Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Malù Cortesi – Messaggi
Le opere più recenti intitolate “Messaggi”, sono perlopiù opere di grandi dimensioni realizzate sulle tele che servono a ripulire, dopo l’utilizzo, le rotative delle stamperie preparandole a un nuovo uso , forse una metafora inconscia della vita.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Domenica 10 maggio alle 10.30 verrà inaugurata alla Galleria Mazzi di Tegna la personale di Malù Cortesi . La mostrà sarà introdotta dallo storico dell’arte Edoardo Agustoni che assieme a Ivano Proserpi ha curato il catalogo edito in occasione di questa esposizione. L’artista Malù Cortesi esporrà le sue opere recenti 2006-2009 .È la seconda presenza di Malù in questo spazio espositivo, aveva infatti già esposto a Tegna nel 2002.
Le opere più recenti intitolate “Messaggi”, sono perlopiù opere di grandi dimensioni realizzate sulle tele che servono a ripulire, dopo l’utilizzo, le rotative delle stamperie preparandole a un nuovo uso , forse una metafora inconscia della vita. I tipici colori accesi, così importanti nella pittura di Malù, sono ancora presenti, anche se in qualche tela compaiono cromie più tenui e delicate, che spaziano dai marroni agli ocra, ricordando le tinte della terra. Nelle nuove opere appaiono una sorta di grafia e una serie di segni sovrapposti alla pittura che sembrano trasmettere un messaggio e paiono dire che nonostante la moltitudine di mezzi che abbiamo a disposizione e nonostante le tante parole che riversiamo sui nostri interlocutori non siamo più in grado di comunicare in modo vero e intimo. Abbiamo difficoltà a mettere a nudo i nostri sentimenti con il risultato di ritrovarci soli . Una pittura quella di Malù istintiva, emotiva, emozionale che rappresenta e raffigura il vissuto, fatto anche di esperienze forti e di grandi dolori, dell’artista e che proprio per questo emoziona e affascina al di là del mero, anche se eccellente, risultato estetico.
Presentazione di Edoardo Agustoni, storico dell'arte
Ripercorrere brevemente l’iter artistico di Malù Cortesi può risultare estremamente interessante per cercare di capire la sua attuale produzione e rendersi conto che tutta la sua opera, sia figurativa che astratta, è attraversata da uno stesso filo conduttore, ossia una profonda riflessione sulla condizione esistenziale.
Sin dai primi lavori della fine degli anni Settanta e del decennio successivo i suoi dipinti risultano incentrati sull’analisi della figura umana. Donne e uomini quasi sempre soli, in spazi neutri e appena accennati, vengono raffigurati per lo più seduti o riversi al suolo, in posizioni contorte e aggrovigliate. Figure di stampo baconiano, tormentate e tese, dalle forme plastiche accentuate, ripiegate su se stesse o in posture aperte e tese sino allo spasimo.
L’inizio degli anni Novanta segna per Cortesi una svolta importante: la raffigurazione umana sembra dissolversi e lascia spazio ad una pittura prevalentemente gestuale, materica, che prende spunto dall’Informale. In questi dipinti il cui formato è sovente quadrato, il segno diventa incisivo e energico, quasi graffiato e violento: macchie di colori vivi, contrastanti e liquidi, con sottili effetti di dripping, sono frammiste a dei segni neri, nervosi e spezzati, che qua e là lasciano comunque trasparire, come in una radiografia, l’ombra di un volto, di un cranio. Si direbbe che l’artista abbia sentito la necessità di allontanarsi dalla tormentata figura umana del primo periodo, adottando un linguaggio formale più neutro, staccato dalla realtà: tuttavia i colori forti, i segni duri e incisivi riconducono indirettamente allo stesso travaglio interiore dell’essere umano.
A partire dal 2006 assistiamo a un nuovo cambiamento. Cortesi abbandona la superficie quadrata, forma perfetta e chiusa, quasi rassicurante, per affrontare un formato abbastanza insolito e particolare, ossia un rettangolo stretto e lungo, dove prevale un rapporto tra base e altezza di all’incirca 1 a 3. Queste tele vengono stese in verticale, senza il supporto di un telaio né di una cornice, con i margini liberi e mossi, come si appendevano sino a poco tempo fa, prima dell’introduzione dell’asciugabiancheria, le lenzuola ad un filo. Il supporto pittorico non è poi una vera tela di pittore, ma un semplice drappo di lino utilizzato nell’editoria per la pulizia delle macchine a stampa. Queste stoffe sono introdotte nelle rotatrici delle stampanti e fatte girare a vuoto e lasciano così impresse una fitta rete di linee orizzontali colorate. E’ su questa trama che il pittore opera, apponendo colori, segni e tratti, ma servendosi anche di alcuni caratteri mobili dell’editoria, sia in legno che in piombo, per stamparvi numeri o lettere.
