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Manifatture angeliche
L’Art nouveau europeo nella ceramica per l’architettura
Comunicato stampa
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Ci sono pittori che dipingono il sole come una macchia gialla,
ma ce ne sono altri che grazie alla loro arte ed intelligenza,
trasformano una macchia gialla nel sole
Pablo Picasso
Il sole che Picasso trovò nelle proprie ceramiche era frutto di una tradizione che affonda le sue origini nell’eccellenza dell’artigianato. La piastrella, manufatto di per sé anonimo ed economico, fu da sempre supporto privilegiato per l’espressione della creatività: racconti per immagini, simbolismi, rappresentazioni naturalistiche; sotto la superficie della decorazione il ceramista potè godere di ampia libertà d’espressione.
E se la tradizione iberica fu influenzata dalla cultura araba e dagli azulejos che adornano le antiche dimore nel sud della Spagna, anche Olanda, Germania, Belgio, Inghilterra e Italia possono vantare una tradizione della ceramica che ebbe il suo massimo splendore nei primi 30 anni del ‘900, quando tutta l’Europa fu conquistata da una nuova estetica. Il “nuovo afflato” fu battezzato Jugendstil nei paesi di lingua tedesca, Art Nouveau nell’area francofona, Modern Style in Inghilterra, Modernismo in Spagna e Floreale in Italia e conquistò in poco tempo il gusto del pubblico influenzando architettura, abbigliamento, arredi e decorazioni.
Sono di questo periodo le mattonelle da rivestimento più preziose e ardite che mai si produssero in Europa, sull’onda di una rinata attenzione per le “arti applicate” in quanto connubio di istanze estetiche, materiali, artigianato e processi di produzione industriale. Un nucleo di circa 700 esemplari in gran parte di fabbricazione belga, ma anche inglese, tedesca e francese e proveniente da numerose collezioni private è finalmente esposta al pubblico nella mostra MANIFATTURE ANGELICHE L’art nouveau europeo nella ceramica per l’architettura che aprirà al pubblico il 1 ottobre 2005 a Mondovì. I curatori della mostra – l’architetto Franco Bertoni, responsabile della collezione contemporanea del Museo Internazionale della Ceramica in Faenza il professor Ezio Godoli, docente di Storia dell’Architettura all’Università di Firenze - hanno selezionato da un corpus di oltre 4000 piastrelle i manufatti prima di esporli nella prestigiosa sede dell’Antico Palazzo di Città a Mondovì. E quale sede migliore per una mostra di tale portata? La città è stata infatti recentemente (18 giugno 2005) investita della certificazione DOC per quanto riguarda la produzione delle ceramiche aggiungendosi alle 36 realtà italiane riconosciute tra cui Faenza, Deruta, Montelupo Fiorentino, Caltagirone e Grottaglie. Un traguardo invidiabile per la produzione monregalese che accoglie con entusiasmo quest’investitura restituendo con altrettanto entusiasmo una serie di manifestazioni riunite sotto il titolo PIZZI BLU 2005 che in autunno animeranno la vita culturale cittadina. Tra queste, oltre alla preziosa mostra, un convegno che in autunno riunirà esperti internazionali per discutere del marchio doc, del ruolo del design nel rinnovamento della produzione e del marketing rivolto ad un prodotto di alto carattere culturale.
Le piastrelle che compongono la mostra sono degli esemplari di eccellenza artigiana ed artistica e rappresentano la qualità, il gusto, la varietà di una produzione che aveva arricchito le facciate, gli interni, gli arredi delle abitazioni. Si tratta di mattonelle dalle tipologie e dagli stili assai vari: dal gusto classico all’arabeggiante, dal disegno tradizionale al decoro più stilizzato, dallo stile floreale tipico del Liberty belga-francese ai motivi geometrici che contraddistinsero il Liberty scozzese, austriaco e tedesco. Elementi costruttivi che nell’edilizia attuale raramente vengono presi in considerazione quali elementi artistici, in realtà costituiscono nell’esposizione motivo di approfondimento, sia per la conoscenza delle tecniche costruttive – molto spesso al limite tra produzione industriale e opera d’arte – sia per testimoniare come la natura fosse motivo ispiratore per le arti decorative dell’epoca.
Le ceramiche esposte provengono da collezioni nate dalla passione, dalla paziente ricerca, a volte allietata da bizzarre casualità, di conoscitori che frugavano tra mercatini e botteghe di “ricordi”. Così, una dopo l’altra, a volte sorelle per nuances o disegno, ricongiunte a distanza di tempi e di luoghi, queste piastrelle sono venute a dare corpo a dei nuclei, così naturali nel loro espandersi e rappresentativi di un’epoca cruciale.
Piastrelle nobili e raffinate, impreziosite da tecniche non comuni accanto a semplici, vernacolari esempi, poiché il valore di questi manufatti non risiede nella fama del produttore ma nella capacità di emozionare, nella sincerità dell’espressione artistica che spesso si manifesta in una produzione dal gusto popolare.
Anche il sole che Picasso ha riscoperto nelle ceramiche è manifestazione di un soffio celeste e ci aiuta a comprendere come questi umili quadrati di impasto terroso, al passaggio di un’ala angelica, si siano vestiti di bellezza.
ma ce ne sono altri che grazie alla loro arte ed intelligenza,
trasformano una macchia gialla nel sole
Pablo Picasso
Il sole che Picasso trovò nelle proprie ceramiche era frutto di una tradizione che affonda le sue origini nell’eccellenza dell’artigianato. La piastrella, manufatto di per sé anonimo ed economico, fu da sempre supporto privilegiato per l’espressione della creatività: racconti per immagini, simbolismi, rappresentazioni naturalistiche; sotto la superficie della decorazione il ceramista potè godere di ampia libertà d’espressione.
