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Manuel Felisi – Vertigine #F7E89F
L’opera di Manuel Felisi si distingue per un approccio ibrido e un linguaggio visivo eterogeneo e contaminato. La gestualità e la natura irregolare della componente pittorica si fondono con la pratica analitica della fotografia, saldate da elementi materici inaspettati.
Comunicato stampa
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Manuel Felisi
Vertigine #F7E89F
Vernissage 21 febbraio 2025
Finissage 29 maggio 2025
L'opera di Manuel Felisi si distingue per un approccio ibrido e un linguaggio visivo eterogeneo e contaminato. La gestualità e la natura irregolare della componente pittorica si fondono con la pratica analitica della fotografia, saldate da elementi materici inaspettati. La commistione di essi si offre attraverso la sovrapposizione di diversi livelli di informazioni visive, una stratificazione intesa come sedimentazione dell'esperienza umana.
L’artista attinge a piene mani da questo archivio personale e collettivo, portando alla luce frammenti di storia e rendendo il tempo materia. La sua pratica artistica rivela un processo di cura per i dettagli: Felisi seleziona attentamente i suoi materiali, combinando colori, resine, feltro, pattern e carte che hanno un significato personale e sono custodi di un vissuto. La ricerca di Manuel Felisi è profondamente imperniata sulla memoria e sulla sua complessità, esplora il tempo come dimensione interiore, trascendendo la semplice documentazione di un momento. Si addentra nel passato usandolo come lente attraverso cui esaminare il presente, crea opere non ancorate a un'unica dimensione temporale: il passato, rievocato, riemerge nel presente e si invera in un dialogo costante che porta a interrogarci e a indagare sulla memoria come identità.
Vertigine #F7E89F è un’opera pensata site specific per Galleria Port’Alba e si configura come un'accorata dedica alla città di Napoli. Intrisa del caldo e avvolgente cromatismo del tufo, materiale iconico dell'architettura partenopea, l'opera ne rievoca la genesi attraverso un processo di sedimentazione, richiamato anche nel codice colore esadecimale giallo napoli presente nel titolo.
Conversazione con Manuel Felisi
In che modo il suo processo creativo si articola e si sviluppa nei suoi lavori?
Non vivo lo studio come luogo di ispirazione, ma piuttosto uno spazio dedicato alla parte meccanica, metodica e scientifica del lavoro. La mia ricerca nasce dai viaggi alla ricerca dei tessuti, dalla ricerca di carte da parati nei mercatini dell'antiquariato. Il vero e proprio processo creativo può essere una passeggiata in un bosco o da una fotografia rubata alla città. In studio, il mio lavoro diventa decisamente più rigoroso: parto da una prima stratificazione di vernice gommosa incisa con dei rulli, poi ad una amalgama di colore liquido e alla fase di incollaggio dei tessuti a fiori o carta da parati. Il momento pittorico avviene con pennelli e rullo. L’ultima sovrapposizione materica avviene con le garza tarlatana, che veniva usata per pulire le lastre di incisione; infine, c’è la fotografia, che tuttavia non è l’ultimo livello bensì il primo, quello da cui parto. È stampata sulla tela in assenza di bianco e le parti che corrispondono al cielo vengono dipinte.
Il rullo decorativo che utilizza diventa un ponte tra passato e presente, un elemento che connette la sua memoria personale con la sua produzione artistica; diventa una sorta di "impronta" seriale della natura. Rafforza il concetto di ciclicità del tempo?
Il rullo, fondamentale nei miei lavori, si trasforma in matrice. Uso i rulli da decorazione in caucciù, quelli usati dalle famiglie che non potevano permettersi le carte da parati. Ma è con la mia installazione Altalena del 2012 che assume un ruolo nuovo apparendo sotto altra forma: la seduta dell’altalena era costituita da un rullo di marmo istoriato. Ho voluto dare una nuova vita a un oggetto comune, trasformandolo in qualcosa di esteticamente vicino a un capitello corinzio, per sottolineare come noi italiani, fin da bambini, siamo seduti sulle radici di una cultura forte e millenaria.
Gli alberi diventano dei veri e propri segni ricorrenti: qual è il loro ruolo, in particolare nella serie Vertigini? Cosa rappresentano per lei e come si relazionano al concetto di memoria?
Nei miei lavori esploro spesso l'immagine dell'albero spoglio, che fotografo prevalentemente d'inverno, poiché in un albero in piena fioritura non è necessario aggiungere altro. Cerco di restituire una sorta di primavera. Inoltre, l’albero spoglio nella sua forma è l’elemento più vicino alla figura umana: agli alveoli polmonari, i rami che si diramano come vene e arterie. Questa somiglianza lo rende un soggetto profondamente umano. L’idea di guardarli e fotografarli dal basso verso l’alto o in una visione frontale ne restituisce un rapporto diretto 1:1 conferendogli un’identità.
