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Marco Balossi – Dipinti 2008 – 2011
La Galleria Mosaico che nel lontano 1971 aveva ospitato la prima personale dell’artista locarnese ora riaccoglie un suo fedele discepolo quasi a voler suggellare in tal modo una collaborazione mai assopita ma sempre viva nel ricordo di chi allora aveva visto nel giovane promettente desideroso di mostrare ciò che andava sperimentando un autentico pittore, che nel ritornare proprio nel luogo del suo esordio sembra voler approfittare di quest’occasione per trarre un primo importante bilancio del lavoro fin qui svolto
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Un coerente percorso dentro la pittura
Nel variegato e intrigante panorama artistico contemporaneo recentemente contrassegnato
da una relativa quiete sul versante della sperimentazione delle cosiddette nuove tecnologie e
da un ripensamento dei diffusi saccheggiamenti che hanno contraddistinto le varie forme del
postmoderno, la pittura di Marco Balossi, perché di questo antico e mai spento esercizio affidato
agli strumenti tradizionali atti a configurare per via essenzialmente cromatica un’asserzione che per
essere espressa domanda che venga figurativamente traslata stiamo parlando, si pone indubbiamente
agli occhi dello spettatore all’insegna della coerenza verso una poetica ben presto fatta propria e
mai più abbandonata lungo l’intero arco di un percorso esistenziale contrassegnato appunto dalla
presenza irrinunciabile dell’arte.
Una poetica si diceva, connotata esistenzialmente, fatta propria già negli anni della formazione
accademica, cresciuta e consolidatasi nel corso del tempo dove la pratica della pittura cercava una
non sempre facile convivenza con la professione di insegnante svolta dal nostro con encomiabile
impegno.
La Galleria Mosaico che nel lontano 1971 aveva ospitato la prima personale dell’artista locarnese
ora riaccoglie un suo fedele discepolo quasi a voler suggellare in tal modo una collaborazione mai
assopita ma sempre viva nel ricordo di chi allora aveva visto nel giovane promettente desideroso di
mostrare ciò che andava sperimentando un autentico pittore, che nel ritornare proprio nel luogo del
suo esordio sembra voler approfittare di quest’occasione per trarre un primo importante bilancio
del lavoro fin qui svolto.
Il significativo numero di opere esposte, perlopiù dipinti ad olio su tela di medio formato,
rappresenta indubbiamente una selezione ampiamente significativa del recente fare artistico di
Balossi in grado altresì di favorire una riesamina della poetica sopramenzionata alfine di coglierne
le modalità di esplicitazione formale e le personali declinazioni.
Si diceva di un’adesione a un pittura figurativa non intesa in termini mimetici bensì improntata
a una sorta di visionarietà che attinge nel vasto bacino dell’immaginario le figure, gli spazi e le
atmosfere che caratterizzano costantemente il repertorio iconografico del pittore.
Tra questi topos ricorrenti quello della figura umana nella sua scarnificante e sovente bestiale
presenza sembra da sempre preoccupare ma nel contempo affascinare il pittore; infatti la sua quasi
continua apparizione all’interno di una precaria spazialità che pare appoggiarsi su una disgregante
intelaiatura di derivazione rinascimentale, altro non fa che confermare questa attrazione esclusiva
per l’uomo come condizione.
L’assetto spaziale appunto, definito a priori nelle sue coordinate essenziali con le esili e sfilacciate
linee oblique dell’orditura che s’interrompono prima del loro improbabile incontro focale a formare
una sorta di porta collocata nella zona superiore del supporto.
In ciò che rimane dell’albertiana piramide tronca, Balossi mette in scena i suoi accadimenti, le sue
presenze che si offrono all’occhio attonito dello spettatore.
Detto del reticolo-gabbia definito per via lineare e riproposto quasi costantemente in ogni episodio
figurato vediamo di cogliere il particolare ruolo del colore che ancora prima del linearismo di cui
sopra si manifesta in una suadente e generosa stesura di fondo finalizzata all’ottenimento di una
tonalità di base.
Tale registro cromatico, oltre che a definire e sottolineare l’umore o il movimento generale della
scena che prenderà in seguito forma, assicura una sorta di fluente patina su cui il pittore lavorando
di pennello farà emergere forme distinte o solo accennate attraverso una vigorosa ma sempre sottile
e direi anche pungente o graffiante gestualità che sfrutta al meglio le infinite risorse dello strumento
nel realizzare quella costruzione dell’immagine attraverso l’azione diretta e fluidificante del segno-
colore.
