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Marcel Duchamp: una collezione italiana
150 opere tra disegni, grafiche, foto e readymade che documentano compiutamente l’attività concettuale dell’artista francese
Comunicato stampa
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La mostra Marcel Duchamp: una collezione italiana presenta per la prima volta in Italia la collezione di Luisella Zignone; 150 opere tra disegni, grafiche, foto e readymade che documentano compiutamente l’attività concettuale dell’artista francese, ineliminabile punto di riferimento per tutta l’arte contemporanea dagli inizi del ‘900 ad oggi. Per molti se non per tutti gli appassionati d’arte contemporanea, Marcel Duchamp è prima ancora che un artista, il simbolo e lo stereotipo dell’arte “come idea”, l’insostituibile protagonista di un gesto dissacratorio che sottrae al contesto un oggetto “indifferente” e gli attribuisce con ciò lo statuto di opera d’arte, il punto di partenza del percorso dell’arte dal Novecento ad oggi, la sua giustificazione e il suo peccato originale che l’ha per sempre allontanata dal paradiso terrestre di un rapporto integrato con la società e con i suoi valori, a cominciare da quella categoria estetica del “gusto” a cui Duchamp deliberatamente si sottrae proprio con la scelta estrema del ready-made. Così mentre un quadro di Picasso appare ormai a tutti, o quasi, un capolavoro-feticcio da ostendere ed ammirare anche se non lo si comprende, lo scolabottiglie di Duchamp è ancora vissuto dai più come un corpo estraneo nel mondo dell’arte e dagli appassionati come la bandiera di una rivoluzione appena cominciata!
A partire dal 1911 Duchamp si allontana progressivamente dagli stili e dai soggetti dell’avanguardia cubista e futurista per esplorare due grandi filoni tematici che rimarranno, da quel momento, fondamentali per la sua ricerca artistica, pur sviluppandosi in modo indipendente l’uno dall’altro.
L’origine comune di questi due temi è la ricerca di una forma d’arte concettuale dove “la pittura non deve essere solo visiva o retinica. Deve interessare anche la materia grigia, il nostro appetito di comprensione.” (intervista a Duchamp di James J. Sweeney).
Il primo dei due filoni è espresso in una serie di lavori non convenzionali che portano Duchamp ad esplorare molte possibilità creative diverse: i giochi verbali, gli scacchi, le incisioni, l’impaginazione di libri e di cataloghi, l’ideazione di copertine, riviste e manifesti, la rilegatura di libri e soprattutto i Readymade.
I Readymade costituiscono una innovazione formale tra le più dirompenti, capaci di cambiare il modo stesso di fare arte: oggetti di uso comune, non progettati ma scelti dall’artista, presentati come opere d’arte.
Il secondo tema - al centro e fonte di tutto il lavoro futuro – è La Mariée mise à nu par ses célibataires, même (La Sposa messa a nudo dai suoi scapoli stessi), opera nota come Grand Verre (Grande Vetro) (1915-1923), poema visivo e cosmogonia laica, la cui epopea troverà, dopo mezzo secolo, la sua conclusione nell’Etant donné, opera a cui lavora per gli ultimi vent’anni della sua vita (1946/1968).
Tra il 1915 – inizio del Grande Vetro – e il 1946 – esordio di Etant donné - nascono una serie di opere preparatorie che avranno la loro collocazione in quest’ultimo lavoro, ritenuto il suo testamento spirituale.
LE OPERE
Nella collezione in mostra al Museo si trovano lavori che costituiscono una documentazione di massima importanza delle tematiche affrontate dall’artista francese nel corso della sua attività artistica.
Nella sezione Readymade possiamo trovare 7 pezzi del 1964, realizzati, in collaborazione con Arturo Schwarz in edizione numerata e firmati, in occasione del cinquantesimo anniversario del primo ready-made. Tra questi Egouttoir (Scolabottiglie) e Fountain (Fontana), un vero e proprio orinatoio presentato senza interventi ma solo ribaltato e firmato con uno pseudonimo (R. Mutt), uno dei lavori più universalmente noti di Duchamp per la sua carica eversiva, e Why not sneeze Rose Sélavy (Perchè non starnutire Rose Sélavy?), una gabbietta per uccelli contenente 152 cubetti che apparentemente sembrano zollette di zucchero, ma che si rivelano essere di marmo, creando un effetto di spiazzamento.
Tra i pezzi più straordinari la celebre Door, 11 rue Larrey, del 1927, vera e propria porta dell’appartamento parigino dell’artista, che contraddice ironicamente la massima secondo cui una porta deve necessariamente essere aperta o chiusa e che Duchamp commentò con la nota "Il n'y a pas de solution parce qu'il n'y a pas de probleme" (Non c’è soluzione perché non il problema esiste).
Nella sezione delle Boîtes (scatole) sono esposte la Boîte Alert, la Boîte-en-valise (Scatola in valigia) del 1935-’41 e la celebre Boîte verte (Scatola verde) del 1934, un lussuoso cofanetto di velluto verde in cui sono raccolti un assortimento di 93 fogli a stampa dei bozzetti del Grande Vetro, riprodotti da Duchamp dopo essere venuto a conoscenza che la sua opera più importante si era frantumata.
