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Manuel Pronk
Cantante, attore e fotografo. Le sue
immagini, esaltate da colori saturi, elettrici, a volte acidi, paiono invitarci a sondare il carattere paradossale e sottilmente inquietante del quotidiano. Ospite alla vernice l’ACCADEMIA DI CANTO di Karin Mensah, per una VOCAL JAM SESSION con Pronk.
Comunicato stampa
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Dal 12 Dicembre al 06 Gennaio Mostra Personale di MANUEL PRONK presso La Barchessa Rambaldi ARTE a Bardolino.
Cantante, attore e fotografo. Le sue immagini iperrealiste ed esaltate
da colori estremamente saturi, elettrici, in certi casi acidi,
paiono invitarci a sondare il carattere paradossale e sottilmente inquietante del quotidiano
Ospite alla vernice l'ACCADEMIA SUPERIORE DI CANTO di Karin Mensah,
per una VOCAL JAM SESSION con Manuel Pronk.
MANUEL PRONK: UNA NATURA IN BILICO TRA IL REALE E IL VIRTUALE
Una farfalla notturna, dai grandi occhi sulle ali, posata su una lampadina accesa, incandescente. Una lumaca che sale, lieve, sullo stelo di un anthurium fino a raggiungerne l’infiorescenza. Alcuni scorpioni che percorrono, vistosamente neri sul bianco quasi fosforescente del foglio, una pagina di Antonio e Cleopatra di Shakespeare. Una cavalletta colta mentre spicca un salto da un fiore di melissa in un cielo luminoso, quasi accecante. Sono solo alcune delle immagini ad effetto tridimensionale create dall’artista Manuel Pronk, olandese, attento osservatore della natura ma anche creatore di un universo fanta-naturale capace di catturare quella che è ormai – per usare un’espressione di Walter Benjamin - un’attenzione distratta, da parte dell’homo videns contemporaneo.
Pronk utilizza il computer e la macchina fotografica, cioè i mezzi informatici e digitali contemporanei in modo che potremmo definire artigianale, senza cioè abbandonarsi al pieno dispiegarsi delle potenzialità tecnologiche degli strumenti che pure usa. E ottiene dei risultati sorprendenti. Abolito il ricorso a Photoshop e ad altri programmi di manipolazione digitale dell’immagine, l’artista – multimediale a suo modo – utilizza come sfondo dei propri stillife (anche se di natura viva spesso si tratta, in realtà!) – il monitor del suo portatile in cui già ha inserito la prima immagine fotografica che risulta, così, sullo sfondo. Su tale schermata posiziona altri “oggetti”, di solito elementi tratti dalla natura: una foglia, un fiore, una zolla erbosa o un insetto, e li fotografa. Il procedimento prosegue ancora con ulteriori sovrapposizioni, cosicché l’esito finale è quello di una fotografia risultante da una “reale” stratificazione delle immagini. E’ una sorta di immagine all’ennesima potenza: foto di una foto di una foto, e così via.
La sua opera è dunque frutto della tecnologia contemporanea in quanto non esisterebbe senza i mezzi che l’high tech mette a disposizione e ai tempi brevi d’esecuzione che essa permette, ma è anche certamente debitrice dell’arte di Man Ray. Pittore, fabbricante di oggetti, autore di film d'avanguardia, ma soprattutto fotografo surrealista. Man Ray rivoluzionò l'arte fotografica e insieme utilizzò sistematicamente per primo la tecnica fotografica della solarizzazione, e poi anche quella dei rayograph, scoperti per caso in camera oscura nel 1921. Anche Manuel Pronk realizza la sua piccola rivoluzione del medium fotografico con un processo che richiama da vicino il procedimento apparentemente semplice usato da Man Ray, per ottenere immagini altrettanto suggestive.
Alcune sue foto di donne, ritratte di profilo, su uno sfondo fortemente “elettrico”, con la bocca spalancata da cui fuoriescono rami spinosi di cardo selvatico di un azzurro brillante o, una zolla da cui spunta un mazzo di fiori campestri, rimanda da un lato al Violon d’Ingres di Man Ray, o alla celebre immagine del viso femminile sovrapposto al muso d’un gatto, icona della fotografia surrealista, ma si richiama anche al mondo delle fiabe popolari, quelle tramandate nella trascrizione di Italo Calvino, in cui accanto alla principessa chenel parlare emette rose e perle, c’è talvolta la sorellastra perfida che sputa rospi e vipere.