Allora è tutto un convulso e immediato far affiorare presenze che nascono per aggrovigliamenti
lineari e un portare in superficie esseri, che pur affacciandosi, esibiscono tutta quanta la loro
ritrosia nello svelarsi completamente provocando quel palpabile e diffuso senso di inquietudine e di
indefinitezza che sembra pervadere da sempre tutto il lavoro dell’artista locarnese.
Provvisto quindi di una cifra stilistica viepiù affinata e che nelle opere qui riunite trova una sua
quasi definitiva conferma in termini di un consolidato e funzionale schema configurazionale,
Balossi sviluppa pittoricamente i suoi sguardi interiori che altro non sono che i pensieri o meglio
gli interrogativi che da sempre sembrano costituire la ragione prima del suo affidare a linee e colori
il compito di farsi portavoce di un pensiero circa il nostro stare al mondo.
Così le variazioni di temi, che qui trovano una loro esemplare valorizzazione, come la Figura
accosciata, la Figura-distanza, gli Interni con tavolo e natura morta o i Viali e altro ancora si
pongono, al di là della loro indiscutibile fattura, alla stregua di veri e propri scandagli visivi
dell’umana avventura in molte delle sue espressioni .
Come non cogliere nella contorsione dei corpi resa per attorcigliamenti lineari una fragilità
dell’essere o nel picchiettio cromatico delle convulse sterpaglie fiancheggianti l’incerto vialetto dei
giardini un senso quasi di affaticamento tutto della natura o ancora negli informali e grumosi resti
di quelli che potrebbero apparire come dei vegetali accumulati casualmente e abbondantemente sui
trapezoidali tavoli posti quasi al centro della composizione un esplicito richiamo al deperire delle
cose?
Ecco che allora l’arte, sollevando delle domande, si fa pensiero in atto, diventa occasione per dire
qualcosa che domanda di essere detto con i mezzi congeniali al pittore.
Nell’assumere e interpretare in maniera personale questo non facile compito Balossi ribadisce con
fermezza le sue intenzioni che l’hanno portato a percorrere un percorso nella pittura con assoluta
coerenza.
Dario Bianchi
Gennaio 2012
Nota biografica
Balossi Marco, sentiero Roncaccio, 6605 Locarno/Monti. Nato a Locarno nel 1942. Si diploma alla Scuola
Magistrale. Studia e si licenzia nel 1964 all’Ecole Cantonale des Beaux-Arts di Losanna. Successivamente
prosegue lo studio di pittura all’Accademia di Brera. Soggiorni di studio a Parigi. Ha collaborato con la rivista
Spektrum di Zurigo con numerose xilografie.
Attività:
1967 Collettiva Galleria Marino, Locarno
1969 Collettiva Seconda Biennale des Anciens Elèves des Beaux-Arts,
Losanna
1971 Mostra personale Galleria Mosaico, Chiasso
1971 Mostra personale Galleria Art, Zurigo
1972 Invito alla collettiva «16 artisti ticinesi», San Gallo
1975 Collettiva Galleria Mosaico, Chiasso
1977 Collettiva Galleria Matasci, Tenero
1978 Collettiva Spsas, Stabio
1980 Collettiva «Artisti Locarnesi», Locarno
1981 Collettiva «Formato A4» Galleria Casa Rusca, Locarno
1982 Mostra personale Galleria Mosaico, Chiasso
1985 5° Biennale dell’Arte Svizzera, Olten
1985 Mostra personale Galleria San Francesco, Locarno
1985 Mostra personale Galleria L'immagine, Mendrisio
1988 Mostra personale Centro Beato Berno, Ascona
1991 Collettiva Hôtel de Ville, Yverdon
1995 Mostra personale Galleria Carlo Mazzi, Tegna
1998 Mostra personale Galleria Il Cavalletto, Locarno
1999 Collettiva in ricordo di Gino Macconi, Galleria Mosaico, Chiasso
2008 Mostra personale Galleria all’Angolo, Mendrisio
2009 Mostra personale Galleria Il Cavalletto, Locarno
2012 Mostra personale Galleria Mosaico, Chiasso
Opere in collezioni private e pubbliche
Hanno scritto di lui:
Gino Macconi, Romano Broggini, Gastone Mandozzi, Matteo Bianchi, Manfredo Patocchi, Mario Barzaghini, Dalmazio Ambrosioni, Claudio Guarda, Ottorino Villatora, Rossana Cardani, Claudio Nembrini, Dario Bianchi.