Testo critico e intervista a cura di Federica Di Lorenzo
Vertigine #F7E89F
Vernissage 21 febbraio 2025
Finissage 29 maggio 2025
L'opera di Manuel Felisi si distingue per un approccio ibrido e un linguaggio visivo eterogeneo e contaminato. La gestualità e la natura irregolare della componente pittorica si fondono con la pratica analitica della fotografia, saldate da elementi materici inaspettati. La commistione di essi si offre attraverso la sovrapposizione di diversi livelli di informazioni visive, una stratificazione intesa come sedimentazione dell'esperienza umana.
L’artista attinge a piene mani da questo archivio personale e collettivo, portando alla luce frammenti di storia e rendendo il tempo materia. La sua pratica artistica rivela un processo di cura per i dettagli: Felisi seleziona attentamente i suoi materiali, combinando colori, resine, feltro, pattern e carte che hanno un significato personale e sono custodi di un vissuto. La ricerca di Manuel Felisi è profondamente imperniata sulla memoria e sulla sua complessità, esplora il tempo come dimensione interiore, trascendendo la semplice documentazione di un momento. Si addentra nel passato usandolo come lente attraverso cui esaminare il presente, crea opere non ancorate a un'unica dimensione temporale: il passato, rievocato, riemerge nel presente e si invera in un dialogo costante che porta a interrogarci e a indagare sulla memoria come identità.
Vertigine #F7E89F è un’opera pensata site specific per Galleria Port’Alba e si configura come un'accorata dedica alla città di Napoli. Intrisa del caldo e avvolgente cromatismo del tufo, materiale iconico dell'architettura partenopea, l'opera ne rievoca la genesi attraverso un processo di sedimentazione, richiamato anche nel codice colore esadecimale giallo napoli presente nel titolo.
Conversazione con Manuel Felisi
In che modo il suo processo creativo si articola e si sviluppa nei suoi lavori?
Non vivo lo studio come luogo di ispirazione, ma piuttosto uno spazio dedicato alla parte meccanica, metodica e scientifica del lavoro. La mia ricerca nasce dai viaggi alla ricerca dei tessuti, dalla ricerca di carte da parati nei mercatini dell'antiquariato. Il vero e proprio processo creativo può essere una passeggiata in un bosco o da una fotografia rubata alla città. In studio, il mio lavoro diventa decisamente più rigoroso: parto da una prima stratificazione di vernice gommosa incisa con dei rulli, poi ad una amalgama di colore liquido e alla fase di incollaggio dei tessuti a fiori o carta da parati. Il momento pittorico avviene con pennelli e rullo. L’ultima sovrapposizione materica avviene con le garza tarlatana, che veniva usata per pulire le lastre di incisione; infine, c’è la fotografia, che tuttavia non è l’ultimo livello bensì il primo, quello da cui parto. È stampata sulla tela in assenza di bianco e le parti che corrispondono al cielo vengono dipinte.
Il rullo decorativo che utilizza diventa un ponte tra passato e presente, un elemento che connette la sua memoria personale con la sua produzione artistica; diventa una sorta di "impronta" seriale della natura. Rafforza il concetto di ciclicità del tempo?
Il rullo, fondamentale nei miei lavori, si trasforma in matrice. Uso i rulli da decorazione in caucciù, quelli usati dalle famiglie che non potevano permettersi le carte da parati. Ma è con la mia installazione Altalena del 2012 che assume un ruolo nuovo apparendo sotto altra forma: la seduta dell’altalena era costituita da un rullo di marmo istoriato. Ho voluto dare una nuova vita a un oggetto comune, trasformandolo in qualcosa di esteticamente vicino a un capitello corinzio, per sottolineare come noi italiani, fin da bambini, siamo seduti sulle radici di una cultura forte e millenaria.
Gli alberi diventano dei veri e propri segni ricorrenti: qual è il loro ruolo, in particolare nella serie Vertigini? Cosa rappresentano per lei e come si relazionano al concetto di memoria?
Nei miei lavori esploro spesso l'immagine dell'albero spoglio, che fotografo prevalentemente d'inverno, poiché in un albero in piena fioritura non è necessario aggiungere altro. Cerco di restituire una sorta di primavera. Inoltre, l’albero spoglio nella sua forma è l’elemento più vicino alla figura umana: agli alveoli polmonari, i rami che si diramano come vene e arterie. Questa somiglianza lo rende un soggetto profondamente umano. L’idea di guardarli e fotografarli dal basso verso l’alto o in una visione frontale ne restituisce un rapporto diretto 1:1 conferendogli un’identità.
Testo critico e intervista a cura di Federica Di Lorenzo
21
febbraio 2025
Manuel Felisi – Vertigine #F7E89F
Dal 21 febbraio al 29 maggio 2025
arte contemporanea
Location
Galleria Port’Alba
Napoli, Via Port'Alba, 30, (NA)
Napoli, Via Port'Alba, 30, (NA)
Orario di apertura
tutti i giorni su prenotazione
Vernissage
21 Febbraio 2025, 18.30
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico