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Manuela Vitolo – Diario blu
Verrà esposta su di un’unica fascia lunga 12 metri l’opera
Comunicato stampa
Segnala l'evento
diario blu è la storia di ciò che si vede da una finestra, le cui imposte possono aprirsi nei due sensi, sul fuori e sul dentro. Ciò che gli occhi catturano non sempre è traducibile in parole e spesso risulta difficile stabilire i confini tra i due mondi, perché la realtà esterna e quella interiore sono attraversate da una linea di confine sottilissima, spesso impercettibile. Il tratto più evidente di ciò che si vede da questa finestra è una storia d’amore, filtrata, sussurrata e gridata attraverso pagine che prendono lentamente la forma di un diario intimo, fatto di gioie, meditazioni, vaneggiamenti, speranze, disillusioni, poesia. Un diario che però parla soprattutto di una crescita personale, esterna, reale, fisica ed insieme profondamente interiore, a seconda che le imposte siano aperte sul fuori o sul dentro. L’importante, in entrambi i casi, è restare affacciati, non rinunciare mai a guardare e a guardarsi.
“..e dalla finestra della mia stanza guardo, povera anima col corpo stanco, molte stelle; molte stelle, nulla, il nulla, ma molte stelle….”
Manuela Vitolo e la lucente eclissi della luna
di Rino Mele
I versi di Manuela Vitolo sono chiari, precisi, parlano del suo corpo e del
corpo ferito, dei suoi pensieri (immagina un taglio al centro della tua
testa) e appaiono piramidi, montagne delle paure, i sassi, le parole
soffocate, l’amore soffocato, la strada che si rompe sotto i suoi piedi,
questo blocco di pietra dalla gola allo stomaco, i macigni sopra di lei. Uno
dei verbi più usati dalla giovane scrittrice è spezzare, ed è un ripetuto
ferire, ferirsi, rompere, dilaniarsi, cercare i pezzi dispersi di una
compiuta unità, frammentata in una nostalgia insanabile. Il suo breve testo
che, con un torturante filo di ferro, lega versi e prosa, mi fa ricordare il
Diario di Luca Ghiselli, pubblicato da Bompiani settant’anni fa. In quelle
esili pagine tutto, però, era trasformato, reso asettico e lontano da una
struggente armonia rilkiana, la disperazione confinata sotto il vetro di una
definita, salvifica chiaritudine. Anche in Manuela traspare la stessa dolce,
voracissima ombra, ma la sua scrittura è ai bordi di un ring senza angeli,
il dolore è esposto con impudica umiltà, direttamente a toccare gli occhi di
chi legge.
“..e dalla finestra della mia stanza guardo, povera anima col corpo stanco, molte stelle; molte stelle, nulla, il nulla, ma molte stelle….”
Manuela Vitolo e la lucente eclissi della luna
di Rino Mele
I versi di Manuela Vitolo sono chiari, precisi, parlano del suo corpo e del
corpo ferito, dei suoi pensieri (immagina un taglio al centro della tua
testa) e appaiono piramidi, montagne delle paure, i sassi, le parole
soffocate, l’amore soffocato, la strada che si rompe sotto i suoi piedi,
questo blocco di pietra dalla gola allo stomaco, i macigni sopra di lei. Uno
dei verbi più usati dalla giovane scrittrice è spezzare, ed è un ripetuto
ferire, ferirsi, rompere, dilaniarsi, cercare i pezzi dispersi di una
compiuta unità, frammentata in una nostalgia insanabile. Il suo breve testo
che, con un torturante filo di ferro, lega versi e prosa, mi fa ricordare il
Diario di Luca Ghiselli, pubblicato da Bompiani settant’anni fa. In quelle
esili pagine tutto, però, era trasformato, reso asettico e lontano da una
struggente armonia rilkiana, la disperazione confinata sotto il vetro di una
definita, salvifica chiaritudine. Anche in Manuela traspare la stessa dolce,
voracissima ombra, ma la sua scrittura è ai bordi di un ring senza angeli,
il dolore è esposto con impudica umiltà, direttamente a toccare gli occhi di
chi legge.
26
ottobre 2005
Manuela Vitolo – Diario blu
Dal 26 ottobre al 04 novembre 2005
arte contemporanea
Location
ZEN
Salerno, Via Roma, 260, (Salerno)
Salerno, Via Roma, 260, (Salerno)
Sito web
www.genomart.org
Autore
Curatore