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Marcantonio Bibbiani – Scatole magiche
Quattordici sculture dipinte che narrano un viaggio in cui entrano in gioco la solitudine con se stesso, la disumana voracità, il mistero della nascita, l’aspirazione all’armonia universale, la ricerca della verità, la libertà, le lacerazioni, la prevaricazione
Comunicato stampa
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Quattordici sculture dipinte che narrano un viaggio in cui entrano in gioco la solitudine con se stesso, la disumana voracità, il mistero della nascita, l’aspirazione all’armonia universale, la ricerca della verità, la libertà, le lacerazioni, la prevaricazione. Sono queste le Scatole magiche di Marcantonio Bibbiani, che saranno esposte fino all’11 novembre all’interno della chiesa della Spina: un viaggio che intrecciandosi con moti interiori, pulsioni emotive, profonde esplorazioni all’interno della propria coscienza, accompagnerà i visitatori del gioiello medievale pisano verso una coraggiosa sfida all’arte contemporanea.
“I volumi di Marcantonio sono plasmati come se la creta fosse rimasta morbida, allo stato iniziale – spiega il curatore della mostra Ilario Luperini - e come se non avesse subito le necessarie e perigliose vicende della cottura, durante la quale, per l’imperizia o per il caso, tutta l’elaborazione creativa può perdersi. Invece, in Bibbiani, anche allo stato finale, l’opera mantiene il calore, la malleabilità e il tepore della creta: ciò significa totale padronanza del processo produttivo che l’artista riesce a piegare, apparentemente senza fatica, alla sua imprevedibile e incontrastata fantasia. E sappiamo bene che, nella ceramica, gli esiti formali sono il frutto di un attento e meticoloso, talvolta assai faticoso, controllo di tutto il processo produttivo, dalla prima lavorazione, alla coloritura, alle cotture”.
Da Paesaggio giapponese a Quello che resta si snoda quindi nella chiesetta della Spina un racconto in cui espliciti riferimenti culturali (le suggestioni della grafica giapponese) si intrecciano con gli estremismi della passione: la disumana voracità, il mistero della nascita, l’aspirazione all’armonia universale, la ricerca della verità, la libertà, le lacerazioni, la prevaricazione. Un viaggio al termine del quale, come ci ricorda lo stesso Bibbiani a margine dell’opera che chiude la mostra “dopo che tutto è passato ed è andato via lontano, quello che resta: la forma prima si è lacerata, aperta e rotta. Mostra nuda l’anima viva che pure è già un ricordo di lapide”.
Ma a fare da cornice a questa mostra di opere in ceramica cariche di stupefacente e fantasiosa creatività (Progetto grafico e fotografia del catalogo a cura di Aldo Filippi, stampa Bandecchi&Vivaldi) c’è anche il teatro Verdi di Pisa, che nel foyer ospita la struggente L’Amore assoluto, opera di eccezionale complessità in cui “le forme – dice ancora Luperini” sono modellate in modo avvolgente e sensuale, colte sul punto di unirsi in un amplesso che sta ad indicare il fondersi di sapienza, prudenza, pura sessualità e, appunto, amore assoluto; ma anche l’indistinzione dei sessi, la tendenza all’identificazione, all’annullamento delle differenze (…) perché l’amore assoluto può volgere in positivo le ambiguità e le contraddizioni dell’esistenza”. La mostra vede il patrocinio del Comune di Pisa - Assessorato alla Cultura, del Comune di Cascina e del Teatro di Pisa.
Marcantonio Bibbiani è nato a Pisa nel 1965; architetto, progettista, grafico e appassionato di grafica d’illustrazione, è da sempre pervaso da una curiosità intellettuale che lo induce progressivamente a cercare l’arte canonicamente intesa, giunge quindi all’incisione calcografica (acquaforte) e alla scultura in ceramica.
