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Manifesti d’artista – Laura Malacart / Manuela Sedmach
Prosegue l’esposizione di immagini e pensieri d’artista nei giganteschi spazi d’affissione di 3 metri per 6, riservati agli annunci pubblicitari, sostituendosi e a volte mimetizzandosi con essi. per una diversa visibilità dell’arte nel luogo più pubblico che ci sia, la strada. Il progetto, che è alla sua terza edizione e che sta riscuotendo un successo sempre più vasto, è promosso dal Gruppo 78 per la cura di Maria Campitelli con la collaborazione di Elisa Vladilo.
Comunicato stampa
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MANIFESTI D’ARTISTA - V° appuntamento
Dopo la pausa vacanziera, lunedì 31 agosto riprende con il V° appuntamento, sempre in via Fabio Severo angolo Foro Ulpiano, la rassegna di “MANIFESTI D’ARTISTA “ promossa dal Gruppo 78 a cura di Maria Campitelli con la collaborazione di Elisa Vladilo. Vale a dire la promozione di artisti sulla pubblica via, anziché in galleria, con spettacolari manifesti 3 metri x 6, dove, se le modalità linguistiche possono apparire anche di natura pubblicitaria, i contenuti invece viaggiano in altre direzioni.
La rassegna si svolge con il patrocinio del Comune di Trieste e con l’adesione della Casa dell’Arte.
E’ la volta di due artiste; Laura Malacart e Manuela Sedmach, l’una praticante soprattutto il video e situazioni performative, l’altra pittrice da sempre, tentata questa volta di percorrere una via diversa.
Laura Malacart è italiana d’origine, ma vive ormai da molti anni a Londra, Manuela Sedmach vive ed opera a Trieste.
Il manifesto di Laura Malacart dal titolo “Mi piace”incarna una particolare operazione che coinvolge un suo lavoro – un film di 13 minuti - prodotto nel 2008, di cui il poster rappresenta la pubblicizzazione. Siamo dunque nei canali canonici della pubblicità, ma l’artista ha scelto questo mezzo per raccontarci una storia più complessa, una forma di protesta per l’impossibilità di apparire come artista, pur avendone tutti i crismi, da quelli produttivi a quelli intellettuali, sprovvista però di una galleria che la inserisca nel cosidetto sistema dell’arte. Avendo prodotto un corto cinematografico, segue le modalità promozionali come se fosse fornita del budget adeguato per farlo, on general release, per un lancio a livello globale, e ci spiega anche, in un testo accompagnatorio, che agisce nella consapevolezza di rappresentare un elevato numero di artisti nelle sue stesse condizioni. Cita lo scrittore inglese Daniel Miller che nell’Art Monthly del marzo scorso, elenca le operazioni e le azioni necessarie a “costruire” un artista, al di là delle sue intrinseche qualità. La cosa più importante è possedere un libro con i migliori indirizzi. Laura Malacart si rifiuta di raggiungere l’identità di artista attraverso un gioco di PR e continua a credere nel valore autentico dell’arte e nella sua possibile affermazione per vie più spontanee. Il suo emblematico manifesto raccoglie dunque delle parole chiave e immagini che si riferiscono al film “Mi piace”. Esso simula una prova di canto lirico dove la performer/cantante ripete all’infinito, e con modalità sempre diverse, la celebre frase “O mio babbino caro”. La diversità di interpretazione e di qualità vocale dipende dal fatto che la cantante è legata progressivamente a partire dalle caviglie verso la parte superiore del corpo. Il “Mi piace” estrapolata ed isolata dal testo dell’”aria”, enfatizza la natura del piacere, colorandolo di valenze feticistico/masochiste, anche in relazione alle capacità espressive della cantante, e alla godibilità dell’ascolto. Il lavoro si fonda su due nuclei portanti : la voce e la relazione che intercorre tra l’artista/regista e la performer (che alla fine chiede di cantare muta) costituendo la trama narrativa del film.
Il manifesto di Manuela Sedmach, pur essendo uno scatto fotografico ingigantito, rientra nelle modalità espressive proprie della sua pittura. Cos’è? Una gran macchia scura - venata di bruno e percorsa da brividi giallastri - al centro dell’estesa superficie chiara, sfocata, illeggibile, o meglio leggibile da ciascuno di noi in modo diverso. Una presenza misteriosa che vuole rimanere tale, aleggiando nel vuoto, e che si offre alla decodificazione richiedendo un impegno particolare da parte dell’osservatore, incuriosito da quest’ombra gigantesca, sospesa sulla strada, in mezzo ad altri messaggi di tutt’altra natura e ben diversamente definiti, nel tentativo di penetrare nello spirito che l’anima. Manifesto/non manifesto che non pubblicizza nulla ma raccoglie lo sguardo del passante che non può non chiedersi cosa sia e che ci faccia lì quest’apparizione non svelata. L’artista ha parlato di “occhi bianchi” per raggiungere i suoi lavori di pittura, che scavano in profondità abissali, che vanno oltre il visibile, cioè occhi di bimbi appena nati o di vecchi sul declino della loro vita, occhi liberi dalle sovrastrutture che la vita nel suo corso ci impone. Dobbiamo munirci di questa purezza per entrare nel regno infinito che Manuela Sedmach ci dischiude con le sue tonalità indefinite, col suo suggerire senza dire. La rappresentazione è conclusiva, la non rappresentazione lascia tutte le porte aperte.