Il risultato finale sono dei dipinti in cui appaiono una miriade di stratificazioni di piccoli segni e tracce: dal colore che si sovrappone alle linee lasciate dalle stampanti editoriali, occultate o appena velate, a una serie di numeri e alfabeti diversi -etrusco, leponzio, egizio-, alcuni dei quali rinviano a scritture enigmatiche, arcaiche, primitive. Qua e là questi stendardi, soprattutto se visti da una certa distanza, ossia quando non ci si concentra nel voler decodificare un dettaglio ma si ha una visione d’insieme, evocano delle figure totemiche antropomorfe, delle teste, dei corpi, delle membra. E allora pensando all’insieme della produzione artistica di Malù Cortesi, si direbbe che il cerchio si stia per chiudere, avendo recuperato, o meglio lasciando riaffiorare nuovamente, il tema d’esordio del suo fare pittura: la figura umana.
Dal punto di vista stilistico formale questi ultimi lavori sembrano fare riferimento al movimento graffitaro (si pensi ad esempio al caso emblematico di Jean Michel Basquiat), dove accanto ai colori accesi e alle pennellate nervose e energiche, trovano spazio parole o frasi apparentemente scorrelate (elemento quest’ultimo presente sin dal periodo Cubista), il cui significato è una sorta di rebus. L’astrattismo di Cortesi richiama per certi versi pure quello di Paul Klee, dove la realtà risulta rarefatta, ridotta a dei segni semplici, quasi infantili e a delle armoniche campiture di colore.
La critica ha giustamente più volte ribadito come l’arte di Cortesi sia strettamente legata sia alla sua attività professionale, ossia quella di operatore sociale, sia alla sua vita privata. Da sempre la sua pittura risente dei suoi stati d’animo, dei suoi tormenti che derivano dallo stare in stretto contatto con chi si trova in difficoltà, chi soffre, chi si dibatte in un vicolo cieco. Nella fase attuale, pur rimanendo nel solco generale del linguaggio astratto, la figura umana riemerge in modo chiaro, affiora in parte o si nasconde sotto dei segni apparentemente ludici e quasi infantili, quale il gioco del “Mondo”, che consiste nel tracciare con un gesso sull’asfalto una griglia di quadrati che formano la pianta di una croce latina, sui quali si lancia un sassolino che si deve raccogliere saltellando su una sola gamba. In altre la figura umana ha più l’aspetto di un totem primitivo, squadrato, grezzo, sproporzionato. Questa ombra antropomorfa che attraversa in modo più o meno celato tutta questa ultima sua produzione artistica, va quindi a sovrapporsi alle tracce già impresse sul telo dalle rotatorie delle macchine a stampa, che metaforicamente potremmo interpretare quale imprinting presente in ognuno di noi. Su questa trama prestabilita Cortesi stende dei colori e dei segni, delle tracce che si sedimentano su altre, delle informazioni da decodificare e interpretare secondo le sensibilità di ognuno di noi. Qua sembra di vedere degli scarabocchi, degli automatismi, dei pittogrammi, là delle sommarie scacchiere dove invece delle pedine trovano posto delle crocette, delle lettere, dei numeri, dei geroglifici. Gli uni convivono con gli altri, si sovrappongono e si mescolano, alcuni emergono, altri vengono nascosti: tracce visibili e invisibili, sommerse o affiorate in superficie. Il tutto è un’impronta da decodificare e interpretare, capire e leggere, un groviglio di informazioni che non trova né pausa né fine, una matassa intricata in cui si cerca il filo d’Arianna.
Il lenzuolo appeso, quasi trasparente, dai bordi irregolari, arricciati, assume così l’aspetto di una moderna Sindone, un Sudario contemporaneo, simulacro dell’esistenza quotidiana, fatta di messaggi -da qui il nome che l’artista attribuisce alle sue opere- che devono essere ordinati, capiti e metabolizzati, per poter interloquire con l’altro e entrare in empatia con lui. Come il compositore pone delle note sul suo pentagramma che tradotte con uno strumento musicale generano emozioni e sentimenti, così Cortesi, partendo dalle tracce già presenti sulla sua tela, una sorta di rigo musicale, introduce colori, segni e simboli che ci fanno riflettere sull’essere umano, sulle sue inquietudini e i suoi aneliti interiori.
