Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Mara Pepe – Così non è
Le opere di Mara Pepe sono forme nette, esibite nella loro geometrica perfezione, presenze mute dell’oggetto mentale reificato in due o tre dimensioni a seconda che si dispongono a parete, in orizzontale, o si estroflettano nello spazio, in un’elevazione della forma a struttura geometrica, ergendosi in verticale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Le opere di Mara Pepe sono forme nette, esibite nella loro geometrica perfezione, presenze mute
dell’oggetto mentale reificato in due o tre dimensioni a seconda che si dispongono a parete, in
orizzontale, o si estroflettano nello spazio, in un’elevazione della forma a struttura geometrica,
ergendosi in verticale.
Sono strutture che mettono in questione l’idea stessa di scultura, ne danno un altro modo di
essere rovesciandone i termini. Sono corpi di plexiglas trasparenti, resi monocromi dalla vernice,
per cui sono lente e schermo nello stesso tempo e il “fare” dell’artista opera, modificandola, sulla
potenzialità ottica della materia mantenendosi entro i confini di un linguaggio rigorosamente
formale. ...
(dal testo di Eleonora Fiorani)
...Se prendiamo ad esempio il dato più evidente, quell’affinità della sua espressione, legata ad
un’astrazione minimale, trovato un iniziale punto di contatto con la corrente storica pone subito un
netto distinguo: sarebbe un errore gravissimo vincolare la sua opera al Minimalismo, di cui lei
scardina il principio base, che privilegia la presenza dell’opera come riduzione estetica puramente
oggettuale. Non ci sono emozioni, allegorie, rappresentazioni, azioni, gesti. Mara Pepe invece
pratica continui sezionamenti, alla sua opera che la portano a rintracciare la telluricità vitale di ciò
che si nasconde sotto la pelle esterna, piatta e fredda, della scultura. Non si limita ad un algido e
freddo distacco rispetto alla propria azione ed interviene con decisa passione sugli oggetti della
sua arte, violandone le superfici, alterandone le strutture, tagliandone la pelle, ferendone l’aspetto.
Queste azioni non sono rispondenti però ad un’emozione incontrollata, ma sono condotti sempre
ad una misurata logica. La riduzione ai minimi termini ci fa parlare quindi di un Minimalismo di
forma ma non d’espressione, né tanto meno di contenuto, che ci suggerisce fin dall’inizio, e con
una certa immediatezza, il non farci mai bastare l’apparente, il dato superficialmente oggettivo,
ovvio e scontato, della prima lettura, del primo livello di visione. ...
(dal testo di Matteo Galbiati)
... Le sue sono metafore, ancora una volta in contrasto con le teorie minimaliste, della condizione
esistenziale. Le cose sono sempre diverse dall’apparenza. La forma diviene un punto di partenza
per giungere ad altre riflessioni.
Mara Pepe privilegia i tempi lunghi, di esecuzione certo, ma anche di lettura.
Per comprendere appieno il suo lavoro, occorre un avvicinamento profondo, bisogna soffermarsi
davanti alle opere, guardarle e penetrarle con lo sguardo.
Nel corso degli anni Pepe ha portato il visitatore all’osservazione dei contenuti, attraverso accessi
privilegiati. ...(dal testo di Angela Madesani)
dell’oggetto mentale reificato in due o tre dimensioni a seconda che si dispongono a parete, in
orizzontale, o si estroflettano nello spazio, in un’elevazione della forma a struttura geometrica,
ergendosi in verticale.
Sono strutture che mettono in questione l’idea stessa di scultura, ne danno un altro modo di
essere rovesciandone i termini. Sono corpi di plexiglas trasparenti, resi monocromi dalla vernice,
per cui sono lente e schermo nello stesso tempo e il “fare” dell’artista opera, modificandola, sulla
potenzialità ottica della materia mantenendosi entro i confini di un linguaggio rigorosamente
formale. ...
(dal testo di Eleonora Fiorani)
...Se prendiamo ad esempio il dato più evidente, quell’affinità della sua espressione, legata ad
un’astrazione minimale, trovato un iniziale punto di contatto con la corrente storica pone subito un
netto distinguo: sarebbe un errore gravissimo vincolare la sua opera al Minimalismo, di cui lei
scardina il principio base, che privilegia la presenza dell’opera come riduzione estetica puramente
oggettuale. Non ci sono emozioni, allegorie, rappresentazioni, azioni, gesti. Mara Pepe invece
pratica continui sezionamenti, alla sua opera che la portano a rintracciare la telluricità vitale di ciò
che si nasconde sotto la pelle esterna, piatta e fredda, della scultura. Non si limita ad un algido e
freddo distacco rispetto alla propria azione ed interviene con decisa passione sugli oggetti della
sua arte, violandone le superfici, alterandone le strutture, tagliandone la pelle, ferendone l’aspetto.
Queste azioni non sono rispondenti però ad un’emozione incontrollata, ma sono condotti sempre
ad una misurata logica. La riduzione ai minimi termini ci fa parlare quindi di un Minimalismo di
forma ma non d’espressione, né tanto meno di contenuto, che ci suggerisce fin dall’inizio, e con
una certa immediatezza, il non farci mai bastare l’apparente, il dato superficialmente oggettivo,
ovvio e scontato, della prima lettura, del primo livello di visione. ...
(dal testo di Matteo Galbiati)
... Le sue sono metafore, ancora una volta in contrasto con le teorie minimaliste, della condizione
esistenziale. Le cose sono sempre diverse dall’apparenza. La forma diviene un punto di partenza
per giungere ad altre riflessioni.
Mara Pepe privilegia i tempi lunghi, di esecuzione certo, ma anche di lettura.
Per comprendere appieno il suo lavoro, occorre un avvicinamento profondo, bisogna soffermarsi
davanti alle opere, guardarle e penetrarle con lo sguardo.
Nel corso degli anni Pepe ha portato il visitatore all’osservazione dei contenuti, attraverso accessi
privilegiati. ...(dal testo di Angela Madesani)
05
maggio 2010
Mara Pepe – Così non è
Dal 05 al 28 maggio 2010
arte contemporanea
Location
DIECI.DUE!
Milano, Via Volvinio, 30, (Milano)
Milano, Via Volvinio, 30, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì dalle 15,30 alle 19 e su appuntamento
Vernissage
5 Maggio 2010, ore 18.30-21
Autore
Curatore