Ramas è lavoro su segno, cornice, materia.
Ramas è la potenza di un gesto che traduce la natura in segno e sfonda le cornici tra macrocosmo paesaggistico e microcosmo della coscienza intima.
Ramas è la permeabilità di campo e fuori-campo che rompe i coni prospettici, disloca il punto di vista decentrandolo su una superficie
che si fa materia, spessore: una materia interrogativa e per questo trascendente.
Ramas è la traccia di un impatto, di una relazione biografica con un paesaggio antropomorfo, luogo di presenze che dialogano con le assenze, con il vuoto.
L’opera diventa relazione di continuità oltre i confini della carta, di dialoghi con moduli interrotti, grafici.
Dialogo tra la forza progettuale di un disegno e il tempo rapido di un tratto che traduce la sospensione in un ritmo di linea, punto, superficie.

Simone Azzoni, critico d'arte