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Marco Bellagamba – La forza del gesto
Nelle opere di Bellagamba gesto e masse informi si espandono sulla tela in una sinfonia magica di spazi reali ed illusori; una pittura volutamente priva di regole e di costrizioni che si fa scrittura definitiva e atto perentorio definendo una percezione visiva ogni volta unica e irripetibile.
Comunicato stampa
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La tavolozza di Marco Bellagamba nasce in modo istintivo. Partendo con il nero del bitume, che costituisce l’elemento base delle sue composizioni, traccia delle righe fortemente gestuali, nette e precise. Su questa struttura preordinata si innesta e si costruisce l’espressività cromatica e segnica di ogni opera, che tende comunque a esasperare l’evidenza di quel tracciato primario. Marco Bellagamba, per giungere alla ricerca attuale, che esaspera la non forma con grande densità emotiva, è partito da lontano. Il suo amore per l’intrigo pittorico gli viene dall’infanzia. Figlio d’arte, dato che suo padre aveva studiato all’Accademia di Belle Arti di Parma, da ragazzino disegnava le proprie logiche visive con pastelli, matite e chine: un mondo ingenuo forse, ma già preciso nella definizione della figura, delle luci e delle ombre, dove il senso della tridimensionalità era percepito come un problema fondamentale. E tuttavia, non a caso egli ricorda volentieri quei suoi esordi infantili, e quindi il fatto di aver già allora messo in pratica le lezioni paterne, come preludi indispensabili allo sviluppo della sua ricerca. Anche oggi per l’artista le luci e le ombre corrispondono a una necessità narrativa primaria; e non si tratta certo di acrobazie pittoriche, bensì degli effetti speculari di uno stato d’animo, se non addirittura situazioni descrittive di visioni più intime, richiamate alla superficie della coscienza. Nella sua pagina pittorica sulla tela è costante il contrasto segnico e cromatico, che si gioca fra tratteggi notturni e forti lampi di chiarore. Piuttosto appare curioso il suo atteggiamento di fronte alla compiutezza del dipinto: se da un lato egli considera ogni sua opera finita come il frutto di un atto puramente concettuale, dall’altra parte non nasconde di vivere il gesto compositivo in chiave soggettiva. Quindi significa che la sua concettualità ricostruisce un dialogo intimo, non del tutto esplicitabile, che dà forma al pensiero tramite le innumerevoli posizioni e sovrapposizioni di colore. L’oggettivita dei toni e dei controtoni rappresentano perciò un silenzio voluto, una sorta di sigillo su parole non dicibili.
Per dare una collocazione giusta al mondo poetico di Marco Bellagamba, va sottolineata una sorta di dialettica fatta di coincidenze e di divergenze tra il mondo oggettivo della sua creatività e il mondo soggettivo dei suoi sentimenti. La particolare suggestione trasmessa da questo modo razionalmente istintivo di operare sorge nel contesto di un’intelligenza astratta, che si misura in un’azione cosciente di rielaborazione visiva. Se da una parte la persona, nel suo quotidiano, appare piuttosto controllata, nell’esecuzione pittorica lascia emergere un suo lato ìnfero, come se l’artista avesse risvegliato i demoni che le ragioni del vivere tenevano imbrigliati. Proprio lui – per usare, le sue stesse parole – che inizialmente creava figure un po’strane, non precise, a un certo punto ha scoperto il fascino accattivante quanto aggressivo delle masse informi che, del tutto irrazionalmente, si scatenano sulla tela, espandendosi in una sinfonia magica, dove i primi piani esplodono da fondi lontani, che rimandano echi dolorosi. Marco Bellagamba apre e chiude gli spazi, inventa geometrie fatte di riquadri otticamente stabilizzati in una dimensionalità utopica. I neri, i bianchi, i gialli, gli azzurri e i rossi composti e contrapposti appartengono a una sorta di sregolatezza compositiva, che nasce dall’oggettiva e personale necessità di essere e di rimanere artista libero. La ricerca informale è quindi, in questo caso, l’acme delle potenzialita espressive di un artista al quale, pur sapendo che non ama le definizioni troppo coercitive, speriamo di non fare torto se scriviamo che la drammaticità del suo modo di comporre rientra nei canoni dell’espressionismo informale europeo.
Poiché la sua pittura, che volutamente manca di regole e di costrizioni, ci appare come una scrittura definitiva e come un atto perentorio che definisce una percezione visiva ogni volta unica e irripetibile.
Prof. Paolo Levi
Critico e storico dell'arte
Prof. Paolo Levi
Critico e storico dell'arte
20
maggio 2009
Marco Bellagamba – La forza del gesto
Dal 20 maggio al 07 giugno 2009
arte contemporanea
Location
ZAMENHOF
Milano, Via Ludovico Lazzaro Zamenhof, 11, (Milano)
Milano, Via Ludovico Lazzaro Zamenhof, 11, (Milano)
Orario di apertura
da mercoledì a domenica ore 15-19
Vernissage
20 Maggio 2009, ore 18.30
Autore
Curatore