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Marco Emmanuele – Drawing machine #8
Marco Emmanuele trasforma Casa Vuota in una macchina per disegnare abitabile. Attraverso la pratica del disegno collettivo e grazie all’interazione con la macchina, i cui bracci metallici si snodano attraverso le varie stanze, i visitatori diventano protagonisti di una performance condivisa.
Comunicato stampa
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Tra intenzione e casualità, collaborazione e distorsione, progetto e incidente, il disegno è protagonista della nuova mostra di Casa Vuota, attraverso una riflessione sui meccanismi del suo farsi e ponendo l’accento sul processo del disegnare più che sui prodotti.
L’artista Marco Emmanuele trasforma lo spazio espositivo domestico di via Maia 12 a Roma in una vera e propria macchina per disegnare abitabile e fruibile in maniera condivisa e collettiva, con la sua mostra personale intitolata “Drawing Machine #8”, ospitata da Casa Vuota dal 31 ottobre al 31 dicembre 2020. La mostra, a cura di Sabino de Nichilo e Francesco Paolo Del Re, si inaugura sabato 31 ottobre dalle 18:30 alle 20:30 nell’ambito degli eventi di Rome Art Week e per partecipare all’inaugurazione è necessario prenotarsi al numero di telefono 3928918793 oppure all’email vuotacasa@gmail.com. Dopo l’inaugurazione, la mostra è visitabile su appuntamento.
Marco Emmanuele occupa il pavimento di Casa Vuota con la sua macchina per disegnare adoperabile contemporaneamente da un numero variabile di persone. Si tratta di un’installazione meccanica fatta di bracci metallici snodabili, articolata senza soluzione di continuità attraverso i vari ambienti dell’appartamento e costruita su misura all’interno dello spazio espositivo. La macchina è capace di produrre disegni tra loro simili ma con delle varianti, tanti quanti sono i suoi utilizzatori.
Per tutta la durata della mostra il pubblico è invitato a mettere in funzione lo strumento e a interagire con esso sotto la guida dell’artista. Attraverso la pratica del disegno collettivo e grazie all’interazione con la macchina, che si snoda con i suoi bracci metallici attraverso le varie stanze, i visitatori potranno prendere così parte attiva alla costruzione di una performance collettiva e condivisa.
Quella di Casa Vuota è l’ottava Drawing Machine finora costruita da Marco Emmanuele, la più complessa finora realizzata per articolazione e snodi. Il numero presente nel titolo indica infatti che il progetto è stato già proposto, con materiali e misure di volta in volta differenti e adeguati al contesto, in varie città d’Italia all’interno di residenze, esposizioni, festival, ma per la prima volta diventa protagonista assoluto di una mostra.
“La Drawing Machine è un dispositivo in grado di realizzare segni poetici seriali che sono il prodotto dell’interazione tra l’artista e altri soggetti che operano insieme a lui sulla macchina, mettendo in comune le forze al fine della realizzazione di uno stesso intento creativo” spiega Marco Emmanuele. “Fulcro del progetto è l’esplorazione delle possibilità di utilizzo di questo dispositivo di produzione di segni, nell’intento di convogliare verso un unico comune obiettivo le istanze umane, l’operato della macchina e l’agire collettivo e cooperante”.
“Grazie alla macchina di Emmanuele, le stanze di Casa Vuota diventano un’incubatrice di segni, un luogo dove i segni non vengono soltanto esposti ma dove direttamente nascono grazie all’interazione tra artista, macchina e pubblico. Oltre a generare segni, la macchina produce anche interferenze che tradiscono le intenzioni di chi la manovra”, raccontano i curatori Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo. “I limiti fisici e meccanici del dispositivo vengono superati grazie all’instaurarsi di una relazione mentale, condivisa ed aperta, tra gli attori che si trovano a mettere in funzione il meccanismo in un rispetto sinergico delle singole specificità. In questo modo il disegno e la pratica pittorica diventano un’operazione di ascolto, riproducendo in forma esperienziale un legame reale”.
Marco Emmanuele (Catania, 1986), inizialmente dedito alla ricerca e produzione musicale, nel 2010 decide di continuare gli studi in Architettura trasferendosi a Roma, dove oggi vive e lavora. L’artista realizza opere in ceramica, ferro o vetro, che ruotano intorno al tema dei detriti, testimoni dell’attitudine umana alla colonizzazione e all’alterazione dei luoghi. La ricerca più recente verte inoltre sulla performance e sulla progettazione di macchine per disegnare, dispositivi in grado di manifestare l’interferenza uomo-macchina. Nel 2020 è stato in residenza a Lozio (BS) per Falía* artist in residence e a Terni per la residenza Radici, nel 2019 alla Residenza La Fornace a Milano e nel 2018 presso Les Atelier Wonder-Liebert a Parigi. Ha esposto i suoi lavori e realizzato performance in Italia e all’estero. Tra le mostre più recenti: Ionian Archaeological Archives (Bivy Space, 2018, Anchorage, Alaska), It was not me, It was not me (Wonder-Liebert, 2018, Parigi), Rosina #0 (Limone Space, 2016, Londra).