Edoardo Agustoni
Le opere più recenti intitolate “Messaggi”, sono perlopiù opere di grandi dimensioni realizzate sulle tele che servono a ripulire, dopo l’utilizzo, le rotative delle stamperie preparandole a un nuovo uso , forse una metafora inconscia della vita. I tipici colori accesi, così importanti nella pittura di Malù, sono ancora presenti, anche se in qualche tela compaiono cromie più tenui e delicate, che spaziano dai marroni agli ocra, ricordando le tinte della terra. Nelle nuove opere appaiono una sorta di grafia e una serie di segni sovrapposti alla pittura che sembrano trasmettere un messaggio e paiono dire che nonostante la moltitudine di mezzi che abbiamo a disposizione e nonostante le tante parole che riversiamo sui nostri interlocutori non siamo più in grado di comunicare in modo vero e intimo. Abbiamo difficoltà a mettere a nudo i nostri sentimenti con il risultato di ritrovarci soli . Una pittura quella di Malù istintiva, emotiva, emozionale che rappresenta e raffigura il vissuto, fatto anche di esperienze forti e di grandi dolori, dell’artista e che proprio per questo emoziona e affascina al di là del mero, anche se eccellente, risultato estetico.
Presentazione di Edoardo Agustoni, storico dell'arte
Ripercorrere brevemente l’iter artistico di Malù Cortesi può risultare estremamente interessante per cercare di capire la sua attuale produzione e rendersi conto che tutta la sua opera, sia figurativa che astratta, è attraversata da uno stesso filo conduttore, ossia una profonda riflessione sulla condizione esistenziale.
Sin dai primi lavori della fine degli anni Settanta e del decennio successivo i suoi dipinti risultano incentrati sull’analisi della figura umana. Donne e uomini quasi sempre soli, in spazi neutri e appena accennati, vengono raffigurati per lo più seduti o riversi al suolo, in posizioni contorte e aggrovigliate. Figure di stampo baconiano, tormentate e tese, dalle forme plastiche accentuate, ripiegate su se stesse o in posture aperte e tese sino allo spasimo.
L’inizio degli anni Novanta segna per Cortesi una svolta importante: la raffigurazione umana sembra dissolversi e lascia spazio ad una pittura prevalentemente gestuale, materica, che prende spunto dall’Informale. In questi dipinti il cui formato è sovente quadrato, il segno diventa incisivo e energico, quasi graffiato e violento: macchie di colori vivi, contrastanti e liquidi, con sottili effetti di dripping, sono frammiste a dei segni neri, nervosi e spezzati, che qua e là lasciano comunque trasparire, come in una radiografia, l’ombra di un volto, di un cranio. Si direbbe che l’artista abbia sentito la necessità di allontanarsi dalla tormentata figura umana del primo periodo, adottando un linguaggio formale più neutro, staccato dalla realtà: tuttavia i colori forti, i segni duri e incisivi riconducono indirettamente allo stesso travaglio interiore dell’essere umano.
A partire dal 2006 assistiamo a un nuovo cambiamento. Cortesi abbandona la superficie quadrata, forma perfetta e chiusa, quasi rassicurante, per affrontare un formato abbastanza insolito e particolare, ossia un rettangolo stretto e lungo, dove prevale un rapporto tra base e altezza di all’incirca 1 a 3. Queste tele vengono stese in verticale, senza il supporto di un telaio né di una cornice, con i margini liberi e mossi, come si appendevano sino a poco tempo fa, prima dell’introduzione dell’asciugabiancheria, le lenzuola ad un filo. Il supporto pittorico non è poi una vera tela di pittore, ma un semplice drappo di lino utilizzato nell’editoria per la pulizia delle macchine a stampa. Queste stoffe sono introdotte nelle rotatrici delle stampanti e fatte girare a vuoto e lasciano così impresse una fitta rete di linee orizzontali colorate. E’ su questa trama che il pittore opera, apponendo colori, segni e tratti, ma servendosi anche di alcuni caratteri mobili dell’editoria, sia in legno che in piombo, per stamparvi numeri o lettere.
