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Manifesti d’artista 2010 #4
E’ giunto alla sua quarta edizione il progetto d’arte pubblica
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Al IV appuntamento di MANIFESTI D’ARTISTA si presentano due artisti : Umberto Cavenago e Ermanno Cristini. La nuova affissione inizia il 5 luglio, alle ore 18, in via Fabio Severo, di fronte al Tribunale, a Trieste. L’iniziativa, che si rinnova ogni 15 giorni, è promossa dal Gruppo78 a cura di Maria Campitelli con la collaborazione di Elisa Vladilo e di Eleonora Farina, Matija Plevnik, Vittorio Urbani.
I due manifesti presentano forti affinità soprattutto concettuali. In sostanza affrontano il tema del “vuoto” da angolazioni diverse ed entrambi appaiono intimamente radicati su problematiche e realtà caratteristiche del nostro tempo come stati di precarietà, di trasformazione.
Il manifesto di Umberto Cavenago, artista originario di Milano, s’intitola “Vuoti a perdere”. Fa parte di una collezione di immagini che l’artista ha iniziato a selezionare dal 2000. Sono per lo più edifici, strutture, cascinali di campagna, dismessi o semplicemente chiusi, non più utilizzati. C’è una qualche affinità col progetto del Gruppo78 “La città radiosa” che sollecita una particolare attenzione ai luoghi abbandonati della nostra città.
Questa civiltà in perenne trasformazione si arricchisce di continuo, in ogni luogo del pianeta, di “residui”, di testimonianze del passaggio dell’uomo, di una sua vitalità che presto si tramuta in abbandono e disfacimento con malinconiche tracce residuali. Strutture abbandonate come “Vuoti a perdere” eventualmente riciclabili. E l’ironia del titolo, come si trattasse di oggetti “usa e getta”, sottolinea la tristezza del transitorio, dell’azzeramento di frammenti di vita nello scenario di detriti o di anonime facciate implacabilmente chiuse.
“Già e non ancora” il titolo del manifesto di Ermanno Crastini, artista di Varese. Ossia un ulteriore riflessione sul “vuoto”, su quelle cose che scivolano dalle mani”. Una parete di un interno liscia e vuota, salvo una piccola struttura che spunta da un angolo del pavimento. Qui c’entra anche il fattore temporale: è già successo e non accade ancora. L’interstizio, o l’apokè, tra passato e futuro che si sovrappongono svuotando il presente. Entriamo in una dimensione filosofica, più eterea e sottile dell’ingombro residuale che parla di una vita che non c’è più. Un vuoto che consegue a un ragionamento, a una lucida constatazione dello stato e dello svolgersi delle cose. L’uomo della strada che s’imbatte in un manifesto del genere come reagisce? Forse si stupisce o s’arrabbia per l’assenza esasperata d’immagine, ma non può sottrarsi alla fredda sensazione che emana da quella liscia parete vuota, evidenziata anche, per contrasto, dalla piccola struttura/giocattolo in un angolo dell’impiantito.
I due manifesti presentano forti affinità soprattutto concettuali. In sostanza affrontano il tema del “vuoto” da angolazioni diverse ed entrambi appaiono intimamente radicati su problematiche e realtà caratteristiche del nostro tempo come stati di precarietà, di trasformazione.
Il manifesto di Umberto Cavenago, artista originario di Milano, s’intitola “Vuoti a perdere”. Fa parte di una collezione di immagini che l’artista ha iniziato a selezionare dal 2000. Sono per lo più edifici, strutture, cascinali di campagna, dismessi o semplicemente chiusi, non più utilizzati. C’è una qualche affinità col progetto del Gruppo78 “La città radiosa” che sollecita una particolare attenzione ai luoghi abbandonati della nostra città.
Questa civiltà in perenne trasformazione si arricchisce di continuo, in ogni luogo del pianeta, di “residui”, di testimonianze del passaggio dell’uomo, di una sua vitalità che presto si tramuta in abbandono e disfacimento con malinconiche tracce residuali. Strutture abbandonate come “Vuoti a perdere” eventualmente riciclabili. E l’ironia del titolo, come si trattasse di oggetti “usa e getta”, sottolinea la tristezza del transitorio, dell’azzeramento di frammenti di vita nello scenario di detriti o di anonime facciate implacabilmente chiuse.
“Già e non ancora” il titolo del manifesto di Ermanno Crastini, artista di Varese. Ossia un ulteriore riflessione sul “vuoto”, su quelle cose che scivolano dalle mani”. Una parete di un interno liscia e vuota, salvo una piccola struttura che spunta da un angolo del pavimento. Qui c’entra anche il fattore temporale: è già successo e non accade ancora. L’interstizio, o l’apokè, tra passato e futuro che si sovrappongono svuotando il presente. Entriamo in una dimensione filosofica, più eterea e sottile dell’ingombro residuale che parla di una vita che non c’è più. Un vuoto che consegue a un ragionamento, a una lucida constatazione dello stato e dello svolgersi delle cose. L’uomo della strada che s’imbatte in un manifesto del genere come reagisce? Forse si stupisce o s’arrabbia per l’assenza esasperata d’immagine, ma non può sottrarsi alla fredda sensazione che emana da quella liscia parete vuota, evidenziata anche, per contrasto, dalla piccola struttura/giocattolo in un angolo dell’impiantito.
05
luglio 2010
Manifesti d’artista 2010 #4
Dal 05 al 19 luglio 2010
arte contemporanea
Location
VIA FABIO SEVERO
Trieste, Via Fabio Severo, (Trieste)
Trieste, Via Fabio Severo, (Trieste)
Vernissage
5 Luglio 2010, ore 18
Sito web
www.gruppo78.it
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