L’artista Marco Emmanuele trasforma lo spazio espositivo domestico di via Maia 12 a Roma in una vera e propria macchina per disegnare abitabile e fruibile in maniera condivisa e collettiva, con la sua mostra personale intitolata “Drawing Machine #8”, ospitata da Casa Vuota dal 31 ottobre al 31 dicembre 2020. La mostra, a cura di Sabino de Nichilo e Francesco Paolo Del Re, si inaugura sabato 31 ottobre dalle 18:30 alle 20:30 nell’ambito degli eventi di Rome Art Week e per partecipare all’inaugurazione è necessario prenotarsi al numero di telefono 3928918793 oppure all’email vuotacasa@gmail.com. Dopo l’inaugurazione, la mostra è visitabile su appuntamento.
Marco Emmanuele occupa il pavimento di Casa Vuota con la sua macchina per disegnare adoperabile contemporaneamente da un numero variabile di persone. Si tratta di un’installazione meccanica fatta di bracci metallici snodabili, articolata senza soluzione di continuità attraverso i vari ambienti dell’appartamento e costruita su misura all’interno dello spazio espositivo. La macchina è capace di produrre disegni tra loro simili ma con delle varianti, tanti quanti sono i suoi utilizzatori.
Per tutta la durata della mostra il pubblico è invitato a mettere in funzione lo strumento e a interagire con esso sotto la guida dell’artista. Attraverso la pratica del disegno collettivo e grazie all’interazione con la macchina, che si snoda con i suoi bracci metallici attraverso le varie stanze, i visitatori potranno prendere così parte attiva alla costruzione di una performance collettiva e condivisa.
Quella di Casa Vuota è l’ottava Drawing Machine finora costruita da Marco Emmanuele, la più complessa finora realizzata per articolazione e snodi. Il numero presente nel titolo indica infatti che il progetto è stato già proposto, con materiali e misure di volta in volta differenti e adeguati al contesto, in varie città d’Italia all’interno di residenze, esposizioni, festival, ma per la prima volta diventa protagonista assoluto di una mostra.
“La Drawing Machine è un dispositivo in grado di realizzare segni poetici seriali che sono il prodotto dell’interazione tra l’artista e altri soggetti che operano insieme a lui sulla macchina, mettendo in comune le forze al fine della realizzazione di uno stesso intento creativo” spiega Marco Emmanuele. “Fulcro del progetto è l’esplorazione delle possibilità di utilizzo di questo dispositivo di produzione di segni, nell’intento di convogliare verso un unico comune obiettivo le istanze umane, l’operato della macchina e l’agire collettivo e cooperante”.
“Grazie alla macchina di Emmanuele, le stanze di Casa Vuota diventano un’incubatrice di segni, un luogo dove i segni non vengono soltanto esposti ma dove direttamente nascono grazie all’interazione tra artista, macchina e pubblico. Oltre a generare segni, la macchina produce anche interferenze che tradiscono le intenzioni di chi la manovra”, raccontano i curatori Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo. “I limiti fisici e meccanici del dispositivo vengono superati grazie all’instaurarsi di una relazione mentale, condivisa ed aperta, tra gli attori che si trovano a mettere in funzione il meccanismo in un rispetto sinergico delle singole specificità. In questo modo il disegno e la pratica pittorica diventano un’operazione di ascolto, riproducendo in forma esperienziale un legame reale”.
Marco Emmanuele (Catania, 1986), inizialmente dedito alla ricerca e produzione musicale, nel 2010 decide di continuare gli studi in Architettura trasferendosi a Roma, dove oggi vive e lavora. L’artista realizza opere in ceramica, ferro o vetro, che ruotano intorno al tema dei detriti, testimoni dell’attitudine umana alla colonizzazione e all’alterazione dei luoghi. La ricerca più recente verte inoltre sulla performance e sulla progettazione di macchine per disegnare, dispositivi in grado di manifestare l’interferenza uomo-macchina. Nel 2020 è stato in residenza a Lozio (BS) per Falía* artist in residence e a Terni per la residenza Radici, nel 2019 alla Residenza La Fornace a Milano e nel 2018 presso Les Atelier Wonder-Liebert a Parigi. Ha esposto i suoi lavori e realizzato performance in Italia e all’estero. Tra le mostre più recenti: Ionian Archaeological Archives (Bivy Space, 2018, Anchorage, Alaska), It was not me, It was not me (Wonder-Liebert, 2018, Parigi), Rosina #0 (Limone Space, 2016, Londra).
31
ottobre 2020
Marco Emmanuele – Drawing machine #8
Dal 31 ottobre al 31 dicembre 2020
arte contemporanea
Location
CASA VUOTA
Roma, Via Maia, 12, (Roma)
Roma, Via Maia, 12, (Roma)
Orario di apertura
visitabile su appuntamento
Vernissage
31 Ottobre 2020, dalle 15 alle 20:30 su appuntamento
Sito web
Autore
Curatore