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Marco Bellomi / Max Parazzini – Se incontri il buddha….uccidilo
Per entrambi gli artisti non mancano richiami forti alla quotidianità dei temi della vita, risolti con forme espressive diversificate e con intento a volte dissacratorio, contradditorio attraverso l’uso sapiente degli opposti, siano essi colori o concetti, materia pittorica o immagini alterate.
Comunicato stampa
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se incontri il buddha....uccidilo
TRACCE VISIONARIE E CRUDELI MODERNITA'
La metafora è forte, certamente, come a dire : prendere o lasciare, giochi o sei fuori.
A questo rimandano le parole dell'insegnamento buddista, che ci esortano ad un incontro autentico e definitivo con la realtà.
Non ad un' “idea” di realtà, ma ad un 'autentica esperienza tanto che dovremmo, una volta realizzata, potercene liberare, cancellarla e…quindi definitivamente “ucciderla”.
Così come dovremmo poter uccidere -distruggendo, innanzitutto nelle nostre menti- quel simulacro di realtà, concetto che i due autori ci vogliono rappresentare con questi lavori.
Abbiamo qui a che fare con una visione prospettica del Mondo, rappresentata attraverso tracce visionarie e segni di una modernità surreale, che addensandosi e raggrumandosi negli stili particolari che contraddistinguono queste opere, ci proietta in un “altrove” indefinito dove una qualsiasi bussola o astro non ci potrà ormai più orientare ed aiutare a ritrovarci.
Il delitto è perfetto, come si suol dire, perché di delitto si tratta.
Il gioco è talvolta crudele, come ci dice Max Parazzini nelle sue opere, vivide di colori accesi e di linee deformate da un uso sapiente del “pennello-pc” - nient' altro che un artificio simbolico con cui esprimere la modernità (questa sì crudele e ricca di trabocchetti) o forse la “parafrasi” di una modernità che ci rende schiavi più ne ricerchiamo le fattezze, le caratteristiche salienti o le certezze.
Di questo gioco restano spesso le tracce - come ci avverte con i suoi quadri Marco Bellomi -o impronte che emergono silenziose come fantasmi da un abisso oscuro sotto forma di segni, colori, parole quasi a ricordarci ciò che in realtà siamo senza apparenze inutili.
Come la sedia vuota rappresentata in una sua opera: uno spazio non da riempire, da occupare, ma un vuoto che urla un'assenza, un' inesorabile aridità.
Per entrambi gli artisti non mancano richiami forti alla quotidianità dei temi della vita, risolti con forme espressive diversificate e con intento a volte dissacratorio, contradditorio attraverso l'uso sapiente degli opposti, siano essi colori o concetti, materia pittorica o immagini alterate.
Allora non ci resta che tentare di destrutturare la nostra parziale visione del mondo, non nascondendoci dietro una realtà scambiandola banalmente per verità assoluta, come sembrano suggerirci i due artisti in questa esposizione.
Sleghiamoci quindi dai concetti, dalla ridondanza delle parole, dai segni facilmente intuibili e “uccidiamo”, con un gesto di autentico “non equilibrio”, la figura dell'artista!
TRACCE VISIONARIE E CRUDELI MODERNITA'
La metafora è forte, certamente, come a dire : prendere o lasciare, giochi o sei fuori.
A questo rimandano le parole dell'insegnamento buddista, che ci esortano ad un incontro autentico e definitivo con la realtà.
Non ad un' “idea” di realtà, ma ad un 'autentica esperienza tanto che dovremmo, una volta realizzata, potercene liberare, cancellarla e…quindi definitivamente “ucciderla”.
Così come dovremmo poter uccidere -distruggendo, innanzitutto nelle nostre menti- quel simulacro di realtà, concetto che i due autori ci vogliono rappresentare con questi lavori.
Abbiamo qui a che fare con una visione prospettica del Mondo, rappresentata attraverso tracce visionarie e segni di una modernità surreale, che addensandosi e raggrumandosi negli stili particolari che contraddistinguono queste opere, ci proietta in un “altrove” indefinito dove una qualsiasi bussola o astro non ci potrà ormai più orientare ed aiutare a ritrovarci.
Il delitto è perfetto, come si suol dire, perché di delitto si tratta.
Il gioco è talvolta crudele, come ci dice Max Parazzini nelle sue opere, vivide di colori accesi e di linee deformate da un uso sapiente del “pennello-pc” - nient' altro che un artificio simbolico con cui esprimere la modernità (questa sì crudele e ricca di trabocchetti) o forse la “parafrasi” di una modernità che ci rende schiavi più ne ricerchiamo le fattezze, le caratteristiche salienti o le certezze.
Di questo gioco restano spesso le tracce - come ci avverte con i suoi quadri Marco Bellomi -o impronte che emergono silenziose come fantasmi da un abisso oscuro sotto forma di segni, colori, parole quasi a ricordarci ciò che in realtà siamo senza apparenze inutili.
Come la sedia vuota rappresentata in una sua opera: uno spazio non da riempire, da occupare, ma un vuoto che urla un'assenza, un' inesorabile aridità.
Per entrambi gli artisti non mancano richiami forti alla quotidianità dei temi della vita, risolti con forme espressive diversificate e con intento a volte dissacratorio, contradditorio attraverso l'uso sapiente degli opposti, siano essi colori o concetti, materia pittorica o immagini alterate.
Allora non ci resta che tentare di destrutturare la nostra parziale visione del mondo, non nascondendoci dietro una realtà scambiandola banalmente per verità assoluta, come sembrano suggerirci i due artisti in questa esposizione.
Sleghiamoci quindi dai concetti, dalla ridondanza delle parole, dai segni facilmente intuibili e “uccidiamo”, con un gesto di autentico “non equilibrio”, la figura dell'artista!
07
novembre 2009
Marco Bellomi / Max Parazzini – Se incontri il buddha….uccidilo
Dal 07 al 15 novembre 2009
arte contemporanea
Location
BIBLIOTECA COMUNALE – SPAZIO SAN GIORGIO
Locate Di Triulzi, Via Luigi Calori, 9, (Milano)
Locate Di Triulzi, Via Luigi Calori, 9, (Milano)
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