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Manlio – Cara Virginia Woolf
Quattro monumentali pitture tra cui “Cara Virginia Woolf” (l’opera che da il nome alla mostra), ci raccontano l’ultimo ciclo pittorico dell’artista “Le cose non sapranno mai che ce ne siamo andati” il momento scelto, è quello del dopo.
Comunicato stampa
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I dipinti di Manlio Rondoni non sono semplicemente opere d'arte di indiscutibile valore estetico. Sono una serie di finestre che l'artista apre e condivide con il suo pubblico, consentendogli di “spiare”, da un punto di osservazione privilegiato, le idee e le intuizioni che il Maestro ha nel corso dei suoi colloqui con grandi artisti attraverso le loro opere.
Una pittura di questo tipo, che ad un primo sguardo si potrebbe classificare come citazionista, è qualcosa di autre. Perché ciò che l'artista introietta leggendo un libro, ascoltando un brano musicale oppure ammirando un dipinto, lo fenomenizza in base al suo originalissimo stile, fatto di continue contaminazioni, che sulla superficie pittorica si modulano in una compenetrazione di differenti piani (squisitamente artistici) che sono alla base dello stile di questo pittore “jazz”.
Nelle sue opere, infatti, partendo da un solido impianto compositivo, in cui l'aspetto scenografico gioca un ruolo primario, l'artista utilizza liberamente il disegno ed il colore, creando effervescenti scale cromatiche ed innervando segni grafici in grado di spezzare il ritmo del dipinto e di fargli svisare la partitura (pittorica) originale.
La summa di questa visione dell'arte è esplicitata in questa mostra grazie alle quattro monumentali opere esposte.
In Palcoscenico, ad esempio, l'ardito punto di fuga impone una visione vertiginosa, in grado di amalgamare diversi brani pittorici che, seppur indipendenti tra loro, formano un insieme armonioso.
Per certi versi agli antipodi si colloca La piazza degli eterni erranti, incentrato sulla totemica figura del suonatore, immerso in una suggestiva quinta scenografica che, pur non lasciando intravedere la piazza del titolo, ne lascia intuire la maestosità, permeando l'opera di un senso di malinconica solitudine.
La casa del venerabile del blues, in cui l'artista utilizza un differente registro stilistico, è una magnifica esemplificazione della capacità del Maestro di traslitterare, pittoricamente, parole e versi di grandi poeti.
Un discorso a parte merita, invece, Cara Virginia Woolf. L'opera, che dà il titolo alla mostra, contiene in sé tutte le tematiche care all'artista.
Giocato sulla scomposizione di uno spazio e di un tempo che rimangono comunque unitari, il dipinto raggiunge una sintesi cromatica di potenza abbacinante, grazie alla quale la rappresentazione del reale lentamente sfuma per fare largo al senso di naturale empatia che l'artista nutre nei confronti della grande scrittrice inglese.
Eppure, la nota caratterizzante dell'opera è data dal senso di assenza che permea il dipinto. Perché il momento scelto dal Maestro è il “dopo”, quando il dramma del suicidio è ormai consumato.
Il corpo di Virginia Woolf si è perduto per sempre nei verdi e nei blu di uno specchio d'acqua spezzato da una distante (immaginaria?) linea d'orizzonte. Una impercettibile sciabolata di biacca rievoca un passo di “Gita al Faro” presente sulla destra del dipinto che, insieme al libro poggiato sullo sgabello, è la prova certa del dramma appena consumato.
Questa pennellata tenue, delicata, è la sintesi perfetta dell'arte del Maestro Rondoni che, grazie alle sue contaminazioni e compenetrazioni, ci parla con l'unico linguaggio universale, quello dell'arte.
Antonio Davide Madonna
Una pittura di questo tipo, che ad un primo sguardo si potrebbe classificare come citazionista, è qualcosa di autre. Perché ciò che l'artista introietta leggendo un libro, ascoltando un brano musicale oppure ammirando un dipinto, lo fenomenizza in base al suo originalissimo stile, fatto di continue contaminazioni, che sulla superficie pittorica si modulano in una compenetrazione di differenti piani (squisitamente artistici) che sono alla base dello stile di questo pittore “jazz”.
Nelle sue opere, infatti, partendo da un solido impianto compositivo, in cui l'aspetto scenografico gioca un ruolo primario, l'artista utilizza liberamente il disegno ed il colore, creando effervescenti scale cromatiche ed innervando segni grafici in grado di spezzare il ritmo del dipinto e di fargli svisare la partitura (pittorica) originale.
La summa di questa visione dell'arte è esplicitata in questa mostra grazie alle quattro monumentali opere esposte.
In Palcoscenico, ad esempio, l'ardito punto di fuga impone una visione vertiginosa, in grado di amalgamare diversi brani pittorici che, seppur indipendenti tra loro, formano un insieme armonioso.
Per certi versi agli antipodi si colloca La piazza degli eterni erranti, incentrato sulla totemica figura del suonatore, immerso in una suggestiva quinta scenografica che, pur non lasciando intravedere la piazza del titolo, ne lascia intuire la maestosità, permeando l'opera di un senso di malinconica solitudine.
La casa del venerabile del blues, in cui l'artista utilizza un differente registro stilistico, è una magnifica esemplificazione della capacità del Maestro di traslitterare, pittoricamente, parole e versi di grandi poeti.
Un discorso a parte merita, invece, Cara Virginia Woolf. L'opera, che dà il titolo alla mostra, contiene in sé tutte le tematiche care all'artista.
Giocato sulla scomposizione di uno spazio e di un tempo che rimangono comunque unitari, il dipinto raggiunge una sintesi cromatica di potenza abbacinante, grazie alla quale la rappresentazione del reale lentamente sfuma per fare largo al senso di naturale empatia che l'artista nutre nei confronti della grande scrittrice inglese.
Eppure, la nota caratterizzante dell'opera è data dal senso di assenza che permea il dipinto. Perché il momento scelto dal Maestro è il “dopo”, quando il dramma del suicidio è ormai consumato.
Il corpo di Virginia Woolf si è perduto per sempre nei verdi e nei blu di uno specchio d'acqua spezzato da una distante (immaginaria?) linea d'orizzonte. Una impercettibile sciabolata di biacca rievoca un passo di “Gita al Faro” presente sulla destra del dipinto che, insieme al libro poggiato sullo sgabello, è la prova certa del dramma appena consumato.
Questa pennellata tenue, delicata, è la sintesi perfetta dell'arte del Maestro Rondoni che, grazie alle sue contaminazioni e compenetrazioni, ci parla con l'unico linguaggio universale, quello dell'arte.
Antonio Davide Madonna
14
maggio 2015
Manlio – Cara Virginia Woolf
Dal 14 maggio al 10 giugno 2015
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
FRAMMENTI D’ARTE
Roma, Via Paola, 23, (Roma)
Roma, Via Paola, 23, (Roma)
Orario di apertura
lun. ven. 10.30/13.00 16.30/19.30 sabato e domenica su richiesta
Vernissage
14 Maggio 2015, ore 18.30
Autore
Curatore