Certo, Pronk elabora le sue immagini nel contesto artistico della postmodernità in cui molto, tutto, è cambiato dai tempi delle avanguardie, e già tutto è stato visto, sperimentato, citato, perciò la novità della sua opera potrebbe essere colta come meno incisiva. Ciò che colpisce, tuttavia, in questa realizzazione di immagini che paiono senza tempo, a metà tra mondo reale e mondo virtuale, che non appartengono pienamente né alla natura né all’universo fantastico, ma stanno in bilico tra entrambi, è la cura artigianale, paziente, metodica, che Pronk profonde in ogni progetto visivo in chiave quasi “anti-tecnologica”.
L’effetto finale è quello di immagini di una tridimensionalità più suggerita che effettiva e di una sconcertante intangibilità dei suoi soggetti che, mentre risultano proiettati in piena evidenza – con una sorta di prospettiva inversa, simile a quella utilizzata dagli iconografi bizantini –tuttavia non presentano valori tattili, si ritraggono, per così dire, ad ogni possibile approccio che ne cerchi la tangibilità. Come le immagini surrealiste, anche quelle di Pronk, iperrealiste ed esaltate da colori estremamente saturi, elettrici, in certi casi acidi, e da campiture piatte delle superfici, paiono invitarci a sondare il carattere paradossale e sottilmente inquietante del quotidiano.
E, sull’esempio di Man Ray, che battezzò rayografie o “rayogrammi” le immagini deformate, quasi in rilievo sul fondo nero - ottenute attraverso l’esposizione alla luce diretta della carta fotografica su cui aveva posato alcuni oggetti in vetro - giocando sul proprio cognome ed evocando contemporaneamente il disegno luminoso, così per l’opera dell’artista olandese che in questo mese è protagonista della personale ospitata nella Barchessa Rambaldi Art Gallery di Bardolino, potremmo coniare il termine di “pronkgrafie”, segnate da una cifra di innegabile originalità.
Elisabetta Bovo
Giornalista, storica e critica d’arte, docente di Iconografia e Filosofia dell’immagine
Cantante, attore e fotografo. Le sue immagini iperrealiste ed esaltate
da colori estremamente saturi, elettrici, in certi casi acidi,
paiono invitarci a sondare il carattere paradossale e sottilmente inquietante del quotidiano
Ospite alla vernice l'ACCADEMIA SUPERIORE DI CANTO di Karin Mensah,
per una VOCAL JAM SESSION con Manuel Pronk.
MANUEL PRONK: UNA NATURA IN BILICO TRA IL REALE E IL VIRTUALE
Una farfalla notturna, dai grandi occhi sulle ali, posata su una lampadina accesa, incandescente. Una lumaca che sale, lieve, sullo stelo di un anthurium fino a raggiungerne l’infiorescenza. Alcuni scorpioni che percorrono, vistosamente neri sul bianco quasi fosforescente del foglio, una pagina di Antonio e Cleopatra di Shakespeare. Una cavalletta colta mentre spicca un salto da un fiore di melissa in un cielo luminoso, quasi accecante. Sono solo alcune delle immagini ad effetto tridimensionale create dall’artista Manuel Pronk, olandese, attento osservatore della natura ma anche creatore di un universo fanta-naturale capace di catturare quella che è ormai – per usare un’espressione di Walter Benjamin - un’attenzione distratta, da parte dell’homo videns contemporaneo.
Pronk utilizza il computer e la macchina fotografica, cioè i mezzi informatici e digitali contemporanei in modo che potremmo definire artigianale, senza cioè abbandonarsi al pieno dispiegarsi delle potenzialità tecnologiche degli strumenti che pure usa. E ottiene dei risultati sorprendenti. Abolito il ricorso a Photoshop e ad altri programmi di manipolazione digitale dell’immagine, l’artista – multimediale a suo modo – utilizza come sfondo dei propri stillife (anche se di natura viva spesso si tratta, in realtà!) – il monitor del suo portatile in cui già ha inserito la prima immagine fotografica che risulta, così, sullo sfondo. Su tale schermata posiziona altri “oggetti”, di solito elementi tratti dalla natura: una foglia, un fiore, una zolla erbosa o un insetto, e li fotografa. Il procedimento prosegue ancora con ulteriori sovrapposizioni, cosicché l’esito finale è quello di una fotografia risultante da una “reale” stratificazione delle immagini. E’ una sorta di immagine all’ennesima potenza: foto di una foto di una foto, e così via.
