionato ex novo. Con inchiostri, matite e macchie di colore, Chiara del Vecchio ha descritto echi e design, macchine come sogno dell'uomo, emblemi di quella sorta di boom economico che fece volare l'Italia nel secondo dopoguerra. Automobili come reliquie. Automobili-manichini che ci porgono parti di un tutto e il tutto delle parti. Segnali ricreativi ma anche segnali bollenti, simulacri di stagioni passate e presenti, rituali eroici di uso e suggestione. Piccole e grandi storie di un possesso che sa molto di potere e di status. Il linguaggio descrittorio è similare a quel racconto che artisti della scuola di Piazza del Popolo a Roma negli anni Sessanta del Novecento – e penso ad Angeli – fecero come sogno che si lega alla vita. Chiara del Vecchio sorprende con la visione di queste favole consumate, dove l'allegro demòne sfida le visioni di chi guarda la filigrana del disegno-dipinto, del tracciato ormai diventato stilema e addirittura alfabeto del contemporaneo. Queste automobili sono icone e status di potere, idoli forti e documenti ormai insostituibili, privilegio e fortuna, respiro mondano e folle corsa, un diario processionale che mai e poi mai avrebbe potuto essere mostrato se Chiara Del Vecchio, come ha fatto, non ne avesse ostentato la bellezza.
Quella di Fiorella Iori è curiosità degli occhi vergini, con i codici dell’occhio in uno smarrimento fin de siécle. Fiorella Iori lavora con l’ arma assoluta dell’occhio, la bellezza. Lo stupore con le sue scoperte imprevedibili e il sogno stesso di un attimo. L’osservatrice di sguardi nella scuola dello sguardo, dove fissa negli occhi la verità, i suoi colori, i clamori, le enfasi improvvise, gli accadimenti della storia. Lo sguardo sex, lo sguardo cuoco, lo sguardo lince, e il loro uscio da cui si scorge il sonetto del giorno. Leggerete nei suoi lavori l’epica dello sguardo, i traslati del movimento, le pulsioni optical, le irrequiete ombre, e se dilatate la vista l’occhio si porta nel calice del mare. Tutta la storia della pittura rappresenta il mondo, dai ritmi del panneggio, corpo che avvolge corpi, al profilo dei visi che scandagliano l’utilità dei singoli ricordi, con gli occhi senza grate che percepiscono e parlano, fino al paesaggio floreale di fiori-corpo o di corpi-fiore. Il lungo sguardo non sa che qualcuno di nascosto lo fotografa. Storia dell’occhio e delle figure, il sistema della sosta negli sguardi d’occasione, la lingua dell’occhio in agguato.
La bellezza ha rotto gli argini e come un fiume in piena attraversa in modo eclatante il recente lavoro di Marisa Settembrini, che insiste sul tempo che passa e dura, affrontando le contraddizioni dei miti d’oggi, come rammenta l’Accademico di Francia Jeane d’Ormesson, per portarsi poi su quella sfumata affermazione della modernità già vecchia nel momento che si avvia ad essere nuova e puntare il dito sul senso del divenire, con segni, colori e icone. Le sue icone-collage, immagini estrapolate da testi, libri, e quant’altro, raccolgono il flusso della storia, quel procedere del mondo, quella ventata di eternità che fissa secondo la forma di Tucidide, un ktema es aiei, ovvero un tesoro per sempre. La finestra aperta è sempre un motivo di respiro illimitato, di fuga nello spazio. Le icone-collage raccontano bei profili maschili e femminili, pagine scritte, oggetti di culto, immagini di un tempo interiore
ed esteriore, il mondo della tradizione e dell’ironia, dei media, paesaggi di terra e di cielo, gesti raccolti ove tutto è sorpreso nello spazio infranto e la materia che attorno vi alita dilatata, sono una inaudita ricchezza di risonanze innestate le une alle altre, capaci di raccontarci non un inseguimento del vero, ma l’inesistenza sensibile accanto all’allusione efficace all’esistenza.
C’è una sorta di intima trasparenza nella produzione recente di Chiara Silva, giovane artista italiana di vivace talento, che lascia leggere un dettato estetologico di portata eccezionale, un percorso di equilibrio dinamico del creato, un ritmo di pure e semplici analogie di macchie e colori, allineato a una spettacolare crescita interiore. La faccia di quest’arte ha una fisionomia generazionale emersa pennellata dopo pennellata, infinite pennellate, come infiniti sono questi paesaggi d’infinito deflagrati da sfrangiamenti di colore e una pluralità di superfici che si compongono in una immagine ricca di molte dimensioni, di visibili libertà dove tutto prende a palpitare, pulsare, oscillare. Paesaggi in cui lo spazio e il tempo sembrano condensarsi in una storia impercettibilmente stratificata attraverso ogni segno, ogni ruga. Ma dentro l’universo che è il segno della sua ricerca, i lavori sono spirali di primavera, di corrispondenze, di rinascita, di durata e di eternità. E tra impasti, morsure, rilievi, esuberanze, aneliti e colori, tensioni e armonie, tutto sfuma in questo orizzonte che apre all’infinito. Un infinito che è porta del cielo.
E come se non bastasse ogni artista qui in mostra svela il suo punto di vista, un’idea “altra” della bellezza, con il suo respiro, la sua esposizione, la sua esibizione, la sua verità che in essa incarna la storia privata e pubblica; una bellezza che oggi pare essere offuscata dal nichilismo che come una cataratta imperversa e rende buio il mondo”.
Sarà presente anche la Designer Marie Valentine Cipolla con le sue ultime creazioni/gioielli “BAGLIORI LUNARI”
Cenni biografici delle artiste
Chiara del Vecchio nasce a Milano nel 1985.Dopo gli studi artistico-accademici sostenuti presso il liceo artistico Umberto Boccioni di Milano si iscrive e si laurea nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Statale di Milano. Nonostante gli studi universitari, Chiara prosegue la sua attività artistica frequentando corsi in prestigiose accademie ed università sia in Italia che all’estero, come il celebre Central Saint Martins di Londra. Nel 2010 sbarca nel mondo dell'arte presentata dall'illustre storico dell'arte Prof. Carlo Franza che ne individua subito la genialità figurale,presentandola nella rassegna milanese “Malinconia degli universi” e programmandole ulteriori mostre personali nel 2011 sia a Firenze (Otel Ristotheatre) e Roma (Centrale Ristotheatre), e nel 2012 a Firenze (Palazzo Borghese) e Milano. E' candidata al Premio delle Arti Premio della Cultura edizione XXIII ,Milano 2011.
Fiorella Iori è nata a Cecina nel 1949. Dopo il diploma al liceo Artistico di Carrara e all’Accademia di Belle Arti di Firenze si trasferisce a Milano, dove oggi vive, opera ed è titolare di cattedra al Liceo Artistico di Brera. La sua naturale inclinazione alla figurazione la vedono partecipe, inizialmente, nell’editoria, con case editrici come Mondatori, Fabbri, De Agostini, per le quali ha prodotto importanti illustrazion, i e di seguito si dedica ad una più personale ricerca artistica. Ha allestito mostre personali e installazioni in diverse città (Firenze, Milano, Melzo, Vaprio d’Adda) e partecipato a numerose rassegne nazionali e internazionali, non ultima la partecipazione alla Rassegna d’Arte Contemporanea “Nuovi Scenari” a Teglio (Sondrio). Diverse le pubblicazioni sulla sua arte in riviste e quotidiani. Di lei hanno scritto illustri critici e storici dell’Arte, tra cui Carlo Franza.
Marisa Settembrini è nata a Gagliano del Capo (Lecce) nel 1955. Dopo aver frequentato l’Accademia di Brera e la Kunst Akademie di Monaco di Baviera, oggi è titolare della cattedra di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico di Brera, a Milano, città dove vive e che alterna con i riposi nella cittadina salentina di Alessano. La sua attività parte dal 1976 con l’invito alla mostra “La nuova figurazione italiana” al Palazzo dei Congressi di Roma, per conto della Quadriennale Romana. Numerose le mostre personali e le installazioni in Italia (Roma, Firenze, Alcamo, Lecce, Todi, Milano, Erice, San Vito Lo Capo, Pavia, Brescia, Sondrio, Loreto, Teglio) e all’estero (New York, Monaco di Baviera, Dusseldorf), e le partecipazioni a importanti rassegne. E’ presente in vari Musei stranieri (Berlino, Montreal, New York) e italiani. Ha inoltre elaborato in coedizione con alcuni scrittori varie cartelle di grafica. E’ stata segnalata da Jean Pierre Jouvet nel Catalogo Comanducci n. 14 e da Domenico Montalto nel n. 27. Della sua arte hanno scritto critici e scrittori italiani e stranieri, da Argan a Carluccio, da A. Del Guercio a Fabiani, da Ferguson, a Carlo Franza, da Armando Ginesi a Virgilio Guzzi e a Montalto, dalla Muritti a Ponente, da Russoli a Sanesi, da Evelina Schatz a Walter Schonenberg,da Fulvio Papi a Marco Valsecchi.
