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Marco Brenna – Architectonics
Ciò che si evidenzia maggiormente nel lavoro pittorico di Marco Brenna è una volontà rappresentativa che si distacchi dall’apparente realismo che esprime, concentrandosi piuttosto su una resa che si avvicini a visioni urbane prive di connotazioni temporali ben definite ed ispirate a pure sensazioni percettive.
Comunicato stampa
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Ciò che si evidenzia maggiormente nel lavoro pittorico di Marco Brenna è una volontà rappresentativa che si distacchi dall’apparente realismo che esprime, concentrandosi piuttosto su una resa che si avvicini a visioni urbane prive di connotazioni temporali ben definite ed ispirate a pure sensazioni percettive.
Le architetture della sua città, Como, sono soggetti privilegiati e prediletti, le costruzioni di grandi architetti come Giuseppe Terragni, Pietro Lingeri suo collaboratore, Enrico Mantero (assistente di Ernesto Nathan Rogers) e Cesare Cattaneo, tutti esponenti del razionalismo italiano, l’artista realizza scatti fotografici oppure recupera vecchie immagini dalle quali prendere spunto, guardando anche alla grande storia della pittura urbana ai suoi primordi, quella che subito dopo il periodo impressionista e simbolista si è resa conto del grande sviluppo in atto nelle grandi metropoli mondiali con l’avvento della seconda industrializzazione, sconvolgimenti epocali celebrati dalle prime avanguardie storiche, fra tutte il futurismo italiano, ma anche da personaggi solitari e profetici come Mario Sironi che con i suoi Paesaggi urbani raffigurava la città quasi sempre priva di figure umane, ma dominata dalla monumentale presenza di fabbriche e abitazioni, immerse nell’atmosfera cupa e metafisica ben descritta da Margherita Sarfatti in una sua recensione apparsa nel marzo del 1920 sulla rivista Convegno.
Brenna recupera queste suggestioni visive e le sviluppa cambiandone gli attributi cromatici, i colori oscuri e terrosi utilizzati dal grande maestro scompaiono dalla tavolozza del pittore comasco il quale recupera una luminosità più vivace e naturalistica, cercando però di conferire a ciascun soggetto un aspetto “vissuto”, con una leggera alterazione della superficie dipinta, tramite interventi di invecchiamento (increspature della carta, macchie di colore, sgocciolature) attraverso una gestualità che contrasta con la costruzione ben definita delle forme architettoniche, ed un procedimento di deperimento che può ricordare le fotografie o i fotogrammi cinematografici del passato, ormai consunti dall’inesorabile trascorrere del tempo.
Le architetture della sua città, Como, sono soggetti privilegiati e prediletti, le costruzioni di grandi architetti come Giuseppe Terragni, Pietro Lingeri suo collaboratore, Enrico Mantero (assistente di Ernesto Nathan Rogers) e Cesare Cattaneo, tutti esponenti del razionalismo italiano, l’artista realizza scatti fotografici oppure recupera vecchie immagini dalle quali prendere spunto, guardando anche alla grande storia della pittura urbana ai suoi primordi, quella che subito dopo il periodo impressionista e simbolista si è resa conto del grande sviluppo in atto nelle grandi metropoli mondiali con l’avvento della seconda industrializzazione, sconvolgimenti epocali celebrati dalle prime avanguardie storiche, fra tutte il futurismo italiano, ma anche da personaggi solitari e profetici come Mario Sironi che con i suoi Paesaggi urbani raffigurava la città quasi sempre priva di figure umane, ma dominata dalla monumentale presenza di fabbriche e abitazioni, immerse nell’atmosfera cupa e metafisica ben descritta da Margherita Sarfatti in una sua recensione apparsa nel marzo del 1920 sulla rivista Convegno.
Brenna recupera queste suggestioni visive e le sviluppa cambiandone gli attributi cromatici, i colori oscuri e terrosi utilizzati dal grande maestro scompaiono dalla tavolozza del pittore comasco il quale recupera una luminosità più vivace e naturalistica, cercando però di conferire a ciascun soggetto un aspetto “vissuto”, con una leggera alterazione della superficie dipinta, tramite interventi di invecchiamento (increspature della carta, macchie di colore, sgocciolature) attraverso una gestualità che contrasta con la costruzione ben definita delle forme architettoniche, ed un procedimento di deperimento che può ricordare le fotografie o i fotogrammi cinematografici del passato, ormai consunti dall’inesorabile trascorrere del tempo.
21
marzo 2013
Marco Brenna – Architectonics
Dal 21 marzo al 14 aprile 2013
arte contemporanea
Location
EX CHIESA DI SAN PIETRO IN ATRIO
Como, Via Odescalchi, (Como)
Como, Via Odescalchi, (Como)
Orario di apertura
sabato e domenica dalle 9 alle 12 e dalle 14:30 alle 19
lunedì chiuso
Vernissage
21 Marzo 2013, ore 18.30
Autore
Curatore