Dopo la pausa vacanziera, lunedì 31 agosto riprende con il V° appuntamento, sempre in via Fabio Severo angolo Foro Ulpiano, la rassegna di “MANIFESTI D’ARTISTA “ promossa dal Gruppo 78 a cura di Maria Campitelli con la collaborazione di Elisa Vladilo. Vale a dire la promozione di artisti sulla pubblica via, anziché in galleria, con spettacolari manifesti 3 metri x 6, dove, se le modalità linguistiche possono apparire anche di natura pubblicitaria, i contenuti invece viaggiano in altre direzioni.
La rassegna si svolge con il patrocinio del Comune di Trieste e con l’adesione della Casa dell’Arte.
E’ la volta di due artiste; Laura Malacart e Manuela Sedmach, l’una praticante soprattutto il video e situazioni performative, l’altra pittrice da sempre, tentata questa volta di percorrere una via diversa.
Laura Malacart è italiana d’origine, ma vive ormai da molti anni a Londra, Manuela Sedmach vive ed opera a Trieste.
Il manifesto di Laura Malacart dal titolo “Mi piace”incarna una particolare operazione che coinvolge un suo lavoro – un film di 13 minuti - prodotto nel 2008, di cui il poster rappresenta la pubblicizzazione. Siamo dunque nei canali canonici della pubblicità, ma l’artista ha scelto questo mezzo per raccontarci una storia più complessa, una forma di protesta per l’impossibilità di apparire come artista, pur avendone tutti i crismi, da quelli produttivi a quelli intellettuali, sprovvista però di una galleria che la inserisca nel cosidetto sistema dell’arte. Avendo prodotto un corto cinematografico, segue le modalità promozionali come se fosse fornita del budget adeguato per farlo, on general release, per un lancio a livello globale, e ci spiega anche, in un testo accompagnatorio, che agisce nella consapevolezza di rappresentare un elevato numero di artisti nelle sue stesse condizioni. Cita lo scrittore inglese Daniel Miller che nell’Art Monthly del marzo scorso, elenca le operazioni e le azioni necessarie a “costruire” un artista, al di là delle sue intrinseche qualità. La cosa più importante è possedere un libro con i migliori indirizzi. Laura Malacart si rifiuta di raggiungere l’identità di artista attraverso un gioco di PR e continua a credere nel valore autentico dell’arte e nella sua possibile affermazione per vie più spontanee. Il suo emblematico manifesto raccoglie dunque delle parole chiave e immagini che si riferiscono al film “Mi piace”. Esso simula una prova di canto lirico dove la performer/cantante ripete all’infinito, e con modalità sempre diverse, la celebre frase “O mio babbino caro”. La diversità di interpretazione e di qualità vocale dipende dal fatto che la cantante è legata progressivamente a partire dalle caviglie verso la parte superiore del corpo. Il “Mi piace” estrapolata ed isolata dal testo dell’”aria”, enfatizza la natura del piacere, colorandolo di valenze feticistico/masochiste, anche in relazione alle capacità espressive della cantante, e alla godibilità dell’ascolto. Il lavoro si fonda su due nuclei portanti : la voce e la relazione che intercorre tra l’artista/regista e la performer (che alla fine chiede di cantare muta) costituendo la trama narrativa del film.
Il manifesto di Manuela Sedmach, pur essendo uno scatto fotografico ingigantito, rientra nelle modalità espressive proprie della sua pittura. Cos’è? Una gran macchia scura - venata di bruno e percorsa da brividi giallastri - al centro dell’estesa superficie chiara, sfocata, illeggibile, o meglio leggibile da ciascuno di noi in modo diverso. Una presenza misteriosa che vuole rimanere tale, aleggiando nel vuoto, e che si offre alla decodificazione richiedendo un impegno particolare da parte dell’osservatore, incuriosito da quest’ombra gigantesca, sospesa sulla strada, in mezzo ad altri messaggi di tutt’altra natura e ben diversamente definiti, nel tentativo di penetrare nello spirito che l’anima. Manifesto/non manifesto che non pubblicizza nulla ma raccoglie lo sguardo del passante che non può non chiedersi cosa sia e che ci faccia lì quest’apparizione non svelata. L’artista ha parlato di “occhi bianchi” per raggiungere i suoi lavori di pittura, che scavano in profondità abissali, che vanno oltre il visibile, cioè occhi di bimbi appena nati o di vecchi sul declino della loro vita, occhi liberi dalle sovrastrutture che la vita nel suo corso ci impone. Dobbiamo munirci di questa purezza per entrare nel regno infinito che Manuela Sedmach ci dischiude con le sue tonalità indefinite, col suo suggerire senza dire. La rappresentazione è conclusiva, la non rappresentazione lascia tutte le porte aperte.
31
agosto 2009
Manifesti d’artista – Laura Malacart / Manuela Sedmach
Dal 31 agosto al 15 ottobre 2009
arte contemporanea
Location
VIA FABIO SEVERO
Trieste, Via Fabio Severo, (Trieste)
Trieste, Via Fabio Severo, (Trieste)
Vernissage
31 Agosto 2009, ore 18
Sito web
www.gruppo78.it
Autore
Curatore