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Marco Almaviva – Pittura oltre il supporto, dalla Filoplastica agli Artefatti
Dal codice ispido degli esordi tonaltimbrici (1967) all’universo filoplastico e agli ultimi Artefatti. Una sintesi dell’opera di Marco Almaviva che culmina nel Rectoverso: una pittura “wholly literal” realizzata senza una superficie precostituita su cui stendere il colore
Comunicato stampa
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MARCO ALMAVIVA
Pittura oltre il supporto, dalla Filoplastica agli Artefatti
Mostra a cura di Aldo Gerbino e Marco Marinacci
(Sezione Arti Visive, curatore scientifico Carmelo Strano)
Iniziativa in collaborazione con FYINpaper.com (Daily Geoculture Review)
Marco Almaviva nasce a Novi Ligure nel 1934 (è figlio di Armando Vassallo, tra i più ragguardevoli scultori novecentisti liguri - Genova, 1892/1952 - protagonista nell'ambito del liberty e déco, due Biennali di Venezia - 1928 e 1930 - vicino al Secondo Futurismo, membro del gruppo avanguardistico Sintesi, ma ben presto messo ai margini dal fascismo).
Marco Almaviva, pur avendo una formazione tecnico-scientifica, alla fine degli anni Cinquanta matura i suoi interessi artistici. Sono gli anni in cui frequenta l'ambiente di Brera. Entra in contatto con Francesco Messina (primo allievo e amico di Armando Vassallo), frequentandone lo studio, anche perchè interessato ai nuovi materiali che lo scultore siciliano privilegiava.
Nei primi anni Sessanta, a Milano, Almaviva entra in contatto con Peppino Ghiringhelli (galleria Il Milione), conosce Carlo Carrà, Dino Buzzati e gli ambienti avanguardistici, in particolare gli spazialisti. Alla metà di quel decennio conosce il critico Giorgio Kaisserlian, riferimento per l'opera di Fontana e lo Spazialismo. Ma si fa forte nell'artista l'esigenza di una ricerca linguistica e poetica autonoma con cui esprimere il suo rapporto con la natura nel modo in cui la sente, come forza, violenza e sopraffazione. E così, tra il 1966 e il 1967, mette a fuoco una ricerca che chiama Tonaltimbrica: affida al tono le masse pittoriche dello sfondo alle quali e al timbro il suo segno pungente. Inoltre, Almaviva interviene nella base tonale del dipinto con un colore puro e intenso che assume una funzione strutturante.
Esordisce nel 1967 a Milano, alla Rotonda della Besana, nell'ambito della rassegna «Il paesaggio nell'arte contemporanea», organizzata dal Centro-galleria Verritrè (attivo da cinque anni). Vi espone "Palpito primordiale", dipinto emblematico della sua sensibilità tonaltimbrica.
Nel 1969 si trasferisce a Genova, dove continua a dipingere. Lì fonda la Galleria Amaltea votata alla documentazione della propria attività. Inoltre, comincia a elaborare il concetto di Filoplastica.Esso segna il passaggio dall'immediatezza del dato naturale all'indagine in profondità della materia. In breve, attua una metamorfosi del segno tonaltimbrico che volge verso il filamento, sinuoso e sottile, che si fonde con la base cromatica. Lungo i Settanta tiene 35 mostre personali in varie città, improntate all'impianto filoplastico, oggetto di recensioni a cominciare dal settembre del 1971, nell'occasione della mostra al Centro Rosmini di Rovereto.
Nel 1979 si trasferisce a Borgo a Buggiano, in Toscana, dove prosegue l'attività di ricerca che nei primi anni Ottanta si concretizza in due fondamentali cicli pittorici, "Le forme dal mondo tolemaico" e "La materia dei Lembi". Si tratta di enfatizzazione di quella materia cristallina e impalpabile che costituisce il tratto distintivo della Filoplastica. Di essa approfondisce i valori estetici ed estetologici connessi con la sua originale ricerca: un modo aggiuntivo per segnare la sua distanza dal rampante clima di «ritorno alla pittura» che scoppia agli inizi anni Ottanta.
Nel 2001 è stato costituito l'Archivio Almaviva. Nel 2016, a Genova, al Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce, si tiene l'iniziativa «La Filoplastica di Marco Almaviva/ Procedure, tecniche e contesti» (relatori Paolo Bensi, Claudio Paolocci e Sandro Ricaldone). Nel 2019 nasce la sua ultima ricerca che viene ufficialmente presentata nel capoluogo ligure, allo Spazio46 di Palazzo Ducale. L'incontro ti tiene all'insegna di «Focus on Canvas», con la partecipazione di Paolo Bensi e Sandro Ricaldone i quali presentano tre opere di Marco Almaviva basate su una pittura che precede la formazione del supporto. È una ricerca il cui seme risale al 1965. Già allora, Almaviva concepisce, con Giorgio Kaisserlian, l'idea del dipinto da realizzare senza il presupposto di una superficie precostituita su cui stendere il colore. Non c'è dubbio che gli stimoli di fondo in questa direzione vengono da Lucio Fontana, anche se Almaviva non frequenterà mai i territori dello Spazialismo, pervicace, sempre, nel cercare una sua propria via. Ecco, così, nel 2019, in un terreno si direbbe di corsi e ricorsi storici, gli "Artefatti", insistenti sulla serie chiamata "Lineari -Literal texture" (2020) e la serie chiamata "Rectoverso-Literal texture" (2021), entrambe precedute dagli "Archetipi" (2018-2019). Il sempre giovane Marco nel pieno di un'inedita avventura.
Nel 2022 le edizioni FYINpaper e Innerself, Milano-Adelaide, pubblicano la monografia Marco Almaviva, The Filoplastica and its Developments, curata da Gérard-Georges Lemaire e Carmelo Strano
Scrive Aldo Gerbino: "Quando il tessuto si scompone in tagli giallastri, ecco affiorare il purissimo reticolo vitale, pronto ad altre lacerazioni, ferite, escavazioni al fine di stabilizzarsi nel restringimento d'uno spazio da occupare nel modo più armonioso e in una prossemica la cui sonorità spaziale possa mettere in luce, con chiarezza, il rapporto spazio-ambiente-oggetti in quella precisa linea di sguardo tra l'artista e la sua corporeità".
Scrive Marco Marinacci: "C'è molto di platonico, in Almaviva, lo stesso volto - scolpito per forme stereometriche proprie di Fidia - incarna perfettamente lo sguardo di Omero, così fisso all'infinito da diventare cieco, ma così acuto da vedere la luce oltre il velo di Maya, quello che ci consegna nelle sue allegorie in forma di dipinti.
ALDO GERBINO Morfologo, poeta, già Ordinario di Istologia ed Embriologia all'Università di Palermo ed Emerito della Società italiana di Biologia Sperimentale. Critico d'arte e letterario, collaborazioni a Nuovi Argomenti, Corriere della Sera, La Repubblica, le edizioni ERI-Rai, FYINpaper.com
MARCO MARINACCI allievo di Flavio Caroli, ricopre le cattedre di Storia dell'arte moderna e Contemporanea al Politecnico di Milano (dal 2017 professore straordinario a eCampus). Saggista, pubblicista, critico, ha collaborato a importanti mostre del Palazzo Reale di Milano, collabora col Museo Maga di Gallarate quale direttore straordinario del ciclo "grandi mostre", ha fondato riviste e importanti centri culturali.
Pittura oltre il supporto, dalla Filoplastica agli Artefatti
Mostra a cura di Aldo Gerbino e Marco Marinacci
(Sezione Arti Visive, curatore scientifico Carmelo Strano)
Iniziativa in collaborazione con FYINpaper.com (Daily Geoculture Review)
Marco Almaviva nasce a Novi Ligure nel 1934 (è figlio di Armando Vassallo, tra i più ragguardevoli scultori novecentisti liguri - Genova, 1892/1952 - protagonista nell'ambito del liberty e déco, due Biennali di Venezia - 1928 e 1930 - vicino al Secondo Futurismo, membro del gruppo avanguardistico Sintesi, ma ben presto messo ai margini dal fascismo).
Marco Almaviva, pur avendo una formazione tecnico-scientifica, alla fine degli anni Cinquanta matura i suoi interessi artistici. Sono gli anni in cui frequenta l'ambiente di Brera. Entra in contatto con Francesco Messina (primo allievo e amico di Armando Vassallo), frequentandone lo studio, anche perchè interessato ai nuovi materiali che lo scultore siciliano privilegiava.
Nei primi anni Sessanta, a Milano, Almaviva entra in contatto con Peppino Ghiringhelli (galleria Il Milione), conosce Carlo Carrà, Dino Buzzati e gli ambienti avanguardistici, in particolare gli spazialisti. Alla metà di quel decennio conosce il critico Giorgio Kaisserlian, riferimento per l'opera di Fontana e lo Spazialismo. Ma si fa forte nell'artista l'esigenza di una ricerca linguistica e poetica autonoma con cui esprimere il suo rapporto con la natura nel modo in cui la sente, come forza, violenza e sopraffazione. E così, tra il 1966 e il 1967, mette a fuoco una ricerca che chiama Tonaltimbrica: affida al tono le masse pittoriche dello sfondo alle quali e al timbro il suo segno pungente. Inoltre, Almaviva interviene nella base tonale del dipinto con un colore puro e intenso che assume una funzione strutturante.
Esordisce nel 1967 a Milano, alla Rotonda della Besana, nell'ambito della rassegna «Il paesaggio nell'arte contemporanea», organizzata dal Centro-galleria Verritrè (attivo da cinque anni). Vi espone "Palpito primordiale", dipinto emblematico della sua sensibilità tonaltimbrica.