Il risultato finale sono dei dipinti in cui appaiono una miriade di stratificazioni di piccoli segni e tracce: dal colore che si sovrappone alle linee lasciate dalle stampanti editoriali, occultate o appena velate, a una serie di numeri e alfabeti diversi -etrusco, leponzio, egizio-, alcuni dei quali rinviano a scritture enigmatiche, arcaiche, primitive. Qua e là questi stendardi, soprattutto se visti da una certa distanza, ossia quando non ci si concentra nel voler decodificare un dettaglio ma si ha una visione d’insieme, evocano delle figure totemiche antropomorfe, delle teste, dei corpi, delle membra. E allora pensando all’insieme della produzione artistica di Malù Cortesi, si direbbe che il cerchio si stia per chiudere, avendo recuperato, o meglio lasciando riaffiorare nuovamente, il tema d’esordio del suo fare pittura: la figura umana.
Dal punto di vista stilistico formale questi ultimi lavori sembrano fare riferimento al movimento graffitaro (si pensi ad esempio al caso emblematico di Jean Michel Basquiat), dove accanto ai colori accesi e alle pennellate nervose e energiche, trovano spazio parole o frasi apparentemente scorrelate (elemento quest’ultimo presente sin dal periodo Cubista), il cui significato è una sorta di rebus. L’astrattismo di Cortesi richiama per certi versi pure quello di Paul Klee, dove la realtà risulta rarefatta, ridotta a dei segni semplici, quasi infantili e a delle armoniche campiture di colore.
La critica ha giustamente più volte ribadito come l’arte di Cortesi sia strettamente legata sia alla sua attività professionale, ossia quella di operatore sociale, sia alla sua vita privata. Da sempre la sua pittura risente dei suoi stati d’animo, dei suoi tormenti che derivano dallo stare in stretto contatto con chi si trova in difficoltà, chi soffre, chi si dibatte in un vicolo cieco. Nella fase attuale, pur rimanendo nel solco generale del linguaggio astratto, la figura umana riemerge in modo chiaro, affiora in parte o si nasconde sotto dei segni apparentemente ludici e quasi infantili, quale il gioco del “Mondo”, che consiste nel tracciare con un gesso sull’asfalto una griglia di quadrati che formano la pianta di una croce latina, sui quali si lancia un sassolino che si deve raccogliere saltellando su una sola gamba. In altre la figura umana ha più l’aspetto di un totem primitivo, squadrato, grezzo, sproporzionato. Questa ombra antropomorfa che attraversa in modo più o meno celato tutta questa ultima sua produzione artistica, va quindi a sovrapporsi alle tracce già impresse sul telo dalle rotatorie delle macchine a stampa, che metaforicamente potremmo interpretare quale imprinting presente in ognuno di noi. Su questa trama prestabilita Cortesi stende dei colori e dei segni, delle tracce che si sedimentano su altre, delle informazioni da decodificare e interpretare secondo le sensibilità di ognuno di noi. Qua sembra di vedere degli scarabocchi, degli automatismi, dei pittogrammi, là delle sommarie scacchiere dove invece delle pedine trovano posto delle crocette, delle lettere, dei numeri, dei geroglifici. Gli uni convivono con gli altri, si sovrappongono e si mescolano, alcuni emergono, altri vengono nascosti: tracce visibili e invisibili, sommerse o affiorate in superficie. Il tutto è un’impronta da decodificare e interpretare, capire e leggere, un groviglio di informazioni che non trova né pausa né fine, una matassa intricata in cui si cerca il filo d’Arianna.
Il lenzuolo appeso, quasi trasparente, dai bordi irregolari, arricciati, assume così l’aspetto di una moderna Sindone, un Sudario contemporaneo, simulacro dell’esistenza quotidiana, fatta di messaggi -da qui il nome che l’artista attribuisce alle sue opere- che devono essere ordinati, capiti e metabolizzati, per poter interloquire con l’altro e entrare in empatia con lui. Come il compositore pone delle note sul suo pentagramma che tradotte con uno strumento musicale generano emozioni e sentimenti, così Cortesi, partendo dalle tracce già presenti sulla sua tela, una sorta di rigo musicale, introduce colori, segni e simboli che ci fanno riflettere sull’essere umano, sulle sue inquietudini e i suoi aneliti interiori.
Edoardo Agustoni
10
maggio 2009
Malù Cortesi – Messaggi
Dal 10 maggio al 09 agosto 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA CARLO MAZZI
Tegna, Via Cantonale, (Locarno)
Tegna, Via Cantonale, (Locarno)
Orario di apertura
La mostra si potrà visitare dal 10 maggio al 14 giugno nei seguenti orari:
ma e do14.00-18.00
ve 16.00-20.00
rimarrà visibile previo appuntamento nei giorni successivi
Vernissage
10 Maggio 2009, ore 10.30
Autore
Curatore