Nel variegato e intrigante panorama artistico contemporaneo recentemente contrassegnato
da una relativa quiete sul versante della sperimentazione delle cosiddette nuove tecnologie e
da un ripensamento dei diffusi saccheggiamenti che hanno contraddistinto le varie forme del
postmoderno, la pittura di Marco Balossi, perché di questo antico e mai spento esercizio affidato
agli strumenti tradizionali atti a configurare per via essenzialmente cromatica un’asserzione che per
essere espressa domanda che venga figurativamente traslata stiamo parlando, si pone indubbiamente
agli occhi dello spettatore all’insegna della coerenza verso una poetica ben presto fatta propria e
mai più abbandonata lungo l’intero arco di un percorso esistenziale contrassegnato appunto dalla
presenza irrinunciabile dell’arte.
Una poetica si diceva, connotata esistenzialmente, fatta propria già negli anni della formazione
accademica, cresciuta e consolidatasi nel corso del tempo dove la pratica della pittura cercava una
non sempre facile convivenza con la professione di insegnante svolta dal nostro con encomiabile
impegno.
La Galleria Mosaico che nel lontano 1971 aveva ospitato la prima personale dell’artista locarnese
ora riaccoglie un suo fedele discepolo quasi a voler suggellare in tal modo una collaborazione mai
assopita ma sempre viva nel ricordo di chi allora aveva visto nel giovane promettente desideroso di
mostrare ciò che andava sperimentando un autentico pittore, che nel ritornare proprio nel luogo del
suo esordio sembra voler approfittare di quest’occasione per trarre un primo importante bilancio
del lavoro fin qui svolto.
Il significativo numero di opere esposte, perlopiù dipinti ad olio su tela di medio formato,
rappresenta indubbiamente una selezione ampiamente significativa del recente fare artistico di
Balossi in grado altresì di favorire una riesamina della poetica sopramenzionata alfine di coglierne
le modalità di esplicitazione formale e le personali declinazioni.
Si diceva di un’adesione a un pittura figurativa non intesa in termini mimetici bensì improntata
a una sorta di visionarietà che attinge nel vasto bacino dell’immaginario le figure, gli spazi e le
atmosfere che caratterizzano costantemente il repertorio iconografico del pittore.
Tra questi topos ricorrenti quello della figura umana nella sua scarnificante e sovente bestiale
presenza sembra da sempre preoccupare ma nel contempo affascinare il pittore; infatti la sua quasi
continua apparizione all’interno di una precaria spazialità che pare appoggiarsi su una disgregante
intelaiatura di derivazione rinascimentale, altro non fa che confermare questa attrazione esclusiva
per l’uomo come condizione.
L’assetto spaziale appunto, definito a priori nelle sue coordinate essenziali con le esili e sfilacciate
linee oblique dell’orditura che s’interrompono prima del loro improbabile incontro focale a formare
una sorta di porta collocata nella zona superiore del supporto.
In ciò che rimane dell’albertiana piramide tronca, Balossi mette in scena i suoi accadimenti, le sue
presenze che si offrono all’occhio attonito dello spettatore.
Detto del reticolo-gabbia definito per via lineare e riproposto quasi costantemente in ogni episodio
figurato vediamo di cogliere il particolare ruolo del colore che ancora prima del linearismo di cui
sopra si manifesta in una suadente e generosa stesura di fondo finalizzata all’ottenimento di una
tonalità di base.
Tale registro cromatico, oltre che a definire e sottolineare l’umore o il movimento generale della
scena che prenderà in seguito forma, assicura una sorta di fluente patina su cui il pittore lavorando
di pennello farà emergere forme distinte o solo accennate attraverso una vigorosa ma sempre sottile
e direi anche pungente o graffiante gestualità che sfrutta al meglio le infinite risorse dello strumento
nel realizzare quella costruzione dell’immagine attraverso l’azione diretta e fluidificante del segno-
colore.
Allora è tutto un convulso e immediato far affiorare presenze che nascono per aggrovigliamenti
lineari e un portare in superficie esseri, che pur affacciandosi, esibiscono tutta quanta la loro
ritrosia nello svelarsi completamente provocando quel palpabile e diffuso senso di inquietudine e di
indefinitezza che sembra pervadere da sempre tutto il lavoro dell’artista locarnese.