Nel 1969 si trasferisce a Genova, dove continua a dipingere. Lì fonda la Galleria Amaltea votata alla documentazione della propria attività. Inoltre, comincia a elaborare il concetto di Filoplastica.Esso segna il passaggio dall'immediatezza del dato naturale all'indagine in profondità della materia. In breve, attua una metamorfosi del segno tonaltimbrico che volge verso il filamento, sinuoso e sottile, che si fonde con la base cromatica. Lungo i Settanta tiene 35 mostre personali in varie città, improntate all'impianto filoplastico, oggetto di recensioni a cominciare dal settembre del 1971, nell'occasione della mostra al Centro Rosmini di Rovereto.
Nel 1979 si trasferisce a Borgo a Buggiano, in Toscana, dove prosegue l'attività di ricerca che nei primi anni Ottanta si concretizza in due fondamentali cicli pittorici, "Le forme dal mondo tolemaico" e "La materia dei Lembi". Si tratta di enfatizzazione di quella materia cristallina e impalpabile che costituisce il tratto distintivo della Filoplastica. Di essa approfondisce i valori estetici ed estetologici connessi con la sua originale ricerca: un modo aggiuntivo per segnare la sua distanza dal rampante clima di «ritorno alla pittura» che scoppia agli inizi anni Ottanta.
Nel 2001 è stato costituito l'Archivio Almaviva. Nel 2016, a Genova, al Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce, si tiene l'iniziativa «La Filoplastica di Marco Almaviva/ Procedure, tecniche e contesti» (relatori Paolo Bensi, Claudio Paolocci e Sandro Ricaldone). Nel 2019 nasce la sua ultima ricerca che viene ufficialmente presentata nel capoluogo ligure, allo Spazio46 di Palazzo Ducale. L'incontro ti tiene all'insegna di «Focus on Canvas», con la partecipazione di Paolo Bensi e Sandro Ricaldone i quali presentano tre opere di Marco Almaviva basate su una pittura che precede la formazione del supporto. È una ricerca il cui seme risale al 1965. Già allora, Almaviva concepisce, con Giorgio Kaisserlian, l'idea del dipinto da realizzare senza il presupposto di una superficie precostituita su cui stendere il colore. Non c'è dubbio che gli stimoli di fondo in questa direzione vengono da Lucio Fontana, anche se Almaviva non frequenterà mai i territori dello Spazialismo, pervicace, sempre, nel cercare una sua propria via. Ecco, così, nel 2019, in un terreno si direbbe di corsi e ricorsi storici, gli "Artefatti", insistenti sulla serie chiamata "Lineari -Literal texture" (2020) e la serie chiamata "Rectoverso-Literal texture" (2021), entrambe precedute dagli "Archetipi" (2018-2019). Il sempre giovane Marco nel pieno di un'inedita avventura.
Nel 2022 le edizioni FYINpaper e Innerself, Milano-Adelaide, pubblicano la monografia Marco Almaviva, The Filoplastica and its Developments, curata da Gérard-Georges Lemaire e Carmelo Strano
Scrive Aldo Gerbino: "Quando il tessuto si scompone in tagli giallastri, ecco affiorare il purissimo reticolo vitale, pronto ad altre lacerazioni, ferite, escavazioni al fine di stabilizzarsi nel restringimento d'uno spazio da occupare nel modo più armonioso e in una prossemica la cui sonorità spaziale possa mettere in luce, con chiarezza, il rapporto spazio-ambiente-oggetti in quella precisa linea di sguardo tra l'artista e la sua corporeità".
Scrive Marco Marinacci: "C'è molto di platonico, in Almaviva, lo stesso volto - scolpito per forme stereometriche proprie di Fidia - incarna perfettamente lo sguardo di Omero, così fisso all'infinito da diventare cieco, ma così acuto da vedere la luce oltre il velo di Maya, quello che ci consegna nelle sue allegorie in forma di dipinti.
ALDO GERBINO Morfologo, poeta, già Ordinario di Istologia ed Embriologia all'Università di Palermo ed Emerito della Società italiana di Biologia Sperimentale. Critico d'arte e letterario, collaborazioni a Nuovi Argomenti, Corriere della Sera, La Repubblica, le edizioni ERI-Rai, FYINpaper.com
MARCO MARINACCI allievo di Flavio Caroli, ricopre le cattedre di Storia dell'arte moderna e Contemporanea al Politecnico di Milano (dal 2017 professore straordinario a eCampus). Saggista, pubblicista, critico, ha collaborato a importanti mostre del Palazzo Reale di Milano, collabora col Museo Maga di Gallarate quale direttore straordinario del ciclo "grandi mostre", ha fondato riviste e importanti centri culturali.
19
maggio 2024
Marco Almaviva – Pittura oltre il supporto, dalla Filoplastica agli Artefatti
Dal 19 maggio al 04 giugno 2024
arte contemporanea
Location
CASA DELLA CULTURA
Milano, Via Borgogna, 3, (Milano)
Milano, Via Borgogna, 3, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 9.30 -12.30 e 15-18.
Vernissage
19 Maggio 2024, 17
Sito web
Editore
FYINpaper.com (Daily Geoculture Review)
Autore
Curatore