Chiara Silva è nata a Bollate nel 1983, vive a Novate Milanese, lavora a Milano. Si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera. Numerose le sue presenze in rassegne d’arte nazionali dal 2004, ha partecipato, su invito del prof. Carlo Franza, alla rassegna d’Arte Contemporanea di Teglio (Sondrio) dal titolo “Nuovi Scenari” nel mese di luglio 2009. Ha tenuto personali e installazioni a Milano , a Firenze, a Roma. Ha vinto il Premio delle Arti Premio della Cultura XX edizione 2008. Nel 2009 è presente, ancora con un’installazione all’Università Statale di Milano; a “Solstizio d’inverno” e a “L’arte della pace e la pace nell’arte” dello Studio di Arti Visive Comerio.; ed è presente a Firenze a Palazzo Borghese con la mostra personale “Solchi di antico mondo” tra l’autunno 2009 e la primavera 2010. Significative presenze sono programmate, grazie alla curatela dell’illustre Storico dell’Arte Prof. Carlo Franza, tra 2010 e 2011. Il suo nome già appare sulla stampa italiana come una delle giovani promesse artistiche più vivaci dell’oggi.
Biografia del curatore
Carlo Franza, nato nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, critico d’arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, oggi a Libero fondato da Vittorio Feltri e diretto da Maurizio Belpietro. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte, il Premio Città di Alassio nel 1980, il Premio Barocco-Città di Gallipoli nel 1990, il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 (di cui è presidente di giuria dal 2001) e il Premio Città di Tricase nel 2008.
Scrive Carlo Franza : “Un modo di essere e di vestire l’intelligenza è la scrittura del poeta, e non è da meno l'operato dell'artista in genere, pittore, scenografo, ritrattista, generatore di mondi e di universi avvolti di malinconia, o ancora registratore di immagini che si avvolgono di storia giornaliera, di suggestivi allarmi, di bruciature e vibrazioni. A ben guardare queste opere in mostra, tutte svelano la sottesa poesia che in esse vi gravita, in una sospensione di tempi proustiani. Non c’è nulla di effimero in queste opere, ma la grande riflessione sul tempo e sulla vita che incalza giornalmente, e ancora le riflessioni su quell’intermittenza del cuore capace di catturare luci ed ombre del mondo naturale e industriale. Tutte le artiste hanno registrato una sorta di quadreria del mondo in cui esiste un respiro, un’emozione, uno stupore, un incanto. Tutto pare come sorpreso e visto per la prima volta, tutto pare offrire una lettura quasi filosofica dell’immagine che è stata scelta e portata sulla scena.
Anzitutto le opere di Chiara Del Vecchio, una materia del mondo che gioca per naturale disposizione a raccontarsi visivamente nella storia dell'automobile, essendo questo un versante che già affascinò i futuristi e che qui trova oggi, con la giovane artista milanese, retaggio in un clima neopop riconfezionato ex novo. Con inchiostri, matite e macchie di colore, Chiara del Vecchio ha descritto echi e design, macchine come sogno dell'uomo, emblemi di quella sorta di boom economico che fece volare l'Italia nel secondo dopoguerra. Automobili come reliquie. Automobili-manichini che ci porgono parti di un tutto e il tutto delle parti. Segnali ricreativi ma anche segnali bollenti, simulacri di stagioni passate e presenti, rituali eroici di uso e suggestione. Piccole e grandi storie di un possesso che sa molto di potere e di status. Il linguaggio descrittorio è similare a quel racconto che artisti della scuola di Piazza del Popolo a Roma negli anni Sessanta del Novecento – e penso ad Angeli – fecero come sogno che si lega alla vita. Chiara del Vecchio sorprende con la visione di queste favole consumate, dove l'allegro demòne sfida le visioni di chi guarda la filigrana del disegno-dipinto, del tracciato ormai diventato stilema e addirittura alfabeto del contemporaneo. Queste automobili sono icone e status di potere, idoli forti e documenti ormai insostituibili, privilegio e fortuna, respiro mondano e folle corsa, un diario processionale che mai e poi mai avrebbe potuto essere mostrato se Chiara Del Vecchio, come ha fatto, non ne avesse ostentato la bellezza.
