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Mara van Wees – Arialuce
In Arialuce confluiscono felicemente “in opera” scultura, pittura, architettura, e mescolandosi poeticamente chiudono il cerchio con le origini neoplastiche dell’artista, in un canto di geometria vibrante che, per citare Licini, suscita sentimento ed emozione.
Comunicato stampa
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Con ARIALUCE Mara van Wees porta a sintesi compiuta il proprio percorso espressivo: spirito olandese nelle origini e nella formazione, dopo gli studi a Rotterdam l’artista si immerge nella cultura rinascimentale del soggiorno fiorentino per trasmigrare poi a lungo nella chiarità luminosa di Capri e approdare infine a Roma, dove oggi si divide tra l’attività nella Capitale e quella fruttuosa e matura nel lembo di Maremma tra Vulci e la Toscana. E nel suo lavoro è sempre leggibile l’impronta coerente e consapevole di ogni passaggio vissuto ed elaborato: la fiducia nel rigore formale e geometrico del primo De Stijl, la suggestione neoplastica che Van Wees scioglie in una rottura poetica di linee ortogonali che restano però, dopo la decostruzione, ancora classiche, cinquecentesche per ritmo e tensione, votate al dialogo con la luce e con lo spazio indefinibile del respiro naturale delle cose.
L’argilla plasmata dà vita a forme mai statiche, agitate dall’utopia futurista di rinnegare la quiete per farsi volume catturato da un incessante movimento. La dinamica instabilità plastica delle opere è sottolineata da un conflitto costante e studiato tra il rigore della forma definita e la sua impossibilità a restare ferma, inerte, a lasciarsi solo guardare: tutto vuole muoversi, cambiare stato, rompere il silenzio, dissolversi nella luce. I colori sono impressi come campiture, partecipano di una geometria costruttiva ma celano un fine nascosto: mutarsi in velature epidermiche lievi come fragili memorie etrusche riemerse da profondità oscure.
Di questo gioco continuo tra asserzioni e smentite partecipano le Corti come anche le sculture Pablo e Pedro e Convivenza Stretta; nelle prime ecco tornare l’eredità del Rinascimento: la forma chiusa della Corte, il suo raccogliersi per incamerare luce e quieta armonia diventa tensione plastica che di nuovo rompe lo schema, spiazza le angolazioni, ridefinisce i rapporti dimensionali, smentisce i paradigmi; nelle seconde, la figurazione volumetrica interroga lo spazio tessendo una narrazione umanista che allude alla dimensione relazionale del Sè con l’Altro, in un vorticoso giro di danza che somiglia alla vita. In Arialuce confluiscono felicemente “in opera” scultura, pittura, architettura, e mescolandosi poeticamente chiudono il cerchio con le origini neoplastiche dell’artista, in un canto di geometria vibrante che, per citare Licini, suscita sentimento ed emozione.
L’argilla plasmata dà vita a forme mai statiche, agitate dall’utopia futurista di rinnegare la quiete per farsi volume catturato da un incessante movimento. La dinamica instabilità plastica delle opere è sottolineata da un conflitto costante e studiato tra il rigore della forma definita e la sua impossibilità a restare ferma, inerte, a lasciarsi solo guardare: tutto vuole muoversi, cambiare stato, rompere il silenzio, dissolversi nella luce. I colori sono impressi come campiture, partecipano di una geometria costruttiva ma celano un fine nascosto: mutarsi in velature epidermiche lievi come fragili memorie etrusche riemerse da profondità oscure.
Di questo gioco continuo tra asserzioni e smentite partecipano le Corti come anche le sculture Pablo e Pedro e Convivenza Stretta; nelle prime ecco tornare l’eredità del Rinascimento: la forma chiusa della Corte, il suo raccogliersi per incamerare luce e quieta armonia diventa tensione plastica che di nuovo rompe lo schema, spiazza le angolazioni, ridefinisce i rapporti dimensionali, smentisce i paradigmi; nelle seconde, la figurazione volumetrica interroga lo spazio tessendo una narrazione umanista che allude alla dimensione relazionale del Sè con l’Altro, in un vorticoso giro di danza che somiglia alla vita. In Arialuce confluiscono felicemente “in opera” scultura, pittura, architettura, e mescolandosi poeticamente chiudono il cerchio con le origini neoplastiche dell’artista, in un canto di geometria vibrante che, per citare Licini, suscita sentimento ed emozione.
02
marzo 2019
Mara van Wees – Arialuce
Dal 02 al 30 marzo 2019
arte contemporanea
Location
MUSEO NUOVA ERA
Bari, Strada Dei Gesuiti, 13, (Bari)
Bari, Strada Dei Gesuiti, 13, (Bari)
Orario di apertura
Martedì - Sabato ore 17.30 / 20.30
Vernissage
2 Marzo 2019, ore 18.30
Autore
Curatore