La sezione incisioni comprende 40 acqueforti dalla serie Morceaux Choisis I e II stadio, e The Large Glass I e II stadio e alcuni Bon à Tirer, che testimoniano tra l’altro la propensione di Duchamp alla citazione o meglio al “riuso” dell’iconografia della storia dell’arte (d’après Rodin, d’après Ingres, d’après Courbet). In mostra è presente d’après Cranach con l’ironica variante fotografica di Man Ray “Marcel Duchamp e Bronja Perlmutter come Adamo ed Eva” in Cinésketch, intermezzo teatrale con testo di Francis Picabia e regia di René Clair, Parigi, 1924.
Accanto a queste le incisioni riferite ai congegni meccanomorfi del Grande Verre (la Sposa, i Nove stampi maschili, i Setacci o Crivelli, i Testimoni oculari, il Mulino ad acqua, la Macinatrice di cioccolato) sottoposti ad un analogo trattamento di “raffreddamento” e di smaterializzazione .
Nella sezione fotografie ricordiamo cinque ritratti dell’artista eseguiti da Nicky Ekstrom del 1964, fotografie di Man Ray (tra cui alcuni Rayogrammi e due ritratti di Duchamp) e alcuni ritratti realizzati da Ugo Mulas a New York durante il suo primo soggiorno nel 1964 e nello stesso anno a Milano in occasione della mostra “Omaggio a Duchamp” alla galleria Schwarz. Foto e altri documenti sono conservati nel Black Book realizzato da Duchamp in occasione della retrospettiva alla Cordier e Ekstrom gallery di New York nel 1964.
La mostra comprende inoltre 1 Rotorelief - un apparecchio con motore elettrico in edizione limitata in 12 pezzi (1935- 1963) - e documenti vari, tra cui lettere dell’artista, disegni, copertine di libri e cataloghi, inviti a mostre.
INZIATIVE ORGANIZZATE DURANTE LA MOSTRA
Sabato 20 maggio dalle ore 21 nell’ambito de “La notte dei Musei”, performance del gruppo Coniglio Viola, un omaggio contemporaneo al travestitismo di Marcel Duchamp con apertura straordinaria della mostra.
Sabato 27 maggio alle ore 18 “Poesia e suono intorno a Marcel Duchamp”:
Recitazione di testi letterari ed esecuzione di brani scelti quali i “Mesostics” e il profilo di Marcel Duchamp (che è in realtà una partitura). A cura dell’Accademia del Chiostro.
Giovedì 8 giugno alle ore 18 “Marcel Duchamp e il cinema”.
Proiezione di filmati sperimentali di Marcel Duchamp. A cura di Magazzino Sanguineti con la partecipazione straordinaria di Edoardo Sanguineti
Visite guidate alla mostra (comprese nel prezzo del biglietto) su prenotazione.
Con il contributo di: Costa Crociere, iGuzzini, ArtCeiling
A partire dal 1911 Duchamp si allontana progressivamente dagli stili e dai soggetti dell’avanguardia cubista e futurista per esplorare due grandi filoni tematici che rimarranno, da quel momento, fondamentali per la sua ricerca artistica, pur sviluppandosi in modo indipendente l’uno dall’altro.
L’origine comune di questi due temi è la ricerca di una forma d’arte concettuale dove “la pittura non deve essere solo visiva o retinica. Deve interessare anche la materia grigia, il nostro appetito di comprensione.” (intervista a Duchamp di James J. Sweeney).
Il primo dei due filoni è espresso in una serie di lavori non convenzionali che portano Duchamp ad esplorare molte possibilità creative diverse: i giochi verbali, gli scacchi, le incisioni, l’impaginazione di libri e di cataloghi, l’ideazione di copertine, riviste e manifesti, la rilegatura di libri e soprattutto i Readymade.
I Readymade costituiscono una innovazione formale tra le più dirompenti, capaci di cambiare il modo stesso di fare arte: oggetti di uso comune, non progettati ma scelti dall’artista, presentati come opere d’arte.
Il secondo tema - al centro e fonte di tutto il lavoro futuro – è La Mariée mise à nu par ses célibataires, même (La Sposa messa a nudo dai suoi scapoli stessi), opera nota come Grand Verre (Grande Vetro) (1915-1923), poema visivo e cosmogonia laica, la cui epopea troverà, dopo mezzo secolo, la sua conclusione nell’Etant donné, opera a cui lavora per gli ultimi vent’anni della sua vita (1946/1968).
Tra il 1915 – inizio del Grande Vetro – e il 1946 – esordio di Etant donné - nascono una serie di opere preparatorie che avranno la loro collocazione in quest’ultimo lavoro, ritenuto il suo testamento spirituale.
LE OPERE
Nella collezione in mostra al Museo si trovano lavori che costituiscono una documentazione di massima importanza delle tematiche affrontate dall’artista francese nel corso della sua attività artistica.