E se la tradizione iberica fu influenzata dalla cultura araba e dagli azulejos che adornano le antiche dimore nel sud della Spagna, anche Olanda, Germania, Belgio, Inghilterra e Italia possono vantare una tradizione della ceramica che ebbe il suo massimo splendore nei primi 30 anni del ‘900, quando tutta l’Europa fu conquistata da una nuova estetica. Il “nuovo afflato” fu battezzato Jugendstil nei paesi di lingua tedesca, Art Nouveau nell’area francofona, Modern Style in Inghilterra, Modernismo in Spagna e Floreale in Italia e conquistò in poco tempo il gusto del pubblico influenzando architettura, abbigliamento, arredi e decorazioni.
Sono di questo periodo le mattonelle da rivestimento più preziose e ardite che mai si produssero in Europa, sull’onda di una rinata attenzione per le “arti applicate” in quanto connubio di istanze estetiche, materiali, artigianato e processi di produzione industriale. Un nucleo di circa 700 esemplari in gran parte di fabbricazione belga, ma anche inglese, tedesca e francese e proveniente da numerose collezioni private è finalmente esposta al pubblico nella mostra MANIFATTURE ANGELICHE L’art nouveau europeo nella ceramica per l’architettura che aprirà al pubblico il 1 ottobre 2005 a Mondovì. I curatori della mostra – l’architetto Franco Bertoni, responsabile della collezione contemporanea del Museo Internazionale della Ceramica in Faenza il professor Ezio Godoli, docente di Storia dell’Architettura all’Università di Firenze - hanno selezionato da un corpus di oltre 4000 piastrelle i manufatti prima di esporli nella prestigiosa sede dell’Antico Palazzo di Città a Mondovì. E quale sede migliore per una mostra di tale portata? La città è stata infatti recentemente (18 giugno 2005) investita della certificazione DOC per quanto riguarda la produzione delle ceramiche aggiungendosi alle 36 realtà italiane riconosciute tra cui Faenza, Deruta, Montelupo Fiorentino, Caltagirone e Grottaglie. Un traguardo invidiabile per la produzione monregalese che accoglie con entusiasmo quest’investitura restituendo con altrettanto entusiasmo una serie di manifestazioni riunite sotto il titolo PIZZI BLU 2005 che in autunno animeranno la vita culturale cittadina. Tra queste, oltre alla preziosa mostra, un convegno che in autunno riunirà esperti internazionali per discutere del marchio doc, del ruolo del design nel rinnovamento della produzione e del marketing rivolto ad un prodotto di alto carattere culturale.
Le piastrelle che compongono la mostra sono degli esemplari di eccellenza artigiana ed artistica e rappresentano la qualità, il gusto, la varietà di una produzione che aveva arricchito le facciate, gli interni, gli arredi delle abitazioni. Si tratta di mattonelle dalle tipologie e dagli stili assai vari: dal gusto classico all’arabeggiante, dal disegno tradizionale al decoro più stilizzato, dallo stile floreale tipico del Liberty belga-francese ai motivi geometrici che contraddistinsero il Liberty scozzese, austriaco e tedesco. Elementi costruttivi che nell’edilizia attuale raramente vengono presi in considerazione quali elementi artistici, in realtà costituiscono nell’esposizione motivo di approfondimento, sia per la conoscenza delle tecniche costruttive – molto spesso al limite tra produzione industriale e opera d’arte – sia per testimoniare come la natura fosse motivo ispiratore per le arti decorative dell’epoca.
Le ceramiche esposte provengono da collezioni nate dalla passione, dalla paziente ricerca, a volte allietata da bizzarre casualità, di conoscitori che frugavano tra mercatini e botteghe di “ricordi”. Così, una dopo l’altra, a volte sorelle per nuances o disegno, ricongiunte a distanza di tempi e di luoghi, queste piastrelle sono venute a dare corpo a dei nuclei, così naturali nel loro espandersi e rappresentativi di un’epoca cruciale.
Piastrelle nobili e raffinate, impreziosite da tecniche non comuni accanto a semplici, vernacolari esempi, poiché il valore di questi manufatti non risiede nella fama del produttore ma nella capacità di emozionare, nella sincerità dell’espressione artistica che spesso si manifesta in una produzione dal gusto popolare.
Anche il sole che Picasso ha riscoperto nelle ceramiche è manifestazione di un soffio celeste e ci aiuta a comprendere come questi umili quadrati di impasto terroso, al passaggio di un’ala angelica, si siano vestiti di bellezza.
01
ottobre 2005
Manifatture angeliche
Dal primo ottobre al 13 novembre 2005
design
arti decorative e industriali
arti decorative e industriali
Location
ANTICO PALAZZO DI CITTA’
Mondovì, Piazza Maggiore, (Cuneo)
Mondovì, Piazza Maggiore, (Cuneo)
Orario di apertura
giovedì e venerdì 15-18.30; sabato e domenica 10-13 e 14.30-18.30
Vernissage
1 Ottobre 2005, ore 11
Ufficio stampa
STILEMA
Curatore