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Manuel Attanasio – La prima stanza
È un dramma in più atti l’operazione artistica che Manuel Attanasio allestisce negli spazi di Sala Duce, un dramma
privato e solitario, elaborato e sciolto nell’atemporalità della rappresentazione.
Il titolo della mostra -La prima stanza- non vuole indicare luoghi fisici e concreti semmai spazi della memoria
e del vissuto dove si è consumato un rapporto intenso e incancellabile come quello che lega un padre ad un
figlio. La perdita diventa esperienza esistenziale da investire nel progetto strutturale e segnico che costituisce
l’ossatura della mostra e che acquista un significato più ampio ed evocativo dall’unione con le creazioni musicali
che accompagnano le singole installazioni.
Comunicato stampa
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È un dramma in più atti l’operazione artistica che Manuel Attanasio allestisce negli spazi di Sala Duce, un dramma
privato e solitario, elaborato e sciolto nell’atemporalità della rappresentazione.
Il titolo della mostra -La prima stanza- non vuole indicare luoghi fisici e concreti semmai spazi della memoria
e del vissuto dove si è consumato un rapporto intenso e incancellabile come quello che lega un padre ad un
figlio. La perdita diventa esperienza esistenziale da investire nel progetto strutturale e segnico che costituisce
l’ossatura della mostra e che acquista un significato più ampio ed evocativo dall’unione con le creazioni musicali
che accompagnano le singole installazioni.
Vengono da una dimensione metafisica le figure che, delineate con segno deciso e netto, si profilano altere e
surreali sulle grandi stele lignee. Apparentemente vicine ad un’iconografia primitivista alludono, in realtà, ad una
forma virtuale ed immaginifica che niente concede alla fisicità certa e referenziale. Date con linearismo sintetico
e fluido, che la matita traccia sulla superficie calda del legno, le figure mescolano aspetti sessuali e simbolici
di ambigua natura e propongono alchemiche visioni di dee-madri o di enigmatiche divinità androgine. Seppure
vivono in una condizione bidimensionale e ieratica, le immagini grafiche sono cariche di luce e di energia, di
tensione e ansiosa presenza, nonostante la negazione di qualsiasi identità somatica.
Frutto di un sogno astrologico-visionario, il lavoro di Manuel Attanasio procede, nelle opere di piccole dimensioni,
per fasi più minute e ravvicinate dove si assiste ad un sistematico processo di parcellizzazione del corpo umano.
Sezioni anatomiche occupano parti assimetriche di piccoli cubi in cui avviene la trascrizione concettuale di una
corporeità fittizia ed ideale. L’azzeramento del colore, il chiaroscuro leggero, l’assenza di plasticità, creano una
mappatura mentale del corpo come luogo simbolico dell’origine del tutto. Per questo su un grande cerchio bianco
sospeso nello spazio della sala si proiettano le immagini di queste opere che accentuano così l’evanescenza del
loro essere, la loro illusoria consistenza nella dinamica continua del procedere, in antitesi alla statica delle forme
materiali isolate sulle pareti.
Le installazioni sonore non sono mero complemento dei lavori a parete: nascono al contrario come necessario
supporto e di cui amplificano il valore allusivo e sensoriale. Elaborate da Roberto Schirru, sotto la regia di Manuel
Attanasio, le partiture di musica elettronica sono concepite come momenti a se stanti in diretto rapporto con le
installazioni lignee che, però, nell’insieme delle sonorità, ritrovano l’unitarietà del tutto.
Ultimo atto di un lavoro impegnativo e coinvolgente, la mostra di Palazzo Ducale chiude un ciclo che acquista il sapore di
una discesa nelle profondità del sentire, un viaggio a ritroso che libera la mente e assicura la dissolvenza dei fantasmi.
Mariolina Cosseddu
privato e solitario, elaborato e sciolto nell’atemporalità della rappresentazione.
Il titolo della mostra -La prima stanza- non vuole indicare luoghi fisici e concreti semmai spazi della memoria
e del vissuto dove si è consumato un rapporto intenso e incancellabile come quello che lega un padre ad un
figlio. La perdita diventa esperienza esistenziale da investire nel progetto strutturale e segnico che costituisce
l’ossatura della mostra e che acquista un significato più ampio ed evocativo dall’unione con le creazioni musicali
che accompagnano le singole installazioni.
Vengono da una dimensione metafisica le figure che, delineate con segno deciso e netto, si profilano altere e
surreali sulle grandi stele lignee. Apparentemente vicine ad un’iconografia primitivista alludono, in realtà, ad una
forma virtuale ed immaginifica che niente concede alla fisicità certa e referenziale. Date con linearismo sintetico
e fluido, che la matita traccia sulla superficie calda del legno, le figure mescolano aspetti sessuali e simbolici
di ambigua natura e propongono alchemiche visioni di dee-madri o di enigmatiche divinità androgine. Seppure
vivono in una condizione bidimensionale e ieratica, le immagini grafiche sono cariche di luce e di energia, di
tensione e ansiosa presenza, nonostante la negazione di qualsiasi identità somatica.
Frutto di un sogno astrologico-visionario, il lavoro di Manuel Attanasio procede, nelle opere di piccole dimensioni,
per fasi più minute e ravvicinate dove si assiste ad un sistematico processo di parcellizzazione del corpo umano.
Sezioni anatomiche occupano parti assimetriche di piccoli cubi in cui avviene la trascrizione concettuale di una
corporeità fittizia ed ideale. L’azzeramento del colore, il chiaroscuro leggero, l’assenza di plasticità, creano una
mappatura mentale del corpo come luogo simbolico dell’origine del tutto. Per questo su un grande cerchio bianco
sospeso nello spazio della sala si proiettano le immagini di queste opere che accentuano così l’evanescenza del
loro essere, la loro illusoria consistenza nella dinamica continua del procedere, in antitesi alla statica delle forme
materiali isolate sulle pareti.
Le installazioni sonore non sono mero complemento dei lavori a parete: nascono al contrario come necessario
supporto e di cui amplificano il valore allusivo e sensoriale. Elaborate da Roberto Schirru, sotto la regia di Manuel
Attanasio, le partiture di musica elettronica sono concepite come momenti a se stanti in diretto rapporto con le
installazioni lignee che, però, nell’insieme delle sonorità, ritrovano l’unitarietà del tutto.
Ultimo atto di un lavoro impegnativo e coinvolgente, la mostra di Palazzo Ducale chiude un ciclo che acquista il sapore di
una discesa nelle profondità del sentire, un viaggio a ritroso che libera la mente e assicura la dissolvenza dei fantasmi.
Mariolina Cosseddu
02
ottobre 2012
Manuel Attanasio – La prima stanza
Dal 02 al 20 ottobre 2012
arte contemporanea
Location
PALAZZO DUCALE – MUSEO DELLA CITTA’
Sassari, Piazza Del Comune, 1, (Sassari)
Sassari, Piazza Del Comune, 1, (Sassari)
Orario di apertura
lun-ven 10-13 e 17-19.30; sab 10-13
Vernissage
2 Ottobre 2012, h 19
Autore