Nella sezione Readymade possiamo trovare 7 pezzi del 1964, realizzati, in collaborazione con Arturo Schwarz in edizione numerata e firmati, in occasione del cinquantesimo anniversario del primo ready-made. Tra questi Egouttoir (Scolabottiglie) e Fountain (Fontana), un vero e proprio orinatoio presentato senza interventi ma solo ribaltato e firmato con uno pseudonimo (R. Mutt), uno dei lavori più universalmente noti di Duchamp per la sua carica eversiva, e Why not sneeze Rose Sélavy (Perchè non starnutire Rose Sélavy?), una gabbietta per uccelli contenente 152 cubetti che apparentemente sembrano zollette di zucchero, ma che si rivelano essere di marmo, creando un effetto di spiazzamento.
Tra i pezzi più straordinari la celebre Door, 11 rue Larrey, del 1927, vera e propria porta dell’appartamento parigino dell’artista, che contraddice ironicamente la massima secondo cui una porta deve necessariamente essere aperta o chiusa e che Duchamp commentò con la nota "Il n'y a pas de solution parce qu'il n'y a pas de probleme" (Non c’è soluzione perché non il problema esiste).
Nella sezione delle Boîtes (scatole) sono esposte la Boîte Alert, la Boîte-en-valise (Scatola in valigia) del 1935-’41 e la celebre Boîte verte (Scatola verde) del 1934, un lussuoso cofanetto di velluto verde in cui sono raccolti un assortimento di 93 fogli a stampa dei bozzetti del Grande Vetro, riprodotti da Duchamp dopo essere venuto a conoscenza che la sua opera più importante si era frantumata.
La sezione incisioni comprende 40 acqueforti dalla serie Morceaux Choisis I e II stadio, e The Large Glass I e II stadio e alcuni Bon à Tirer, che testimoniano tra l’altro la propensione di Duchamp alla citazione o meglio al “riuso” dell’iconografia della storia dell’arte (d’après Rodin, d’après Ingres, d’après Courbet). In mostra è presente d’après Cranach con l’ironica variante fotografica di Man Ray “Marcel Duchamp e Bronja Perlmutter come Adamo ed Eva” in Cinésketch, intermezzo teatrale con testo di Francis Picabia e regia di René Clair, Parigi, 1924.
Accanto a queste le incisioni riferite ai congegni meccanomorfi del Grande Verre (la Sposa, i Nove stampi maschili, i Setacci o Crivelli, i Testimoni oculari, il Mulino ad acqua, la Macinatrice di cioccolato) sottoposti ad un analogo trattamento di “raffreddamento” e di smaterializzazione .
Nella sezione fotografie ricordiamo cinque ritratti dell’artista eseguiti da Nicky Ekstrom del 1964, fotografie di Man Ray (tra cui alcuni Rayogrammi e due ritratti di Duchamp) e alcuni ritratti realizzati da Ugo Mulas a New York durante il suo primo soggiorno nel 1964 e nello stesso anno a Milano in occasione della mostra “Omaggio a Duchamp” alla galleria Schwarz. Foto e altri documenti sono conservati nel Black Book realizzato da Duchamp in occasione della retrospettiva alla Cordier e Ekstrom gallery di New York nel 1964.
La mostra comprende inoltre 1 Rotorelief - un apparecchio con motore elettrico in edizione limitata in 12 pezzi (1935- 1963) - e documenti vari, tra cui lettere dell’artista, disegni, copertine di libri e cataloghi, inviti a mostre.
INZIATIVE ORGANIZZATE DURANTE LA MOSTRA
Sabato 20 maggio dalle ore 21 nell’ambito de “La notte dei Musei”, performance del gruppo Coniglio Viola, un omaggio contemporaneo al travestitismo di Marcel Duchamp con apertura straordinaria della mostra.
Sabato 27 maggio alle ore 18 “Poesia e suono intorno a Marcel Duchamp”:
Recitazione di testi letterari ed esecuzione di brani scelti quali i “Mesostics” e il profilo di Marcel Duchamp (che è in realtà una partitura). A cura dell’Accademia del Chiostro.
Giovedì 8 giugno alle ore 18 “Marcel Duchamp e il cinema”.
Proiezione di filmati sperimentali di Marcel Duchamp. A cura di Magazzino Sanguineti con la partecipazione straordinaria di Edoardo Sanguineti
Visite guidate alla mostra (comprese nel prezzo del biglietto) su prenotazione.
Con il contributo di: Costa Crociere, iGuzzini, ArtCeiling
10
maggio 2006
Marcel Duchamp: una collezione italiana
Dal 10 maggio al 16 luglio 2006
arte contemporanea
Location
MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA VILLA CROCE
Genova, Via Jacopo Ruffini, 3, (Genova)
Genova, Via Jacopo Ruffini, 3, (Genova)
Biglietti
intero euro 6
ridotto euro 4
Orario di apertura
da martedì a venerdì 9-19
sabato e domenica 10-19
lunedì chiuso
Vernissage
10 Maggio 2006, ore 18
Editore
SKIRA
Autore
Curatore