La sua opera è dunque frutto della tecnologia contemporanea in quanto non esisterebbe senza i mezzi che l’high tech mette a disposizione e ai tempi brevi d’esecuzione che essa permette, ma è anche certamente debitrice dell’arte di Man Ray. Pittore, fabbricante di oggetti, autore di film d'avanguardia, ma soprattutto fotografo surrealista. Man Ray rivoluzionò l'arte fotografica e insieme utilizzò sistematicamente per primo la tecnica fotografica della solarizzazione, e poi anche quella dei rayograph, scoperti per caso in camera oscura nel 1921. Anche Manuel Pronk realizza la sua piccola rivoluzione del medium fotografico con un processo che richiama da vicino il procedimento apparentemente semplice usato da Man Ray, per ottenere immagini altrettanto suggestive.
Alcune sue foto di donne, ritratte di profilo, su uno sfondo fortemente “elettrico”, con la bocca spalancata da cui fuoriescono rami spinosi di cardo selvatico di un azzurro brillante o, una zolla da cui spunta un mazzo di fiori campestri, rimanda da un lato al Violon d’Ingres di Man Ray, o alla celebre immagine del viso femminile sovrapposto al muso d’un gatto, icona della fotografia surrealista, ma si richiama anche al mondo delle fiabe popolari, quelle tramandate nella trascrizione di Italo Calvino, in cui accanto alla principessa chenel parlare emette rose e perle, c’è talvolta la sorellastra perfida che sputa rospi e vipere.
Certo, Pronk elabora le sue immagini nel contesto artistico della postmodernità in cui molto, tutto, è cambiato dai tempi delle avanguardie, e già tutto è stato visto, sperimentato, citato, perciò la novità della sua opera potrebbe essere colta come meno incisiva. Ciò che colpisce, tuttavia, in questa realizzazione di immagini che paiono senza tempo, a metà tra mondo reale e mondo virtuale, che non appartengono pienamente né alla natura né all’universo fantastico, ma stanno in bilico tra entrambi, è la cura artigianale, paziente, metodica, che Pronk profonde in ogni progetto visivo in chiave quasi “anti-tecnologica”.
L’effetto finale è quello di immagini di una tridimensionalità più suggerita che effettiva e di una sconcertante intangibilità dei suoi soggetti che, mentre risultano proiettati in piena evidenza – con una sorta di prospettiva inversa, simile a quella utilizzata dagli iconografi bizantini –tuttavia non presentano valori tattili, si ritraggono, per così dire, ad ogni possibile approccio che ne cerchi la tangibilità. Come le immagini surrealiste, anche quelle di Pronk, iperrealiste ed esaltate da colori estremamente saturi, elettrici, in certi casi acidi, e da campiture piatte delle superfici, paiono invitarci a sondare il carattere paradossale e sottilmente inquietante del quotidiano.
E, sull’esempio di Man Ray, che battezzò rayografie o “rayogrammi” le immagini deformate, quasi in rilievo sul fondo nero - ottenute attraverso l’esposizione alla luce diretta della carta fotografica su cui aveva posato alcuni oggetti in vetro - giocando sul proprio cognome ed evocando contemporaneamente il disegno luminoso, così per l’opera dell’artista olandese che in questo mese è protagonista della personale ospitata nella Barchessa Rambaldi Art Gallery di Bardolino, potremmo coniare il termine di “pronkgrafie”, segnate da una cifra di innegabile originalità.
Elisabetta Bovo
Giornalista, storica e critica d’arte, docente di Iconografia e Filosofia dell’immagine
12
dicembre 2009
Manuel Pronk
Dal 12 dicembre 2009 al 09 gennaio 2010
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
BARCHESSA RAMBALDI
Bardolino, Via San Martino, (Verona)
Bardolino, Via San Martino, (Verona)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle ore 15:00 alle 22:00 - CHIUSO MARTEDI
(possono variare, verificare sempre via telefono)
Vernissage
12 Dicembre 2009, ore 19.00
Autore
Curatore