La frequentazione assidua delle botteghe artigiane di Montelupo Fiorentino (dove ora ha aperto un suo laboratorio) gli consente di approfondire e sviluppare la conoscenza tecnica sulla ceramica e di potere avviare una propria ricerca personale in scultura con quella che diviene nel frattempo la materia espressiva prediletta. Orario Chiesa della Spina 10-14. Sabato e domenica 10-14 e 15-19. (Chiuso lunedì)
“I volumi di Marcantonio sono plasmati come se la creta fosse rimasta morbida, allo stato iniziale – spiega il curatore della mostra Ilario Luperini - e come se non avesse subito le necessarie e perigliose vicende della cottura, durante la quale, per l’imperizia o per il caso, tutta l’elaborazione creativa può perdersi. Invece, in Bibbiani, anche allo stato finale, l’opera mantiene il calore, la malleabilità e il tepore della creta: ciò significa totale padronanza del processo produttivo che l’artista riesce a piegare, apparentemente senza fatica, alla sua imprevedibile e incontrastata fantasia. E sappiamo bene che, nella ceramica, gli esiti formali sono il frutto di un attento e meticoloso, talvolta assai faticoso, controllo di tutto il processo produttivo, dalla prima lavorazione, alla coloritura, alle cotture”.
Da Paesaggio giapponese a Quello che resta si snoda quindi nella chiesetta della Spina un racconto in cui espliciti riferimenti culturali (le suggestioni della grafica giapponese) si intrecciano con gli estremismi della passione: la disumana voracità, il mistero della nascita, l’aspirazione all’armonia universale, la ricerca della verità, la libertà, le lacerazioni, la prevaricazione. Un viaggio al termine del quale, come ci ricorda lo stesso Bibbiani a margine dell’opera che chiude la mostra “dopo che tutto è passato ed è andato via lontano, quello che resta: la forma prima si è lacerata, aperta e rotta. Mostra nuda l’anima viva che pure è già un ricordo di lapide”.
Ma a fare da cornice a questa mostra di opere in ceramica cariche di stupefacente e fantasiosa creatività (Progetto grafico e fotografia del catalogo a cura di Aldo Filippi, stampa Bandecchi&Vivaldi) c’è anche il teatro Verdi di Pisa, che nel foyer ospita la struggente L’Amore assoluto, opera di eccezionale complessità in cui “le forme – dice ancora Luperini” sono modellate in modo avvolgente e sensuale, colte sul punto di unirsi in un amplesso che sta ad indicare il fondersi di sapienza, prudenza, pura sessualità e, appunto, amore assoluto; ma anche l’indistinzione dei sessi, la tendenza all’identificazione, all’annullamento delle differenze (…) perché l’amore assoluto può volgere in positivo le ambiguità e le contraddizioni dell’esistenza”. La mostra vede il patrocinio del Comune di Pisa - Assessorato alla Cultura, del Comune di Cascina e del Teatro di Pisa.
Marcantonio Bibbiani è nato a Pisa nel 1965; architetto, progettista, grafico e appassionato di grafica d’illustrazione, è da sempre pervaso da una curiosità intellettuale che lo induce progressivamente a cercare l’arte canonicamente intesa, giunge quindi all’incisione calcografica (acquaforte) e alla scultura in ceramica.
La frequentazione assidua delle botteghe artigiane di Montelupo Fiorentino (dove ora ha aperto un suo laboratorio) gli consente di approfondire e sviluppare la conoscenza tecnica sulla ceramica e di potere avviare una propria ricerca personale in scultura con quella che diviene nel frattempo la materia espressiva prediletta. Orario Chiesa della Spina 10-14. Sabato e domenica 10-14 e 15-19. (Chiuso lunedì)
30
ottobre 2007
Marcantonio Bibbiani – Scatole magiche
Dal 30 ottobre all'undici novembre 2007
arte contemporanea
Location
TEATRO VERDI
Pisa, Via Palestro, 40, (Pisa)
Pisa, Via Palestro, 40, (Pisa)
Ufficio stampa
CDCOM
Autore
Curatore