Quella di Fiorella Iori è curiosità degli occhi vergini, con i codici dell’occhio in uno smarrimento fin de siécle. Fiorella Iori lavora con l’ arma assoluta dell’occhio, la bellezza. Lo stupore con le sue scoperte imprevedibili e il sogno stesso di un attimo. L’osservatrice di sguardi nella scuola dello sguardo, dove fissa negli occhi la verità, i suoi colori, i clamori, le enfasi improvvise, gli accadimenti della storia. Lo sguardo sex, lo sguardo cuoco, lo sguardo lince, e il loro uscio da cui si scorge il sonetto del giorno. Leggerete nei suoi lavori l’epica dello sguardo, i traslati del movimento, le pulsioni optical, le irrequiete ombre, e se dilatate la vista l’occhio si porta nel calice del mare. Tutta la storia della pittura rappresenta il mondo, dai ritmi del panneggio, corpo che avvolge corpi, al profilo dei visi che scandagliano l’utilità dei singoli ricordi, con gli occhi senza grate che percepiscono e parlano, fino al paesaggio floreale di fiori-corpo o di corpi-fiore. Il lungo sguardo non sa che qualcuno di nascosto lo fotografa. Storia dell’occhio e delle figure, il sistema della sosta negli sguardi d’occasione, la lingua dell’occhio in agguato.
La bellezza ha rotto gli argini e come un fiume in piena attraversa in modo eclatante il recente lavoro di Marisa Settembrini, che insiste sul tempo che passa e dura, affrontando le contraddizioni dei miti d’oggi, come rammenta l’Accademico di Francia Jeane d’Ormesson, per portarsi poi su quella sfumata affermazione della modernità già vecchia nel momento che si avvia ad essere nuova e puntare il dito sul senso del divenire, con segni, colori e icone. Le sue icone-collage, immagini estrapolate da testi, libri, e quant’altro, raccolgono il flusso della storia, quel procedere del mondo, quella ventata di eternità che fissa secondo la forma di Tucidide, un ktema es aiei, ovvero un tesoro per sempre. La finestra aperta è sempre un motivo di respiro illimitato, di fuga nello spazio. Le icone-collage raccontano bei profili maschili e femminili, pagine scritte, oggetti di culto, immagini di un tempo interiore
ed esteriore, il mondo della tradizione e dell’ironia, dei media, paesaggi di terra e di cielo, gesti raccolti ove tutto è sorpreso nello spazio infranto e la materia che attorno vi alita dilatata, sono una inaudita ricchezza di risonanze innestate le une alle altre, capaci di raccontarci non un inseguimento del vero, ma l’inesistenza sensibile accanto all’allusione efficace all’esistenza.
C’è una sorta di intima trasparenza nella produzione recente di Chiara Silva, giovane artista italiana di vivace talento, che lascia leggere un dettato estetologico di portata eccezionale, un percorso di equilibrio dinamico del creato, un ritmo di pure e semplici analogie di macchie e colori, allineato a una spettacolare crescita interiore. La faccia di quest’arte ha una fisionomia generazionale emersa pennellata dopo pennellata, infinite pennellate, come infiniti sono questi paesaggi d’infinito deflagrati da sfrangiamenti di colore e una pluralità di superfici che si compongono in una immagine ricca di molte dimensioni, di visibili libertà dove tutto prende a palpitare, pulsare, oscillare. Paesaggi in cui lo spazio e il tempo sembrano condensarsi in una storia impercettibilmente stratificata attraverso ogni segno, ogni ruga. Ma dentro l’universo che è il segno della sua ricerca, i lavori sono spirali di primavera, di corrispondenze, di rinascita, di durata e di eternità. E tra impasti, morsure, rilievi, esuberanze, aneliti e colori, tensioni e armonie, tutto sfuma in questo orizzonte che apre all’infinito. Un infinito che è porta del cielo.
E come se non bastasse ogni artista qui in mostra svela il suo punto di vista, un’idea “altra” della bellezza, con il suo respiro, la sua esposizione, la sua esibizione, la sua verità che in essa incarna la storia privata e pubblica; una bellezza che oggi pare essere offuscata dal nichilismo che come una cataratta imperversa e rende buio il mondo”.
Sarà presente anche la Designer Marie Valentine Cipolla con le sue ultime creazioni/gioielli “BAGLIORI LUNARI”
Cenni biografici delle artiste
Chiara del Vecchio nasce a Milano nel 1985.Dopo gli studi artistico-accademici sostenuti presso il liceo artistico Umberto Boccioni di Milano si iscrive e si laurea nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Statale di Milano. Nonostante gli studi universitari, Chiara prosegue la sua attività artistica frequentando corsi in prestigiose accademie ed università sia in Italia che all’estero, come il celebre Central Saint Martins di Londra. Nel 2010 sbarca nel mondo dell'arte presentata dall'illustre storico dell'arte Prof. Carlo Franza che ne individua subito la genialità figurale,presentandola nella rassegna milanese “Malinconia degli universi” e programmandole ulteriori mostre personali nel 2011 sia a Firenze (Otel Ristotheatre) e Roma (Centrale Ristotheatre), e nel 2012 a Firenze (Palazzo Borghese) e Milano. E' candidata al Premio delle Arti Premio della Cultura edizione XXIII ,Milano 2011.