Provvisto quindi di una cifra stilistica viepiù affinata e che nelle opere qui riunite trova una sua
quasi definitiva conferma in termini di un consolidato e funzionale schema configurazionale,
Balossi sviluppa pittoricamente i suoi sguardi interiori che altro non sono che i pensieri o meglio
gli interrogativi che da sempre sembrano costituire la ragione prima del suo affidare a linee e colori
il compito di farsi portavoce di un pensiero circa il nostro stare al mondo.
Così le variazioni di temi, che qui trovano una loro esemplare valorizzazione, come la Figura
accosciata, la Figura-distanza, gli Interni con tavolo e natura morta o i Viali e altro ancora si
pongono, al di là della loro indiscutibile fattura, alla stregua di veri e propri scandagli visivi
dell’umana avventura in molte delle sue espressioni .
Come non cogliere nella contorsione dei corpi resa per attorcigliamenti lineari una fragilità
dell’essere o nel picchiettio cromatico delle convulse sterpaglie fiancheggianti l’incerto vialetto dei
giardini un senso quasi di affaticamento tutto della natura o ancora negli informali e grumosi resti
di quelli che potrebbero apparire come dei vegetali accumulati casualmente e abbondantemente sui
trapezoidali tavoli posti quasi al centro della composizione un esplicito richiamo al deperire delle
cose?
Ecco che allora l’arte, sollevando delle domande, si fa pensiero in atto, diventa occasione per dire
qualcosa che domanda di essere detto con i mezzi congeniali al pittore.
Nell’assumere e interpretare in maniera personale questo non facile compito Balossi ribadisce con
fermezza le sue intenzioni che l’hanno portato a percorrere un percorso nella pittura con assoluta
coerenza.
Dario Bianchi
Gennaio 2012
Nota biografica
Balossi Marco, sentiero Roncaccio, 6605 Locarno/Monti. Nato a Locarno nel 1942. Si diploma alla Scuola
Magistrale. Studia e si licenzia nel 1964 all’Ecole Cantonale des Beaux-Arts di Losanna. Successivamente
prosegue lo studio di pittura all’Accademia di Brera. Soggiorni di studio a Parigi. Ha collaborato con la rivista
Spektrum di Zurigo con numerose xilografie.
Attività:
1967 Collettiva Galleria Marino, Locarno
1969 Collettiva Seconda Biennale des Anciens Elèves des Beaux-Arts,
Losanna
1971 Mostra personale Galleria Mosaico, Chiasso
1971 Mostra personale Galleria Art, Zurigo
1972 Invito alla collettiva «16 artisti ticinesi», San Gallo
1975 Collettiva Galleria Mosaico, Chiasso
1977 Collettiva Galleria Matasci, Tenero
1978 Collettiva Spsas, Stabio
1980 Collettiva «Artisti Locarnesi», Locarno
1981 Collettiva «Formato A4» Galleria Casa Rusca, Locarno
1982 Mostra personale Galleria Mosaico, Chiasso
1985 5° Biennale dell’Arte Svizzera, Olten
1985 Mostra personale Galleria San Francesco, Locarno
1985 Mostra personale Galleria L'immagine, Mendrisio
1988 Mostra personale Centro Beato Berno, Ascona
1991 Collettiva Hôtel de Ville, Yverdon
1995 Mostra personale Galleria Carlo Mazzi, Tegna
1998 Mostra personale Galleria Il Cavalletto, Locarno
1999 Collettiva in ricordo di Gino Macconi, Galleria Mosaico, Chiasso
2008 Mostra personale Galleria all’Angolo, Mendrisio
2009 Mostra personale Galleria Il Cavalletto, Locarno
2012 Mostra personale Galleria Mosaico, Chiasso
Opere in collezioni private e pubbliche
Hanno scritto di lui:
Gino Macconi, Romano Broggini, Gastone Mandozzi, Matteo Bianchi, Manfredo Patocchi, Mario Barzaghini, Dalmazio Ambrosioni, Claudio Guarda, Ottorino Villatora, Rossana Cardani, Claudio Nembrini, Dario Bianchi.
03
marzo 2012
Marco Balossi – Dipinti 2008 – 2011
Dal 03 marzo al 21 aprile 2012
arte contemporanea
Location
GALLERIA MOSAICO
Chiasso, Via Emilio Bossi, 32, (Mendrisio)
Chiasso, Via Emilio Bossi, 32, (Mendrisio)
Vernissage
3 Marzo 2012, ore 17.30
Autore