Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Manifesti d’artista 2010 #7
E’ giunto alla sua sesta edizione il progetto d’arte pubblica
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Lunedì 27 settembre avrà luogo in via Fabio Severo, angolo Foro Ulpiano, alle ore 18, il VII appuntamento di “MANIFESTI D’ARTISTA”. Espongono negli impianti d’affissione pubblicitaria, formato 3m x 6m, là predisposti, due artisti : il triestino Franco Vecchiet e il libanese Tarek Joseph Chemaly. Quest’ultimo è proposto dal curatore Matija Plevnik di Celje (SLO) che quest’anno ha collaborato con le curatrici del progetto Maria Campitelli ed Elisa Vladilo. Il progetto, come noto, è un prodotto del Gruppo78.
I due artisti non solo sono molto diversi tra loro, ma le motivazioni che li hanno spinti a comporre le rispettive opere per Manifesti d’artista divaricano abbondantemente l’uno dall’altro.
FRANCO VECCHIET è un artista di lunga esperienza svolta in campo internazionale, che pratica i linguaggi e le tecniche le più svariate per realizzare le sue intuizioni. “Atlante personale”, questo il titolo del manifesto, è una sorta di mappa del suo quotidiano, una geografia degli accadimenti che compongono la vita di un uomo e delle emozioni che li accompagnano, le cui tracce vengono rinserrate in una griglia. Frammenti di carte, di giornali, scritture, biglietti, e quant’altro si può conservare dei propri vissuti viene composto e riabilitato in versione pittorica in questo magico mosaico della memoria. In esso i ricordi sbiadiscono, sfumano sotto gli effetti cromatici, variamente manipolati, in un procedimento del mettere e levare, nell’aggiungere colore per poi asportarlo, che rende complessa la citazione, come complessa è la vita. Ma soprattutto questo processo allontana la contingenza della citazione, sfocandola in un alveo più uniforme e universale, dove i dettagli sbiadiscono e assumono un’intonazione anticata, divengono l’affresco multiforme dell’esistenza, consegnato alla storia. E in ogni caso la visualizzazione si snoda sui sentieri della poesia.
Quanto il lavoro di Vecchiet riflette su se stesso, osservando lo scorrere della propria vita, tanto viceversa il manifesto di TAREK JOSEPH CHEMALY spazia in una proposizione generale, in una riflessione che riguarda l’oggi e il futuro proprio attraverso la pratica, diffusa in tutto il mondo, dei manifesti pubblicitari. Il titolo, una parola coniata dall’artista, “ArcheWALLogy”, indica paradossalmente un’archeologia del futuro fondata sui muri. L’artista individua nei muri delle città il luogo del racconto più attendibile della loro storia. I muri raccolgono di tutto, dai manifesti pubblicitari ai graffiti, dai ricordi personali agli slogans politici e divengono lo specchio di una comunità. E ciò accade in particolare a Beirut. Chemaly immagina il lavoro dei futuri archeologi intenti a decifrare i resti di ciò che nel tempo i muri delle città hanno assorbito. E, a mo’ di esempio, ricompone con un lavoro sofisticato i resti di un manifesto pubblicitario del 2009 che con un’offerta speciale celebrava gli 11 anni di vita di un famoso supermercato. Il manifesto misurava 10 metri, ne sono stati recuperati tre, l’artista ricostruisce il mancante concentrandolo in un manifesto di 3m x 4. Questa è la ragione per cui questo manifesto ha una misura diversa dallo standard di questa rassegna. Esportando dal Libano questo manifesto, qui a Trieste, l’artista intende enfatizzare il fatto che oggi il manifesto è un comune denominatore tra diverse culture, ferme restando le specificità di ciascuna.
I due artisti non solo sono molto diversi tra loro, ma le motivazioni che li hanno spinti a comporre le rispettive opere per Manifesti d’artista divaricano abbondantemente l’uno dall’altro.
FRANCO VECCHIET è un artista di lunga esperienza svolta in campo internazionale, che pratica i linguaggi e le tecniche le più svariate per realizzare le sue intuizioni. “Atlante personale”, questo il titolo del manifesto, è una sorta di mappa del suo quotidiano, una geografia degli accadimenti che compongono la vita di un uomo e delle emozioni che li accompagnano, le cui tracce vengono rinserrate in una griglia. Frammenti di carte, di giornali, scritture, biglietti, e quant’altro si può conservare dei propri vissuti viene composto e riabilitato in versione pittorica in questo magico mosaico della memoria. In esso i ricordi sbiadiscono, sfumano sotto gli effetti cromatici, variamente manipolati, in un procedimento del mettere e levare, nell’aggiungere colore per poi asportarlo, che rende complessa la citazione, come complessa è la vita. Ma soprattutto questo processo allontana la contingenza della citazione, sfocandola in un alveo più uniforme e universale, dove i dettagli sbiadiscono e assumono un’intonazione anticata, divengono l’affresco multiforme dell’esistenza, consegnato alla storia. E in ogni caso la visualizzazione si snoda sui sentieri della poesia.
Quanto il lavoro di Vecchiet riflette su se stesso, osservando lo scorrere della propria vita, tanto viceversa il manifesto di TAREK JOSEPH CHEMALY spazia in una proposizione generale, in una riflessione che riguarda l’oggi e il futuro proprio attraverso la pratica, diffusa in tutto il mondo, dei manifesti pubblicitari. Il titolo, una parola coniata dall’artista, “ArcheWALLogy”, indica paradossalmente un’archeologia del futuro fondata sui muri. L’artista individua nei muri delle città il luogo del racconto più attendibile della loro storia. I muri raccolgono di tutto, dai manifesti pubblicitari ai graffiti, dai ricordi personali agli slogans politici e divengono lo specchio di una comunità. E ciò accade in particolare a Beirut. Chemaly immagina il lavoro dei futuri archeologi intenti a decifrare i resti di ciò che nel tempo i muri delle città hanno assorbito. E, a mo’ di esempio, ricompone con un lavoro sofisticato i resti di un manifesto pubblicitario del 2009 che con un’offerta speciale celebrava gli 11 anni di vita di un famoso supermercato. Il manifesto misurava 10 metri, ne sono stati recuperati tre, l’artista ricostruisce il mancante concentrandolo in un manifesto di 3m x 4. Questa è la ragione per cui questo manifesto ha una misura diversa dallo standard di questa rassegna. Esportando dal Libano questo manifesto, qui a Trieste, l’artista intende enfatizzare il fatto che oggi il manifesto è un comune denominatore tra diverse culture, ferme restando le specificità di ciascuna.
27
settembre 2010
Manifesti d’artista 2010 #7
Dal 27 settembre al 10 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
VIA FABIO SEVERO
Trieste, Via Fabio Severo, (Trieste)
Trieste, Via Fabio Severo, (Trieste)
Vernissage
27 Settembre 2010, ore 18
Sito web
www.gruppo78.it
Autore