Fiorella Iori è nata a Cecina nel 1949. Dopo il diploma al liceo Artistico di Carrara e all’Accademia di Belle Arti di Firenze si trasferisce a Milano, dove oggi vive, opera ed è titolare di cattedra al Liceo Artistico di Brera. La sua naturale inclinazione alla figurazione la vedono partecipe, inizialmente, nell’editoria, con case editrici come Mondatori, Fabbri, De Agostini, per le quali ha prodotto importanti illustrazion, i e di seguito si dedica ad una più personale ricerca artistica. Ha allestito mostre personali e installazioni in diverse città (Firenze, Milano, Melzo, Vaprio d’Adda) e partecipato a numerose rassegne nazionali e internazionali, non ultima la partecipazione alla Rassegna d’Arte Contemporanea “Nuovi Scenari” a Teglio (Sondrio). Diverse le pubblicazioni sulla sua arte in riviste e quotidiani. Di lei hanno scritto illustri critici e storici dell’Arte, tra cui Carlo Franza.
Marisa Settembrini è nata a Gagliano del Capo (Lecce) nel 1955. Dopo aver frequentato l’Accademia di Brera e la Kunst Akademie di Monaco di Baviera, oggi è titolare della cattedra di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico di Brera, a Milano, città dove vive e che alterna con i riposi nella cittadina salentina di Alessano. La sua attività parte dal 1976 con l’invito alla mostra “La nuova figurazione italiana” al Palazzo dei Congressi di Roma, per conto della Quadriennale Romana. Numerose le mostre personali e le installazioni in Italia (Roma, Firenze, Alcamo, Lecce, Todi, Milano, Erice, San Vito Lo Capo, Pavia, Brescia, Sondrio, Loreto, Teglio) e all’estero (New York, Monaco di Baviera, Dusseldorf), e le partecipazioni a importanti rassegne. E’ presente in vari Musei stranieri (Berlino, Montreal, New York) e italiani. Ha inoltre elaborato in coedizione con alcuni scrittori varie cartelle di grafica. E’ stata segnalata da Jean Pierre Jouvet nel Catalogo Comanducci n. 14 e da Domenico Montalto nel n. 27. Della sua arte hanno scritto critici e scrittori italiani e stranieri, da Argan a Carluccio, da A. Del Guercio a Fabiani, da Ferguson, a Carlo Franza, da Armando Ginesi a Virgilio Guzzi e a Montalto, dalla Muritti a Ponente, da Russoli a Sanesi, da Evelina Schatz a Walter Schonenberg,da Fulvio Papi a Marco Valsecchi.
Chiara Silva è nata a Bollate nel 1983, vive a Novate Milanese, lavora a Milano. Si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera. Numerose le sue presenze in rassegne d’arte nazionali dal 2004, ha partecipato, su invito del prof. Carlo Franza, alla rassegna d’Arte Contemporanea di Teglio (Sondrio) dal titolo “Nuovi Scenari” nel mese di luglio 2009. Ha tenuto personali e installazioni a Milano , a Firenze, a Roma. Ha vinto il Premio delle Arti Premio della Cultura XX edizione 2008. Nel 2009 è presente, ancora con un’installazione all’Università Statale di Milano; a “Solstizio d’inverno” e a “L’arte della pace e la pace nell’arte” dello Studio di Arti Visive Comerio.; ed è presente a Firenze a Palazzo Borghese con la mostra personale “Solchi di antico mondo” tra l’autunno 2009 e la primavera 2010. Significative presenze sono programmate, grazie alla curatela dell’illustre Storico dell’Arte Prof. Carlo Franza, tra 2010 e 2011. Il suo nome già appare sulla stampa italiana come una delle giovani promesse artistiche più vivaci dell’oggi.
Biografia del curatore
Carlo Franza, nato nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, critico d’arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, oggi a Libero fondato da Vittorio Feltri e diretto da Maurizio Belpietro. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte, il Premio Città di Alassio nel 1980, il Premio Barocco-Città di Gallipoli nel 1990, il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 (di cui è presidente di giuria dal 2001) e il Premio Città di Tricase nel 2008.
02
dicembre 2010
Malinconia degli universi
Dal 02 dicembre 2010 al 12 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
ARTESTUDIO 26
Milano, Via Padova, 26, (Milano)
Milano, Via Padova, 26, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 14-18, visitabile in orari diversi previo appuntamento
Vernissage
2 Dicembre 2010, ore 18.00
Autore
Curatore